giovedì 31 maggio 2007

Mi sento a disagio

...ed era parecchio che non succedeva.
Non è essere di cattivo umore, non è avercela con il mondo od una persona in particolare, non è avere la luna storta perché non è stata giornata, o settimana, o non è vita.
È non sentirsi a casa, o come nei famosi sogni in cui ci si vede a parlare in pubblico nudi, anche se poi è scontato che è un sogno, ma ci si sveglia lo stesso rassicurati. (A proposito: ho scoperto di recente che la maggior parte delle persone non si rende conto che sta sognando, e pensa di vivere davvero quello che sogna. Boh. Si vede che io non ho abbastanza fantasia, oppure sono troppo distaccato).
È come un bambino che ha un segreto stupido, tipo che ha rubato i biscotti, e adesso non sa come dire che ha il mal di pancia, perché sarebbe subito scoperto - ma la mamma non è stupida ed ha visto tutte le briciole per la cucina, e non deve scoprire nulla.

Ecco, mi sento a disagio come quel bambino. Non posso certo dire di aver custodito gelosemente il mio segreto, ma certo non l'ho affisso ai muri; e vedere che qualcuno lo sa - senza che gli sia stato detto, che io sappia - mi fa sentire come un ladro colto in flagranza di reato. E non che abbia molto senso anche negare, di cui pure sono maestro, visto che oltre a non essere effettivamente più possibile è anche ingiusto.

Ma perché sono a disagio? Mi sentirò pure come colto in flagrante, ma certo non credo sia un reato quello che ho commesso; e non va neanche contro l'onore, la giustizia, o cose affini. Due cose. La prima è che non è da me. Come se si scoprisse che Berlusconi, che pur se ne vantò, a suo tempo, non ha sulla scrivania "Il Principe" di Machiavelli, ma Harry Potter. Ho ancora nelle orecchie due giudizi sul mio conto, dati a distanza di anni e da due persone diversissime, ma parimenti molto veri "La tua aridità ci preoccupa" e "Ma quanto è bello questo cinismo". Ecco, questo è il vero Cassa, o perlomeno il Cassa che vale la pena conoscere, mica quell'altro, di cui pure su queste pagine sto dando eccessivo spettacolo. E non solo questo, non che si veda soltanto come un problema di immagine. Avevo giurato a me stesso che giammai avrei dovuto cadere in una trappola di tal fatta, che si fa anche presto ad iniziare bene, ma poi conduce alla rovina.
E la seconda cosa, più importante e seria.
A chi piacciono i sentimenti, in particolare quelli degli altri? A nessuno, ovvio. Li subiscono un po' tutti, come dice pure la parola stessa: passioni, da patire. Non riesco nemmeno ad immaginare quale fastidio possa dare essere oggetto di un qualche tipo di sentimento da parte di qualcun altro, in particolar modo se si condivide poco o punto. E, se sono a disagio io, quale disagio sto procurando a quell'altra, che certo non lo merita, e nemmeno, voce populi, ne ha mai fornito ragioni?
Io, confesso, ero convinto non di mantenerlo segreto, ma certo non che facessi di tutto per farlo sapere in giro; anzi. Ma, evidentemente, così non va.
Sono allora due le alternative che si potrebbero intraprendere. O fare un passo indietro, e stare alla finestra, o cercare di segnare il punto. L'uno comodo ma doloroso, l'altro faticoso, senza alcuna possibilità di riuscita, e senz'altro foriero di male.
Un male non meritato, di cui ho coscienza.
Il male.

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lunedì 28 maggio 2007

Spire quadrate

Se c'è una cosa che non sbaglio, è calcolare il flusso del campo magnetico in una spira quadrata.

Eccone una prova!

Al giorno d'oggi, è importante specializzarsi od il mondo del lavoro ti taglia fuori...

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sabato 26 maggio 2007

Semel anno licet insavire

Niente faceva presagire che ieri sera sarebbe stata una delle serate più deliranti degli ultimi tempi (senz'altro da dicembre dell'anno scorso)

