lunedì 29 dicembre 2008

Il Teorico/11

Istituto di Dinamica Celeste
Due mesi, e due giorni, dopo l'Equinozio di Primavera

Il dottor B. aveva sempre avuto la barba lunga, era costume che fosse così tra i suoi colleghi. Ma in quei due giorni era diventata anche parecchio disordinata. Invece di portare la tiara sul capo come al solito, era appoggiata sulla scrivania. Teneva la testa fra le mani. Sulla scrivania c'erano molti più appunti del solito. E sotto gli occhi molte più occhiaie del solito.

«Ha dormito in questi due giorni, dottor B.?»
Il dottor G. era in piedi appoggiato alla parete; aveva sotto il braccio un rotolo di carte particolarmente voluminoso. Lui aveva dormito, anche se non sonni tranquilli. Il dottor M. era agitato come uno studente il primo giorno di scuola. Aveva ottenuto risultati che smaniava di comunicare.
«Avremo tutto il tempo di dormire, dopo oggi. Non credo che nessuno pubblicherà questa roba. Vediamo cosa avete ottenuto. Prima che mi addormenti.»

« Credo di dover iniziare io, per diritto di anzianità. E perché ho eseguito alla perfezione il mio compito.
Parliamo dell'interpretazione alla greca della congiunzione dei pianeti. Identifichiamo Saturno con Cronos, il padre di Zeus, cioè Giove. Abbiamo la congiunzione tra due dei, padre e figlio. Un figlio di Dio.»Il dottor G. ebbe un tremito - poiché quasi era una bestemmia; il dottor M. se ne accorse, e mitigò subito l'espressione: «Questo potrebbe sostenere un astrologo greco, perlomeno. Tutto sta nel vedere fino a che punto sia affidabile; immagino che un astronomo, che so, copto interpreterebbe diversamente. Ma vedo che lei, dottor B., non ne è impressionato.»
«È evidente che non sono stato con le mani in mano. Ma, prima, dottor G.»
Il dottor G. stese sulla scrivania una mappa del cielo. Con la penna ed una riga di legno iniziò a tracciare sotto gli occhi dei colleghi una quadratura tra lo Zodiaco, i punti gamma ed i punti omega dell'eclittica.
«Molto scenografico, dottor G.», commentò il dottor M. con un sorrisetto di superiorità: era certo di aver fatto il botto, ed in realtà era stato abbastanza contrariato dell'assenza di reazione del dottor B. di fronte ai suoi risultati.
Il dottor G. indugiò un attimo prima di proseguire; si godeva il proprio momento di gloria.
«Avevo deciso di fare una ricognizione completa del cielo, e della costellazione dei Pesci (la nostra Casa di Israele, a quanto pare). Ecco, ho notato un'altra questione che avevamo ignorato: anche se forse qualcuno ha già pubblicato qualcosa di simile, a Roma. Il punto gamma si è spostato da Ariete a Pesci. Dovrebbe essere una bella a cosa. A Roma parlerebbero di Età dell'Oro.»
«Ma per noi, di nuovo, ha a che fare con questo famoso Israele», commentò scettico il dottor M.

Gli sguardi si volsero verso il dottor B., che aveva sciolto un rotolo scritto in ebraico. « In effetti penso che sia il mio turno», disse con fare misterioso. Ed esordì
«Numeri 24,17:
Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge su Israele

Si tratta della profezia di Balaam sul futuro re di Israele. In origine è stata associata al loro re Davide. Ma abbiamo, Geremia 23,5-8, che vi riassumo: un germoglio giusto nascerà dal tronco di Davide, e sarà Signore-nostra-Giustizia - Saturno, osservò il dottor G. a bassa voce -, e volendo, anche altro, anche altro. Io direi che nasce il Messia d'Israele, e noi ce ne siamo accorti per primi. Altro che medaglia. Qui passiamo alla storia»

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Politicamente corretto


A quale grottesco culmine può arrivare il politicamente corretto...un'iniezione di sarcasmo è d'uopo (non parliamo delle valutazione in senso stretto, per la quale pur non condividendo in pieno ritengo di citare Distanti Saluti segnalato da Farfintadiesseresani)

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Pre Stia

Tutto (o quasi: c'è sempre tempo per dimenticare qualcosa o spazio per non prenderla) pronto per la partenza per il Campo Invernale OrSI (Ci stai a Stia?). La parte migliore è stata la riunione di stamattina - dalle 8.30 alle 10.00, perché poi avevamo in programma di andare a Sarnico a trovare don Loris ivi curato, anche se abbiamo atteso per oltre un'ora poiché mio fratello non legge gli sms - in quanto come al solito sono emerse le mie riserve su don Zeno Santini e Nomadelfia. Riserve meno marcate di quelle che l'anno scorso hanno segnato don Milani e Barbiana, e che non ci sarebbero state se ieri sera non ci avessero fatto vedere frammenti di sceneggiato. La speranza è che alcune tematiche siano state caricate dagli sceneggiatori; e che i successori abbiano smussato quello che già era fuori dal mondo sessant'anni fa subito dopo la guerra, figuriamoci ora.
La suora, al solito, è accecata dal buonismo e per lei sono tutti buoni e bravi; mi irrita più di tutto e tutti.

Segue un breve elenco di tutto quello che non va, per domani. La prima cosa sono i problemi di posti letto, al solito...non voglio nemmeno pensare ai posti per sedersi a mangiare, o a dove faremo le messe; la seconda cosa, che il gioco ad Arezzo è stato preparato senza avere sotto mano una cartina seria, e c'è una tappa che disterà un'ora di cammino dal centro, o quasi. Salterà, certo. Sia chiaro a tutti che non è un gioco che ho preparato io; la terza cosa che non va, sono i fastidiosi polemici circa il Gioco delle Coppie per l'Ultimo. In particolare, come si può pensare che sia problematico vestirsi da Acqua Santa? La quarta cosa è che per una volta avrei voglia di dormire (una volta che ti abitui a dormire durante un campo, come ho fatto al campo medie di quest'estate, non trovi più tanto affascinante passare la notte in bianco a montare la guardia...), e di sicuro non riuscirò a farlo. Non che mi voglia atteggiare a carabiniere, perché è passato questo tempo, e c'è chi dovrà prendere il mio posto, se ce ne fosse bisogno.

Ma parto preoccupato. E spero che le ciaspole, con lo spazio che portano via, siano sfruttate (in realtà, di sicuro ci sarà abbastanza neve per farlo, spero ci sia abbastanza tempo).

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domenica 28 dicembre 2008

Per eccesso di zelo

Nessuno crede più alla storia de "usciamo a fare un giro". In compagnia conviviamo, sia pur tra alti e bassi, in cinque-sei ciascuno con un modo affatto originale e suo personale di intendere le attività per una sera del fine settimana. Poi, nella maggior parte delle occasioni, o si scende a compromessi o si rinuncia a qualcosa, a turno, per quieto vivere. Ma, in media, c'è sempre qualcuno più esigente che trascina gli altri anche in terreni per loro infidi e non frequentati. Di solito la faccenda si conclude con un retrogusto di rimpianti; a volte, come si dice, spacca.

Per venerdì, come si è già accennato nel post precedente, avevamo dato mandato a Claudio di organizzare una rimpatriata con alcune loro vecchie amiche dei tempi dell'Antares; sovra tutti, hortante Epo che da qualche mese a questa parte è in preda ad una sorta di furor per cui deve fare, sbrigare, conoscere, girare. Appuntamento all'analogo valligiano della Caféteria (o, almeno, questa è la spiegazione che ci siamo dati), il Bier Stube di Albino. Locale più in auge di quanto si possa pensare, perché troppo pieno per noi, che abbiamo dunque ripiegato sul Mississippi (vai tu a spiegar loro che saranno tre anni che si chiama Bikers), ad Alzano. Un bicchiere e due chiacchiere, e quando le ragazze venute dal nord sono tornate ai loro monti, noi abbiamo iniziato a girare a vuoto inutilmente in cerca di altro da fare. Era la serata dei (cattivi, dicono) imitatori di Ligabue. Di cui facciamo a meno, e dopo aver perso un'ora a girare per la provincia ce ne siamo tornati a casa.

