lunedì 30 giugno 2008

vIva

Che nessuno venga a dirmi che i giovani d'oggi hanno gusti alienanti e massificanti. Perché, pur sempre nella cornice dell'aurea goliardia, siamo capaci di fare scelte che definire controcorrente è poco. Così, sabato, appena tornato dalla montagna e praticamente incapace di intendere e di volere, sono andato con Fabio, come da accordi presi, a Casnigo per il concerto di Iva Zanicchi. Ebbene sì, è ancora viva e con una voce tutt'ora invidiabile. E, nonostante il fatto che, per la prima volta che io ricordi ad una festa di paese, ci fosse da pagare il biglietto d'ingresso, ci siamo mischiati con entusiasmo - dopo aver mangiato e libato al ristorante della festa - alla torma di ultrasessantenni che sapevano a memoria i successi di Canzonissima '73 o giù di lì. E - straordinario, ed inquietante - qualcuna era nota anche a Fabio, e non sto parlando dell'inflazionata La mia solitudine, che grazie a questo Palma conoscono anche i muri.

Dopo il concerto, mischiati alla folla urlante per accalappiarsi (Fabio, io me ne stavo in disparte con aria assente) la foto autografata, ed a farci approvare dall'arzillo pensionato di turno che sì, Iva Zanicchi sarà anche brava, ma forse per noi zuègn era più interessante la corista. Cosa poi ce ne facciamo dell'autografo, mistero. E per fortuna che non siamo riusciti a staccare un manifesto, ché altrimenti avrebbe ornato la camera di Fabio, in cui si sedimentano tutti i residui dei nostri concerti improvvisati.

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domenica 29 giugno 2008

UniGrigna

Sabato giorno, dopo oltre un mese di procrastinature, è venuto finalmente il momento per la gita sociale delle discipline scientifiche (per davvero) dell'Università degli Studi di Milano Bicocca. La meta, essendo che diamo al lecchese Chiesa l'onore e l'onere dell'organizzazione, la Grigna meridionale. È abbastanza ozioso descrivere il percorso, anche perché ci ero già andato in tempi recenti e quindi esiste un post dettagliato. Di certo, c'ero andato in tempi più recenti che non Chiesa, il quale già a metà salita lamentava che, in fondo, non era stata la scelta di escursione più piacevole ed opportuna, ma terribilmente noiosa.

Tra il Sole che picchiava (e di cui ho nuovi piacevoli souvenir cutanei), le difficoltà organizzative per il trasferimento Lecco-Piani Resinelli, ed il ritmo non propriamente da bersaglieri che abbiamo tenuto, siamo stati in giro tutto il giorno. Senza goderci un granché nemmeno il panorama, perché insieme a noi sono salite le nuvole e, nonostane ci fosse il sole, tutti i panorami erano preclusi da grigi vapori, non si sa se d'afa o di pioggia, ma io propendo per la prima.

Ma sono dettagli. Ho scoperto, ad esempio, che anche miei insospettabili colleghi hanno una carriera da animatori d'oratorio, ed ho recuperato idee per due giochi nuovi. E, come già l'anno scorso, buona parte della conversazione ha verso sulla diatriba romani vs. ambrosiani. E siamo venuti a sapere che Claudio Quadrelli ha sbaragliato tutti, e si laureerà in matematica il 14 luglio. Invidia. E pure che i miei colleghi del corso di MQ erano già venuti a sapere che il professore aveva scoperto il mio blog, e che nessuno si era curato di farmelo sapere, che io magari già da allora mi moderavo.

La prossima gita in programma, ma con una clientela selezionata, dovrebbe essere lo scavalco delle Orobie. A settembre. Si vedrà.

La foto è l'unica mia foto di ieri. Mi dovrebbero arrivare le altre dai miei colleghi.

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Animatori


Mi scuso in anticipo, perché scrivere con l'ampiezza consueta porterebbe via troppo tempo (e magari faccio male a scusarmi, ché non aspettavate altro), ma tra fatti ed interpretazioni dei fatti inizia a stare stretto il racconto dei fatti. E, considerato che i fatti sono molti, e le interpretazioni me le tengo per me, di necessità bisogna un po' sacrificare i post. Rompiamo, dunque, il tradizionale schema del post del fine settimana in post tematici, dedicati ad una sola delle trovate. La prima è per il venerdì sera, festa diocesana degli animatori del CRE, all'Acquasplash di Cortefranca (BS). Si deve sapere che questa festa è, forse, l'evento più atteso dall'animatore medio di un CRE medio. Si deve sapere che a questa festa c'è, nella serata "vuota", un millecinquecento adolescenti, ed in quella "piena" oltre tremila. Noi, fortunatamente, siamo intervenuti a quella vuota. Si deve, infine, sapere, che l'animatore medio di un CRE della nostra diocesi ha tra i quindici e i vent'anni.

Esaurito ormai da anni l'entusiasmo per tale festa, da qualche tempo la dinamica - almeno per me - è: arrivare, individuare il posto in cui gli adolescenti si accamperanno, andare a cena, ivi incontrare preti curati ed ex compagni di seminario, rimanere seduti il più possibile, indi iniziare a percorrere avanti ed indietro il tragitto piscine-palco dell'animazione-bivacco animatori con un occhio attento ad eventuali comportamenti devianti dei nostri, ed un altro distratto, onde non sembri stia troppo attento ai comportamenti devianti degli altrui, che sono compito degli altrui responsabili. Ad esempio di quello che fermava tutti quelli che incontrava in cerca di fumo. E, certo, incontrare vecchie conoscenze, scambiarsi un saluto di cortesia e proseguire ciascuno per la propria strada.

Tensioni nel viaggio d'andata tra gli animatori di parrocchie diverse, con cori e controcori tra Rosciate e Negrone. Rivalità (incomprensibile) ormai annosa; tutti (almeno quelli di una certa età) ci ricordiamo la prima volta che, con CRE ancora separati (tre CRE fa), per motivi logistici abbiamo organizzato il viaggio insieme, e che quasi venivano alle mani. E, nel viaggio di ritorno, tra quelli che vogliono dormire e quelli, specie di prima superiore, che ancora su di giri per la prima festa da animatori proprio non possono fare a meno di berciare. Ed è straniante sentire quelli di seconda insultare quelli di prima chiamandoli "bambini". Straniante ed assurdo - tanto più che a loro serviva il silenzio non per dormire, ma per ulteriore e meno scoperta turpitudine.

Gli animatori del CRE si dividono in partes tres. Quelli che proprio non si capisce cosa ci siano venuti a fare, alla festa, e passano le tre ore (abbondanti) seduti sul salviettone a giocare a carte, quelli che - piova, tiri vento, ci siano quindici gradi - parco acquatico si chiama e parco acquatico deve essere, e quindi girano cianotici e fradici tra uno scivolo e l'altro, e lamentano che, per motivi di ordine morale, la corrente sia chiusa, ed infine quelli che sudano tutto quello che possono agitandosi all'animazione, tra balli del CRE contemporaneo o vintage (anche se non abbiamo sentito una delle più antiche a memoria d'uomo, è tutto vero siamo al CRE); tra l'altro, sul tema balli da CRE, di cui penso tutto il male possibile, ovvero che siano solo un modo per compiacere il narcisismo delle animatrici che se ne occupano, e che infatti sono riuscite a trovare il modo di salire sul palco - ma tutti sanno che noi di Scanzorosciate siamo ben ammanicati; ed ho avuto anche, a cena, un quasi battibecco con don Michele Falabretti, responsabile diocesano degli oratori, quando gli altoparlanti hanno iniziato a sparare l'inno di quest'anno, che sarà un'impressione ma ogni anno è peggio del precedente (tranne quello, per unanime consenso, dell'anno scorso).

