mercoledì 30 aprile 2008

Legislatura nuova, vita nuova

Discorso di insediamento del nuovo presidente della Camera dei Deputati, on. Fini.
Farà un po' discutere - anche se mai, credo, come quello di Bertinotti - ed è decisamente interessante. All'attenzione dei miei cortesi lettori.

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martedì 29 aprile 2008

Si può discutere?

Lezione di meccanica quantistica; professore assente, ufficialmente impegnato in una visita accademica negli Stati Uniti, benché la concomitanza con i lunghi ponti del 25 aprile e del 1 maggio qualche dubbio lo facciano venire. In ogni caso, noi non siamo lasciati a casa, perché ci sono appunto dei poveri dottorandi cui tocca venire a farci supplenza in caso d'assenza del titolare della cattedra. Oggi, però, causa malattia di quello che aveva preparato la lezione (niente più che la correzione degli inevitabili compiti), è sceso da noi l'altro, poco più che infarinato del contenuto di esercizi e programma. E la correzione degli esercizi si è trasformata in un appassionato dibattito in favore della correttezza dei propri, in cui si possono anche distinguere due scuole - il professore non vuole che si facciano i compiti assieme, e quindi non possiamo sollevare il sospetto che le due scuole esprimessero due gruppi di studio - acerrimamente in lotta per affermare la propria definizione di energia di Fermi, o di funzione spaziosimmetrica.

Non che la discussione sia merce rara tra noi fisici, che amiamo impicciarci di tutto e di tutti; quello che è stato strano è che una discussione fosse ammessa (anche quando è andata un po' oltre i limiti) durante una lezione. Perché, di solito, c'è ben poco da discutere di quello che viene insegnato.

Il che mi fa tornare in mente un vecchio aneddoto che risale ai primi mesi d'università. Allora, che ero giovane ed inesperto, facevo la posta ad una biotecnologa; e la facevo con molto impegno, al punto che un pomeriggio mi sono arrischiato a seguire una lezione di sociologia della comunicazione scientifica, giusto per stare un paio d'ore, in silenzio, con lei. E sono rimasto scandalizzato - al punto da non azzardarmi mai più a seguire una lezione di bohlogia - dal fatto che, nelle venerande aule dell'università, fosse permesso - e, anzi, incoraggiato - un dibattito di tale virulenza. Per prima cosa, certo, c'era da abituarsi all'aula ricolma di studenti per ogni dove; per seconda cosa, ad uno che parla senza scrivere un solo numero od una sola formula, ma solo vendendo fumo. Perché di questo, in effetti, si trattava - cercando di convincere l'uditorio che tutte le tematiche cosiddette eticamente sensibili in biotecnologie (clonazioni, ibridi, organismi geneticamente modificati) fossero fuffa e le persone ad esse contrarie, nel migliore dei casi crassi ignoranti e nel peggiore dei casi subdoli e retrivi inviati dell'Oscurantismo - il nostro si comportava da pagliaccio o imbonitore, saltava sul tavolo, si rivolgeva a questo o quello studente che aveva un'aria scettica nei confronti delle sue posizioni (fortuna che ero abbastanza lontano, altrimenti altro che scetticismo avrebbe letto dietro i miei occhiali), finché ebbe sollevato un tale polverone che una pattuglia di paladini dell'ortodossia cattolica (che sono moltissimi a biologia e biotecnologie, cosa a mio avviso insensata) gli si rivoltò contro, subito osteggiata da un paio di pasionarie della rivoluzione...finché non si capì più nulla, eccetto che un esame del genere sarebbe stato una barzelletta (o molto fastidioso, a seconda dei punti di vista), consistendo nel riassumere un libro a scelta tra quelli che sostenevano le tesi del docente.

Dal che mi ero reso conto che il dibattito, che al Liceo viene esaltato per creare la coscienza critica, non è amico della conoscenza ma solo dell'opinione - e, pertanto, sarà pure ben accetto in tutte le varie logie, ma dovrebbe essere bandito dalle iche. Benché, anche quando si verifica da noi, sia tutt'altro che antipatico, ed anzi renda leggera anche la noiosa correzione di esercizi già fatti.

