lunedì 23 aprile 2007

Una verità sul Congresso Federale

Velocemente perché ho sonno e voglio andare a dormire.
Trovo molto irritante la conclusione di Rutelli al termine del Congresso di Roma, quando invitando Fassino sul palco ha proclamato "ormai siamo lo stesso partito", e non solo perché è stata una mossa chiaramente preparata ad uso e consumo dei media - e addirittura l'ineffabile Mattarella richiamava all'ordine.
Perché NON è vero che siamo lo stesso partito. Abbiamo concordamente (insomma, concordamente...) deciso che daremo vita allo stesso partito. Ma le tappe sono diverse. Per prima cosa, l'assemblea costituente verrà eletta in autunno. Dopo, dovrà riunirsi fino a definire tutte le questioni. Dopo, dovrà celebrarsi un congresso che sancisca la nascita del PD e (come votato dai congressi) allora - e SOLO allora - si scioglieranno DS e Margherita. Sempreché tutto scorra senza intoppi.
Non per gufare, ma...

Leggi tutto...

giovedì 19 aprile 2007

Dietrologia sul Partito Democratico - 2

-Politiche 1994-

Nel frattempo la Democrazia Cristiana si è sciolta. Una scelta che, al momento, è stata fatta passare a tutti come la più giusta; intanto, un referendum ha imposto il sistema maggioritario su collegi uninominali: ognuno si trova un candidato sul suo collegio, ce n'è tre o quattro, chi becca più voti viene eletto; più un solito sistema di resti e proporzioni perché altrimenti era troppo semplice. Nasce il concetto di "collegio sicuro": se uno, ad esempio del PDS - dopo la caduta del muro quelli del PCI hanno deciso di trasformarsi, e questo è solo il primo passo - deve essere eletto per forza, metti perché è un pezzo grosso, lo si mette in uno dei collegi della provincia di Prato e hai voglia a non vederlo eletto; anche se, magari, è di Varese e lì non avrebbe preso lo straccio di un voto. Il sistema politico sarà pur maggioritario, ma alle elezioni si va, sostanzialmente, in tre poli.
PDS e altri gruppi di sinistra (fuoriusciti dal PCI stesso o autonomi) formano "I Progressisti" - senza più DC sono convinti che questo sarà il loro trionfo.
Per avere ragione delle altre coalizioni, bisogna seguire un po' il travaglio dei democristiani. Ci si è divisi; in realtà, appena è stato dato il "liberi tutti", si sono radunate un po' le più grosse delle correnti e si sono costituite in partito. Ci sono i dorotei che formano il CCD (centro cristiano democratico), quelli della sx DC (basisti, forzenuovisti, chi più ne ha più ne metta - perché contano anche le amicizie, e non si è così rigidi sulle correnti) riformano il Partito Popolare Italiano, Sturzo style. I pezzi più grossi entrano qui. Dall'altro canto, la grossa novità è la discesa "in campo", come ama dire lui, di un imprenditore edile, televisivo, editoriale ecc ecc, che era già venuto alla ribalta per una questione sulla proprietà privata dell'emittenza televisiva in pieni anni '80, e che governi amici (socialisti) avevano aiutato. Senza più DC e PSI (altro illustre defunto e polverizzato in mille rivoli), chi difenderà i suoi interessi, e quelli degli imprenditori in genere? Chi fa da sé fa per tre, come si dice, ed ecco un nuovo partito che si mette subito all'opera per aggregare destra (un Movimento Sociale altrettanto rinnovato che gli altri partiti), al centro (viene sedotto il CCD) e da non si sa bene dove ma certo sono tanti voti (la Lega Nord, già Lombarda). In mezzo a questi due colossi, Progressisti e Polo delle Libertà (quello del nostro amico imprenditore di successo), si aggrega un'anomala componente più centrista, che va sotto il nome di Patto per l'Italia - è un peccato che al giorno d'oggi non se ne ricordi più nessuno. Costituita dal Partito Popolare, da qualche gruppo regionale - non vorrei straparlare ma forse la Rete di un sindaco palermitano - e dalla compagine sorta attorno al fautore del bipolarismo, quel Segni che - poveretto - con tutto quello che ha fatto oggi nessuno si ricorda più nemmeno di lui.
Arrivano le elezioni. La cronaca (o ormai la storia) ha scritto che vince il Polo delle Libertà; ma in effetti non avrebbe la maggioranza del Senato (questa l'ho già sentita, pensa un po'); i Progressisti l'hanno presa, insomma, non fatemi fare il volgare. I centristi stanno al 18% dei voti, benché abbiano meno deputati del dovuto per la trovata dell'uninominale - ma coi resti ecc hanno il loro peso.
-Fase due del piano-
Da questo risultato, i nostri cospiratori segreti, che si sono sì divisi in partiti diversi ma continuano a vedersi nello stesso albergo fuori Roma ricavano due dati: primo, la sinistra non vince (ci vorrà studio, basta guardare le percentuali, voi dite, ma il dato in sé è interessante. E' tipo l'unico Paese in cui la sinistra non vince anche quando è ampiamente favorita). Secondo, niente maggioranza, ma pare che gli italiani (o, meglio, i loro giornali) vogliano andare avanti così. Ai politici un po' più navigati il sistema non piace per nulla. Va fatto esplodere, ma bisogna preparare la prossima mossa. Senza maggioranza al senato, il rischio concreto è che non si faccia nulla; intano il nostro amico imprenditore di successo cerca di comprare esponenti del Patto per l'Italia; e qui c'è il primo grande errore: considerato che il CCD era una componente minoritaria della DC, e che il nostro imprenditore aveva cercato di blandire pezzi più grossi, ma ricevendo pesci in faccia, il PPI era convinto di poter catalizzare quasi tutti i voti democristiani, più quelli dei referendari; insomma, si aspettava di più del 18%, auspicava almeno almeno il 25. Facendo due conti, si sarebbe capito che 1) il 25%, dopo che la componente più di destra della DC, che forse contava poco in termini di quadri e dirigenti, ma che non scherzava per quanto riguardava i voti, aveva lasciato, era un risultato poco probabile - e c'erano sostenitori del maggioritario molto più radicali di qua e di là. Ed era un risultato abbastanza peregrino, in fondo l'imprenditore erano meno di quattro mesi che faceva politica, avrebbe potuto - prendendolo per il verso giusto - scoppiare in men che non si dica. 2) il 18% in un sistema che voleva diventare bipolare è un chiaro segno che sarà dura lo diventi. Tra una cosa e l'altra, era proprio il caso di tenere il punto, invece il panico per il risultato fa recriminare popolari e segnisti, che in pratica rimangono allo sbando: alcuni verranno acquistati da destra (che amerà definirsi, d'ora in poi, centrodestra), altri non vedranno altra scelta che diventare concorrenti, ma sostanzialmente comprimari, della sinistra (che, in questa fase, verrà definita centro-sinistra) [si noti la differenza tra trattino e non trattino, non è banale].
E si va al governo Berlusconi I.