Sabato, finalmente, è tornata la ragazza di Claudio, ed abbiamo quindi organizzato una serata collettiva (compagnia al gran completo, poi ci si stupisce che oggi nevica) al Jamaica di Paladina, ché era una settimana che ci passavamo e rinunciavamo ad entrare perché c'era troppa poca gente per gli standard di qualche anima in pena. Finalmente c'era gente, ed anche i soci erano in serata attiva, per cui si sono sprecati i commenti e le allusioni alla gioventù di passaggio (ed eravamo anche dotati di scacciapensieri superbamente suonato).
Finita la prima parte, abbiamo avuto l'ineludibile stimolo alle differenze, e siamo andati al bowling-sala giochi di Mozzo, per attendere ore in coda, visto che sembrava che tutto il locale fosse lì per giocare ai quiz touch-screen. Avendo ingannato il tempo giocando a calcetto, prendiamo possesso della postazione più scassata, che ci impedisce di salvare i record e, spesso, di portare fino in fondo una partita a causa delle difficoltà di risposta ai nostri tocchi (e che i nostri pugni non riescono ad ovviare). Si faceva tardi, e come è noto dopo l'una mi spengo, e non si accennava a finire di giocare. Eravamo passati, per un po', anche al Trivial Pursuit per farmi stare più vigile, ma non era durato. Con i due gettoni elargitimi da chi aveva cambiato un capitale pensando servissero per le differenze e si era poi trovato fregato ho trovato il mio scopo nella vita (o almeno in una sala giochi), e cioè sparare addosso alla gente (non leggete con quell'aria scettica: non sono mai stato un tipo da sala giochi, non l'avevo mai fatto). Dopo i miei due gettoni durati un'eternità (gioco troppo facile o io naturalmente dotato?) torno alla postazione, e vedo che tre ragazze (ragazze? in tre facevano Maga Magò, Amelia e Nocciola la Fattucchiera) hanno imprigionato con le loro arti (misteriose) i miei colleghi, ed uno in particolare, e di nuovo non si riusciva più ad andare via, e stavolta anche per un gioco più fastidioso ancora delle differenze, e cioè il mahjong. Finché Geordie e io abbiamo praticamente trascinato via i nostri colleghi. Per poi sentir loro dire ogni genere di critica tutt'altro che costruttiva sulle tre di cui sopra, ma intanto erano dentro che annegavano. E a letto come al solito tardissimo (non in senso assoluto, ma dopo l'una da quando io ero cioè virtualmente addormentato, e dovendo partire stamattina per mordere e fuggire Jesolo. Fatto. Gran neve a Vicenza, ed ora non male anche qui).

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sabato 27 dicembre 2008

Età

Tutto il mondo mi dà del vecchio. Che me lo dia chi mi conosce, è abbastanza naturale, né io faccio mai nulla per dare un'impressione diversa. Ma che me lo diano anche persone conosciute dieci minuti prima...
Scena:

Ieri sera con Epo e Geordie siamo usciti insieme a Claudio che ha organizzato una sorta di rimpatriata con sue amiche dei tempi gloriosi dell'Antares di Albino. Io non le conoscevo, perché ho avuto un annetto di sfasamento, e quando ho iniziato ad uscire per andare a ballare il sabato sera già si tendeva a frequentare ambienti meno rustici. Comunque, questa premessa per dire che, mentre si stava seduti al tavolo sorseggiando whisky e parlando del più del meno, ecco una voce sovrastare le altre:
«Come '86?! Pensavo fossi più vecchio...Trenta...»
«Come "trenta"?» salto su io a metà strada tra l'offeso ed il divertito. Mi risponde la stessa voce con quell'amabilissimo accento bergamasco dell'alta valle:
«Eh, no dai, pòta, trenta no. Ma facciamo venticinque...»

Impagabile. E per fortuna che ho ancora (quasi) tutti i capelli...chissà iniziassi a pelarmi come alcuni colleghi cosa mi direbbero.

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venerdì 26 dicembre 2008

Il Teorico/10

Istituto di Dinamica Celeste
Due mesi dopo l'Equinozio di Primavera

«Come è possibile che lei non sapesse nulla dell'astronomia caldea?» accusò il dottor G. puntando il dito contro il dottor M.
«Non si rivolga a me con quel tono. Certo che lo sapevo! Ma nessuno aveva parlato di interpretare la congiunzione planetaria, perdiana! Se qualcuno avesse detto subito di averne l'intenzione, forse avremmo potuto essergli più d'aiuto, e quel qualcuno non si sarebbe limitato al vago accenno a Giove=re, che si impara ad Astronomia 0.

La conferenza era appena terminata ed i tre dottori si erano chiusi nello studio del dottor B. Il dottor M. era un fiume in piena
«Perché, dopo aver presentato con chiarezza e rigore le misure, i calcoli e le predizioni (che si riveleranno esatte, e quando la prossima settimana la congiunzione verrà meno tutti si ricorderanno di noi, e quando intorno al solstizio d'inverno si rifarà più chiara e definita magari qualcuno penserà al nostro lavoro per le medaglie alla memoria di Cambise), ha voluto lanciarsi in speculazioni ideologiche? A che pro, lanciare illazioni che non possono essere provate?»
Il dottor G., che era uno Sperimentale e che più d'una volta era stato sgridato dal dottor B. e non aveva certo voglia di ripetere l'esperienza, si era ritirato in un angolo dello studio e cercava di dare meno nell'occhio possibile, da quando si era accorto che l'intento del dottor M. era attaccare il loro coordinatore. Al contrario, non era ancora capitato che il dottor M. incorresse nelle ire del più illustre collega, e quindi tirava la corda senza dar troppo peso alle conseguenze.
Il dottor B., nel frattempo, taceva paonazzo. Si gonfiava come per guadagnare imponenza sull'interlocutore; alzava l'indice inquisitorio...e si lasciò cadere sulla sedia scuotendo la testa.
«Forse sarà da astronomia 0, ma limitarsi a descrivere i fenomeni senza dar loro spiegazione è da ingegneri - anche se la parola effettivamente detta dal dottor B., cioè banausi, suonava un poco più offensiva di quanto suoni oggi "ingegnere" in una facoltà scientifica. Tra l'altro, l'insulto andava a colpire direttamente nel segno, perché il dottor M. avrà anche viaggiato in molte università del mondo, ma alla fin fine era un ingegnere (il che spiegava anche perché fosse riuscito in un batter d'occhi a sistemare la sfera armillare) - Non posso certo imputarle la colpa per non avermi detto dell'astronomia caldea, comunque. Quello è colpa mia, che non vi avevo messo a parte delle mie ricerche degli ultimi giorni. Pertanto vi chiedo perdono per la magra figura fatta poco fa. Ma non è questa la cosa importante, ora. Occupiamoci del nostro fenomeno. È nato, o nascerà, un Re di giustizia potente in Istrale.»

Il dottor G. emerse dal proprio cantuccio: «Da dove salta fuori "giustizia potente"? Lei aveva parlato solo di Re, ed abbiamo saputo solo di Israele!»
«Non avendo finito la ricerca, alla conferenza non mi sono sbilanciato. Anche perché questa è una scoperta che voglio nessuno ci soffi. La pubblicheremo noi. Ad ogni modo, come Giove dice "re" a chiunque abbia dato Astronomia 0, Saturno dice altrettanto facilmente "giustizia", e Marte "forza".»
Il dottor M. annuì pensoso. «Mi sembra che ad Alessandria si interpreterebbe diversamente...non che questo sia sbagliato - si corresse subito paventando la tempesta sul volto improvvisamente annuvolato del dottor B. - dovrei lavorarci su un paio di giorni, perché non sono più tanto fresco di astronomia greca.»