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lunedì 28 aprile 2008

Il primo dei ponti

Perché ci aspetta anche quello di questa settimana (tant'è che diversi professori, tra cui il mio relatore, fanno ferie continuate) (nella foto, un ponte di nostra conoscenza)

Giovedì sera si prospettava, in questo modo, un fine settimana lungo, senza troppo lavoro (perché sì, anche quello di meccanica è in ferie ed ha lasciato meno del solito da fare, ed anche per la tesi non c'è stata fretta), e baciato dal bel tempo. A tutta prima, il miglior momento possibile per inaugurare (con un mese abbondante di ritardo, ma quest'anno è dura) la stagione alpina 2008. E, invece, programmi di cime prealpine sfumati, perché venerdì l'auto è di mio fratello che deve andare a giocare a calcetto prima, ed a playstation poi, con i compagni di scuola, sabato c'è da lavorare in giardino e se vuoi stare all'aperto, c'è la legna da tagliare, e domenica non era comunque il caso.

Niente da segnalare il giovedì sera; venerdì, venuta meno la possibilità di calcare qualche sentiero, lo dedico allo studio, la mattina per la tesi ed il pomeriggio per le prime cose di meccanica; con un occhio all'orologio, perché la sera avevamo programmato, insieme con un gruppetto di compagni dell'università, cena e serata, e per arrivare ad un orario decente dalla parte sbagliata dell'Adda non potevo partire troppo tardi. In effetti, mi risolvo a partire non appena si fa vivo mio fratello con l'auto. Parto, in effetti non prestissimo ma con buone aspettative sui tempi di percorrenza, e mi ricordo all'altezza di Seriate che, essendo la cena a casa di una mia compagna, era richiesto di contribuire un po' alle vettovaglie. Chiaramente, non si può pretendere molto da negozi e supermercati, il 25 aprile, ed il posto più a portata di mano era l'Oriocenter di Orio al Serio (come il nome suggerisce), che essendo un megasuperextra centro commerciale, ed essendo l'unico aperto, era saturo di gente troppo pigra per passeggiare in Città Alta e che si fa le vasche tra la Feltrinelli ed il Mediaworld. Nonostante questo, a volte si ostina anche a fare la spesa, e così per comprare una o due stupidate mi sono sorbito un quarto d'ora abbondante di coda alla cassa self-service, perché avevo davanti due aquile che si facevano fare lo scontrino e pagavano un articolo alla volta. Avendo perso una mezz'ora netta, anche perché non trovavo più la macchina (e sì che ci sono i numeri dei parcheggi, basterebbe guardarli e tenerli a mente), iniziavo ad essere seriamente in ritardo, e così, anche per la maggior vicinanza al casello dell'autostrada, sono andato a Carnate facendomi Agrate, la tangenziale est e strade per me abbastanza misteriose, ma che il mio fidato senso dell'orientamento (perché mi rifiuto di usare il navigatore satellitare, e non avevo tempo e sbatta di prendere la cartina) mi ha fatto dipanare fino ad arrivare a destinazione, abbastanza in ritardo perché mi chiamassero per accertarmi della mia sopravvivenza. Passati i convenevoli siamo usciti per andare a comprare le pizze, in una pizzeria-kebab nel bronx di Carnate, vicino al parco dei riti satanici (sul quale ci sarebbe un vecchio aneddoto, ma non è il luogo dove scriverlo) e, nonostante l'impegnativa conversazione sulla presenza di gorgonzola nella pizza, o sull'ironia di chiamarsi Margherita e ordinare un altro tipo di pizza (e no, non avevamo toccato neanche una goccia d'alcol), siamo riusciti a procacciarci il cibo ed a non perdere il liquido della pizza nell'auto, neanche durante le insidiose chicanes del paese.

Mangiamo e beviamo, in particolare la storica Spuma nera della Spumador ed il vino rosso, e la torta che ci aspetta per dessert - benché alle pesche - è stata affatto gradita (anche se a me, ingiustizia, davano sempre la parte senza guarnizione - per la quale, essendo di pesche, non avrei certo ucciso, ma è una questione di principio). Dopo la cena ci siamo spostati nell'inviolabile salotto di pelle bianca, per l'occasione dotato anche di un plaid che faceva pendant, e tra un bicchierino di anice che passava i 45° e battute politicamente scorrette punite con calci nelle costole, abbiamo guardato, dell'ampia selezione di DVD ivi convenuta, Le invasioni barbariche, film ritenuto divertente dal nostro cinefilo, come può essere divertente un film su un malato terminale di cancro che, certo, ha vissuto una vita intensa ed ha l'amore di un figlio ricco e fighetto che corrompe l'universo e compie molti altri reati penali per rendere migliore il suo trapasso, ma comunque non ha nessun motivo per essere allegro, o divertente. Non rientriamo particolarmente tardi, anche se un sonno misterioso rende assai periglioso il viaggio; ed un leggero e soffuso mal di testa mi dà il buongiorno, subito esacerbato dal lavoro in giardino, sì abbastanza fresco ma comunque sotto il sole.

