Terminata la prima parte di questo lunedì di Pasqua, con la tradizionale abbuffata con i soci (tanto tradizionale che qui si può confrontare il resoconto dell'anno scorso).
L'appuntamento per stamane era alle dieci; benché, a quell'ora, sotto il porticato accanto alla casa dell'Epo fossimo solo Luca Bignaga ed io. Il mio è stato, comunque, solo poco più di un saluto, perché mi ero portato dietro i libri dell'organo con l'intento di suonare la messa, e quindi per le dieci e mezza ero già appollaiato sul mio ballatoio a pigiare tasti e pedali.
Quando, poi, torno da Epo, che ha il pregio di abitare ad un minuto dalla chiesa, trovo già il tavolo apparecchiato e la carne in avanzato stato di cottura; con la pecca di aver comprato soltanto due bottiglie di vino, e di essere in sei a pranzo. Si ripiega, dunque, su un veloce passaggio dalla mia cantina onde rimpinguare le scorte etiliche. Prima di iniziare il pranzo, e solo grazie all'aperitivo a base di salame e cotechino stagionato, la prima bottiglia di rosso era già finita, considerato che alcuni avevano ritenuto di aperitivare con il bianco, a mio avviso non altrettanto buono.
Come al solito, massima abbondanza di carne - più del necessario, come sempre - e cotta - ma questo è un mio parere, ad alcuni piace così - decisamente troppo; benché le critiche al cuoco perdano di mordente, quando esso cuoco è alto mezzo metro più di te e largo il doppio e, soprattutto, quello che hai in bocca è il sesto spiedino. L'eccessiva cottura, comunque, si è fatta sentire soprattutto riguardo allo scamone, che al sangue avrebbe sicuramente reso meglio.
Avendo incominciato a mangiare alle undici e mezza, e ad attaccare la carne a mezzogiorno, verso le due avevamo già raggiunto il livello di saturazione, più alimentare che alcolica, a dire il vero, ed abbiamo iniziato a guardarci intorno per decidere il da farsi. Certo, magnificare Ilaria la morosa del Bignaga perché è l'unica ragazza di nostra conoscenza ad essere competitiva in una gara di rutti non sarebbe durato ore, e l'ipotesi di unirsi ad Ambrogio che saliva il Misma innevato (nonostante un pensiero ce l'avessimo fatto un po' tutti) veniva contrastata dalla malgrazia con cui ci reggevamo in piedi, almeno subito dopo il pranzo. Abbiamo ripiegato su un onesto DVD al computer, e ci è scappato l'occhio su Molto incinta. Non certo un film d'essai, ma a parere unanime pensavamo (e, sotto sotto, speravamo) fosse ben più stupido. Invece cercava anche di farci una morale, ma pensa te!.
Terminato il film, è stato il caso di mettere un poco in ordine, e di moderarsi - soprattutto da parte mia - in quanto a scolare le bottiglie quasi finite bevendo a canna, anche perché stasera i miei programmi - per essere sinceri, organizzati da altri - mi porteranno nella bassa Brianza e mi sarà richiesto di essere e mantenermi sobrio onde scarrozzare compagne d'università che devono festeggiare il termine degli esami.
Intanto sono rientrato a casa, e sinceramente pensavo di trovare i miei (che dovevano partire da Jesolo prima di pranzo, e quindi pensavo arrivare a casa verso le quattro), che invece non si sono ancora fatti vivi. Beh, finché dura non c'è male
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