«Bene.» tagliò corto, alla sua maniera, il professor B. «Due giorni, diciamo così, di ferie. Dopodiché lei, dottor G., osserverà Venere e Mercurio per vedere se il loro moto abbia risentito o meno dello spostamento degli altri pianeti. Si intende, dottor M., che in questi due giorni mi aspetto che lei prepari un'analisi dell'intepretazione 'alla greca' della nostra congiunzione.» E quella al dottor M. era la punizione per aver alzato la voce contro il capo.
«Ci vediamo tra due giorni. Saluti.», e li congedò.

Restato solo nel suo studio, il dottor B. pensava fra sé che, se un re degli Ebrei era così importante da spostare i cieli, da qualche parte qualcosa doveva pur esserci scritto. E decise di recarsi nottetempo alla sinagoga di Susa, ché non tutti gli Ebrei erano tornati nella propria terra, a suo tempo.

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giovedì 25 dicembre 2008

Il Teorico/9

Istituto di Dinamica Celeste, Salone delle Conferenze
Due mesi dopo l'Equinozio di Primavera

La platea aveva appena finito di applaudire l'intervento di saluto del direttore dell'istituto. In prima fila erano schierati i dignitari di corte, dietro i cattedratici dell'Istituto di dinamica celeste e delle altre accademie cittadine.

Il dottor B., il dottor G. ed il dottor M. erano seduti in prima fila, all'estrema destra, vicino alla scaletta per il palco. Il direttore, lasciando il posto dell'oratore, passò accanto ai tre, stringendo la mano a ciascuno di essi. Intanto, l'anziano docente che fungeva da presentatore invitava sul palco il dottor B. Questo si avviò, facendo cenno ai due colleghi di seguirlo.

L'attenzione della platea era concentrata su di loro. Si era fatto un gran parlare della loro scoperta.

«Insigni colleghi, rappresentanti del governo, cari amici!
Un grande prodigio è apparso nel cielo. Fino a qualche mese fa, le nostre accurate previsioni dei fenomeni celesti avevano permesso di costruire una mappa degli astri ed un calendario che non avevano mai mancato di dimostrarsi precisi ed efficaci. Finché, all'improvviso, nei giorni dell'Equinozio, due fenomeni, due prodigi impossibili da prevedere hanno smosso le nostre consolidate certezze. Da una notte all'altra sono al tempo stesso scomparsi tre pianeti maggiori, ed un nuovo astro dalle inedite caratteristiche è sorto in questo punto, nel segno dei Pesci
- e, così dicendo, indicò la prima delle lavagne su cui il dottor G. aveva tracciato complicati diagrammi -. Dopo averne studiato approfonditamente le caratteristiche orbitali, siamo giunti alla conclusione che quello che sembrava essere una Stella Nuova in realtà è la congiunzione, non sempre perfetta, dei tre pianeti. Siamo in grado di affermare che, durante questi mesi, il moto della cosiddetta stella nuova ha sempre seguito le nostre previsioni, e sembra in effetti avvenire indipendentemente per i tre pianeti secondo le consuete leggi. In particolare, prevediamo che questa prima congiunzione venga meno nelle prossime settimane per poi riproporsi, con ancora maggiore persistenza, intorno al Solstizio d'Inverno prossimo.
Sono certo che anche voi, come noi abbiamo fatto in questi mesi, vi chiederete stupiti come sia possibile che da un giorno all'altro, e contrariamente alle leggi della dinamica celeste, i pianeti saltino da una traiettoria all'altra, come se le sfere fossero state improvvisamente sconvolte. Il dottor M. vi sta mostrando, in questo modello di sfera armillare
- che nel frattempo aveva preso il posto della lavagna - il movimento che devono avere fatto le sfere tra la notte del 24 e quella del 25 marzo. Teniamo a far notare che, dopo questo improvviso sconvolgimento che apparentemente non ha prodotto effetti sulle altre sfere, i moti sono continuati in ottemperanza alle leggi consuete. Il fenomeno è ampiamente sotto controllo, ora. La domanda che rimane aperta, e cui stiamo cercando in queste settimane di dare una risposta, è COSA sia successo di così importante da scomodare i cieli, o di cosa tale evento sia premonizione. Perché è come se i cieli si fossero aperti, o le sfere abbiano avuto un sussulto come di spavento o di gioia. Allo stato attuale delle nostre conoscenze e della letteratura in materia, l'unica cosa che abbiamo la certezza di affermare è che, poiché il pianeta che gioca il ruolo principale in questa congiunzione è Giove, quello che è avvenuto o avverrà ha a che fare con un Re.»

La platea applaudì convinta, mentre i dignitari di corte si interrogavano a bassa voce confabulando tra loro.

Si alzò una mano dal pubblico, di un oscuro assistente dell'Istituto di cultura iranica. «Avete considerato il fatto che alla casa dei Pesci è associata, dall'astronomia caldea che certo conoscete meglio di me, il popolo di Israele?»

Lo sguardo imbarazzato che corse tra i tre astronomi era un chiaro no.

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mercoledì 24 dicembre 2008

Il Teorico/8


Istituto di Dinamica Celeste
17° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Il Direttore dell'Istituto bussava alla sua porta. Dall'altra parte, il dottor B. si risvegliò per l'ennesima volta in mezzo alle sue carte. Si era fatto portare dalla biblioteca un grosso modello della sfera celeste, ed aveva passato la notte cercando di manometterne il meccanismo di funzionamento, per provare a realizzare quello che i suoi calcoli ormai davano per assodato. La manualità, però, non era il suo forte («E come potrebbe? Sono un Teorico»), e dopo diversi infruttuosi tentativi (testimoniati dal fatto che la sfera armillare era rotolata in un angolo dove giaceva sottosopra), aveva rinunciato; ma era ancora presto, ed aveva quindi deciso di sistemare in ordine le scoperte delle ultime settimane - in modo che qualcun altro le potesse leggere e capire. Era andato avanti per un paio d'ore ordinando le idee ed i risultati. Poi aveva deciso di cercare di interpretarli, e l'ultima cosa che, in quel risveglio appannato ed affannoso, si ricordava era di aver deciso di scendere in biblioteca a fare ricerche.
Il Direttore dell'Istituto, intanto, si era stancato di bussare alla porta, e l'aveva aperta. Sembrava che fosse esplosa una bomba di carta.
«Ha idea di quanto spendiamo in cancelleria?»
Il dottor B. gli gettò le occhiate torve che riservava ai burocrati, ed ai biologi. Alle spalle del direttore attendeva, ancora fuori dalla porta, uno sconosciuto bellimbusto che lanciava qua e là sguardi annoiati. Il dottor B. escluse dal proprio campo visivo il direttore, e fissò lo sguardo sul nuovo arrivato; quando questi incrociò lo sguardo del Teorico, fece una specie di affettato ed untuoso inchino, e si presentò con voce sprezzante come il dottor M., rientrato in patria dopo diversi anni di studio all'estero, ed elencò d'un fiato una serie di atenei di fama, da Alessandria a Xianga. E dava a vedere di voler lavorare con il dottor B. quanto il dottor B. ne avesse di lavorare con chiunque non fosse sé stesso.

«Di cosa si è occupato, principalmente?». Il dottor B. aveva completamente ignorato il Direttore dell'Istituto.
«Benché possa, senza timor di smentita, affermare di essere uno studioso eclettico, negli ultimi mesi mi sono occupato del fenomeno delle stelle nuove, in seguito ad un'osservazione di qualche anno fa avvenuta presso l'università di Xianga nel Catai...»

Il dottor B. non gli lasciò finire la frase e lo interruppe:
«Esperto di stelle nuove, dunque?»
«Ho al mio attivo cinque pubblicazioni ed un ciclo di conferenze...»
«Ascolti, allora. Queste - e gli indicò un plico di carte - sono le osservazioni di un astro che è stato visibile negli ultimi venti giorni. Verifichi se sia o meno una Stella Nuova. E, visto che è così bravo in tutto, raccatti quella sfera armillare e cerchi di ridisporre le sfere secondo questo schema - indicandogli un altro foglio appallottolato sulla scrivania. Appena ha fatto, mi venga a cercare in biblioteca.»