Studio ancora per buona parte del pomeriggio, finché è ora di andare, come di consueto, a suonare la Messa - e finirà, finalmente, il tempo di Pasqua, perché inizio a non poterne più di suonare in continuazione Cristo risusciti. Dopo cena, finalmente - dopo oltre due settimane - esco con la compagnia al completo (morose via per il ponte, grande cosa); andiamo sul presto al Jam di Nembro, abbastanza presto per trovare comodamente posto a sedere e, di lì a mezz'ora, essere il primo intralcio, proprio nel mezzo del locale com'eravamo, al regolare flusso di clienti. Verso mezzanotte, fosse stato per me saremmo potuti benissimo tornare a casa, ma Fabio ha iniziato a lamentarsi ed insistere che aveva fame, e bisognava andare a nutrirsi ma in modo originale, non i soliti kebab o panini; ed ha praticamente preteso che ci andassi anch'io. Abbiamo così raggiunto il Jamaica di Paladina, dove servono una padella colma di una via di mezzo tra una bibita ed una granita vagamente alcolica, dentro cui sguazzano (se piccoli) o su cui s'appoggiano (se grandi) pezzi di frutta più svariata. Il locale è un marchio in franchising e, nonostante il disagio dato dai loculi piccoli ed oscuri in cui vengono sistemati i clienti, l'odore penetrante del cloro delle fontane e finte cascate alle pareti, l'appiccicume della bevanda che, dovendo essere consumata da due-quattro-sei-otto persone che bevono dal medesimo recipiente con cannucce di lunghezza variabile, è difficile controllare perfettamente - specie se, a questo, si aggiungono piccole risse per infilzare, con gli spiedini d'ordinanza, i pezzi più ghiotti ed invisibili sul fondo del beverone, e con gli stessi spiedini ci si punzecchia a vicenda; nonostante tutto ciò, dicevo, è stato, senza ombra di dubbio, originale e sì, abbiamo sedici anni.. Non paghi della prima portata di frutta, poiché non avevamo concluso il bere, ci siamo fatti anche portare un secondo piatto, che abbiamo finito a fatica anche perché l'eccessiva quantità di verde ingerita iniziava a far sentire su alcuni di noi i suoi primi malefici effetti. Da questa serata, comunque, mi porto a casa il titolo di vincitore di succhiatura di bevanda gelata, avendo resistito più a lungo degli altri al mal di testa, ed il testo di una canzone degli Aborti mancati, dedicata alla ciccia sulla faccia.

Durante il viaggio di ritorno, tutt'altro che lungo, cedo al sonno, ma vengo ugualmente reso partecipe dell'Aperaduno dell'indomani al quale, nel dopo pranzo, mi aggrego insieme a Fabio. Al ritorno da Abbazia facciamo un salto all'oratorio di Rosciate, e scopriamo che è infestato da adolescenti che, da come erano vestiti, probabilmente non si sono accorti che il sabato sera era passato, oppure erano ancora in giro dal giorno prima: camicia nera aperta sul petto implume portata su pantaloni bianchi, minimagliettine luccicanti, gilet-bomber che, ormai, vanno bene per tutte le stagioni eccetto, forse, il mese d'agosto, e così via. Al contrario di me, ad ogni modo, Fabio ci tiene molto alle relazioni personali con i nostri ragazzi del catechismo (e, inutile dirlo, specialmente con le nostre ragazze), e quindi siamo rimasti là quasi un'oretta, ad appassionarci ai loro problemi, tipo che senza tessera sanitaria i distributori non vendono le sigarette, e come si fa se la si è dimenticata a casa?

Arrivo a casa, appena in tempo per accogliere la sorellina al ritorno dal ritiro per la Cresima, ché tutti gli altri erano via, e cerco di mettere la parola quasi fine ai problemi di meccanica, anche perché i miei colleghi, interrogati via MSN, non sollevano obiezioni sui miei risultati. Anche se, così facendo, si va a letto sempre troppo tardi. Ed il prossimo fine settimana sarà ancora più lungo, e stavolta sarà d'obbligo andare in montagna.

