ovvero come passare il lunedì dell'Angelo.
Benché si possa scrivere un romanzo anche a proposito della preparazione di questa Pasquetta, al limite lo faremo in seguito, perché non ho molta voglia di scrivere lenzuoli e già una minima cronaca di oggi porterà via non poco tempo. È tradizione, ovunque, che il lunedì dopo Pasqua si passi all'aria aperta, sarà perché ormai è iniziata la primavera sarà perché è una scusa come un'altra per mangiare smodatamente. Così, anche coi soci, si organizza una grigliata di Pasquetta che rientra a pieno titolo nella categoria dei "pranzi devasto". Dopo aver faticato non poco, troviamo che si può pranzare nel campo di Fabio, che ha scoperto ieri di aver ricevuto in eredità dopo una serie di lutti in famiglia. Il campo e annesse strutture sono abbandonate da qualche anno, comunque risultano, previa sistemazione, non ancora agibili ma in condizioni tollerabili. La posizione è bella; risparmiandosi tutte le disquisizioni sull'esposizione e il tipo di terreno per fare l'uva che il padre di Fabio mi ha esposto, è in una valletta riparata da sguardi indiscreti e, soprattutto, da vicini che potrebbero aver da ridire. Ecco mappa e foto aerea:
Anche se dal disegno non sembrerebbe, non è poi così fuori mano (almeno all'andata: al ritorno, quando si è bei pieni, il discorso è stato diverso...)
In seguito a non so che mania di far presto, l'appuntamento è per le nove di mattina, e anche se arriviamo tutti tra le nove e mezza e le dieci, non cambia poi così tanto. Siamo io, Fabio, Beppe "Ratar" e, poiché altri ospiti che aspettavamo possono venire solo dopo pranzo, abbiamo allargato l'invito anche al fratello di Fabio ed a Massimo, e a mio fratello ed al Lozza. Io vedo il problema di avere due "troppo grandi", Francesco C. e Massimo, e due troppo giovani, mio fratello ed il suo socio il Lozza, ma piuttosto che avanzare i chili di carne, bene così. Il problema è che, mentre qualche solerte incomincia dalle dieci - dieci e mezza a far su il fuoco, tutti noi altri iniziamo a sbocconcellare patatine, panini alle cipolle ed a bere tutto quello che ci passa per le mani, così quando è pronta la carne, a mezzogiorno, siamo già tutti pieni. Mangiamo lo stesso un primo attacco, e nel pomeriggio, tra una stupidata ed un'altra, attacchiamo gli avanzi di cotechini e braciole (sabato sembrava che tutta la bergamasca avesse voglia di costine, e dopo aver passato tre macellerie non le avevamo trovate). Il problema più grosso è la scarsità di ombra che ci costringe a mangiare (ed a bere, ma senza esagerare) sotto il cosiddetto "rebattone", il che ci "tòra" ancora di più. Dopo pranzo passiamo un'oretta di ripiglio stesi sull'erba, a contarla su, e quando arrivano i ritardatari, senza smettere di dire tutte le stupidate che passano per la testa, portando seco una colomba, non ce lo facciamo ripetere due volte e torniamo a tavola a mangiare. Così, tra un boccone e l'altro, un sorso di rosso ed uno di Coca Cola, un aneddoto sulle elementari ed uno sull'altro ieri, arrivano senza che ce ne accorgiamo, le cinque e mezza. Rimarranno nella storia il Didgeridoo suonato, che rimbomba come un corno di guerra per la valletta e risuona giù fino in paese, l'Uovo di Pasqua di Cicciobello che dopo essere rimasto sotto il sole era flessibile come una lamiera, il tetto del "casello" tenuto insieme con vecchi cartelli stradali e la tola di Nitrato Di Cerio (Cerio!? cosa ci fa in mezzo ai campi? su Wikipedia dicono che si usa per il vetro o contro la nausea..che figata contiene anche tracce di Torio radioattivo) piena di acqua color criptonite.
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