Così dicendo, lasciato il dottor M. a bocca aperta, il dottor B. prese sottobraccio tre o quattro rotoli di carte disordinate, si infilò nella porta e si avviò per il corridoio illuminato dalla luce del primo mattino.

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Il Teorico/7

Istituto di Dinamica Celeste
15° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Negli ultimi tre giorni il dottor B. non aveva nemmeno messo il naso fuori dal proprio studio. Non che all'improvviso fosse diventato complicatissimo calcolare la posizione di Giove, Saturno e Marte (ormai non ci credeva quasi più, che quella fosse la loro posizione: va bene fidarsi poco degli sperimentali, ma di fronte a certe evidenze...), ed anzi quel compito ripetitivo gli prendeva ormai una parte molto marginale del tempo. Anzi, in un cassetto aveva chiuso tutti i calcoli per i venti giorni successivi, così poteva dedicarsi ad altro.

E l'altro era calcolare il moto della Stella Nuova, ammesso che l'avesse.

Dall'osservazione che il moto notturno della stella nuova non aveva le stesse caratteristiche orbitali del moto di una qualsiasi stella fissa, si poteva dedurre che la Stella Nuova non fosse una stella, e dunque dovesse avere un proprio moto. Moto, però, che non corrispondeva con quello dei pianeti. Niente epicicli né eccentrici, l'unico possibile moto che corrispondesse alle poche osservazioni (o, piuttosto, il fatto che le osservazioni non avessero evidenziato altri moti di tipo orbiatale) non corrispondeva né con quelli previsti dall'astronomia classica né con quelli possibili secondo le teorie più originali quali quella di Aristarco.

In particolare, la Stella Nuova si poteva muovere (che si muovesse effettivamente, i dati non potevano ancora verificarlo) solo con una velocità inferiore a quella di un pianeta qualsivoglia (e, in particolare, dei tre pianeti scomparsi: perché era difficile che la coincidenza temporale tra i due fenomeni fosse, appunto, solo una coincidenza).

Finché, ad un tratto, mentre, affacciato alla finestra, osservava la città scurirsi e pallide le prime stelle accendersi nel cielo di latte, gli venne un'idea. Iniziò a ricalcolare i moti dei tre pianeti, secondo le loro consuete leggi, come se tutti e tre un giorno partissero da un punto solo.

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martedì 23 dicembre 2008

Magri-segnale

Se qualcuno avesse fatto affidamento alla mia condizione algebrica postata qualche tempo fa, sappia che ho scoperto ieri essere sbagliata.

Dopo impegolamenti vari sulla condizione differenziale tra le ancore, stamattina ha una cosa (che non posto perché troppo in fieri) che è a metà strada tra essere come deve e come non deve. Ma qui sappiamo quando un intervento risolutore potrebbe sistemare le cose (visto che si ha un $\langle as,df\rangle\langle b\alpha,dg\rangle -\langle as,dg\rangle\langle b\alpha,df\rangle$ dove dovrebbe esserci uno zero)...ebbene sì (come anche FB testimonia), è il momento del....(segue)

MAGRI-SEGNALE

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Il Teorico/6

Istituto di Dinamica Celeste
12° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Si erano aggiunte altre otto righe alla lavagna. Per ogni notte, il dottor B. si era incaricato di calcolare la posizione che avrebbero dovuto occupare i tre pianeti durante le quattro vigilie, e di per sé non era un compito semplicissimo. Neanche impossibile, certo, ma se si vogliono risultati con una certa precisione bisogna considerare che le giornate si allungano e quindi le vigilie si accorciano. E non alla stessa velocità ogni giorno.

E mentre lui, virtualmente, poteva prevedere la posizione dei pianeti latitanti, doveva accontentarsi degli occhi appannati e della vista incerta del dottor G.

No, no, il dottor G. era molto più giovane di lui e senz'altro ci vedeva benissimo. Ma mai con la precisione e l'arbitrariamente perfettibile dettaglio dei suoi calcoli. I pianeti si spostano da un giorno all'altro, da un minuto all'altro. Ma bisogna portare pazienza, e devono passare ben più che pochi minuti prima che l'errore sperimentale e lo spostamento non siano più confrontabili - ed è difficilissimo nell'ordine di tempo dei giorni.

Il dottor B. era preso da questo genere di dubbi (e lanciava questo genere di silenziose maledizioni al suo collega), perché a problema si sommava problema.

Per prima cosa, dopo dieci giorni di osservazioni spasmodiche, nessuno era ancora riuscito a vedere Giove, Saturno e Marte. Gli astrologi dovevano essere in preda al panico più nero.

La situazione era talmente assurda, che il Direttore dell'Istituto ne era dovuto convenire. Aveva, anzi, assicurato che l'Istituto se ne sarebbe occupato nel modo più approfondito che i limitati fondi avessero garantito. Anzi, ancora, entro pochi giorni avrebbe dovuto prendere servizio un cervello rientrato dall'estero, come si dice, e lo avrebbe senz'altro aggregato al gruppo di ricerca del dottor B. - che, con questo atto, era de facto promosso a coordinatore, il che era il secondo problema, perché il dottor B. era noto a sé stesso ed agli altri come tenace solipsista, ed era riuscito a far passare ad insegnare matematica ai biologi un assistente che aveva avuto l'ardire di lavorare con lui. L'idea di dover coordinare due colleghi variamente insigni non lo entusiasmava per nulla.

E poi, il terzo problema. Era ancora presto per esserne certi, perché l'errore sperimentale era ancora - appunto, come rimuginava poco prima - dell'ordine di grandezza delle misure (e quindi nessuno Sperimentale le avrebbe prese per consistenti). Ma lui, che Sperimentale non era né sarebbe mai stato, subodorava un'altra grana (probabilmente, tempo una settimana o due se ne sarebbero accorti tutti, se aveva ragione). E, cioè, la Stella Nuova si muoveva.

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domenica 21 dicembre 2008

Il Teorico/5

Istituto di Dinamica Celeste
10° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

La faccenda aveva suscitato una certa attenzione fra gli addetti ai lavori, almeno lì all'Istituto. Probabilmente anche all'esterno, tra la gente comune, ma non è che un Dottore scenda al mercato a fare la spesa per sapere cosa ne pensi delle stelle la signora Rita o il Paolo Fox di turno. Sulla scrivania del dottor B. si accumulavano quaderni delle osservazioni, perché buona parte degli astronomi del dipartimento si era messa a scrutare il cielo palmo a palmo (tra le proteste del Direttore dell'Istituto, ché si trascurava la didattica, bisognava organizzare il Consiglio di Dipartimento, sotto che voce andavano messe a bilancio le spese, e poi bisognava battere sul tempo quelli di Alessandria, e sbrigarsi a pubblicare, ed invece tutti se ne stavano lì a fissare il firmamento, notte dopo notte).

Tutti, eccetto il Teorico. Aveva ben altro da fare, lui, che guardare. Lui, doveva vedere. I fatti assodati erano due. Il primo era che si doveva scatenare una vera caccia al pianeta, per capire dove si fosse cacciato. Marte, Giove, Saturno non erano nella loro orbita. Ora, può capitare che non si veda Marte per qualche giorno, se il cielo non è limpidissimo; potrebbe forse capitare in teoria che si faccia fatica a riconoscere Saturno; ma non si è mai visto che non si veda Giove. Eppure questi pianeti non erano né dove erano di solito, né dove avrebbero potuto essere.

Il secondo fatto assodato era questa nuova stella bassa ad Oriente. Un paio di giorni di ricerche su tutte le tavole astronomiche che la biblioteca dell'Istituto era riuscita a procurarsi negli anni lo avevano convinto che in effetti fosse un fenomeno nuovo. Una stella, non c'erano ancora abbastanza dati per confermare se tutti i giorni sorgesse nello stesso punto.

Sulla lavagna del suo studio, divisa in due da un tratto verticale, a sinistra di giorno in giorno erano indicati i punti (e le ore!) in cui si sarebbero dovuti avvistare i pianeti scomparsi. A destra, i dati delle osservazioni della Stella Nuova, come il dottor G. glieli portava di giorno in giorno.
Stava seduto sulla sedia, fissandoli come se, intimorendoli, quelli avrebbero confessato.