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domenica 27 aprile 2008

Ape day

Parentesi ed anticipazione del tradizionale post sul fine settimana, merita uno spazio a parte sia per la completa inusualità, almeno per quanto mi riguarda, sia perché il discorso prende una piega un po' più generale del semplice oggi ho fatto questo e quello, e si allarga a considerazioni socioeconomiche su adolescenti e giovani della Val Seriana.

Oggi, infatti, si svolgeva - proprio dietro l'abbazia di Abbazia (nell'immagine, una vista del borgo tramite GoogleEarth), nella valle del Lujo - un cosiddetto Aperaduno e, poiché Claudio aveva il suo fiammante Ape 50 del '91 appena uscito da meccanico e carrozziere e - di conseguenza - pronto da sfoggiare, ha deciso di iscriversi e di parteciparvi. Certo, avendocelo detto il sabato intorno all'una e mezza, non saremmo - almeno io e Fabio - partiti al mattino per arrivare in tempo al momento dell'iscrizione, ma un salto a vedere la gara ed il particolarissimo ambiente che la circonda era doveroso (anche perché l'unico altro raduno di Ape a cui ero stato era un particolarissimo ApeSnow, non certo la stessa cosa).

Ma, per la gente che vive nel mondo civile, è opportuna una piccola premessa su cosa sia un Aperaduno od Ape Day che dir si voglia. Cosa sia un Ape Piaggio, o Apecar, è cosa nota. Trattasi di un motocarro, in motorizzazioni a partire da 50cc, originariamente realizzato come derivazione della Vespa. Che tale motocarro, anche al giorno d'oggi che i veicoli commerciali "normali" non hanno prezzi proibitivi per le tasche degli italiani, sia molto comodo e versatile, specie in montagna, è plausibile: non ha una capacità di carico elevatissima, ma è piccolo e maneggevole, e poi se devi portare un paio di fascine di legna dal bosco alla baita non è che hai bisogno di un TIR. Quello che è, al contrario, poco plausibile, è che - specie tra i giovani - l'Ape sia potuto diventare un oggetto del desiderio molto più del motorino, e soppiantato dall'automobile solo abbondantemente superati i diciotto. Così, invece che truccare il Phantom o cambiare il colore del gruppo luci della Focus, si può sempre trasformare l'Ape in qualcosa del del genere. Accanto all'elaborazione (oggi, ad Abbazia, c'era un Ape che aveva, in un cassone realizzato artigianalmente in legno e pelle, un minibar ed uno xilofono) alla Pimp my Ape c'è la modifica dei motori, così oggi ce n'è stato uno che è riuscito a fare la gimcana, percorsa mediamente in un minuto e qualcosa, in trentotto secondi. E poi, a condire ed a coronare il tutto, grandi mucchi di stupidità, goliardia ed ubriachezza variamente molesta. Una volta, durante l'età dell'oro degli Ape, anche moltissime e scollacciatissime ragazze del luogo - o, perlomeno, nella leggenda aurea che mi è stata raccontata più volte, che include anche (proprio ad Abbazia) l'aver percorso il circuito contromano per la scarsa lucidità del pilota.

Questa, in realtà, la cosa più triste. Perché ad Abbazia, nonostante il generoso e divertente impegno degli abitanti del luogo, uniti in un efficace Valle del Lujo Racing Team, il clima non era molto diverso da quello di una qualsiasi festa dell'oratorio, con - certo - ottimi pà e strinù, ed un vinello rosso trogno come nella migliore tradizione; con undici partecipanti, di cui solo un paio dalla tecnica degna di nota. Purtroppo, mi raccontavano i veterani, dei quaranta-cinquanta apisti che costituivano il nerbo di tutti gli aperaduni della valle, questi sono i rimasti, in seguito ad un giro di vite (affatto ingiustificato) della polizia e dei carabinieri, che ha condotto alla demolizione la maggior parte delle più estrose ed inomologabili creazioni motoristiche.

Rimarranno insoliti i commenti sulle autoctone badiensi, in particolare l'appellativo di precog all'assistente-speaker (da immaginarsi come un dottor House con tanto di bastone, con la parlata strascicata per l'alcol ed il cappello da cowboy), per la somiglianza con l'omonimo personaggio femminile di Minority Report. E, no, non era un granché di complimento.

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sabato 26 aprile 2008

È primavera...