Come Cenerentola, poi, a mezzanotte la festa è finita e ce ne siamo andati, ma ai troppo su di giri animatori (specie e soprattutto quelli che, nel viaggio, si lamentavano di non riuscire a dormire) è sembrato opportuno tirar tardi ed andare a fare il popolo della notte che si raduna in quelle pasticcerie industriali sature di cancerogenità varie - guadagnandosi così mio fratello una punizione, ah ah! - mentre io andavo a letto perché l'indomani montagna.

Foto tratta dal sito dell'UPEE (festa dell'anno scorso, ho scelto questa foto tra le altre per motivi di gusto personale, che sfido i miei lettori - bergamaschi, s'intende - ad individuare)

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venerdì 27 giugno 2008

Al CRE


Ieri, reduce vittorioso dall'esame, e finalmente cedendo alle esortazioni sempre più pressanti, ho vissuto una intera giornata da animatore del CRE (anzi, da responsabile, ma le due differenze principali sono che, alle gite, mi è offerto un buono pasto e, sempre, mentre un animatore si sente in diritto di svicolare dalle attività, io no). Ieri era giorno di parco acquatico, che da quest'anno hanno sostituito i pomeriggi in piscina. E, per cominciare in bellezza - essendo la prima settimana - siamo andati a Le Vele di S. Gervasio Bresciano. Un serpentone di sette bus, regolarmente numerati e simili ad un'autocolonna di militare memoria, per trasportare 393 tra ragazzi, animatori ed una pattuglia di adulti accompagnatori con buon tempo. Un sole tremendo ed implacabile, per cui non era pensabile non entrare in piscina o non buttarsi - compatibilmente con le code - dagli scivoli. Così come non era pensabile non mettere la crema solare, ma non ci ho pensato. E mal me n'è incolto. Ma senza esagerare, ché non sono fluorescente come, ad esempio, mio fratello.

A tutta prima, le mie originarie intenzioni erano di fare il responsabile responsabile, e quindi di girare per le varie piscine controllando che gli animatori rispettassero i turni di assistenza, che non ci fossero bambini piccoli in giro da soli o "bambini grandi" che cercavano di intrufolarsi dove l'età minima era sedici anni. Finché, coinvolto da alcuni animatori, non mi sono lasciato convincere a venir giù dalle rapide, nonostante l'aperta violazione dei limiti minimi d'età. Ma, dopo essere stato quasi ucciso da una leggiadra animatrice, che cadutami addosso non riuscivo più ad emergere (e, secondo me, proprio a tal fine tramava) ho deciso che gli scivoli non erano per me, e che era meglio ammollarsi nella brodaglia umana (cioè, nelle piscine talmente affollate e calde che sembra di stare in un minestrone).

Abbiamo trovato il modo di tener quieti i ragazzi sulla via del ritorno, e cioè sottoporre loro un film sul pullman, per quanto visto n fattoriale volte, e questo è stato un bene, perché ricordavo tremendi viaggi di ritorno dell'anno scorso. E, la sera, serata cd. sinfonia, al noviziato di Scanzo. Serata di musica e parole. Non facciamo altre considerazioni sull'iniziativa. Siamo meno poetici. Facciamo due conti. Sono iscritti quattrocento e rotti ragazzi, con gli animatori facciamo un totale di cinquecento persone. Eravamo in trenta a dir tanto, ma solo raschiando il fondo del barile, vale a dire contando i parroci delle varie parrocchie. Certo, l'atmosfera era intima. Certo, sembrava una cosa in famiglia. Il problema è che questa famiglia ha un nome (che non diremo). E tanti saluti alla Comunità. Gli elettori non ci capiscono, mi sembra il refrain dei politici di centro sinistra.

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mercoledì 25 giugno 2008

- 3

E, stavolta, è stato tutt'altro che una formalità. Il che si evince, ad esempio, dal fatto che non riesco a stare in piedi ed ho le gambe che sembra mi scoppino, come sempre dopo qualche esame importante (e se un cardiologo, un endocrinologo - insomma, chiunque possa essere d'aiuto, eccetto uno psicologo, o peggio psicologa - potesse spiegarmi il perché ne sarei lieto). O, altro esempio, dal fatto che sono entrato nello studio del professore alle undici e venticinque e ne sono uscito alle quattordici. E, alla fine, tutto considerato e nonostante il voto, ne sono uscito sollevato, liberato, ed incommensurabilmente più vicino (nonostante il conto degli esami non induca ancora all'ottimismo) alla Meta.

Lo scritto, lunedì, era infatti andato male. Anzi malissimo. Anzi, bene, considerato che siamo passati in quattro. E, quindi, oggi mi presentavo partendo dal miserrimo 19. Come altri, avrei forse potuto ripetere l'esame a metà luglio, e fare di meglio. Ma avrei perso queste tre settimane in cui conto di mettere in saccoccia almeno un altro paio di esami. Quindi, consapevole che, per rifare l'esame, mi avrebbe dovuto bocciare, mi sono presentato con la fase di Berry come argomento a scelta.

Quando sono arrivato, ancorché in anticipo rispetto all'orario concordato, i miei due colleghi temerari erano già accomodati, ed il primo - forte del suo punteggio pieno in due esercizi su tre, e vuoto il terzo (che nessuno ha fatto, ad onor del vero) - si preparava ad esporre le simmetrie discrete. E ad essere violentemente redarguito per la poca preparazione in merito. Fin quando, su altre dimostrazioni di meccanica quantistica, in evidente difficoltà, viene messo in panchina e scende in campo il candidato sig. Casati, che una dimostrazione in testa ce l'ha, ma ci vogliono comunque dieci minuti per metterla su lavagna come il professore vuole (lo scriva sotto; no, a sinistra; no, che fa? Ah, sì, così). Dopodiché attacco con la fase di Berry. Che viene sacrificata parecchio, a mio avviso, con la richiesta di applicazioni pratiche (applicazioni pratiche? verifiche sperimentali? teorico, leggo sul libretto...). Tirando fuori qualcosina - ed annaspando parecchio sul cosiddetto angolo di Hannay, che se ho tempo diventa il tema del mio prossimo Carnevale della Matematica (fisica, direte voi, ma si tratta di geometria) (qui l'abstract, per tutti, e qui l'articolo per chi ha i privilegi d'accesso).

Poi vengo rimesso in panchina, ed ascolto per un'altra mezz'ora abbondante il primo candidato. Vengo richiamato, mentre gli altri vanno a pranzo, e proseguo su un versante un po' troppo pratico per i miei gusti, ma che sapevo per aver fatto in altri corsi - ed avevo una diagonalizzazione usata nel corso di Elementi dai tutor, che avevo da poco ripassato per aiutare qualche compagno con l'esame del primo modulo - e ne sono venuto fuori con una certa dignità (credo). Certo, oscillando un po' troppo tra non faccia tutti questi conti e questo da dove l'ha tirato fuori? Lo dimostri!. Comunque, con la dignità che è bastata per passare da 19 a 25. Che è, comunque, al pari di Matematica per la Fisica, il voto più basso che ho, ma non è un dramma. Anzi, da come si era messa, è una conquista.

E lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo che il professore - tanto vale chiamarlo per nome, C., come firma le mail (che, poi, non so perché gli hanno dato la mia mail personale e non quella "accademica", ma otèr) - aveva trovato il mio blog dove si parla (per lo più per niente bene) di lui. E si è dimostrato sportivo a dir poco. Quindi, anche se non faccio mistero di essere contento di aver passato l'esame, di auguare un semestre così duro anche ai non teorici che lo dovranno affrontare l'anno prossimo, e che - neanche mi mancasse una tesi di laurea - affronterei con lui Crittografia quantistica, tutto sommato è stato un buon semestre. Che mi ha fatto riscoprire, ad esempio, che studiare certe cose non solo mi piace, ma mi piacere. In particolare, tutti i discorsi sul gauge. Ma, che non fossi del tutto normale, si sapeva già.