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Puntata n.4
Puntata n.3
Puntata n.2
Puntata n.1

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sabato 20 dicembre 2008

Jews in Space

È un modo stupido di buttare il sabato mattina, con il covariante bilineare da consegnare entro martedì. Però Mel Brooks mi ha sempre fatto passare un gran bel buon tempo. E questo spezzone è fenomenale.

Da La pazza storia del mondo parte I

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venerdì 19 dicembre 2008

Il Teorico /4

Episodio IV
Istituto di Dinamica Celeste, 6° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Il sole era coperto da una densa caligine quando il dottor B., sentendosi scosso da qualcuno, si risvegliò di soprassalto. Accanto a lui, con le stesse sue occhiaie di chi non aveva dormito che qualche ora buttato sulle carte e sul duro legno della scrivania, il dottor G.
«Hai visto?»
Il dottor B. si strizzò gli occhi, si mise le mani nei capelli, e le ritrasse coperte da un liquido scuro e appiccicoso. Nel dormire aveva rovesciato il calamaio; con lo sguardo percosso per un secondo dal panico gettò lo sguardo sulla scrivania, e per miracolo l'inchiostro non aveva macchiato le osservazioni su cui aveva passato la notta. Una buona metà del suo articolo in lavorazione I moti della Terra visti dall'Antiterra - Introduzione non pedagogica sarebbe stata da riscrivere, ma almeno non aveva vegliato per nulla.

«Visto cosa? Quanto può essere scritto male un quaderno delle osservazioni?»
«La stella nuova!»
Il dottor G. sventolava il quaderno delle osservazioni di quella notte - ad un primo sguardo, non scritto meglio di quello della notte precedente.
«No, ascolta...non ho ancora finito...è un'impresa titanica capire cosa hai scritto, perché lo hai fatto e cosa intendevi! Lasciami un po' di tempo, o siediti a spiegarmelo.»

Il dottor G. era proprio uno dei più giovani. Tutto acceso d'entusiasmo, quasi non riusciva a mettere in fila due parole, preso com'era dalla sua "stella nuova". Le osservazioni di quella notte ne avevano confermato la presenza.
«È grandissima e luminosissima!»
E gli agitava sotto il naso il quaderno delle osservazioni.
«Ascolta, siediti un attimo. PRIMA, mi vuoi dire dove sono Marte, Giove e Saturno, nel tuo quaderno?»
«Ecco, dovrebbero...» e il dottor G. sfogliò velocemente i due quaderni «...non ci sono!»

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Puntata n.3
Puntata n.2
Puntata n.1

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mercoledì 17 dicembre 2008

Il Teorico/3


Episodio III
Istituto di Dinamica Celeste, alba del 6° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Stava albeggiando sui tetti di Susa, quando il dottor B. decise di rinunciare a trovare i pianeti sul quaderno delle osservazioni. Era una delle prime cose che aveva notato, che mancavano le posizioni dei pianeti; ed aveva, di conseguenza, deciso di non occuparsi della questione, almeno finché il dottor G. non avesse sistemato i dati; perché uno non si può dimenticare dei pianeti. Poi gli era venuto uno scrupolo - aveva, cioè, notato che il dottor G. non scriveva mai, accanto alle coordinate, quello a cui facevano riferimento; e quindi, magari, tra quelle paginate di numeri erano nascosti i pianeti che non apparivano a vista.

Decisamente, le tavole non erano fatte bene. E il dottor G. poteva, come minimo, utilizzare una convenzione di scrittura che gli evitasse di dover riconvertire le coordinate nelle prime in quelle delle osservazioni, o viceversa. E, così, qualche ora era passata nel fare conversioni. Dopo, aveva dovuto giocare al "trova le differenze", o meglio al "trova le uguaglianze", per mettere la sua bella didascalia ad ogni oggetto osservato. Più facile a dirsi che a farsi, perché i pianeti e le stelle si spostano, durante la notte (Aristarco di cui aveva letto qualcosa aveva un'idea diversa in merito, ma decisamente irrilevante ai fini dell'osservazione), e non è che sulle tavole ci sia la loro posizione minuto per minuto; va quindi calcolata la traiettoria, e vanno cercati sulle tavole in tutte le posizioni possibili, perché figurati se il dottor G. ha scritto l'ora in cui osservava questo o quel quadrante.

E, poiché chi cerca trova, Venere era stato individuato. Almeno lui! Ma ormai albeggiava sui tetti di Susa, e né di Giove, né di Saturno, né di Marte c'era traccia. Questa doveva essere, dunque, l'anomalia a cui il suo collega faceva riferimento. Anomalia nefasta, senza alcun dubbio. E poi c'erano ancora molti oggetti non identificati, tra i quali doveva nascondersi la famosa nuova stella del dottor G.; ma c'era da controllare meglio: concentrarsi sui pianeti fantasma gli aveva fatto perdere molto tempo, e trascurare le stelle. Un altro momento, però. Già si era addormentato sulla scrivania, con il capo appoggiato sulle carte.


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Puntata n.2
Puntata n.1

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martedì 16 dicembre 2008

Ordinario buon tempo

Se penso che di questo fine settimana, così come del precedente, c'è in giro una caterva di foto che meglio di mille parole lo descriverebbero (e molto più velocemente), mi scappa la voglia di scrivere - anche perché dovrò risegnalarle ai miei lettori tra qualche giorno o qualche settimana, all'ennesimo riversamento dalle macchinette dei miei amici al mio PC ed indi in rete.

Ma sarebbe un peccato mancare di segnalare un paio di eventi, di fatti e di posti che hanno un'utilità non dico generale, ma che comunque potrebbero incontrare interesse.

Venerdì sera, beh, era il venerdì del film per il gruppo adolescenti (venerdì-film che stiamo subdolamente cercando di diradare, perché rimane pochissimo del contenuto e rovina il continuum degli incontri), e dopo mesi in cui eravamo riusciti a stopparlo, il don ha rotto gli argini ed ha proposto Paranoid Park.
No, se qualcuno fosse curioso della mia impressione sappia che non mi è piaciuto. Però (e solo chi ha orecchi per intendere intenderà) mi ha fatto morire dal ridere, e per il contenuto in sé e per il contesto, «è stata una tua idea», e non posso aggiungere altro. Dopo, come è tradizione, sono andato con Fabio all'Ein Maß, per scoprire di aver finito tutte le birre scure della lista (ok, non tutte tutte, ma quella che manca costa venti euro il mezzo litro, e la salveremo per un'occasione speciale). Dunque, abbiamo deciso che l'indomani saremmo andati all'Abbazia di Sherwood, che è un po' fastidiosamente distante, essendo a Caprino, ma che è assai rinomata e mi era stata in più occasioni raccomandata per la quantità e la qualità delle birre proposte.

E questo, difatti, è stato il programma di sabato sera, dopo aver sottratto Fabio ai suoi "compiti istituzionali" di direttore dell'oratorio (ci sarà mica bisogno che sia lì a far da balia a quelli che guardano un film, no?) ed essere stati raggiunti da Geordie con la sua auto rombante. Lì, sistematici al bancone come quelli veri, ma solo perché non volevamo attendere che si liberassero i tavoli, abbiamo iniziato, storditi dall'ampissima varietà di birre che la carta metteva a nostra disposizione. Abbiamo preso una birra di Natale, poi una delle più amare che avete, poi una addizionata di fave di cacao, poi una con un interessante bouquet di frutti bianchi, poi...boh (in realtà, credo basta, perché qualcuno di noi - non io - ne aveva abbastanza, e alla sete era subentrata la fame, e con le patatine fritte le facoltà degustatorie segnavano inevitabilmente il passo). E siamo tornati in paese, per recuperare Emanuele (e per portare me a casa, ché dopo la mezzanotte inevitabilmente mi spengo) e permettere al resto della compagnia di continuare la serata.