...quando in chiesa fa più freddo che fuori

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Schiavo delle proprie passioni


Mia madre va una mezz'ora al supermercato per comprare il latte e mi porta a casa....gli ORSETTI GOMMOSI!

Fortunatamente, per la convenienza del vivere sociale, non sono l'unico che è dipendente da questa droga più chimica dell'ectasy...

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venerdì 25 aprile 2008

Però...

Io aborrisco l'uomo, il personaggio e l'imbonitore Grillo, e però...

...sono d'accordo con lui sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti

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25 aprile

Benché siano anni che, a chi mi parla del 25 aprile, io risponda di San Marco, qualche parola è doveroso farla. In primo luogo, perché oggi è Festa e le Feste si devono celebrare, e secondariamente perché, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad uno scivolamento del significato della festa, che l'ha da un lato imbastardita e dall'altro ha disaffezionato - non esagero - una buona maggioranza degli italiani. Poi, essendo tornati alla luce, negli ultimi anni, non detti inconfessabili degli anni di guerra civile, ed avendo la stampa fatto da grancassa (si pensi ai vari libri di Pansa), l'analisi storica - che è bene sia revisionista, checché ne dicano i vari pasdaran rossastri, perché il contrario di revisionismo è dogma storiografico, ed i dogmi non fanno bene alla ricerca - si è venduta alla politica (o la politica se n'è impossessata, che ai nostri fini è lo stesso) e dai politici giù giù fino alla gran massa dei cittadini è arrivato simulacro distorto della festa della liberazione.

Da un lato, mi si riporta che nel corteo c'è chi inneggia alla Resistenza perenne, o oratori che negano questa o quella esecuzione di massa di repubblichini capitolati; dall'altro, ci sono molte persone che, pur decisamente lontane da nazismo o fascismo, questa festa la vivono come di parte, di parte al punto da non poter neanche prendere in considerazione l'ipotesi di partecipare. E questo è un grosso errore; primo, perché l'Italia democratica muove i primi passi proprio dopo il, e grazie al, Venticinque Aprile; secondo, perché - pur essendoci, ed essendo giustificati, tutti i dubbi e le perplessità su partigiani vari - è vero che il tribunale della storia si è espresso, e quei terroristi sono combattenti per la libertà; libertà di cui ora godiamo e che è anche merito loro (senza fare l'errore opposto, di non voler vedere che la guerra l'hanno vinta Americani ed Inglesi, e bande raccogliticce possono, al più, essere state un grosso fastidio per gli occupanti)

Per questo è opportuno che oggi, ed in occasioni come quella di oggi (il due giugno, il quattro novembre...) il popolo italiano si senta una sola famiglia in festa per gli eventi più importanti della propria storia (un po' come in famiglia si festeggia l'anniversario di nozze, o il compleanno del papà). Il punto è, come già detto, che la festa odierna, in pasto al tritacarne politico, ne è uscita talmente sbagliata che, in tutta sincerità, non riesco a biasimare troppo chi si dà malato. Ad esempio, il tema della manifestazione del 2006 era vecchio e nuovo fascismo, una volta la si fece in difesa dell'articolo 18...alcune responsabilità le hanno, gli organizzatori.

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giovedì 24 aprile 2008

Meme sboccato

Ricevo questo meme da Ronkas e Juliet, e sebbene ritenga che alcune delle domande poste siano decisamente eccessive, rispondo volentieri (sapendo che, come nei Giochi della Verità, nessuno ha comunque la possibilità di verificare se le risposte sono sincere o meno); trovo più interessante la versione aggiornata da Ronkas, che include commenti. Ma senza necessariamente dover commentare le cento e passa domande. Comunque, si segna in grassetto quale delle azioni in elenco si sono compiute, ed aggiungo la facoltà di commentare quello che si ritiene.