Dopo i consueti riunioni ed incontri del venerdì sera, invece di tornare a casa abbiamo deciso di fare il solito giro in compagnia. La serata del venerdì appartiene alla categoria "serata base", perché nessuno ha mai intenzione di esagerare, e di solito si passa seduti in qualche bar dove si ordinano rigorosamente max 2 consumazioni alcoliche (e di queste, una sola superalcolica). È iniziata ufficialmente la stagione delle sagre, quindi abbiamo pensato di fare un salto a Pedrengo a vedere se c'era in giro un po' di gente (Pedrengo è finitimo a Scanzorosciate, sono cinque minuti d'auto). Probabilmente perché era la prima sera, c'erano veramente poche persone, nonostante non è che fosse così tardi (erano intorno alle 22.15), e un gruppo di musicisti suonava una banda di ottoni. Andiamo al bar, e in quattro prendiamo (molto base) una coca, due medie e mezzo litro di vino (questo sono io, da bere così non ci sarebbero stati problemi). Mentre siamo lì, ci raggiunge da Rosciate un altro di noi, che ci spinge ad andare alla cassa ristorante ed a vedere cosa è rimasto da mangiare. Iniziamo con spiedini e patatine fritte; mentre aspetto che finiscano di preparare la carne, gli altri fanno di nuovo un salto al bar, e quando arrivo con il cibo trovo altri due litri di vino che ci attendono al tavolo. Iniziamo a mangiare e bere, e poi il mangiare non ci basta, e ordiniamo di nuovo, e di nuovo ancora, fino a prosciugare tutto quello che era rimasto alla sagra (fatta eccezione per la trippa, ma solo perché non c'era l'Epo). Alla fine rimangono sul campo di battaglia, per cinque persone di cui una astemia:
  • due litri e mezzo di vino (mezzo di rosso, due di bianco)
  • una lattina di coca-cola
  • due medie
  • tre piatti di spiedini
  • un piatto di casoncelli (freddi)
  • due piatti di tiramisù
  • uno di profiteroles
  • un piatto con almeno tre-quattro porzioni di polenta (fredda e mangiata con le mani)
  • due panini col salame
  • un piatto di scaglie di grana
  • tre panini con la Nutella
  • cinque-sei porzioni di patatine fritte
  • due litri di gassosa Yessi (ho proprio una GranSete)
  • un limoncello
  • un montenegro
  • un caffè

E tutto questo nel giro di tre quarti d'ora, un'ora.

Un delirio. Abbiamo sattonato l'inverosimile, conosciuto tutte le cuoche di Pedrengo (che io sappia, non in senso biblico, ma con tutto quell'alcol...) e siamo anche arrivati a casa con le nostre gambe (io, almeno, che sono sempre il primo a scendere). Certo, sono cose che mettono alla prova, e meno si fanno meglio è. Ma quando si fanno...

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mercoledì 23 maggio 2007

Reticolo a riflessione

Una semplice "spiega"

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lunedì 21 maggio 2007

Dietrologia sul Partito Democratico - 4

-come spaventare il Nemico-

A sinistra del famoso CentroSinistra ci stava un partito postcomunista, tale Rifondazione (ci sta ancora). A questo partito, la politica imprenditorial-riformista del governo Prodi I non andava a genio, e se certo era un argine all'imprenditore, non faceva certo una politica che si potesse saldare con gli interessi sindacali e operai del partito. Si cerca, così, di tirare la corda, sapendo che l'appoggio esterno offerto da Rifondazione è importante per il governo.
Il Presidente del Consiglio, intanto, aderisce alla linea politica del "i partiti non mi lasciano lavorare come vorrei", al giorno d'oggi vista e sentita in tutte le salse, compresa la voce del sindaco del paesino di mille abitanti, cercando di guadagnare consenso personale scalzando i partiti più tradizionali (PDS e Popolari). Questa politica era rischiosa; così stabilirono i democristiani in una nuova riunione segreta. Va bene portare alla deflagrazione le conseguenze del sistema politico inopportuno (con stile molto marxista), ma si stava correndo il rischio di permettere ai sostenitori di conquistare a tempo indeterminato l'opinione pubblica. Ancora, come con il fascismo, si sarebbe tornati sobri. Ma non ci sarebbe stato modo di manovrare nell'ombra come tanto faceva piacere ai congiurati, ed ai più celebri tra loro. Così, contatti riservati spingono Rifondazione Comunista a presentare mozione di sfiducia. Sulla carta, la fiducia dovrebbe passare per qualche voto, ma si incaglia e viene negata, al Senato, per un voto. Prodi mangia bile. Il governo si allarga all'UDR di Cossiga. Ancora oggi, se si leggono blog di area sinistra ed ultrasinistra, la gente pensa che Rifondazione sia stata un capro espiatorio (che, tra l'altro, in seguito a questa uscita si spacca tra un'ala allora più ulivista (il PDCI) e quella ortodossa) e che il senso della manovra sia stato neocentrista. È vero.
Spedito a fare il Presidente della Commissione Europea Prodi, è di nuovo il tempo della politica. L'accusa di aver lasciato morire il progetto di Prodi per la conquista del Parlamento, dell'Italia e del mondo dà adito alla nascita di un partito "prodiano", i democratici, che ha intenzione di fare un partito unico per tutto il centrosinistra. Gli ridono tutti in faccia, ma i Popolari, alle europee, precipitano al 3%. Erano mesi che i giornali del Nemico davano la colpa a loro per aver fatto cadere Prodi, che tanto faceva per l'Italia, ed aver messo D'Alema, un politico malvagio.
Viene urgentemente convocata una riunione dei nostri democristiani.