E, ancora, Relatività, Laboratorio di Calcolo Numerico e Simbolico, Istituzioni di Fisica Matematica II. Più il CRE, che sembra proprio ci sia bisogno di me.

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lunedì 23 giugno 2008

Anche i WE!

Scialbo, scialbo, scialbo. Del resto, non possono essere sempre fuochi d'artificio, ma ad essere sinceri è un po' che non brillano, i fine settimana. Ad ogni modo, come al solito ho fatto più di quello che avrei dovuto, e quindi - come per esorcizzare i sensi di colpa - niente di meglio che scrivere.

Venerdì, essendo che non avevo programmi, non c'era niente da fare in oratorio, e mio fratello era via per uno dei suoi mille tornei di calcio - via, con tanto di auto. Pertanto, niente di meglio che trovare tempo di studiare. E così sono riuscito a fare, fino alle dieci e mezza. Poi, chiamato da Epo, che giocava con mio fratello ma, una volta terminata la partita, rimaneva con la voglia di uscire, siamo andati in cerca di cose da fare, in linea di principio alla ricerca di una qualche festa di paese, che non ci si lamenta mai, ma prima di fare mente locale su cosa offrissero i paesi del circondario, eravamo già arrivati a Nembro, e quindi abbiamo dato una seconda opportunità, dopo la delusione di settimana scorsa, al Jam, sperando che la clientela fosse migliorata, almeno per i nostri gusti. Probabilmente no, ma l'apertura dell'estivo aveva, se non altro, svuotato l'interno, che tanto l'aria condizionata serviva benissimo, e non abbiamo avuto troppi problemi ad ottenere da bere.

Rifuggendo le velleità di Quarter Cash, perché il sapore di quercia copriva troppo, come già chiarito, la torba. Un bicchierino, quasi morigerati, ed il tempo di vedere i rigori della partita - quale che fosse - degli Europei, e poi di ritorno a casa.

Il sabato, al contrario, i programmi erano più che pieni, in quanto - dopo aver studiato durante il giorno, sempre meno di quanto avrei dovuto, mancando fondamentali dettagli alla preparazione del CRE, che se non avessimo scoperto all'ultimo oggi sarebbero rimasti in braghe di tela - la sera era stata programmata la serata finale della preparazione, con cena per gli animatori dei tre oratori del CRE, e poi presentazione di tre tipi di attività, predisposti una da ciascuna equipe. Ed ai nostri spettava il gioco, che - loro dicono su pressione della suora, lei dice su consiglio - sarebbe dovuto essere il grande gioco per oggi. Scoprendo, mettendolo in pratica, che un sacco di dettagli marginali, ma fondamentali per la riuscita precisa, non erano stati presi in considerazione. Lasciali liberi, così si responsabilizzano!.
Bèl laùr.

Finita l'attività intorno alle undici, e lamentando l'anticipata partenza di molti animatori, che spero oggi abbiano ricevuto una consona lavata di capo, sono andato con Fabio con l'intento di bere qualcosa. Una birretta all'Ein Mass, e poi l'insano consiglio di andare sul Sentierone, perché c'era la notte bianca dello sport, ed aveva visto su BergamoTV che davano la porchetta. Probabilmente, però, molti altri avevano visto la medesima edizione del telegiornale, perché quando siamo arrivati di porchetta non c'era più neanche l'ombra. Chissà perché, invece, con i ventotto gradi era avanzato lo stinco con polenta, che Fabio ha subito divorato, ed ho fermato dal prenderne un secondo con la promessa di passare da un kebap. Il Dessi però, purtroppo, era pieno di clienti, e così abbiamo girato un po' a vuoto, in linea di principio per andare al Dessi di Costa Mezzate, in pratica per farsi venire in mente che Borgo Palazzo è pieno di botteghe più o meno equivoche di kebabbari e quindi si sarebbe potuto mangiare in una qualsiasi di quelle. Un kebap eterodosso, in quanto riempito anche con patatine fritte. Ma con un buon, ancorché impegnativo, pane al sesamo, che ha rallentato - rispetto alla nostra media da velocisti - il tempo che intercorre tra il ritirare lo scontrino ed il buttare via la montagna di tovaglioli sporchi di salsa.

Tono della conversazione della serata un po' delicato, onde far riassunto dei rispettivi problemi; ma, più che l'alcool poté il cibo, finendo decisamente in bellezza, con considerazioni colpite da censura preventiva da blog, per il coinvolgimento di persone terze; ed è un peccato, perché ora come ora mi vengono in mente solo queste, e non un paio di cosette del tutto generali, solitamente sulla scarsa moralità femminile, che potevano benissimo trovare posto tra queste righe (non come quella della qualora la deflorassero ecc. ecc, ma giù di lì).

E settimana prossima, tra festa degli animatori del CRE di tutta la diocesi (e purtroppo da un paio d'anni sono vecchio, e conosco - e passo più volentieri il tempo con - più i preti che i ragazzi), un sabato in montagna ed un concerto di...Iva Zanicchi (per ridere, neh) in serata. Ad arrivarci, a sabato.

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sabato 21 giugno 2008

Intenti

Ad essere sincero, stasera ritengo sia opportuno smattonare, spaccare tutto, far finta di niente, e per far finta di niente far finta di troppo.

Ma fino a che punto sarebbe onesto, sarebbe giusto, sarebbe buono? Non lo sarebbe punto, e questo lo sappiamo tutti. Me lo leggo negli occhi allo specchio. Che, se uno attraverso gli occhi legge l'anima, oggi mi vede solo freddo e vuoto. Come prima, più di prima. E si spera che così, freddo e vuoto, si galleggi più a lungo.

Il mondo si avvierà al termine, e si spegneranno i potenziali. Non vogliamo che nessun vuoto esploda.

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venerdì 20 giugno 2008

Canto di Ariel

Allo stato dell'arte, ed in questi giorni, riteniamo che difficilmente si sia stato prodotto qualcosa di più interessante. La nostra Meg, qui nel progetto Nous, costola dei 99 Posse. In attesa del concerto a Sotto il Monte.

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BOLN CUPOME

Lunedì in mattinata arriva un messaggio da Fabio, che invita, per mercoledì sera, ad attendere la sua festa di compleanno o - meglio - a ritrovarsi per mangiare insieme una fetta di torta. Ce ne aveva già parlato qualche giorno prima, e prevedeva - al posto delle feste a modo suo, che comunque sono molto meglio di quelle standard - di fare così in modo partecipassero anche tutti i cosiddetti amisuni, adolescenti e giovani degli oratori di Scanzorosciate. Meno impegno, meno durata, organizzazione e presenza easy.

Senza considerare, purtroppo, il difetto delle cose troppo aperte ed easy; che nessuno, cioè, si sente poi tenuto a partecipare.

Che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto, l'ho intuito quando, arrivando con quei due minuti di ritardo, ho trovato la sala vuota e Fabio seduto in un angolo. Insomma, molti degli ospiti "amisuni" avevano dato buca; e quella sera le uniche due iniziative, in tutto il paese, erano un torneo di calcio tra adolescenti e la riunione del PD per organizzare la festa. In compenso, se pochi erano gli ospiti convenuti, avevamo dolci a volontà e spumante quasi (non fosse che era tutto dolce, e non tutto di buona qualità); che, con l'aggiunta del fatto che non è che ci fossero gran bevitori, ha trasformato la serata in una serata moderatamente etilica.