Era bene che andassi a letto presto, anche perché avevo in programma di testare le ciaspole portatemi da S. Lucia, ed a tale scopo avevo pianificato un'uscita interlocutoria insieme a Michele, per la mattina dell'indomani. Siamo saliti ai Piani dell'Alben, di cui abbiamo praticamente battuto palmo a palmo una buona metà, tra boschi roccoli e casette distrutte durante la guerra e poi ricostruite con un dubbio gusto goticheggiante. Arriveranno le foto, spero. Siamo scesi in tempo per pranzo; e nel pomeriggio mi sono nuovamente incontrato con Fabio e Geordie - incastrati per oltre un'ora a preparare le lettere di auguri natalizi del parroco - e siamo in seguito saliti a Selvino per un distinto tè delle cinque (anche se anche di Selvino va ricordata una chicca, accennando ad un paio di ragazzine quindicenni che hanno sorriso al nostro indirizzo mentre passavamo per la via «cosa ridi che sono tuo padre?») seguito dalla Aviatico-Orezzo-Gazzaniga, che è sempre la migliore strada per scendere da Selvino.

E poi, a sera, la preghiera per i giovani, di cui s'è già parlato.

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lunedì 15 dicembre 2008

Se non in patria

dal Vangelo di Marco, traduzione ritmica di Silvano Fausti


E diceva loro Gesù:
Non c'è profeta disprezzato
se non nella sua patria
e tra i suoi conginuti
e nella sua casa
E lì non poteva fare nessun prodigio.
...
E si meravigliava della loro non fede.

Per il testo completo (CEI 1974), Mc 6,1-6a


Passo meditato nella preghiera per i giovani di ieri sera. Nei capitoli precedenti, Gesù è passato per la Palestina sedando tempeste, scacciando demoni, risuscitando la figlia di Giairo e guarendo l'emorroissa, da Signore del mondo, della Vita e della morte. Ma qui, a Nazaret, si rivela impotente di fronte all'incredulità di quanti lo conoscevano. Perché tanto potere alla nostra libertà? Perché siamo più forti di una tempesta, perfino della morte?

Queste erano le provocazioni (o meglio, una delle proposte, quella su cui mi sono concentrato) lasciate alla meditazione personale.
Se avesse voluto che il Suo creato fosse "perfetto", avrebbe dovuto fare a meno di creare gli uomini liberi. Ma l'Amante non può sopportare che l'amato non gli corrisponda liberamente, dunque la Sua sarà sempre una proposta. Ma nel creato non vi è solo l'Uomo; e creando tutto per l'Uomo, ha scelto la possibilità di far andare in rovina tutto il resto della Sua opera. Avevo bisogno, le settimane scorse, di poter toccare la sensibilità degli Orientali per la missione di Cristo, di cui sottolineano un aspetto diverso rispetto al "nostro" per salvare l'Uomo, ma per rendere l'Uomo Dio. Forse, tanta importanza all'Uomo perché è c'è l'Uomo nei "piani", e al centro del progetto rendere l'Uomo più che un'Immagine, un Libero e Perfetto Amante come il suo Creatore.
E così il Male che non era nei piani è nulla di fronte a Lui, come la nebbia estiva che sparisce al primo accenno dell'alba. Perfino il più grande Nemico, la Morte, si deve chinare ai Suoi piedi.
Ma l'Uomo no. Non è il Nemico, ma per lui c'è posto nel Fine (con un azzardato ma non troppo salto, un posto nella musica della Grande Fine come scrive Tolkien).
Dio non contravviene ai propri decreti, come dicevano una volta con un linguaggio che oggi suona fuori moda.
Io non so quale sia, delle tre proposte di meditazione, quella che il curato ha seguito con più attenzione. Penso, però, che difficilmente avrebbe scelto un brano finale diverso se non avesse percorso binari simili a questi.

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domenica 14 dicembre 2008

Mangiarsi le mani

Immaginarsi la scena: il giovane Cassa in quinta superiore, che dall'alto della superiorità di quelli di quinta su tutti gli altri, insieme ad alcuni amici e compagni di classe, tollera ed accoglie la compagnia delle ragazzine adoranti (non adoranti lui personalmente, ma più che altro l'idea di uno di quinta superiore), tra le quali una in particolare incontra il suo gusto.

Ma il giovane Cassa, onesto e saldo nella consapevolezza della propria carta d'identità e del Codice Penale, ritiene non sia consigliabile e retto dar seguito all'inclinazione ed esplorare fino in fondo le possibilità che la situazione offre.
Al contrario, alcuni dei suoi amici manifestano opposto consiglio, ed uno in particolare mostra inopinata perseverenza, e tutt'oggi continua la relazione che gli aveva meritato l'epiteto di don Bosco.

Solo che, ad incrociare ogni tanto le foto che mostrano come sono oggi quelle che erano ieri, il vecchio Cassa è un po' preso dalla voglia di mangiarsi le mani. Anche perché non aveva visto sbagliato (o non cambia i gusti, che è lo stesso).

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sabato 13 dicembre 2008

Il Teorico/2


Istituto di Dinamica Celeste
notte del 6° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Nata una nuova stella, figurarsi! Per prima cosa, lo sanno anche i bambini che i cieli sono immutabili, e che gli unici a muoversi sono (come dice il nome stesso, tra l'altro) i pianeti. Quanto alle comete, non è neanche sicuro che siano oggetti celesti: potrebbero benissimo essere fenomeni atmosferici, né esistono evidenze che non lo siano.
E, così maledicendo il nuovo arrivato del piano di sotto, il dottor B. riprese per l'ennesima volta in mano le tavole e le effemeridi, ed iniziò a confrontarne i dati. Perché quelli che passano i loro giorni ad aguzzare gli occhi contro il nero del cielo pensano che tutti sappiano riconoscere a vista oggetti ed astri dalle pagine di coordinate angoli numeri, e che basti depositare sulla scrivania del vicino un pacco di tabelle perché l'altro trovi al volo l'anomalia, che poi effettivamente ci sia non è nemmeno detto.
Così, il dottor B. passa la notte a cercare di riconoscere, tra i punti segnati dal dottor G., quale sia una stella e quale stella sia, quali costellazioni di quelle visibili abbia effettivamente visto, se e dove e come ci sia lo strano fenomeno della cosiddetta stella nuova.

Non che sia facile; a parte la pessima grafia, che aveva già notato, il dottor B. deve anche considerare che le tavole astronomiche sono state realizzate osservazione dopo osservazione, e quello che in una sera qualsiasi si vede in cielo è molto meno di quello che le tavole riportano. Ché poi bisognerebbe essere sicuri che le tavole siano accurate, e finché nessuno propone un modello sicuro per i moti celesti è tutt'altro che scontato.

Questo è esattamente il tipo di cose che gli Sperimentali tentano di dimenticare, e spesso ci riescono benissimo.
Se sapessimo con ragionevole certezza come si debbano muovere, da una notte all'altra, da un mese all'altro, da un anno all'altro, questi benedetti cieli, la stella o il pianeta che oggi è qui, tra la cintura e la spada di Orione, sapremmo dove andarlo a cercare domani, e non penseremmo mai che, per qualche motivo, la stella A (75°N, 12°22' E) oggi non si vede, ma si vede la stella B (75°2' N, 12°21' E) che ieri non era visibile, e magari sono la stessa che si è spostata.

Esiste, quindi, la possibilità che le tavole su cui i dottori confrontano quello che si vede con quello che si deve vedere siano sbagliate.
Ma è solo una preoccupazione molto marginale; sembra quasi inventata da uno Sperimentale che sbaglia gli esperimenti. Infatti, nelle osservazioni del dottor G. c'è uno strafalcione enorme. Incredibile come quello sia riuscito a farlo. A meno che le condizioni meteorologiche fossero insolite. Perché qui mancano non già delle stelle fioche e quasi invisibili; ma dei pianeti.


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Puntata n.1

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venerdì 12 dicembre 2008

Notazione di Leibniz

Questo post è inteso per far arrabbiare i matematici.
Ok, non è proprio così, diciamo che vuole decantare la notazione di Leibniz per le derivate rispetto a quella di Lagrange o di Newton, e tutto per la sua elegante consistenza formale.