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domenica 20 maggio 2007

Resegonto

come direbbe De Mita o qualche nostra nota conoscente universitaria tentando di pronunciare "resoconto"; ma in questo caso va bene così, perché si tratta del resoconto della giornata di ieri passata sul Resegone.
E, in effetti, il motivo per celebrare la giornata di ieri c'è tutto, non fosse per altro che, dopo una serie di sfortunati tentativi, tutti bloccati dalle condizioni atmosferiche straordinariamente avverse, che mi avevano fatto sospettare essere il Resegone per me una montagna maledetta, finalmente sono arrivato in vetta, e per di più in una splendida giornata di sole, soltanto inficiata da un poco di foschia che non permetteva la migliore delle viste.
Sono, ora, tentato da un'alternativa. Visto che non sono andato solo, secondo il mio costume, ma con un grosso gruppo di compagni di università, non so se sia più opportuno raccontare tutta l'escursione quale cronista del gruppo, usando quindi la necessaria diplomazia, oppure di fare come mio solito, essendo il blog mio e non di altri, e raccontare la vicenda dal mio punto di vista, ed essere quindi politicamente scorretto, antipatico e saccente. Non so cosa possa essere più interessante, vedremo che piega prende.
L'organizzazione dell'uscita va, senz'altro, ascritta al merito di Chiesa - con l'unico appunto che questa era in programma per l'anno scorso, ma apprezziamo lo sforzo di far andare d'accordo (n+1) persone ciascuna con i suoi impegni, le sue fisime e i suoi conflitti d'interesse. Io, e come me credo anche diversi altri, ero rimasto che dovessimo andare in diciotto; poi erano sorti problemi per i treni (già: facciamoci problemi perché la linea Milano-Lecco è chiusa all'altezza di Sondrio...) e per conciliare il numero di passeggeri disponibili per auto con il numero di passeggeri necessario. E, tra i problemi della fase organizzativa, va senz'altro segnalato il solito Casati che ha insistito fino allo spasimo per scegliere un sentiero più difficile di quello programmato - a posteriori, sarebbe stata una scelta omicida, rendendosi conto delle condizioni di alcuni di noi. Nel programma di Chiesa, il ritrovo per gli automobilisti (alla cui categoria appartengo) era al piazzale Galli di Lecco, che però non è un piazzale vero e proprio, ed anzi non si chiama neanche Galli, però lo trovi subito. Così, almeno, a sua detta. Io sono arrivato a Lecco un po' prima dell'appuntamento, che doveva essere alle nove meno un quarto, ed ho iniziato a girare per l'universo alla ricerca di questa fantomatica piazza. Ho trovato la stazione dei treni (di cui allego una diapositiva)
svariati centri commerciali, l'uno più offesa architettonica dell'altro, perfino un "Galli materiali edili" in una zona industriale dismessa, e mi sono risolto a chiedere indicazioni ad un'indigena. Il piazzale Galli risulta essere il parcheggio dell'Eurospin di Lecco, non l'avrei mai trovato. Dopo una serie di fortunati sensi unici (poiché la rotonda di fronte al piazzale era chiusa per lavori, e bisognava arrangiarsi) raggiungo la sede dei sindacati confederali, indicatami come "nei pressi", ed il piazzale. Sono in ritardo di soli cinque minuti, merito della mia guida disinvolta, ma non c'è nessuno. Non c'è ANCORA nessuno. Trovo un'edicola e, sebbene avessi preferito prendere un caffè, prendo il giornale e mi avvio con la tipica aria da uomo vissuto, che non vuole far altro che leggersi il giornale, bere un caffè e mangiare una brioche, al parcheggio dove ho messo l'auto. Dal fondo del piazzale mi viene incontro una figura in braghini e maglietta che sventola la mano salutando. È Quadrelli, che è arrivato insieme a Chiesa il quale sta finendo di procurarsi il pranzo. La terza auto, a guida Galasso, è in ritardo finché decidiamo di chiamarli. Sono in dirittura d'arrivo, con qualche indicazione fornita loro sventolando braccia, giornali e bandierine ai bordi della superstrada li indirizziamo verso il posto dove ci siamo tutti. Bisogna andare in stazione a prendere quelli che arrivano da Milano. Ad occhio e croce, ci sono cinque posti liberi, sulle tre auto, mentre in teoria da Milano e dintorni dovrebbero arrivare in sei o sette. Ci si stringerà, Chiesa si bulla di avere un macchinone che se serve tira fuori dal garage. Allo stato attuale, i tre equipaggi sono così composti: auto Quadrelli (Seicento bianca): Quadrelli, Chiesa: 2-3 posti liberi; auto Galasso (Matiz blu): Galasso, Cardani, Colleoni (mu), Paolo il matematico; nessun posto libero; auto Casati (AX celeste): Casati stesso: 3-4 posti liberi;

