venerdì 25 settembre 2009

Conseguenze

Fatto
A mia sorella piace cucinare

Ne consegue che organizza una cena con i suoi amici
Ne consegue che una sera di settimana scorsa fanno tardi giù in taverna
Ne consegue che, quando hanno finito, c'è una sua amica da accompagnare a casa
Ne consegue che deve tirar fuori l'auto in retromarcia
Ne consegue (sapendo guidare come io so cucinare) che demolisce specchietto (e non solo) dapprima contro il cancello, poi contro il muro in fondo alla discesa
Ne consegue che si deve procurare uno specchietto di ricambio
Ne consegue che lo si procura da uno sfasciacarrozze
Ne consegue che bisogna chiamare qualcuno per montarlo, e chiamo un mio amico
Ne consegue che viene da me ieri, e dapprima sostituiamo il pezzo, poi tentiamo altre varie riparazioncine.
Ne consegue che scende anche mio fratello, per qualche motivo eccessivamente di buon umore
Ne consegue che lancia idee strampalate, che noi perlopiù bocciamo
Ne consegue che s'ingegna a trovare qualcosa a cui difficilmente direi di no, e trova la montagna
Ne consegue che inventa di andare al Curò, l'indomani, e che riesce a convincere un numero sufficiente di camminatori
Ne consegue che, indipendentemente dalle condizioni meteo, stamattina alle sette si parte con l'AX rattoppata e ripulita, destinazione Valbondione
Ne consegue che ci mettiamo sul sentiero alle otto e dieci, incuranti di brume e nebbie e del fatto che non si vede la testata della valle
Ne consegue che, all'altezza del bivio con la Direttissima, inizia a piovere a catinelle
Ne consegue che ci facciamo la Direttissima sotto l'acqua, ed arriviamo al rifugio (per fortuna aperto, con questa ormai relativamente nuova gestione) peggio di pulcini bagnati.
Ne consegue che passiamo mezza mattinata a scaldarci al fuoco ed a giocare alla Torre di Hanoi fino all'ora di pranzo, che consumiamo in parte al sacco in parte caldo.
Ne consegue, ovviamente, che a parte la prima mezz'ora scendiamo che non piove e quasi quasi sembrerebbe poter uscire il sole.
Ne consegue che stasera andrei anche a letto presto, ma tanto non posso

La foto non c'entra niente con la camminata (forse come metafora dell'acqua a catinelle), serve per dare una rappresentazione grafica del concetto di "cascata di eventi"

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mercoledì 2 settembre 2009

Quando ci si perde

Come ormai si è ampiamente dimostrato, non è che io riesca a stare in casa, fermo e calmo, per più di tre giorni di fila. E così, avvicinandosi pericolosamente il limite, ier l'altro - che sarebbe lunedì 31 - sono partito per un'escursioncina che doveva essere facile facile, salire al rifugio Albani (1940 m) dalle baite Möoschel che sono sopra Valzurio, in comune d'Oltressenda Alta (1265 m). Poiché il sito del CAI di Bergamo, che ha una bella mappatura elettronica dei sentieri, mi dava tre ore di tempo, avevo fatto conto di salire in un paio d'ore, star su tranquillo, scendere di volata e - magari - risalire per un pezzo anche all'Olmo, che avrei fatto due rifugi in un giorno e non è cosa da buttare via.

Invece, sotto molti punti di vista la gioranta è stata sfortunata; in primo luogo perché la strada fino alle baite è percorribile solo da fuoristrada, previo pagamento di tariffa, e con la mia macchinetta mi sono dovuto sobbarcare tre quarti d'ora buoni di cammino in più, partendo da Spinelli che è l'ultimo luogo in cui arriva l'asfalto. La cosa più grave è, stata, nondimeno, imboccare il sentiero sbagliato (CAI BG 314 invece di 311) e salire verso il passo degli Omini; e - essendo già salito di duecento metri almeno prima di rendermene conto, perché si era nel bosco - decidere di non tornare indietro, ma di attraversare la valle fino a raggiungere il sentiero vero rimanendo in quota, tagliando per pascoli e sperando di trovare le tracce di sentiero che la cartina Kompass Foppolo-Valle Seriana indica. Dal file di Google Earth, che siete invitati a scaricare, con il percorso si dovrebbe poter evincere il mio percorso, in cui ho sì trovato vecchie tracce di sentiero, ma così labili e sconnesse da non riuscire a seguirle per più di cinquanta metri. Poi, va da sé, finalmente sono riuscito a ritrovarmi sul sentiero vero ed in breve a raggiungere l'Albani, rinunciando nel ritorno all'Olmo perché si era perso parecchio tempo, tra il tratto in più e la mia gita fuoristrada.

Nel bel mezzo della mia traversata nel deserto mi sono ritrovato in una conca sotto la parete del Ferrante, nella quale troneggiava un vecchissimo ed abbandonato capanno da pastori, che ha però la peculiarità di aver scritto, a caratteri cubitali, in minio, sulla lamiera arrugginita, "1961" e "S.A.R" (non saprei dire con certezza se i punti ci sono o meno, io ce li ho visti), e poi in piccolo graffiati mille nomi di persone passate di lì, dai tipici cognomi Oltressendesi, tipo Baronchelli. Il punto è, a mio avviso - bisogna sì considerare che avevo sbagliato sentiero, ma poi ho sempre saputo con discreta precisione dove fossi - questo; ecco, a tal proposito invoco i miei lettori, ma più facilmente i visitatori occasionali, che sappiano darmi informazioni sul capanno, e su eventuali ascensioni al Ferrante da quella posizione (vedevo abbastanza distintamente un ghiaione che mi avrebbe portato, credo, a scollinare dall'altro versante, un duecento metri sopra il punto in cui mi trovavo).

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