Il curato è arrivato, sebbene in ritardo perché reduce da un invito a cena e con poca voglia di mangiare ed ancor meno di bere; e, dopo le dieci e mezza, anche quei due della riunione del PD (in teoria dovevo andarci anch'io, ma avevo senz'altro anteposto il compleanno); dopo una sessione di paroliere con le lettere di BUON COMPLE, eventualmente rivoltate per essere utilizzate diversamente (ad esempio, p e b, d, q), da cui è uscito molto, ed aver buttato l'ultima bottiglia che era del tutto passata fuori, ci siamo spostati, i pochi reduci, sulle panchine all'esterno, in teoria ad attendere che la porta si chiudesse da sola, non avendone le chiavi, ed in pratica a contarla su. Finché non è venuto tardi per tutti.

Ad ogni modo, troppo tiramisù. E, la prossima volta, spumante brut, prego.

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giovedì 19 giugno 2008

Maturano?

Io non volevo credere ai telegiornali, ma una rapidissima navigata in Internet ha confermato che c'è un sacco di gente che, nonostante i controlli e tutto il resto, cerca di passarsi le soluzioni delle seconde prove. Intanto, ho recuperato il testo del secondo problema di matematica. So che è facile fare il grosso e considerarlo banale, ma ho appena scritto il "disegno" della soluzione su un foglio e l'ho appeso sulla porta di casa, così mio fratello si mangerà le mani per non aver ripassato trigonometria.

E, comunque, mi mettono addosso tristezza. Questi professori che si fanno fregare, questi studenti che si mettono in contatto con amici fuori che poi fanno di tutto per aiutarli, i mille siti che si richiamano l'un l'altro in cerca di soluzioni. Bah. Io mi ero divertito come un matto, alla Seconda Prova.

E NON risolvete il problema di matematica come dicono su studentville.it, perché io vi rimbalzerei a occhi chiusi, se usate gli integrali per fare quell'area.

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mercoledì 18 giugno 2008

Ambo

Se qui mi lamentassi per oggi, verrei ripreso perché sono triste e lamentoso. Se facessi finta di niente, perché il blog è noioso.

Bene.

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martedì 17 giugno 2008

Attacchi di fame

Abbiamo deciso che, la sera, mangio troppo poco. O, meglio, mangerò anche il giusto ma non in condizioni tali da farmi passare la fame. E, quando poi - nel dopo cena - sono libero di riempirmi, allora non ce n'è per nessuno. Così è stato questo fine settimana, altrimenti abbastanza grigio, e che verrà ricordato soprattutto per l'improbabile smacchinata di sabato sera (guidava l'Epo, ma non sarebbe cambiato di una virgola avessi guidato io).

Per cominciare, venerdì un surrettizio, alquanto improvvisato, praticamente senza preavviso, e chi più ne ha più ne metta incontro con gli animatori del CRE: in teoria per lavorare ciascun gruppo al proprio oratorio, in pratica con lungo fervorino del curato ed ancor più lungo discorso (in teoria organizzativo) della suora, per i fortunati di Scanzo.

Così è andata a finire che, prima di iniziare a lavorare nei gruppetti da qualche tempo individuati, ciascuno con i propri responsabili di quarta e quinta superiore, erano già venute le dieci e mezza - né, nonostante i ragazzi siano tutti in ferie - si può proseguire fino a chissà che ora. Anche per pietà del povero responsabile di cortile (che, abbiamo già spiegato, sta per "oratorio"), che almeno un paio di volte a settimana vuole uscire ed assumere alcolici. Pioggia battente, e quando Epo passa a prendermi, al solito (ormai dev'essere maledetto) dimentico il libretto del responsabile (con agenda, appunti, materiale per giochi ecc.) nella sua auto; arriviamo al Jam di Nembro, comunque, per scoprire nostro malgrado che, sebbene la qualità (non il servizio, sia chiaro) delle cameriere non sia peggiorato, il fatto che siano finite le scuole ha fatto invadere il locale come e peggio che i sabato, ed ha anche peggiorato la musica elettronica che mettono di solito, facendole assumere fastidiose sfumature tamarre. Dopo aver aspettato, in piedi al bancone, quasi venti minuti per ordinare, ho come al solito incrociato lo sguardo del proprietario (o del gestore, comunque del capo) del locale che subito si è fiondato a sciorinare le specialità che, ho l'impressione guardando i mesciòcc che di solito la clientela ordina, praticamente bevo solo io. E così è arrivato con un Laphroaig Quarter Cash, che sarebbe un Laphroaig invecchiato in botticelle per dare un maggiore aroma di legno (e che, a mio avviso, impreziosisce il whisky ma gli fa un po' perdere l'impressione di bere terra che tanto apprezzo nei torbati. Siamo poi scesi verso Bergamo, in teoria indecisi tra un locale o l'altro, ed in pratica guidati dalla fame, perché ci siamo fermati al Dessi a prendere un kebap; jet, che varrebbe a dire maxi, per me. Dopo averlo finito, a tempo di record nonostante (per dare un'idea del volume) dentro il pane - che non si riesce a chiudere - venga aggiunta una forchetta per mangiare la carne con più agio (sapete, poi, che io lo prendo solo carne e bianco), il colpo di genio della serata: un altro, benché normale e con pomodoro in aggiunta, il quale mi consegna - temporaneamente - il titolo di mangiatore di kebap della compagnia, essendo il precedente record un jet+mezzo normale. Ma, dopo il secondo, è venuta l'ora di andare a dormire (e l'ho fatto, senza troppi problemi di digestione; avevo proprio fame).

Il sabato è stata una giornata fiacca, chino come sono stato sui libri; e neanche la sera è stata poi 'sto gran che. Fabio ad un compleanno, Geordie irreperibile, e con Epo abbiamo pensato di andare a qualche festa in giro per la provincia, per godere dell'impagabile clima che sempre le accompagna. Un po' temerariamente siamo partiti per Zanica, dove si era in forse se la festa del PD fosse finita o meno, ed in effetti era finita. C'era, invece, una sedicente e tristissima Festa dell'Arcobaleno, ma non era assolutamente all'altezza delle attese; il che era un peccato, considerato anche il bel parco in cui si teneva, con palazzetto dello sport e tutto il resto.

Già che si era in zona, mi sono venuti alla mente antichi ricordi a proposito di un locale alla Basella di Urgnano, che era stato segnalato per il prezzo contenuto dei superalcolici, e - sperduti nella Bassa a cui am s'è mìa usacc - abbiamo raggiunto, dopo aver per un tratto perso le speranze, la piccola ed isolata frazione di Urgnano. Dove, invece del locale, abbiamo trovato la locale festa della famiglia, che invece sì che era una festa coi fiocchi! Per cominciare - languorino mio - un piatto di spiedini ed un litro di spuma nera, vintage con il suo amarognolo che quella GranSete, disponibile all'oratorio di Rosciate, non sa offrire. E poi un giro, dove un gruppo (locale, spero) si ostinava a cantare a suon di growl e scream non solo pezzi del genere - che non stavano malissimo - anche tutte le altre canzoni, decisamente violentandole. E c'era un chitarrista che se la tirava un casino suonando di spalle e facendo volteggiare a sproposito i lunghi capelli; ma anche una bambina di sei anni che gesticolava come fosse pratica di concerti, e degli esclusivi divanetti viola e rosa al riparo di alcuni gazebo. A parte questi dettagli, tutto contribuiva a creare un'aura vintage fantastica: le strutture tutto il contrario che prefabbricate, l'insegna in legno verniciato, addirittura la gara per il miglior salame e la partita scapoli-ammogliati. Se si aggiunge il curato (o il prete giovane del convento, non saprei) circondato da bambini che lo strattonavano da tutte le parti, e si toglie l'arredo urbano da addizionale IRPEF da brividi, si poteva quasi credere di essere al tempo di Peppone e don Camillo.