ci rechiamo in stazione (non per niente so già dov'è, benché per raggiungerla mi perda almeno due volte) e scopriamo che il treno è desolatamente in ritardo; almeno ho il tempo di bere il caffè. Arriva, finalmente, con una ventina di minuti di ritardo, la compagnia Milamonzese; sono in cinque. Non c'è tempo per i salamelecchi, tutti smaniamo per calcare, finalmente, i sentieri. Ci si divide al volo sulle auto: imbarco Daniele Introini, Edoardo Re e Silvia "la ricciola"; Quadrelli imbarca la Maddalena Giulini e Chiarina. Tutti dietro a Quadrelli che, guidato da Chiesa, spinge la sua Seicento al limite fisico sui tornanti che salgono alla Funivia dei Piani d'Erna; la mia AX, pur se a pieno carico, fa valere la propria terza "milleusi", come battezzata quest'estate sulle stesse strade. Galasso, dietro di noi, arranca. Arriviamo al parcheggio e, dopo un rapido cambio di scarpe, prendiamo la funivia che, fortunatamente, pare stesse aspettando solo noi.

Durante la salita, invero pigiati "quasi come in metropolitana la mattina", ci sbizzariamo nel repertorio di scemenze, poiché la parte del pizzo d'Erna solcata dalla funivia prende il nome di "Cadrega", cioè sedia, e da cadrega al rivivere lo sketch di Aldo Giovanni e Giacomo ci passa pochissimo, e poiché ciascuno di noi parla col proprio accento e dialetto peculiare, alla fine siamo tutti gelati da un altro (non so chi, se di noi o degli altri escursionisti) che si chiede ad alta voce: "Ma sarà minga u terùn?" - o come suona la frase "sarà mìa u terù" in milanese.

Piani d'Erna, quota 1300erotti m slm; il nostro obiettivo è la punta Cermenati, m 1874. Sulla carta il dislivello è minimo, ma il problema dell'orografia locale è grave: per salire dobbiamo prima scendere, in un bosco ottimamente ombreggiato, sulle note de "il vitello dai piedi di balsa" fino a ca 1200 m, e poi risalire a Pian Serrada, aggirare uno sperone roccioso, del bel calcare del Resegone, e salire per un canalone dove, con discreto divertimento, si tratta anche di usare le mani, quando serve. L'ultimo tratto è impressionante, da una certa distanza sembra verticale. Ed in un paio d'ore siamo in cima, sono in cima anche quei due-tre di coda, assistiti (per l'andata) da Chiesa. Pranzo con aperitivo in vetta, si mangia troppo, e si discute animatamente se sia più opportuna la valorizzazione dei seminari minori o di altri metodi di orientamento vocazionale (siamo, in fondo, il gruppo "clericale" della facoltà di scienze)
Devo faticare per convincere un gruppetto, rigorosamente di soli uomini, che la bottiglia di lambrusco portata in vetta era come la Coca, buona ma poca (chicca di Chiesa), e che era opportuno un cicchetto a base di grappa. Poi, il solito gruppo si prepara a giocare a carte, mentre io, con un poco di compagnia, giro su un paio di crestine dei paraggi, tanto per non stare fermi.

Poi iniziamo a scendere, verso le tre. Dopo dieci minuti DIECI il primo e più grosso inconveniente della giornata: a Colleoni si rompono gli scarponi, deve cambiare le scarpe e procedere ancora PIU' lentamente di come non abbia fatto fino ad allora. Tra l'altro, abbiamo in programma di non prendere la funivia, in discesa, ma di aggirare il Pizzo d'Erna via Capanna Stoppani per arrivare al parcheggio della funivia a piedi. La discesa è lunga, ed il gruppo si disperde. Non so perché, benché sia certo di avere in plurime occasioni invitato tutti ad allungare il passo, mi ritrovo nel mezzo, dopo aver per lungo tempo accompagnato i ritardatari per bivi ambigui e sentieri invasi da "quei ca**o di sassi", dovuti, come ho subito spiegato, a "quella ca**o di erosione", e l'ultimo tratto di discesa, quando ormai abbiamo aspettato per ricompattarci, è quasi una corsa contro il tempo per arrivare in tempo utile per il treno delle 18.46; cosa che si verifica puntualmente - essendo il treno in ritardo.

Bene. Fatta la gita dell'anno scorso. Ora non resta che organizzare quella di quest'anno

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giovedì 17 maggio 2007

Elezioni universitarie

Poche parole; in primo luogo non parlo per esperienza diretta, in secondo luogo non è che abbia proprio tutta 'sta voglia di fare polemica. Però credo siano interessanti un paio di riflessioni.