Leggi tutto...

martedì 17 aprile 2007

Dietrologia sul Partito Democratico - 1

-introduzione-
Un giorno, alcuni democristiani si riunirono a Nemi, sui Colli Albani. Non potevano riunirsi a Roma, perché era il periodo di Tangentopoli, e se qualcuno li avesse visti insieme, probabilmente li avrebbe bersagliati con monetine e ricoperti d'insulti; comunque erano dei democristiani molto importanti. Era già un decennio che si erano accorti che qualcosa non andava; da quando alle politiche dell' '83 avevano avuto una grossa debacle. Che questa storia di Tangentopoli e di quel maledetto Di Pietro avrebbe fatto danno, lo sapevano da mesi. Che l'elettorato, per colpa del Corriere tradizionalmente moderato ed ora sulle barricate, avrebbe voltato le spalle allo scudocrociato, non c'era bisogno che glielo dicesse qualche sondaggista. Che, nelle difficoltà, la Balena Bianca avrebbe finito per dividersi, anche se sui giornali non c'era scritto niente loro lo sapevano bene; anzi, si guardavano in cagnesco, perché sapevano che si sarebbero divisi tra loro. In compenso, avevano dei nemici ancora più acri: in particolare Mario Segni, che stava per imporre il sistema maggioritario.
Si erano riuniti, perché sapevano che la politica è un lavoro di pazienza; e che gli italiani hanno sempre alzato la voce, ma poi preferiscono essere conservatori; e che, se non domani, dopodomani avrebbero rimpianto la moderazione. E che, come diceva il principe Salina nel Gattopardo, bisogna cambiare tutto, se si vuole che le cose non cambino.
I problemi erano due (forse tre, a detta di quello di loro che veniva dal Veneto): primo, non c'era più il motivo geopolitico di tenere il PCI - nel frattempo avviato ad un'evoluzione nominalistica - fuori da tutti i governi; secondo, ormai erano passati cinquant'anni, pressappoco, dalla fine della guerra, ed era anche legittimo che i missini potessero, a loro volta, evadere dalla conventio ad excludendum in cui erano stati cacciati. È inutile sottolineare come fossero persone diverse a valutare aperture a sinistra o a destra, ma la DC era sempre stato un partito con molte correnti. Il veneto, inoltre, faceva presente che la Lega Lombarda e la Liga Veneta non si potevano liquidare in due parole, come pareva che tutti volessero fare.
Bisognava trovare il modo di verificare chi poteva assumere responsabilità di governo, e chi no. Chi avrebbe fatto il bene del Paese, chi il suo personale, chi di nessuno. Era il tempo per l'illusione della "gioiosa macchina da guerra" e della "discesa in campo"; un'illusione che sarebbe potuta durare anni - in fin dei conti non controllavano, ancora, i risultati delle elezioni - ma che sarebbe finita.