La nostra parentesi idilliaca si è dovuta interrompere, perché a mezzanotte meno un quarto eravamo virtualmente attesia al teatro Serassi di Villa d'Almè, al termine del saggio di danza di Susi, la ragazza di Claudio. Che è ulteriormente dimagrita. Contento di non dover assistere a tutto il saggio, essendomi bastata la fase finale (sono bravissimi tutti, ne sono certo, ma non fa per me), ci siamo trasferiti in un locale che doveva essere sulla Villa d'Almè-Dalmine, sulla destra, dopo l'Evolution, e che - chiaramente - era prima, ma questo l'abbiamo dedotto solo dopo aver raggiunto Dalmine e non averlo trovato. Un locale che altera le lunghezze d'onda, in quanto tutta l'illuminazione è rossa, tanto che viene il mal di testa, dopo un po'. Comunque, poco più di una mezz'oretta di conversazione civile ed un bicchiere di vino - Lugana passito IGT, niente di speciale, non lo consiglio - prima di tornare a casa. E la domenica studio, studio, studio.

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lunedì 16 giugno 2008

Dimostrazione monca

Sarà una mia impressione, ma mi sembra che la dimostrazione del teorema di Wigner-Eckart che si trova in giro (in fondo a quella pagina, ricalcando sostanzialmente l'altrimenti ottimo Sakuraj) non finisca il teorema. Va bene finché c'è il termine dei coefficienti di Clebsch-Gordon, ma l'altro pezzo, con la matrice ridotta (e fin qui ok, posso pensare che sia una definizione saggia), non si capisce proprio per quale motivo debba avere quel denominatore. Nessuno lo dice, non salta fuori da nessun angolo della dimostrazione.

Qualcuno che era presente alla lezione sa aiutarmi?

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domenica 15 giugno 2008

You know you're a nerd

when somebody asks you "what's new" and you reply "c over lambda"

Uno tra i molti, citati da Tilde tramite un gruppo di Facebook. Decisamente il più simpatico.

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sabato 14 giugno 2008

Regole

Ieri sera abbiamo fatto la prima riunione seria per la preparazione del CRE - oratorio (anzi, da manie suoresche, che dovremo vedere di soffocare prima possibile, cortile) di Scanzo. Ed ho visto quello che sarà il Gruppo Gioco e Tornei; di cui, causa promozione (promoveatur ut amoveatur?), non sono più responsabile. Questo non toglie che sia rimasta una certa attenzione; pertanto, ieri è stata l'occasione di far presente a veterani e novellini le regole del Gruppo Giochi. E, in particolare, la più importante:

Quello che succede nel Gruppo Giochi, resta nel Gruppo Giochi

Regola salutata con un'ovazione. Bel gruppo.

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venerdì 13 giugno 2008

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Che poi sono Meccanica Quantistica, Relatività, Istituzioni di Fisica Matematica (II Modulo) e Laboratorio di Calcolo Numerico e Simbolico.

Poco su cui scherzare.

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mercoledì 11 giugno 2008

Ken Parker


Dopo attenti esami, sono giunto alla conclusione di possedere l'intera serie classica in edizione originale.

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Valbondione 2008

Per il secondo anno, appena terminate le scuole si parte per un paio di giorni di formazione per gli animatori del CRE. E, per il secondo anno, capita esattamente a cavallo dei miei esami. L'anno scorso si era rimediato salendo dopo il primo giorno, superato l'esame di laboratorio di fisica. Quest'anno si è dovuto fare diversamente, perché l'esame è domani; e scendere ieri sera, perché in teoria dovevo essere a Milano stamane, e perché non credevo si potesse studiare così bene in montagna, modulo trovare il tempo di farlo. Ad esempio, niente distrazioni come questa.

Sveglia traumatica lunedì mattina, perché - al solito, ormai è un vizio - non avevo preparato niente in anticipo, ed in mezz'ora scarsa preparare lo zaino (ed il pranzo) per la montagna e la borsa per la vita normale, nonché caricare tutto in auto - misteriosamente lasciata in strada da mio fratello -, e quindi dover fare l'andirivieni tra la scarpiera, dove ho tutta l'attrezzatura, e fuori. Corsa folle per le poche centinaia di metri da casa alla chiesa di Scanzo, dove si iniziava con la Messa, ed arrivare a metà prima lettura (fantastiche, le messe feriali: erano solo le otto e tre). La solita perplessità nel vedere mammine accompagnare i pargoli sedicenni che mancheranno di casa per ben due giorni e mezzo, ed la consueta spola tra oratorio e piazzale, per caricare l'autobus. Valigie dal volume di un metro cubo. Non capire perché a me tocca portare lo scatolone delle varie ed eventuali, che avrà pesato venti chili, ed a quello che avevo accanto lo scatolone delle brioche, che se pesava tre chili era tanto. Dovendo scendere prima, salgo in auto, con l'incarico di precedere il pullman per far trovare aperta la casa, sita in posizione ignota perché era la prima volta che ci andavamo. E, mentre mi fermo a fare benzina, a Casnigo - probabilmente non avevo maturato abbastanza vantaggio - l'autobus mi passa, e per i successivi venticinque chilometri di valle non c'è verso di passarlo. Arrivo, dunque, sette secondi dopo gli altri.

La giornata non è bella. Cielo coperto, inquietanti addensamenti attorno alle cime. Il programma era tirarsi a bolla, e salire al rif. Coca. La tenutaria della casa vacanze ed io rimaniamo dell'idea che la cosa migliore sia seguire il programma, perché - nonostante sia molto più pesante - salire al Coca è rapido, e si sarebbe riusciti ad arrivare su asciutti. Il don, supportato dagli altri - non dagli adolescenti, per cui la scelta era rimanere in casa - dispone invece il Curò, un'ora in più di salita ma sentiero che si potrebbe fare anche con i tacchi (ed una volta ho incontrato una che lo faceva). Purché si parta in fretta, raccomandiamo, si va. Ci dividiamo in tre gruppi-velocità, ed iniziamo la facilissima marcia. Quando si esce dal bosco, la sorpresa del fragore delle Cascate del Serio, che di solito vengono aperte tre giorni all'anno per la gioia dei turisti, ma le condizioni del tempo (in paese ci hanno detto che sono due mesi che piove tutti i giorni) impongono di sversare i bacini idroelettrici. Arriviamo sotto una pioggia fine, che quasi non bagna, all'attacco della direttissima (si guadagna quasi mezz'ora, rispetto alla panoramica), e saliamo. Il primissimo tratto, su fondo di terra, è franato e ci dobbiamo improvvisare equilibristi per qualche metro. Poi si inizia a calcare la roccia che - sebbene fradicia - non ci dà nessuna difficoltà. Vedere dal basso dove sbucheremo, a quelle lontanissime bandierine che garriscono al vento, è impressionante. Ma chi ha un minimo di pratica sa che non è difficile come sembra risalire il costone di roccia, mantenendosi sulla sinistra ed aiutandosi, in un paio di passi, con le mani e le catene. Beltrame di Valbondione-Rifugio, 1h30'. Non male; anzi, record. Il rifugio Curò del CAI di Bergamo (1895 m) dovrebbe essere ancora chiuso, ma i rifugisti - nuovi, dall'anno scorso - l'hanno già aperto per preparare la stagione, e stanno anche ospitando degli scialpinisti. Se li avessimo avvisati per tempo, avrebbero anche preparato per il pranzo. Noi, in realtà, avevamo tutti (eccetto uno) il pranzo al sacco, ma non si può transigere sulla birra dei primi arrivati, e nemmeno tutte le altre golosità da rifugio. Il resto del gruppo arriva nella successiva ora e mezza, gli ultimi sotto una pioggia che si è fatta battente a dir poco. Il bacino artificiale del Barbellino, pieno oltre l'immaginabile, si perde nelle nuvole. Gli ultimi che arrivano, pantofolai e costretti alla direttissima dai propri accompagnatori per prendere meno acqua possibile, lamentano la peggior esperienza di montagna della propria vita, e di aver pianto. Per quanto mi riguarda, non riesco a sopportare di restar fermo in un rifugio, specialmente come quello del Curò, con mille belle cose da vedere senza sforzo, per più di un'ora, e mi avventuro, impermeabilizzato il più possibile, fino alla diga. Al mio ritorno ha quasi smesso di piovere, e con un piccolo gruppo ed il don usciamo per una nuova passeggiata; di nuovo alla diga, dove avvistiamo un branco di camosci che lecca il sale che trasuda dal cemento, e le opere idrauliche di troppo pieno che compiono il proprio prezioso lavoro. Il sentiero per il Lago Naturale, che doveva essere naturale proseguimento della gita, è lambito ed a tratti invaso dalla neve. Diventa l'occasione per battagliare. E perché una, camminandoci sopra, sprofondi fino alla vita in seguito al crollo di una "grotta di neve". Rientriamo al rifugio che ha ripreso a piovere, e disponiamo l'inizio della discesa. Non piove poi così tanto. Parto per ultimo, avendo il tempo di gustare altre specialità etiliche di montagna, ed inizio una corsa in discesa con l'intento di raggiungere i primi, avanti d'un quarto d'ora e che non stanno certo fermi. Improbabile la direttissima in discesa, si tagliano un po' i tornanti della panoramica, e prima del bosco si raggiunge la testa del gruppo. Sono in fuga i primi tre, e non c'è verso di prenderli. L'obiettivo diventa allora un altro, dimostrare che esiste una scorciatoia dal sentiero standard a quello del Coca, che volevo facessimo al mattino. In effetti, arrivo in paese per primo (ma quelli che inseguivo si erano fermati al termine del sentiero, non si saprà mai chi ha prevalso), dopo essermi praticamente gettato giù per la linea di massima pendenza del bosco - il sentiero c'era: ricordavo bene!