Nell'università ci sono alcuni spazi di rappresentanza studentesca. Non sono più paragonabili a quello che succedeva nelle prime università, in cui erano gli insegnanti ad essere agli ordini - ed al soldo - degli studenti, e questo è probabilmente un bene, perché insomma, già le università sono facili così, chissà in caso contrario, ma c'è ancora qualche spazio tutelato. Gli organi interni delle università (senato accademico, CdA, consigli di facoltà ecc.) funzionano un po' come gli organi dei licei, con le varie componenti, mentre ci sono organi eminentemente consultivi lasciati agli studenti in toto, come il CNSU per cui si votava ieri ed oggi.

Il dato è che la partecipazione al voto è scandalosamente bassa. Su migliaia di aventi diritto, non so che facoltà dell'Università di BG, oggi, ha avuto una cinquantina di votanti. E, a BG, non si votava solo per il CNSU, ma anche per il rinnovo degli organi interni. Uno scandalo.

E' decisamente più la spesa che l'impresa...quando poi l'impresa è degna di questo nome. Sappiamo tutti chi ci rappresenta nel Consiglio di Corso di Laurea in Fisica, alla Bicocca. Meta e Lazzaro. Con tutto il rispetto per la buona volontà del secondo, che in questi giorni è impazzito per la campagna elettorale, non c'è di che stare allegri.
L'analisi di questo fenomeno può essere duplice; da un lato, potrebbe essere la generalizzata disaffezione per la politica, ma è una cosa di cui parliamo talmente spesso, che probabilmente non è vera, e lo dimostrano le eccezionali affluenze che si verificano per tanti appuntamenti elettorali generali, anche da parte dei giovani. Essendo perplesso da questa possibile spiegazione, ci sarebbe la seconda, che mi lascia deluso ma non so come controbattere. Il sindaco, il Parlamento, fanno qualcosa. Che sia bene o male, la loro azione influisce pesantemente sulla vita dei cittadini. E' giusto, ed i cittadini lo sanno bene, andare a votare per determinare, in qualche modo, questa influenza. Al contrario, qualcuno alzi la mano a dire cosa fanno i rappresentanti degli studenti all'università, non dico che cambi, ma che influenzi la vita degli altri studenti. Almeno al Liceo si organizzavano assemblee, feste e cose così.
Abbiamo discusso, all'ultimo coordinamento regionale dei GdM lombardi, se concausa di questa disaffezione sia dovuta all'impegno (altri direbbero ingerenza) della politica sull'università. Alla Cattolica, mi dicono i miei colleghi, si preferisce apparire meno come partito (si parla di noi, DL e DS) e più travestiti da associazioni di tipo culturale. A Bergamo abbiamo ritenuto, al contrario, che la visibilità dei partiti (ed in questo caso non solo nostri, perché tale è la decisione presa, ad esempio, sia dalla destra (azione universitaria e forza italia) e dalla Lega, che competono con proprie liste chiaramente identificate ed identificabili) potesse fare da ulteriore sprone alla partecipazione, ma evidentemente non ha influito in maniera significativa (abbiamo battuto meglio su economia, e qui pare che i votanti siano di più, vedremo gli spogli per sapere dove indirizzati).

Credo proprio che il punto sia che questi rappresentanti degli studenti facciano ben poco. Non voglio sapere, né fare polemica, se fanno poco perché non ne hanno il potere oppure perché si dedicano a cose marginali, o perché non si sanno vendere bene, o perché l'Università, alla fin fine, è una cosa seria ed uno mica ha tempo di giocare al piccolo politico, o perché gli altri studenti se ne fregano e i poveri rappresentanti sono lasciati soli a loro stessi. Un fatto è, però, che se non si verifica un'inversione di tendenza, diventano veramente inutili.