Leggi tutto...

lunedì 16 aprile 2007

Chimera

Sono anni che non ripensavo a questa poesia di Dino Campana. Poi, sarà il liberty di sabato pomeriggio sarà qualche argomento correlato...

Non so se tra rocce il tuo pallido
Viso m'apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente, o giovine
Suora de la Gioconda:
O delle primavere
Spente, per i tuoi mitici pallori
O Regina o regina adolescente:
Ma per il tuo ignoto poema
Di voluttà e di dolore
Musica fanciulla esangue,
Segnato di linea di sangue,
Nel cerchio delle labbra sinuose,
Regina de la melodia:
Ma per il vergine capo
Reclino, io poeta notturno
Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
Io per il tuo dolce mistero
Io per il tuo divenir taciturno.
Non so se la fiamma pallida
Fu dei capelli il vivente
Segno del suo pallore,
Non so se fu un dolce vapore,
Dolce sul mio dolore,
Sorriso di un volto notturno:
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfi rivi che vanno piangenti
E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera

che cosa senza Senso che sono...

Leggi tutto...

domenica 15 aprile 2007

Canto Alto

Essendo incominciata, un po' in ritardo ma già troppo calda, la bella stagione, cosa ci può essere di meglio che utilizzare i venerdì, che l'università squisitamente ci lascia liberi, per girare in montagna, in quasi assoluta solitudine?

Essendo ancora le prime uscite, giro quasi "dietro casa", e benché già questa settimana volessi buttarmi su un monte che non è proprio una passeggiata, alla fine sono stato ridotto a più miti consigli e ho fatto la tipica passeggiata da cittadino (cioè da residente a Bergamo) e sono salito al Canto Alto (comune di Ponteranica, 1146 m s.l.m.).
Non essendo, come è chiaro, la prima volta che ci salivo (e credo di aver perso il conto, dovrei essere a tre o quattro), mi sembrava poco significativo ripetere la salita "classica", da Monterosso (quartiere di Bergamo) via Maresana e Canto Basso, né tantonmeno la salita "breve", che ho sperimentato quasi con delusione l'anno scorso, da Monte di Nese (frazione di Alzano L.do). Premesso che ci sono altri sentieri d'accesso che non ho ancora valutato, in particolare da Sorisole, ho pensato di salire da Cler di Sedrina, ma la mia scarsa confidenza con la Val Brembana mi ha portato a parcheggiare a Botta di Sedrina, dalla parte opposta di un monte.

(foto aerea della vetta)