1.Ho offerto da bere a tutti in un bar - in quello dell'Oratorio che è piccolo, neh...
2.Ho nuotato insieme ai delfini
3.Ho scalato una montagna - se uno è un mio fedele lettore lo sa
4.Ho guidato una Ferrari
5.Sono stato all’interno della Grande Piramide - non amo viaggiare, e non l'ho fatto molto.
6.Ho tenuto in mano una tarantola - no, mi manca. Da segnare.
7.Ho fatto il bagno nudo nel mare - già ho freddo a farlo vestito...
8.Ho detto “ti amo” credendoci - da "piccolo" si credono molte cose sbagliate
9.Ho abbracciato un albero - per abbatterlo meglio...
10.Ho fatto uno strip tease
11.Ho fatto bungee jumping - no, però è sulla mia lista
12.Sono stato a Parigi - rimedio quest'estate
13.Ho visto una tempesta marina - dalla costa.
14.Ho passato la notte sveglio fino a vedere l’alba - innumerevoli volte, ormai; non che lo scopo fosse vedere l'alba, ma...
15.Ho visto l’aurora boreale
16.Ho cambiato pannolini a un bambino - ci ho provato, almeno…
17.Sono salito a piedi sulla cima della Torre di Pisa - quindici a testa fa novanta euro! Magari la prossima volta che vado a Pisa da solo.
18.Ho coltivato e mangiato le verdure del mio orto - ora, dire che le ho coltivate io è un po' un'attribuzione indebita...
19.Ho toccato un iceberg
20.Ho dormito sotto le stelle - una volta mi ero messo d'impegno, ma si è messo a nevicare a luglio
21.Sono stato su una mongolfiera
22.Ho visto una pioggia di meteoriti - un numero N >= 2 è una pioggia?
23.Mi sono ubriacato 24.Ho fumato l’erba - anche a costo di sembrare scortese.
25.Ho guardato le stelle con un telescopio - quando ero un bambino mi appassionava l'astronomia.
26.Mi è venuta la ridarella in un momento inopportuno
27.Ho fatto sesso orale - si evince da questa ed altre che è un meme originariamente femminile
28.Ho scommesso e vinto ai cavalli
29.Mi sono finto malato pur non essendolo
30.Ho invitato uno sconosciuto a casa mia
31.Ho fatto battaglie con palle di neve - e l'ultima volta ci ho rimesso gli occhiali
32.Mi sono fotocopiato il culo in ufficio - la faccia sì, però.
33.Ho gridato con tutta la mia forza solo per il gusto di farlo - no; e sì che urlo spesso: per sgridare le persone, per richiamare la loro attenzione, per provare l'eco in montagna...
34.Ho tenuto in braccio un agnellino
35.Ho messo in atto una fantasia erotica pensata a lungo.
36.Ho fatto un bagno romantico a lume di candela - il bagno è per lavarsi, incredibile dictu
37.Ho fatto una doccia con acqua gelata - per far prima.
38.Mi sono messo a parlare con un mendicante - più precisamente, loro si sono messi a parlare con me ed io sono troppo urbano per ignorarli.
39.Ho visto un’eclisse totale - niente di speciale, pensavo meglio.
40.Ho preso il sole nudo.
41.Sono stato su un roller coaster
42.Ho compiuto una home run - ero (ed immagino sono) negato col baseball
43.Ho ballato come un matto fregandomene degli altri - sempre tenere un occhio aperto sugli altri, non finire in una rissa perché si è urtato quello sbagliato
44.Ho parlato con accento straniero per un giorno intero - tecnicamente, se io parlo in bergamasco a Roma per un giorno intero...
45.Ho visitato il luogo d’origine dei miei antenati - non vorrei dire che ci vivo, ma...
46.Almeno una volta mi sono sentito felice della mia vita - prospettive distorte...
47.Ho visitato tutti gli Stati dell’America - e da questo si evince che il meme è nato in USA
48.Amo il mio lavoro in ogni suo aspetto - un nome solo: C.O.
49.Ho confortato qualcuno che è stato smerdato di brutto - con secondi fini, certo...
50.Ho vinto a qualche lotteria
51.Ho ballato con estranei in paesi stranieri - anche qui, se a sud del Po conta...no, comunque; nemmeno in tal caso
52.Ho visto le balene
53.Ho rubato o danneggiato cartelli stradali - regalo di compleanno!
54.Sono stato rispedito in Europa all’arrivo in USA
55.Ho fatto un viaggio on the road
56.Ho fatto alpinismo - bello bello bello