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martedì 15 maggio 2007

Dietrologia sul Partito Democratico - 3

-il grande Nemico-

Pochi mesi sono passati dall'insediamento del primo governo Berlusconi, e già il nostro imprenditore naviga in cattive acque, complice un alleato riottoso. La mozione di sfiducia nei suoi confronti viene presentata da Partito Popolare e Lega Nord, ed approvata. Erano altri tempi, erano bei tempi, ed una crisi di governo non sconvolgeva nessuno. Dopo le consultazioni di rito, si sarebbe insediato un nuovo governo, e con calma ci sarebbero state nuove elezioni. Questa novità del bipolarismo causa, però, la prima ferita del sistema italico. Non si riesce ad insediare un governo politico - non che fosse la prima volta, era già capitato del '93 - e si ripiega su un governo tecnico, guidato da un'ottima persona moderata e vagamente liberale, che ottiene la fiducia. Nel frattempo, si agitano le acque del Partito Popolare, diviso tra quelli cui non dispiacerebbe fare accordi con l'imprenditore, e gli interpreti del centro-sinistra. Si diffonde, in Italia, la retorica del Nemico, l'imprenditore o i comunisti. Ma non è questo il nemico che preoccupa i nostri amici. Probabilmente lo sottovalutano, e continuano a pensare di essere politici ben più validi, usciti da scuole di partito e decenni di gavetta, e che gli italiani, dopo il loro periodo d'ubriacatura, si sveglieranno e capiranno da che parte è bene stare. Tesi pericolosa, già utilizzata ai tempi del fascismo, ma non che non si sia avverata: soltanto, ci sono voluti vent'anni. Un altro è il Nemico. Un gruppo di professori, di politologi, di compiacenti giornalisti, che già hanno dato il loro colpo, apparentemente mortale, al sistema politico italiano, uno dei più equilibrati in circolazione - instabile e poco decisionista, secondo i detrattori; ma senz'altro equilibrato - e che, dopo aver previsto il maggioritario per avvicinare i cittadini alla politica (tesi a tutt'oggi che mi suona curiosa), disegnano davanti agli occhi accecati dell'Italia il Futuro: la Democrazia dell'alternanza, anzi: la COMPIUTA democrazia dell'alternanza; questo è il pericolo. Disegnare lo sviluppo del sistema politico come guidato da un immanente principio, lo Spirito della Politica, che guiderà gli uomini ed il Paese ad essere a pari di quei modernissimi paesi dove vota sì e no il sessanta per cento degli aventi diritto. E questi pensatori ammaliano l'Italia.
Costituiscono una compagine di CentroSinistra, senza trattino, come si dice, che prende il nome (ci sarete arrivati) di Ulivo e candida un personaggio di piccolo cabotaggio della cosiddetta Prima Repubblica, già presidente dell'IRI - il più primarepubblicano degli enti della prima repubblica, benché sia stato costituito dal fascismo, ma nessuno lo sa.
I nostri sono talmente abituati alle manovre che lo lasciano fare, perché poi, a tempo debito, manovreranno.

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domenica 13 maggio 2007

Acta diurna

ovvero, fatti del giorno.

È un po' che non scrivo, e una parte di me gradirebbe senz'altro esagerare; d'altro canto, non sarebbe saggio scrivere a ruota libera, perché probabilmente, poi, avrei di che pentirmi, considerato l'ancora troppo recente questione (di cui non mi assumo alcuna responsabilità, comunque, perché non è mia) delle scritte sul quaderno (vero? - col*i a cui mi riferisco sa di avere la coda di paglia)

Sono appena tornato da una provante due giorni romana, anche se questa volta non mi sono ricordato di segnalare sul blog che ero via - cosa che, benché credo nessuno se ne sia mai accorto, faccio con una certa diligenza, quando mi preparo a partire, aggiornando la voce "localizzazione attuale di Cassa". Come può facilmente intuire chi mi conosce, anche ammesso che non l'avessi già personalmente informato, non sono certo andato né a fare il turista - ché Roma ormai mi viene fuori dalle orecchie, tante volte ci sono andato a fare il turista - né per trovare parenti. Nonostante, e sottolineo la concessiva, non volessi andarci, primo perché sono contrario al metodo della manifestazione, secondo perché odio i posti affollati e la folla in generale, sono stato trascinato, insieme a tutto il resto della famiglia, al famoso Family Day. Tra l'altro, non inquadrati in qualche movimento od associazione religiosi, ma come autonomi; che, se da un lato ci ha permesso di alloggiare in un albergo da uomini d'affari - che adoro, col loro nitore assolutamente impersonale - ma dall'altro ci ha lasciato un po' allo sbando. Dovevamo, certo, andare ad un appuntamento, insieme con i nostri colleghi di partito che avrebbero partecipato, col ministro Fioroni, ma una coda assurda sul Raccordo Anulare ci ha fatto arrivare al luogo convenuto (piazza Re di Roma) con cinquanta minuti di ritardo, e quindi abbiamo fatto per tutto il tempo gruppo a sé.
Bilancio della manifestazione di ieri:
  • Credevo fosse eccessiva l'Azione Cattolica, in quanto a esagitazione. Bene, non conoscevo né quelli del Rinnovamento dello Spirito né i Neocatecumenali (in particolare questi, sperando di non offendere nessuno, vincono la palma degli invasati)
  • Rivolta a mio padre: come si può pensare di non poter criticare la Bindi per la questione dei Dico? Io continuo a non riuscire a giustificare quelli che sarebbero "cattolici adulti", perché fanno di testa propria e non fanno i cattolici. Boh. Se poi, come vorrebbe il gossip parlamentare, in un primo momento il ddl Bindi-Pollastrini aveva avuto il via libera delle gerarchie (o, più probabilmente, di qualche esponente della gerarchia) e, quando è venuto allo scoperto, queste gerarchie avrebbero cambiato bandiera ed iniziato ad attaccarlo ingiustamente - come il ministro toscano ritiene - io, forse peccando di commistione politica-religione, o Stato-Chiesa, mi sarei dimesso. Se fossi stato convinto di aver cercato in tutti i modi di conciliare le ennesime richieste di diritti con l'insegnamento della Chiesa, e se tale conciliazione fosse - evidentemente, per come è andata - fallita - avrei rimesso il mio mandato - essendo stato inutile. Ma così come è andata, in che modo è difendibile. Ha certo recuperato in dignità sottolineando come non abbia senso invitare le associazioni degli omosessuali al forum della famiglia, ma non credo che da solo basti.