La causa principale di questo errore va ascritta al fatto che, salendo da Sedrina, la prima tappa è la località dei Prati Parini, ameni pascoli punteggiati da roccoli in ottimo stato di conservazione, tipica meta da pic-nic, e alcuni vecchi cartelli stradali davano l'indicazione per i Prati Parini partendo da Botta; nel salire lungo il sentiero, che essendo prima mattina era all'ombra e saturo di umidità, mi sono reso conto che c'era qualcosa che non andava, perché non c'erano segnavia sui sentieri e il tutto era affidato al naso del camminatore, ma fintantoché bisognava andare in salita, e puntare più o meno nella direzione dove sapevo essere questi Prati Parini, sono andato su senza problemi. Quando poi, raggiunti i Prati, mi sono immesso sul sentiero CAI che sale da Cler, ho preso tranquillamente un buon passo e sono arrivato in vetta in tempi brevi (1h30' da Botta, 40' da Prati Parini, benché i segnavia dessero un tempo doppio). Su in vetta c'era poco di che godere: l'umidità della pianura copriva il panorama che di solito è ben ampio, a 360° - non si vedevano nemmeno le cime dell'Alben e del Grem; ed inoltre c'era abbastanza sole da far preferire stare riparati all'ombra di una roccia. Sembrava sarei riuscito ad essere a casa intorno a mezzogiorno, ma non avevo fatto i conti con i sentieri. Nessun problema fino ai Prati Parini, ma da lì bisognava scendere a Botta abbandonando il sentiero segnato e ripercorrendo il tragitto dell'andata. Giammai! La mappa del Parco dei Colli di Bergamo che mi sono portato dietro (molto saggiamente) è nuovissima, quindi potevo benissimo individuare un nuovo sentiero per scendere a valle. Già mi ero accorto di un "buco" della mappa, nella salita, per cui sapevo che avrei attraversato il letto secco di un ruscello benché sulla mappa non fossero segnati sentieri: al di là di questa valletta, poi, mi sarei ritrovato sul sentiero segnato. A complicare la vita, però, arriva il gruppo Falchi di Sedrina, che ha allestito, lungo il sentiero nel "buco" della mappa, un'area campeggio e barbecue, e che segnala che, abbandonando il mio sentiero e scendendo sulla sinistra, sarei arrivato comunque a Botta. Proviamola, mi dico, e lascio il sentiero vecchio per quello nuovo (che, come insegna il proverbio, non è mai molto saggio). Dopo aver percorso tutta l'area picnic per cercare il sentiero che scende a valle, e non avendolo trovato, mi dedico alla divertentissima, ma lunga, attività del fare il punto sulla mappa, per essere sicuro di dove mi trovassi e scegliere la direzione verso cui cercare il sentiero (infatti la zona è fittissima di sentieri, e andando dalla parte giusta ne avrei trovato uno, prima o poi: non volevo darmi per vinto e tornare sul vecchio sentiero, che tra l'altro, ad occhio, girava un po' troppo largo e quindi mi faceva perdere tempo). Aiutandomi col torrente, la presenza di pascoli o bosco, e l'indicazione di inesistenti ruderi, mi accorgo di dove sono: e puntando una particolare direzione avrei seguito un sentiero segnato sulla mia mappa. Dopo aver girato un po' a caso in quest'area picnic (estesa e sparsa tra pascoli e bosco, su un dislivello di almeno sessanta metri) trovo una traccia di sentiero che corrisponde alla direzione della mia bussola, e la prendo. In breve tempo diventa un sentiero un po' più serio, il che mi rassicura sulla bontà della mia scelta. Ma, ad un certo punto, la tragedia - che mi potevo aspettare avendo letto la cartina: un crocicchio di sentieri senza alcuna indicazione (cartello, freccia indicatrice, che altrove erano state sprecate, migliore o peggiore stato del tracciato) di quale prendere. Uno, allora, di solito pensa: prendo il sentiero che va in discesa, e più o meno andrà bene. Ecco: c'erano tre sentieri che partivano in discesa e che divergevano. Una possibilità su tre, la prima la sparo a caso: mi butto a sinistra. Dopo cinque minuti mi accorgo di due cose: la prima è che non sto perdendo quota abbastanza velocemente, e tra gli alberi intravedo, sotto di me, i posti da cui ero partito, la seconda è che sto puntando diretto la Valle del Giongo, escursione molto interessante ma che non volevo fare, essendo mio interesse rientrare in paese. Se, per disgrazia, fossi sceso nella valle, avrei dovuto risalire per raggiungere l'auto: decisamente sgradevole. Torno indietro, e decido di affrontare seriamente la scelta, con cartina e tutto il resto. Altro tempo perso, e mi accorgo che è giusto il sentiero in mezzo. Questo parte in ottimo stato, e poi assume sempre di più l'aspetto di un canale spontaneo in cui scorre acqua in caso di pioggie ingenti. Per fortuna era secco, ma la terra era talmente liscia che bisognava scendere quasi "sciando" sulla terra, appoggiandosi alle racchette e procedendo a balzi. Come se non bastasse, incrocia almeno altre cinque tracce - canali di scolo che fanno perdere completamente l'orientamento, tra ricongiungimenti, percorsi alternativi e vicoli ciechi. Nel dubbio io procedo balzando sempre più in discesa, cercando di non pensarci troppo, anche perché mi accorgo che sto scendendo nella direzione giusta: di fronte a me, dall'altro lato della valletta che sto scendendo, ci sono le baite che ho costeggiato in salita, quando avevo affrontato l'altro versante. Praticamente "piombo" sul sentiero dell'andata, a pochi metri dalla mia auto, dove - appena partito - mi ero posto la domanda se quella traccia sulla destra era un sentiero vero oppure il segno fatto dal transito di motocross indisciplinate. La mia discesa è durata due ore, e mezzogiorno è già passato - l'ho sentito suonare dalla Parrocchiale di Botta mentre ero fermo al crocicchio, cercando di fare il punto. Però sono arrivato ancora abbastanza presto, e soprattutto ho fatto sentieri non banali - che penso siano percorsi solo da qualche residente della zona che va a far legna nel suo tratto di bosco.