Come pochi dei non addetti sanno, "formale" in matematica è alla stregua di un insulto, e si legge più o meno come "non rigoroso". E, come tutte le cose non rigorose, l'uso che farò nel seguito della notazione farà venir la pellagra a più di una persona, e probabilmente anche a qualche mio professore. Intendo, infatti, dimostrare la parte "facile" del compito per gli studenti volonterosi, e cioè che l'energia libera per particella, come funzione del volume specifico, è una funzione convessa come lo è la densità d'energia, come funzione della densità; ma ci restringiamo agli intervalli per cui esiste la derivata seconda.

Diamo per buone le premesse: la densità d'energia è convessa, cioè
$\frac{d^2g}{dn^2}>0$

inoltre, la relazione tra densità e volume specifico è $n=1/v$ e l'energia per particella è
$f(v)=vg(\frac{1}{v})
La notazione di Leibniz mi permette, al contrario delle altre notazioni classiche, di ottenere immediatamente le formule per la derivata rispetto ad una diversa variabile (ricordiamo che io voglio riscrivere $\frac{d^2f}{dv^2}$ in termini di $\frac{d^2g}{dn^2}$, di cui conosco la positività). Avrò perciò

$\frac{d^2f}{dv^2}=\frac{d}{dv}(g+v\frac{dg}{dv})$
$=\frac{d}{dv}(g+v\frac{dn}{dv}\frac{dg}{dn})$
$=\frac{dg}{dv}+\frac{dn}{dv}\frac{dg}{dn}+v\frac{d^2n}{dv^2}\frac{dg}{dn}+v\frac{dn}{dv}\frac{d}{dv}(\frac{dg}{dn})$
$=(2\frac{dn}{dv}+v\frac{d^2n}{dv^2})\frac{dg}{dn}+v(\frac{dn}{dv})^2\frac{d^2g}{dn^2}$
Senza colpo ferire, abbiamo ora un termine proporzionale a $\frac{d^2g}{dn^2}$ ed un secondo termine, che adesso miracolosamente sparisce. Poiché, infatti, $\frac{dn}{dv}=-1/v^2$ e $\frac{d^2n}{dv^2}=2/v^3$, i termini fra parentesi scompaiono e rimane
$\frac{d^2f}{dv^2}=\frac{1}{v^3}\frac{d^2g}{dn^2}$ che dimostra la tesi (essendo che il volume specifico è, naturalmente, positivo).

Ora, con questo calcolo non è dimostrato tutto, perché c'è, appunto, un insieme di misura nulla in cui la derivata seconda di $g$ non è definita. Ma altrove il calcolo è fatto senza sporcarsi minimamente le mani; e non sarebbe stato facile, usando apici o puntini (rispettivamente, Lagrange e Newton)...

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giovedì 11 dicembre 2008

Il Teorico/1

Istituto di Dinamica Celeste
5° giorno dopo l'Equinozio di Primavera


Il dottor B. continuava a lavorare alla sua lavagna, nonostante il sole fosse tramontato, i suoi colleghi se ne fossero già tornati alle proprie case, e la luce nella stanza non fosse abbastanza forte per i suoi occhi, invecchiati troppo presto nel passare gli anni su formule, calcoli, diagrammi. E faceva anche freddo - si risparmiava il più possibile sul riscaldamento, non erano tempi facili. Non erano mai tempi facili per la ricerca, in effetti. Non per quella pura, almeno: i governanti preferivano investire in armamenti. Comunque, i suoi colleghi avevano buon tempo.

«Fatelo vedere al Teorico!»
Ci vuole poco: tu fai osservazioni inaccurate, non sai cosa hai visto, passi tutti i tuoi quaderni delle osservazioni (scritti come neanche un cane dislessico) a qualcun altro, gli dici "guarda un po' questi dati che mi sembrano un fenomeno strano" e te ne vai a casa in pace, al caldo del tuo caminetto. Tanto è sempre il dottor B., che è un Teorico, a sbrogliare la matassa. Che poi ci sono due tipi di Teorici: quelli che cercano di intepretare le cabale degli esperimenti e delle osservazioni, e quelli che fanno previsioni. E il dottor B. sarebbe, per formazione, del secondo tipo. Della serie: "non è previsto, lo vedi nel tuo telescopio, pulisci le lenti e guarda meglio".

Ora, ad esempio, quel bel tomo del dottor G. sostiene che sarebbe nata una nuova stella.

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La foto della lavagna è di

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martedì 9 dicembre 2008

Test: che eretico sei?

QUIZ: Sei un eretico?


You Scored as Chalcedon compliant
You are Chalcedon compliant. Congratulations, you're not a heretic. You believe that Jesus is truly God and truly man and like us in every respect, apart from sin. Officially approved in 451.


Chalcedon compliant 100%
Pelagianism 50%
Monophysitism 42%
Nestorianism 33%
Modalism 33%
Apollanarian 33%
Adoptionist 25%
Gnosticism 25%
Monarchianism 17%
Albigensianism 0%
Donatism 0%
Socinianism 0%
Docetism 0%
Arianism 0%

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lunedì 8 dicembre 2008

Cena malata

L'idea è partita più o meno a metà strada, durante il ritorno dalla neve di sabato mattina; e l'abbiamo subito ritenuta una valida alternativa ai consueti sabato sera. Una cena (dall'originale costinata ad una versione più elaborata, ma la sostanza cambia poco), come al tempo stesso nostro costume ma usanza da diversi mesi disattesa - a parte la 24 ore di Ardesio di quest'estate, che non conta esattamente come cena, il precedente pranzo era stato a Pasquetta. Certo l'euforia dell'improvvisata, ma il difetto delle cene pensate all'ora di pranzo è la difficoltà a radunare i partecipanti. Pertanto, nonostante si siano sfruttati tutti i mezzi più moderni (o, forse, anche per questo), alla fine eravamo in quattro. Geordie il nostro ospite (per motivi termici e tecnici, in casa e non nella cucina teatro di tante altre cene analogamente degenerabili e degenerate), Pedro, Fabio (l'ideatore, ed il cuoco) ed io (più appropriatamente messo a fare il pelapatate).

A metà pomeriggio andiamo a fare la spesa, e ci troviamo sballottati dalla folla shoppingnatalizia; emergiamo con un sacco di soldi in meno ed un carrello pieno di stupidaggini (tipo "patatine" di mela o polvere di Wasabi «così facciamo come in Jackass»). Troviamo il tempo di farci stare la messa-laboratorio liturgico di Scanzo (come osservatori esterni), e poi conveniamo da Geordie's. Iniziamo a spadellare tardi, e di conseguenza mangiamo; il menu prevede, dopo un aperitivo lungo che serviva per riempire lo stomaco in attesa del cibo vero, pasta zucchine gamberetti e zafferano, spiedini e patate arrosto, strudel, torta, le bibite con la biglia di Abbondio e molto più vino di quello che siamo riusciti a bere.

Oltre a cenare, abbiamo deciso di fare un tuffo negli anni '90 guardando il film delle Spice Girls che, giustamente, se non guardiamo adesso, quando mai avremo un'altra serata da perdere così?. Dopo essere annegati nel trash e nel Martini Dry, la parte più difficile della serata è stata rientrare ciascuno alla propria casa al gelo dell'una del mattino (perché sarà un quarto d'ora a piedi, da Geordie's al paese vero), senza essere colti da congestione.

Abbiamo un mezzo impegno a replicare durante le vacanze di Natale, per recuperare qualcuno degli assenti. Se qualcuno fosse interessato si faccia vivo...

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domenica 7 dicembre 2008

Nìf

Le decisioni prese il venerdì sera, davanti ad un boccale di birra d'abbazia, sono sempre quelle di cui ci si pente meno. Questa settimana, la decisione presa è stata «Domani andiamo a fare un giro e finalmente vediamo un po' di neve vera» - a Bergamo ha solo spruzzato la settimana scorsa, come si dice, e piovuto questa.

Qualche piccola resistenza va smussata, ed è opportuno rinunciare agli obiettivi presenti nella mia testa, e si scende al compromesso secondo il quale la decisione è mia, così come la responsabilità in caso di poco gradimento.