Ma...possibile che in due giorni, sostanzialmente, salvo la premura poi disattesa di arrivare all'appuntamento con Fioroni, perché nella Margherita è diffusissimo l'atteggiamento "criticare il provvedimento dei DiCo, presenziare al Giorno della Famiglia, è andare contro la Bindi, e noi dobbiamo, invece, proteggerla" per guardare in faccia altre persone, impegnate dalla mia stessa parte, che la pensano come me, non abbia avuto che la testa sempre a viole...

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martedì 8 maggio 2007

Registrazione grottesca

Oggi, come da programma, vado da Baldini per vedere l'esame di Fisica III in cui avrei preso 26, per decidere se accettare il voto o ridarlo a giugno.
Arrivo su al suo studio, ed è tutto sbarrato. Per di più, oggi in teoria avrebbero dovuto esserci gli orali del secondo modulo, ma il foglio con le prenotazioni è desolatamente vuoto. Sono colto dal dubbio che, non avendo nessun iscritto, il professore abbia deciso di dar buca a tutti e di non presentarsi. Visto però che, come mio solito, ero un po' in anticipo, decido di ingannare il tempo facendo un tour senza senso del dipartimento, durante il quale incrocio Barni e due tizi che trasportano una strana (e apparentemente pesantissima) apparecchiatura; quando torno allo studio di Baldini, mi hanno già preceduto Fumagalli e Piasini (che ho scoperto oggi come si chiama in realtà, avendo sempre io oscillato, a dire il vero, tra la dizione "Piasini" e quella "Biasini"), ma stanno sfogliando una vecchia guida all'università (del 2002) perché gli è stato detto di aspettare.
Dopo qualche minuto arrivano Baldini e la Collini, con i registri ed il pacco (a dire il vero assai striminzito) dei compiti. Chiedono se vogliamo registrarci. I due annuiscono senz'altro, poiché portavano a casa 30 e 30L, mentre io chiarisco che voglio vedere il compito, prima di decidere cosa fare. Il mio è stato corretto dalla Collini. Primo esercizio (eff. Doppler di allontanamento e termico) giusto, il secondo gravemente carente (è quello in cui mi sono perso tra le derivate) il terzo ed il quarto (libero cammino medio e vibrazioni in un solido unidimensionale giusti). Va beh...poi si accorge di avermi tolto un punto anche nel primo esercizio, e voglio vedere dove ho sbagliato, perché lei ha il vizio di mettere il voto senza toccare il compito, e quindi senza correzioni. Mi dice: «Avrà tralasciato di scrivere se la galassia si allontana o si avvicina...anzi no, l'ha scritto. Allora avrà sbagliato quest'altro...no è giusto. In realtà è tutto giusto. Dovrei rimetterle il punto. Ma non le cambia di molto, sarà ancora 26. Ma sa, per scrupolo... (sparisce da qualche parte a fare i conti e dopo qualche istante riappare)...no è 27. Mi spiace, guardo sempre due volte ecc. ecc.»
Comunque mi ritrovo con il mio compito miracolato, e allora accetto.
Altre grane: siamo in tre, nessuno ufficialmente iscritto, e ci sono due posti sul registro. Faccio passare avanti gli altri due, che dicono di essersi iscritti e che il SIFA ha commesso un errore - io, a dire il vero, mi ero proprio dimenticato di farlo. Baldini, intanto, litiga con la segretaria per farsi dare un registro in bianco, ma quella è irremovibile. Lui è infuriato, io cerco di minimizzare prendendomi la colpa, in fondo sono io che non mi sono iscritto. Avrò ragione, dice lui, ma non è possibile che come lei metà dei suoi colleghi si sia dimenticato di iscriversi. Domani, quando arriveranno gli altri, avrà comunque bisogno dei registri. Quindi decide di andare a litigare con Ragazzi, che sarebbe il direttore del Corso di Laurea, e mi fa tornare giovedì a vedere se è riuscito ad ottenere i registri. Io, a dire il vero, ho sempre ripetuto che posso benissimo iscrivermi all'appello di fine giugno, basta che non mi faccia rifare l'esame e lo registro anche tra due mesi, non ho mica fretta...
Beh, comunque ho il mio voto, di cui non vado fiero ma almeno posso scriverso sul libretto, che se si infilasse tra due trenta (o meglio) potrebbe anche passare inosservato.
Finite queste adempienze, vado in Centrale per cercare di recuperare l'ombrello che ho dimenticato sabato alla Margherita, ma non c'è verso. O l'ho dimenticato altrove (ma allora non saprei proprio dove, sono certo di essere sceso dal treno con l'ombrello in mano, e di non averlo portato al bar - forse nell'atrio del condominio? Magari la prossima volta che capito lì parlo col portiere) o me l'hanno rubato.
Esco dalla sede verso le quattro, ho una ventina di minuti prima del treno che mi porta a casa....quasi quasi, già che sono qui - penso - potrei fare uno squillo a Quaresima per andare a bere un caffè. Intendo immediatamente? beh, abbastanza, rispondo, ma allora lei non può perché è in giro. Se aspetto si libera, fa trasparire (ma senza dirlo - questo lo suppongo io perché mi ha chiesto un paio di volte se intendevo subito), ma se aspetto non mi libero io, che devo prendere il treno. Dunque otèr, come si dice.
Vedremo, magari si riesce ad ottenere un contrappasso.