Foto della vetta del Canto Alto:


Percorso seguito all'andata (quello di ritorno non è molto distante, ma dopo i Prati Parini si mantiene più sulla destra, per ricongiungersi all'altro proprio alla partenza)



Leggi tutto...

lunedì 9 aprile 2007

Rohàt style

ovvero come passare il lunedì dell'Angelo.

Benché si possa scrivere un romanzo anche a proposito della preparazione di questa Pasquetta, al limite lo faremo in seguito, perché non ho molta voglia di scrivere lenzuoli e già una minima cronaca di oggi porterà via non poco tempo. È tradizione, ovunque, che il lunedì dopo Pasqua si passi all'aria aperta, sarà perché ormai è iniziata la primavera sarà perché è una scusa come un'altra per mangiare smodatamente. Così, anche coi soci, si organizza una grigliata di Pasquetta che rientra a pieno titolo nella categoria dei "pranzi devasto". Dopo aver faticato non poco, troviamo che si può pranzare nel campo di Fabio, che ha scoperto ieri di aver ricevuto in eredità dopo una serie di lutti in famiglia. Il campo e annesse strutture sono abbandonate da qualche anno, comunque risultano, previa sistemazione, non ancora agibili ma in condizioni tollerabili. La posizione è bella; risparmiandosi tutte le disquisizioni sull'esposizione e il tipo di terreno per fare l'uva che il padre di Fabio mi ha esposto, è in una valletta riparata da sguardi indiscreti e, soprattutto, da vicini che potrebbero aver da ridire. Ecco mappa e foto aerea:

Anche se dal disegno non sembrerebbe, non è poi così fuori mano (almeno all'andata: al ritorno, quando si è bei pieni, il discorso è stato diverso...)





In seguito a non so che mania di far presto, l'appuntamento è per le nove di mattina, e anche se arriviamo tutti tra le nove e mezza e le dieci, non cambia poi così tanto. Siamo io, Fabio, Beppe "Ratar" e, poiché altri ospiti che aspettavamo possono venire solo dopo pranzo, abbiamo allargato l'invito anche al fratello di Fabio ed a Massimo, e a mio fratello ed al Lozza. Io vedo il problema di avere due "troppo grandi", Francesco C. e Massimo, e due troppo giovani, mio fratello ed il suo socio il Lozza, ma piuttosto che avanzare i chili di carne, bene così. Il problema è che, mentre qualche solerte incomincia dalle dieci - dieci e mezza a far su il fuoco, tutti noi altri iniziamo a sbocconcellare patatine, panini alle cipolle ed a bere tutto quello che ci passa per le mani, così quando è pronta la carne, a mezzogiorno, siamo già tutti pieni. Mangiamo lo stesso un primo attacco, e nel pomeriggio, tra una stupidata ed un'altra, attacchiamo gli avanzi di cotechini e braciole (sabato sembrava che tutta la bergamasca avesse voglia di costine, e dopo aver passato tre macellerie non le avevamo trovate). Il problema più grosso è la scarsità di ombra che ci costringe a mangiare (ed a bere, ma senza esagerare) sotto il cosiddetto "rebattone", il che ci "tòra" ancora di più. Dopo pranzo passiamo un'oretta di ripiglio stesi sull'erba, a contarla su, e quando arrivano i ritardatari, senza smettere di dire tutte le stupidate che passano per la testa, portando seco una colomba, non ce lo facciamo ripetere due volte e torniamo a tavola a mangiare. Così, tra un boccone e l'altro, un sorso di rosso ed uno di Coca Cola, un aneddoto sulle elementari ed uno sull'altro ieri, arrivano senza che ce ne accorgiamo, le cinque e mezza. Rimarranno nella storia il Didgeridoo suonato, che rimbomba come un corno di guerra per la valletta e risuona giù fino in paese, l'Uovo di Pasqua di Cicciobello che dopo essere rimasto sotto il sole era flessibile come una lamiera, il tetto del "casello" tenuto insieme con vecchi cartelli stradali e la tola di Nitrato Di Cerio (Cerio!? cosa ci fa in mezzo ai campi? su Wikipedia dicono che si usa per il vetro o contro la nausea..che figata contiene anche tracce di Torio radioattivo) piena di acqua color criptonite.