La casa vacanza è di lusso, con tanto di bagni in camera. E qualche problema dovuto al fatto che le donne si sistemano sempre all'ultimo piano, ed hanno a lamentarsi perché non arriva loro l'acqua calda, e proprio devono scendere seminude nelle camere dei maschi per finire la doccia. Già alle sei si capisce che sarà una lunga notte. Cena e servizi in fretta e furia perché gioca l'Italia, mentre io, in un angolo, studio le interazioni elettrodeboli. Quelli che non escono a cercare un bar dove veder perdere la Nazionale si preparano a vedere un film degli otto che il don, non sapendo decidere, ha portato. La spuntiamo con N., di Virzì. La notte non è particolarmente traumatica; bisogna solo (nell'ordine): cacciare quelli che si nascondono negli armadi delle ragazze, murare le finestre di quelli che, incuranti della morte, l'amore spinge ad arrampicarsi alle finestre del piano di sopra, e fare un intervento antiincendio spinti da fumo anomalo proveniente da una camera.

Non riuscendo a dormire in un letto non mio, sveglia alle cinque e mezza il giorno dopo. Così riesco ad intercettare la suora prima che scenda in bassa valle a fare gli esami di terza media, ed a farmi dare le istruzioni per colazione e pranzo. Un paio d'ore di studio tranquillo, e preparare la colazione per quaranta affamati. Poi, in mattinata, lavori per fasce d'età; una gru che lavora un cento metri sopra, nel manovrare, prende i cavi dell'alta tensione e lascia al buio (e, per via del sofisticato impianto antincendio, noi anche senza gas) metà paese. Pranzo freddo, con il riso cotto la sera prima condito con tutto l'edibile, dopo aver scartato la mia fantastica proposta di fare del sushi di carne con le fettine avanzate dalla sera prima. Nel pomeriggio ci si divide per "luogo di lavoro", onde predisporre laboratori ed accoglienza del primo giorno. Per quanto mi riguarda, uno dei responsabili di Scanzo (medie). Me l'avranno ripetuto dieci volte, di lasciar lavorare i ragazzi, che organizzino loro l'accoglienza, e non mettere becco. Obbedisco, ma sia chiaro fin d'ora che (nel più politicamente corretto dei toni) l'accoglienza che è stata predisposta non incontra la mia sensibilità. Io credo, nemmeno della media dei ragazzi delle medie. Ma le signorine-animazione, d'altro canto, credono di aver ragione loro; ed ai posteri l'ardua sentenza. Fosse per me, non scenderei mai. Ma, prevedendo di dover andare a Milano il mercoledì (cosa poi saltata, e quindi inutilmente) avevo detto a mio fratello (dice lui, io non ricordavo) che martedì sera poteva avere l'auto, e quello mi chiama e fa chiamare tre volte, per dirmi di scendere subito a consegnargliela. Carico le mie cose, dunque, mentre gli altri preparano la messa, e volo (letteralmente, chi è salito in macchina con me sa come fa quando passa i cento all'ora) giù per la sgombra strada della valle. Per (spiace ribadirlo, ma mi è rimasto qui) sapere che potevo restare su. In ogni caso, non si può tornare indietro, anche perché alcune cose che devo studiare non me l'ero portate, prevedendo il rientro.

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martedì 10 giugno 2008

La colonna sonora del fine settimana

Essere strana, è strana. Per qualche misterioso motivo, anche bella.

Meg - Distante (da Psychodelice)


Nous (cioè ancora Meg) - Rose Rosse (da La Tempesta (sì, proprio Shakespeare))

E, a parte tutto, trovo simpatico questo testo sia l'antitesi della formazione CRE con tutta la sua retorica dell'accoglienza, dell'essere vicini, del prendersi cura, eccetera. Fammi sentire distante da ciò che più a cuore mi sta. Magari! Ci guadagnerebbero tutti

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Recupero

Non finirò mai di scrivere quello che mi è rimasto indietro in questi giorni; ed anzi, benché io non debba farlo, avendo ancora molto da studiare, in primo luogo mi dispiace lasciare indietro cose da dire, e non aggiornare per diversi giorni il blog, in secondo luogo già i ricordi si annebbiano - anche per motivi non direttamente dipendenti dalla mia età, ma si capirà poi - e se non scrivo oggi sarei certo che, dopo nove mesi, per la prima volta trascurerei un fine settimana.

Il venerdì è stata una serata un po' schizofrenica - oltre, ma ormai non c'è più bisogno di dirlo, che decisamente bagnata - perché, terminata la formazione per gli animatori del Centro Estivo, c'era la meditazione finale, ma al tempo stesso c'era la necessità di affinare gli ultimi dettagli in vista della conferenza del PD dell'indomani, e quindi con un occhio al celebrante e l'altro al telefonino che vibrava nella tasca. Fortunatamente, il doppio impegno è durato poco, perché le cose si sono sistemate, ed abbiamo potuto seguire con sufficiente attenzione la seconda parte della funzione. La cosa che meno capisco, e meno sopporto, di queste attività oratoriane di vario tipo, è l'impossibilità di andarsene una volta che tutto è finito, ma la necessità - più dei miei amici che mia - di salutare tutti una volta, e poi un'altra, e poi un'altra ancora finché non sono gli altri a cacciarti, ormai esasperati. Ce ne siamo andati, alla fine, all'Ein Mass a bere birra; scoprendo che quando dice gradevole dolcezza significa birra insulsa, e per fortuna che c'è sempre la Kasteel.