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sabato 5 maggio 2007

A distanza di anni ancora archeostage

Non solo è strano ostinarsi ad uscire con i compagni del Liceo a intervalli regolari, quando ormai sono anni che non ci frequentiamo più; è patologico continuare ad uscire con compagni coi quali si è condivisa una settimana a scavare vecchi cocci e scheletri umani. Lasciando perdere tutte le considerazioni intelligenti, tipo che non è vero che si è condiviso solo quello, ma praticamente gli ultimi due anni di liceo, perché il gruppo era ristretto e selezionato, e che la maggior parte di noi si frequenta, se non collettivamente, comunque. Vista da fuori, penso che possa essere presa per una forma di devianza, senza contare che tra di noi c'è una disomogeneità totale - eravamo accomunati, praticamente, solo dal rendimento scolastico in quarta liceo.
In qualsiasi caso, ieri toccava. Incurante del fatto che stamane dovevo essere a Milano per una riunione alle nove e mezza, e che tutta una serie di altri impegni per oggi mi dettava - e detta - orari contingentati, compresi quelli per chiudere occhio, mi sono imbarcato in questa avventura che, al solito, tende a durare più di quanto messo in conto. Con un'opera di persuasione politica ero riuscito, negli ultimi mesi, a barattare il pattinaggio su ghiaccio (oltre che brutto, praticamente un crimine contro l'umanità - o le sue caviglie) con qualcosa di più sedentario e, dunque, adatto a me, tipo il bowling. Vai a capire perché siamo finiti a giocare a biliardo, che non è che ritenga brutto: semplicemente soporifero. La cosa migliore era che, per una volta, guidava Parietti (Villa d'Almè), e mi potevo confrontare a lungo con lo zio Jack. Dopo due interminabili ore, riempite da due interminabili partite, ci spostiamo di cinquanta metri per la consueta birreria borderline tra il tamarro ed il banale - con disarmante video juke box inchiodato sugli anni '80 - dove dissetarsi ed alcolizzarsi ulteriormente, raccontandosi a vicenda aneddoti più o meno spiritosi.
Talmente spiritosi che la serata è stata dominata dall'esito di Fisica III; 26 - troppo poco per portarlo a casa, troppo per rifiutarlo, e tutto questo lasciando perdere le considerazioni circa «quando avrei il tempo di ridarlo?». Siamo ancora qui a rimuginarci sopra.
Concludiamo con il lato positivo: Parietti è un fan del PD. (lui sostiene di non aver mai cambiato parere, ed in effetti è sempre stato bipolarista e bipartitista, e mi concedeva per simpatia il partito di centro: ma ieri era quasi statalista e parlava male delle privatizzazioni - se si comunistizza lui, cosa succederà a tutti noi - i primi frutti avvelenati del processo costitutivo). Cosa c'è di positivo, chiederanno i miei venticinque lettori: che gli ho rifilato il badge del congresso con "Sono partito democratico e non torno indietro". Non mi andava di bruciarlo, ma mi vergognavo a tenerlo tra le mie cose: è un regalo che ha gradito parecchio.

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venerdì 4 maggio 2007

Altri esami

Aggiorno velocemente; è qualche tempo, purtroppo, che non ne avevo modo.
Questa settimana, infatti, sono stato impegnato nell'affrontare un paio di esami non proprio "da nulla".

Mercoledì è stata la volta di Fisica III (I modulo). Come al solito, più una cosa mi interessa meno bene vado all'esame. Non sono ancora stati pubblicati i risultati, ma ritengo assai improbabile un risultato migliore di 26. Sono riuscito, infatti, sia a perdermi per strada in un calcolo di derivate che a dedurre una formula sbagliata per un fattore 1/pi - anche se quest'ultimo deve essere un peccato veniale. Sono indeciso se ridarlo o meno, perché sono proprio errori stupidi...

Ieri è toccato alla verifica di metà semestre del Laboratorio di Fisica; relazione che mi (ci, essendo un lavoro di gruppo) portato via un'infinità di tempo, ma che perlomeno ha portato a buoni risultati, avendo incassato un trenta netto.

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