Leggi tutto...

domenica 8 aprile 2007

Il fisico e i moscerini

Mi spiace per il copyright, ma questa fiaba centimetropolitana di Elio (di EelST) è troppo adatta a noi fisici, quindi la propongo.

Un fisico si accorse un giorno che le particelle subatomiche
su cui stava conducendo esperimenti che gli sarebbero valsi il premio Nobel
erano in realtà dei moscerini che si erano infiltrati nell'acceleratore del
CERN. Il problema era grave perché il fisico si era compromesso con i colleghi
anticipando i risultati dei suoi rivoluzionari esperimenti, a tal punto che non
poteva più tornare indietro. Ammettere l'errore e rivelare la storia dei
moscerini era impensabile per uno scienziato del suo prestigio; decise perciò di
far finta di niente. I risultati degli esperimenti vennero pubblicati sulla
rivista dei fisici e nessuno fece obiezioni di sorta. Accadde però che un altro
fisico, avendo prenotato l'acceleratore del CERN per compiervi i suoi
esperimenti, lo trovò pieno di moscerini, perché nel frattempo questi si erano
riprodotti. Per farla breve, comprò un insetticida e fece una bella
disinfestazione, dopo la quale disinfestazione però né a lui né a tutti gli
altri fisici riusciva più alcun esperimento, neanche quelli più semplici.
Nell'ambiente dei fisici iniziò a farsi strada la convinzione che in tutti gli
esperimenti in cui si era creduto di studiare il comportamento di particelle
atomiche e subatomiche accelerate, in realtà si stavano osservando dei
moscerini. Si misero in dubbio tutte le teorie più collaudate, finché un giorno
l'uomo delle pulizie, un peruviano, si accorse che era rimasto giù il salvavita.
La comunità dei fisici tirò un sospiro di sollievo, e in tutta questa confusione
la fece franca anche il fisico del premio Nobel farlocco; gli unici che ci
rimisero furono i moscerini.

Leggi tutto...

martedì 3 aprile 2007

Love Hina 1ª serie

So che è un post stupido, molto più di un eventuale post sulla natura di Tom Bombadil, che pure è già un tormentone.
Non so bene come sia stato possibile, ma ormai sono diventato un maestro del cliccare a caso, ed ho scoperto su YouTube questo anime, credo mai trasmesso nel mondo vero perché è in giapponese sottotitolato "a mano" in inglese o spagnolo, che è una bella storiella; un po' di pepe e qualche "sbirciata" dal buco della serratura, qualche episodio estemporaneo che lascia molto perplesso lo spettatore occidentale (perché credo faccia parodia del loro teatro tradizionale), una storia adolescenziale (d'amore? ho finito oggi i ventiquattro episodi della prima serie, e non si è ancora capito bene). Ed è su questo che casca l'asino. Uno tende anche ad identificarsi con quello sfigato del protagonista, che ha già la non piccola fortuna di trovarsi catapultato a fare il manager di un dormitorio femminile abitato rigorosamente da belle ragazze, che lo maltrattano in maniera indicibile sia quando ne hanno il motivo sia quando (comicamente più incisivo) quando proprio non c'entra nulla, e sono loro le stronze.
Ma questo finale! Abbiamo avuto per ventitrè episodi costei che non ammetteva nemmeno con sé stessa quello che pensava, e di colpo si redime, spariglia le carte e si corona insieme la bella storia! Odio sempre di più le liete fini. Primo, perché non va così nel mondo reale - ma questo uno tende a perdonarlo, pur sempre di storie di fantasia si tratta - secondo, perché sono assolutamente improbabili anche nella finzione. Che si sarebbero messi insieme era evidente già dall'episodio n.3, ma lo era altrettanto che così era perché proprio non poteva essere altrimenti (essendo lei quella che lo picchiava con più sadico gusto); nessun altro elemento né della trama né dei caratteri dei protagonisti lo rendeva possibile. Con un senso di fastidio è terminato, direi.

Non c'è che dire, questo batte il record del post più stupido

Leggi tutto...