Sabato mattina, contrariamente al solito buon senso che imporrebbe di stare a casa a studiare, sono stato impegnato col partito. E, contrariamente agli impegni presi in mattinata, la mia assenza da casa si è protratta per buona parte del pomeriggio, ed al rientro sono dovuto correre a suonare Messa per l'arrivo imprevisto del vescovo rosciatese con il coro e l'organista impegnati a Negrone per l'arrivo previsto del vescovo di Bergamo. La sera, cena alla festa di Scanzo, dove si è sfruttato il contenutissimo costo del litro di vino; e, sebbene fossimo i soliti tre, la serata ha preso una buona piega, senz'altro favorita dal bianco, e quando Geordie ci ha chiamato abbiamo deciso di tornare a visitare il Chiostro di S. Francesco, ma le due gocce di pioggia che cadevano avevano fatto perdere di molto l'appeal nei confronti del locale all'aperto, e quindi c'era poca gente. Ed il barman, nostro compaesano ed amico, ha potuto versarci indisturbato la sua acquaragia (ok, Long Island Ice Tea) bevuta molto volentieri. Tanto non guidavo io.

Domenica con un poco di cerchio alla testa, tutta finalizzata alla serata d'oratorio: messa, cena, e poi si presumeva basta, ma in realtà concerto (si inaugurava l'oratorio di Negrone) di vari gruppi locali, in un crescendo di capacità tecniche. In particolare, mi hanno stupito quelli che l'anno scorso erano il mio Gruppo Giochi, che ha imparato molto in un anno (specie il bassista, che se legge saluto). E, per ultimi, il gruppo di Tribulina dal nome impronunciabile, che suona musica che per quanto mi riguarda è orribile, ma che ha un bassista che veramente fa paura. Paura. Anche questa sera, innumerevoli ed interminabili saluti. Ed uno del pubblico che, passando, mi fa i complimenti per come ho suonato. Il punto è che io non ho suonato. Neanche per sbaglio, e nemmeno ho tenuto il tempo, che so, tamburellando con la mano. Misteri. Devo capire a chi somiglio.

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sabato 7 giugno 2008

Forum under 30

Tralasciando la non eccessiva simpatia nei riguardi di questa denominazione anglofila, stamattina - con importanti strascichi pomeridiani, tant'è che io ed altri siamo andati via prima, per evitare il diluvio che si sta preparando - abbiamo avuto la Conferenza Organizzativa del PD di Bergamo, nel cui contesto si è tenuta la riunione dei giovani. Un ottimo numero di persone convenute, dagli angoli più remoti della provincia - addirittura, una numerosissima delegazione da Brembilla ed uno sceso da Nasolino di Oltressenda Alta; giovani tra virgolette, che dietro le barbe mostravano anni di frequentazioni politiche, e giovani giovani, che sembravano quasi al primo giorno di scuola - e, magari, avevano saltato l'ultimo per essere presenti.

Abbiamo iniziato tardi la nostra sessione, e con numerose lamentele, perché durante la fase introduttiva alcuni relatori compulsivi si sono attaccati al microfono e quello che doveva cominciare alle dieci e mezza è partito non prima delle undici.

L'assemblea è stata estremamente partecipata, tanto che - pur con le buone intenzioni di finire prima del termine, per osservare anche gli altri tavoli di lavoro - abbiamo finito per ultimi, e troncando in modo abbastanza brutale gli ultimi interventi; e la cosa interessante è stato il chiaro emergere di due concezioni di movimento giovanile che, per buona parte della discussione, sono sembrate antitetiche. Se, cioè, il nostro compito sia di creare un'organizzazione giovanile che faccia le politiche giovanili, ed abbia forza nei confronti del partito, ed in questo modo autonomo possa avvicinare i giovani che sono distanti dal PD, oppure come spazio per la messa in comune delle esperienze dei (molti) giovani che si sono avvicinati ed impegnati nel Partito Democratico in questi mesi, nonché possa offrire la necessaria formazione perché ci si riesca ad integrare a tutti gli effetti col partito.

Io sono convinto che entrambe le esigenze, quella di collegare i giovani sul territorio e di avvicinare quanti non riescono ad essere coinvolti sulle tematiche amministrative, si riescano a tenere insieme, nell'ambito di una rete giovanile del PD. Quello su cui sono estremamente tiepido è la necessità di un'organizzazione parallela, e la sua utilità politica. Il discorso da mettere a fuoco è ormai sul tavolo, ci lavoreremo entro la pausa estiva.

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giovedì 5 giugno 2008

Conferenza Organizzativa PD

Sabato 7 giugno, presso la Casa del Giovane di Bergamo, si terrà la prima Conferenza organizzatva del Partito Democratico, che sarà articolata in diversi forum di discussione, come dettagliatamente indicato nel sito del PD bergamasco.

Tra i vari gruppi di lavoro ci sarà anche quello sui Giovani Democratici, a cui invito a partecipare tutti i miei lettori che abbiano intenzione di affacciarsi al PD bergamasco. In relazione a tale appuntamento, vi segnalo il contributo di alcuni di noi giovani, in merito al ruolo del Giovanile nel partito ed ai contributi ed alle proposte che possiamo rivolgere.

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mercoledì 4 giugno 2008

Tira una brutta Corrente

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lunedì 2 giugno 2008

A tavola

Questa è la cifra del fine settimana. Un po' per mia volontà, un po' perché spinto dalle circostanze, ho praticamente passato sabato e domenica seduto a qualche tavolo, fosse esso quello di questa o quella festa di paese, oppure di uno o dell'altro ristorante. E pensare che proprio venerdì mi era stato fatto notare che è il caso di una mia maggiore sobrietà alimentare. Ma i fatti sono contro di me, evidentemente.

Venerdì, nonostante la battente pioggia che rendeva sconsigliabile mettere il naso fuori di casa, corsa contro il tempo per arrivare in tempo al lontanissimo multisala e contro l'acceleratore per non dare troppo fondo alla riserva di benzina - ché il tempo non era sufficiente per fermarsi a far benzina. Del film s'è già detto ed il fare benzina poco prima di rientrare mi ha anche permesso di calcolare con precisione la distanza: quaranta chilometri.

Sabato, dopo il pranzo lunghissimo in agriturismo e la cena, frugale ma fino ad un certo punto, alla festa dello spor di Scanzo, si è profilata una serata decisamente insolita, ma necessaria alle relazioni sociali, mie e dei miei soci. Anzi, fosse stato per me avrei marcato visita per dare loro più agio, ma così non è stato, e quindi sono andato con gli altri in Città Alta; causa parcheggio introvabile, si è saliti dalla Scaletta del Paradiso, che non è certo una delle più insidiose e ripide, ma che certo deve essere un tormento fare in ballerine e minigonna. Problema non mio, ad ogni modo, che sono arrivato in cima al tempo stesso corroborato e seccato, perché se avessi saputo prima che l'intento era passare da Porta S. Alessandro, avrei fatto tenere la sinistra al bivio risparmiando a tutti un pezzo di strada.