Visto che sono anni che mi si ricrimina aver mentito a proposito della lunghezza di un'escursione (ho detto cinque, erano otto), ho ridimensionato i programmi ed anche spostato di una buon'ora in avanti l'orario di partenza presunta. La neve di più facile accesso, retaggio della mia infanzia, è quella di Valcava, cinque cascine e dieci seconde case (di quando negli anni '60 ci si illudeva dello sviluppo turistico della bassa montagna) a cavallo tra la Val San Martino (quella che da Erve e Vercurago scende a Pontida) e la Valle Imagna. Si sale da Torre de' Busi, per dodici chilometri di stretta strada contorta. Valcava sorge sui rilievi che si innalzano dalla piana di Almenno, a serrare verso sudovest la Valle Imagna, e che si innalzano, dapprima con la placida costiera dell'Albenza, poi sempre più aspri e rocciosi fino alle bastionate del Resegone, a fare da estremo limite alle Alpi verso la pianura; tanto che, subito dopo la partenza da Rosciate, già li si vedono innalzarsi, con la sommità imbiancata.

Già avvicinandosi, e più ancora percorrendone i tornanti, si capisce come non sia solo la cima ad essere imbiancata, ma anzi l'innevamento sia più che sufficiente, per vedere la neve. Inoltre, lasciatici alle spalle la nebbia rada che invade la pianura (che si concretizza, per noi, in cappa di grigio sopra Scanzo e visibilità a settanta metri a Pontida), la giornata è limpidissima e si vede tutta la corona delle Alpi Occidentali, dal Monviso al Rosa, innalzarsi dal grigio della Pianura Padana. Arrivati al valico, infilo gli scarponi «Ecco! Lo sapevo che tramavi qualcosa. Io non vengo!» e, seguendo un anziano con gli sci da fondo che subito dopo essersi messo sul sentiero di cresta (molto ampia e pianeggiante) è sparito dalla nostra vista, ci incamminiamo nella selva di ripetitori (che permettono a mezza bergamasca di vedere la televisione) verso il Linzone. Dove il sentiero è già battuto la neve è compressa e si cammina quasi agevolmente, mentre avventurarsi nella neve fresca è utile solo allo scopo di inzupparsi, essere ridicoli e prendere un gran freddo.

Dopo aver fatto una passeggiata, aver sudato un bel po' ed aver visto il sole sparire dietro un nuovo strato di nuvole formatosi nell'oretta che ci siamo fermati, abbiamo deciso di scendere verso la Valle Imagna, incuranti delle indicazioni in senso contrario di un motociclista che era salito da là, e pregava che la discesa dalla parte opposta fosse migliore. Noi, chiaramente, imbocchiamo la strada, che in linea teorica è molto più larga di quella di Torre de' Busi, ma in pratica era praticabile (dove lo era) solo una carreggiata, perché l'altra non era stata sgombrata dalla neve. Costa Imagna, poi la Roncola, Almenno e ritorno a casa, in abbondante anticipo per pranzo.

Segnalo il file di GoogleEarth con il tracciato della passeggiata, e l'album fotografico (è su Facebook, credo sia comunque visibile da tutti). Nell'immagine un'idea dell'ambiente. Tutte le foto sono di Fabio©.

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sabato 6 dicembre 2008

Rorate coeli

Scusate preventivamente per lo sfogo, ma...

Non solo non sono un idealista, ma sono uno che non ha nessun problema a darlo a vedere.

Qualche problema mi fanno, al contrario, quanti non lo sono, non lo possono essere, perché non lo si può essere, e si nascondono dietro parole che lo trasudano.

Che i cieli piovano dall'alto!

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venerdì 5 dicembre 2008

Reaper

Io trovo tempo per guardare la televisione la sera praticamente una volta a settimana, cioè il giovedì quando, ormai da tempo immemorabile, si passano un paio d'ore al bar dell'oratorio. Da qualche settimana, la mia attenzione è stata attirata dal telefilm, in onda su MTV, da cui il post prende il nome.

Ok, non sono la persona più adatta per parlarne, anche perché tra una cosa e l'altra inizio a guardarlo a metà puntata il che, considerati i miei standard da telespettatore, è abbastanza. Lo cito, giacché è insostituibile fonte di risate. Quindi lo consiglio.

Ogni episodio viene seguito dal commento di Fabio e mio, che invariabilmente include il dialogo qui proposto in versione adattata. Al lettore il divertente compito di individuare chi dice cosa:
«Che donna veramente splendida, la tale. Io, al posto del protagonista, non esiterei un secondo ad intraprendere una relazione affettiva con lei.»
«Devo riconoscere che, adottando il tuo punto di vista, si giunge alle tue conclusioni. Ma va considerato che l'altra è la figlia del DIAVOLO. Io non avrei dubbi; e la mia deliberazione è affatto diversa dalla tua.»

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mercoledì 3 dicembre 2008

Tagli alla spesa

In seguito a recenti tagli di spesa, il governo ha preso la decisione di abolire la forza di gravità.
Vorrei essere stato presente per osservare l'espressione degli studenti del corso di Equazioni Differenziali e Modelli Matematici (che i matematici del curriculum professionalizzante affrontano il secondo anno), quando è stato loro consegnato un tema d'esame (meglio, un compito da svolgere a casa) che esordiva in questo modo.

L'idea geniale è venuta al dott. Riccardo Adami, ricercatore di fisica matematica presso la nostra università (ricercatore che, in base alle informazioni in mio possesso, gode di parecchia fortuna tra le studentesse; probabilmente perché è l'unico matematico giovane, o assimilabile a giovane). Il dottor Adami è entrato nella storia e nei nostri cuori di studentelli come esercitatore del corso di Sistemi Dinamici e Meccanica Classica del prof.Magri; non so/non mi risulta che oggi faccia lo stesso per il corso di Falqui. Come esercitatore, impossibile dimenticarsi che è stato l'unico dei nostri insegnanti ad interrompersi per riprendere chi commenta, anche sottovoce: «Ha qualcosa da dire, signore?!», e la discussione sul più grande problema della teoria dei sistemi dinamici, e della fisica matematica in generale: la pronuncia di Dirichlet: perché era tedesco, ma il cognome viene da una città belga; dunque, come si pronuncerà? Noi adottiamo "DIRI(S)CHHLÉ". Pochi altri, poi, ricorderanno l'unica lezione da lui tenuta in sostituzione del docente assente, sul pendolo accoppiato, ed il fatto che sia stata talmente complicata ed incomprensibile che tutti hanno pregato non fosse chiesta all'esame.

È rimasto comunque annoverato tra i più simpatici dei docenti, ed i più preparati degli esercitatori (e, comunque, già allora teneva un suo corso). Ed il tema d'esame dell'altro giorno non fa che confermarne la fama. A memoria, recitava:

In seguito a recenti tagli di spesa, il governo ha deciso di abolire la forza di gravità. Si pone il problema di come mantenere i pianeti in orbita attorno al sole. La comunità scientifica propone una forza di tipo elastico

$\vec{F}=-k\vec{r}$ dove $\vec{r}$ è la posizione rispetto al sole

e vi incarica di eseguire la perizia dello studio di fattibilità. Discutete le conseguenze di questa modifica sui moti periodici, le leggi di Keplero, le stagioni. Individuate le costanti del moto e discutete l'eventuale insorgenza di fenomeni caotici se tale forza agisse anche tra i vari pianeti.

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lunedì 1 dicembre 2008

Condizione algebrica

L'intento della ricerca è scrivere, mimando quello che è stato possibile fare nel caso del bialgebroide di Lie associato ad una varietà di Poisson-Nijenhuis, la condizione di bialgebroide alla Mackenzie-Xu come due condizioni di accoppiamento tra le ancore. La prima condizione, a senso, è la seguente:

Ora, perché debba valere è ancora un po' oscuro. Credo che salti fuori naturalmente se cerco di imporre la f-linearità (o, almeno, un difetto come quello per PN), come funzionava nella tesi.

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