Non c'è che dire, Città Alta il sabato sera è proprio il regno dell'adoloscenza che, per quanto possa essere di piacevole aspetto, mette sempre un po' a disagio. Dopo la vasca d'obbligo, ci siamo infilati, non so bene per ispirazione di chi, nel museo ed ex convento di San Francesco, sapendo che al Chiostro ci doveva essere una specie di locale; tant'è che in molti facevano la nostra strada e si infilavano nel museo. Seguendoli, di cortile in cortile e scendendo alcune scalette, ci siamo ritrovati nel centro di quella che, con definzione un po' orignale, è stata definita una via di mezzo tra un ritrovo della club culture ed una sagra di paese, perché l'atmosfera da locale trendy faceva il paio con l'essere all'aperto, avere una terrazza ed un rigoglioso giardino con boschetto dalla non limpidissima fama. Tra l'altro, l'essere a Bergamo ha causato anche degli effetti collaterali, come incontrare due compagne dei tempi del liceo; a causa di una delle quali sono stato anche in imbarazzo per metà sera, perché uno dei miei amici non riusciva proprio a fare a meno di fissarla in continuazione, adducendo la scusa che anche lei, a volte, rispondeva agli sguardi. Dopo c'è stata la strada a ritroso, con la discesa per questa scaletta buia, lungo la quale, per la prima volta della stagione, ma anche come non mi capitava da tempo e come mai avrei pensato fosse possibile a Bergamo, siamo stati accompagnati da i timidi lampeggiare delle lucciole; una delle quali ho anche preso in mano, e portato in giro a mo' di torcia.

Domenica giornata di lavoro, o quasi, a Cisano a dare l'acqua alle viti, a trascinare tra i filari il cavo che si bagna presto di fango velenoso (velenoso perché l'acqua da cui fermato è in realtà una miscela di pesticidi ed altre schifezze), ed a guidare il trattore su e giù per i viottoli. Ed a fare due passi alla cappella degli Alpini sulla Corna di Bisone, come da bambino; ed a leggere gli albi della serie di Ken Parker. Originali, tutta la serie completa (solo la prima, non gli emuli moderni). Mica bruscolini. E la cena ad un'altra festa. Ed oggi in montagna.

Un bel fine settimana, tutto sommato. Mi sa che da domani bisognerà tornare a studiare...

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Rifugio Olmo

Se perfino morto un Papa, se ne fa un altro, figuratevi cosa si fa quando salta una gita in montagna. Se ne fa un'altra. E così, accantonata la Grignetta, con un gruppuscolo di irriducibili montanari ci siamo trovati questa mattina a Rosciate, pronti per una meta alternativa. Anzi, pronti con una rosa di mete alternative. Considerato l'intento di non passare tutta la giornata calcando sentieri, ed il cielo velato, ci risolviamo su una meta di media lunghezza e di medio impegno, il rifugio Olmo (1819 m) del CAI di Clusone, alle pendici occidentali della Presolana.

L'attacco del sentiero è a Rusio, piccolo ed amenissimo borgo montano in comune di Castione, nei pressi di un apparentemente piccolo punto di ristoro - che scopriremo enorme, almeno a giudicare dal numero di auto parcheggiate al nostro ritorno - al di là del torrente che scende dalla Valle dei Mulini. Qui, un'ampia mulattiera agevolmente percorribile con fuoristrada sale, dapprima placidamente poi con sempre maggiore ripidità e costanza, nel bosco di mezza montagna, punteggiato dai mille e più cartelli segnaletici disposti da tutti i possibili enti montani, e più; al punto che è straniante avere tra le mani una cartina che segna un sentiero, e doversi fermare a leggere le indicazioni agli incroci come e peggio che alla periferia di qualche grande città.

Dopo tre quarti d'ora di salita senza requie si esce dal bosco, e tra gli arbusti appare, finalmente, il profilo della Presolana nella cui direzione iniziamo a puntare decisamente. Poco dopo un dosso il sentiero, finalmente, smette di tirare come un maledetto e procede, invece, in falsopiano lambendo alcune malghe, in questa stagione così acerba ancora vuote. Quando ormai sembra che ci si stia tranquillamente dirigendo verso il passo non più così lontano, i segnavia - traditori - lasciano la mulattiera e si innalzano in un pascolo, per un sentiero che, in caso di pioggia, ha tutta l'aria di apparire come un fiume in piena. Fortunatamente, pochi minuti dopo il sentiero torna ad assumere un andamento subpianeggiante, tagliando a mezza costa il pendio, innalzandosi con gradualità sempre più alto sopra questa conca di pascoli, e puntando in maniera sempre più convinta verso il passo Olone, che raggiunge dopo un ultimo strappo, dopo due ore dalla partenza. Superato il Passo il sentiero si butta, ripido, sulla destra, ed in pochi minuti raggiunge il poggio, a dire il vero abbastanza sacrificato, su cui sorge il rifugio Olmo.

Sono da poco passate le undici e un quarto, ma lo sforzo fatto si fa sentire e consumiamo un pranzo anticipato. Mentre pranziamo, notiamo come le marmotte - appena svegliate dal letargo - siano estremamente minute rispetto a quelle che sono abituato ad incontrare in stagione inoltrata, ed anche o temerarie per la fame o intontite per il risveglio, perché non mi era mai capitato di riuscire ad avvicinarle tanto. Intanto, il tempo volge al peggio, mentre un gruppo di escursionisti che abbiamo trovato al rifugio ci umilia, giungendo in meno di venti minuti in vetta al Pizzo Olone, affrontanto e superando la cresta in cinque minuti scarsi.

Avvicinandosi i vapori con una manovra a tenaglia, da dietro il passo di Polzone alle nostre spalle e salendo dalla Valzurio di fronte a noi, ci ributtiamo gli zaini sulle spalle ed affrontiamo la brevissima ma intensa risalita al passo Olone. Inzia poi una lunga discesa, che a sprazzi ci vede bagnati dalla pioggia che ci insegue, scendendo dalla Presolana, finché non inizia a piovere con una certa convinzione non appena torniamo sulla mulattiera. Il tempo ci convince a non tentare percorsi alternativi, ma non appena andiamo oltre il punto di non ritorno, ovviamente, smette di piovere e ritorna l'afa che ci aveva fatto amorevole compagnia anche nelle prime ore dell'andata.

Raggiunto il torrente, decidiamo (decido, a dire il vero) per una svolta avventurosa - necessaria dopo aver ascoltato l'assurda trama del nuovo Indiana Jones - che si conclude con un mezzo bagno, dopo aver mal calcolato la larghezza di uno dei bracci in cui l'acqua si divideva.

Come sempre, è stato realizzato un file di GoogleEarth con il percorso affrontato, e qui sono state pubblicate alcune delle foto di oggi.

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domenica 1 giugno 2008

Il bullo da festa

Da quando la stagione è incominciata, non è passato fine settimana durante il quale non abbia partecipato ad una-due feste di paese diverse. Ed è sorprendente il tipo umano del Bullo da Festa; uguale dappertutto, no matter se la festa è dell'oratorio, della società sportiva, di questo o di quel partito. Ha tra i quattordici ed i diciotto anni, ed ogni cosa che fa tradisce cattivo gusto. Da come si veste, alle schifezze che ordina al ristorante della festa, alle ragazze con cui si accompagna.

Il nostro bullo, tra l'altro, non è che partecipi veramente alla festa. Di solito si piazza nella terra di nessuno tra il parcheggio e la cassa del bar, appoggiato ai motorini della compagnia, in perenne atto di pavoneggiamento quasi che tutti quelli che passano di lì non facciano che pensare è proprio bellissimo

Il bullo trova il suo coronamento se, nei pressi della festa, ci sono anche le giostre; in special modo, gli autoscontri: in primo luogo, perché così può dar sfoggio della propria virilità, sbattendo nemici ed avversari implacabilmente contro le sponde laterali; in secondo luogo, perché è noto che le giostre sono l'anticamera del talamo - una squinzia conquistata ottendendo il punteggio "Toro" al punchball vale come dieci di quelle normali, e come dieci di loro rende.

E mi assale una domanda: perché nessuno della mia compagnia è mai stato un bullo da festa? E, soprattutto, che fine hanno fatto i nostri ex compagni di scuola che lo erano? Ed anche voi, se eravate dei Bulli da Festa, lasciate la vostra testimonianza, così che le future generazioni imparino da degni maestri!

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