57.Ho mentito alla dogana - non io personalmente, ma solo qualche cioccolatino quando in realtà avevo anche una macchinina nuova ha sconvolto la mia coscienza di cinqueenne (ehi! era la prima volta che scrivevo una cartolina di mio pugno, tra l'altro).
58.Ho fatto una passeggiata notturna sulla spiaggia - casa al mare.
59.Ho fatto parapendio
60.Sono stato in Irlanda
61.Ho avuto il cuore spezzato più a lungo di quanto sia stato innamorato - perché sono rimasto, stupidamente, innamorato mooolto a lungo.
62.Al ristorante mi sono seduto a mangiare con estranei - alla trattoria dei cinesi di Greco è la regola.
63.Sono stato in Giappone
64.Scrivo il mio peso - non me la rubano mica, la bilancia
65. Ho munto una mucca
66.Sistemo i CD in ordine alfabetico - no, in ordine tematico
67.Ho sognato di essere un supereroe da fumetto - un cattivo da fumetto, vorrai dire.
68.Ho cantato in un karaoke bar - me n'ero quasi dimenticato!
69.Sono stato a letto un giorno intero - alle medie ero un rottame
70.Ho fatto immersioni subacquee
71.Ho sognato di essere invisibile - e di fermare il tempo.
72.Ho fatto l’amore con qualcuno senza desiderarlo
73.Ho baciato sotto la doccia - e tutta quell'umidità?
74.Ho giocato nel fango - ho sempre odiato il fango
75.Ho giocato sotto la pioggia - anche a dire quale pioggia? ci si bagna lo stesso.
76.Sono stato in un drive-in
77.Ho fatto qualcosa di cui pentirmi senza però pentirmi d’averlo fatto - contraddizione logica
78.Ho visto la Muraglia Cinese
79.Ho scoperto che qualcuno ha scoperto il mio blog - che scoperta!
80.Ho ballato sopra il bancone di un disco bar - i banconi servono per appoggiarvi gli alcolici.
81.Ho iniziato un business
82.Mi sono sempre innamorato ricambiato - ha!
83.Ho visitato siti antichi - ho anche tirato su un'antica necropoli...
84.Ho fatto un corso di arti marziali
85.Ho suonato la stessa canzone per più di 6 ore - ma si intende di fila?
86.Ho partecipato ad un programma televisivo
87.Sono stato in un film
88.Ho rovinato una festa - Già!
89.Ho pianto vedendo un film - sotto i tredici anni non conta
90.Ho amato qualcuno che non lo meritava - nessuno si merita di essere amato. La domanda è tendenziosa.
91.Sono stato baciato appassionatamente da provare le vertigini - non esageriamo.
92.Ho divorziato
93.Ho fatto sesso in ufficio - in ufficio si lavora (ok, e ci si fotocopia la faccia - cfr. 32)
94.Ho fatto sesso in ascensore - poi cosa direbbe Girardello?
95.Mi sono astenuto dal sesso per oltre 10 giorni - non mi sembra poi così sconvolgente
96.Ho cucinato biscotti
97.Ho vinto un concorso di bellezza
98.Sono stato in gondola a Venezia - non avete idea di quanto possa costare.
99.Mi è venuta la pelle d’oca sentendo la lingua di un’altra persona - anche qui (cfr.91), ed il coro di angeli no?
100. Ho almeno un tattoo
101. Almeno un piercing
102.Ho fatto rafting - No, però ho fatto torrentismo autogestito (nel senso che avevo perso il sentiero, ed è indubbio che un torrente arrivi a valle).
103.Sono stato in uno studio tv come pubblico
104.Ho ricevuto fiori
105.Mi sono masturbato in luogo pubblico - in un luogo pubblico?
106.Mi sono ubriacato da non ricordare più niente - no, però le ore sono volate.
107.Ho avuto dipendenze da droghe
108.Ho cantato in pubblico - mancava il cantore in chiesa...
109.Sono andato a giocare a Las Vegas
110.Ho mangiato pescecane.
111.Ho inciso musica - tanto fa tutto il computer...
112.Sono stato in Thailandia
113.Ho comprato una casa
114.Sono stato in zona di guerra
115.Sono stato in crociera
116.Mi sono depilato il pube - dé fà?
117.Parlo più di una lingua - sì, controvoglia.
118.Mi sono fatto bendare
119.Sono stata coinvolto in una rissa - io cerco sempre di tirarmene fuori, ma a volte...
120.Ho emesso assegni a vuoto
121.Ho assistito a “Rocky Horror Picture Show” - non sapevo neanche esistesse, ma adesso che ho letto del film...
122.Ho cresciuto bambini
123.Di recente ho comprato e ho giocato con qualcosa d’infantile
124.Ho seguito l’intero tour di un gruppo - un concerto ok, due passi...ma a che pro seguire tutto un tour?
125.Sono stato un groupie.
126.Ho partecipato a uno Spring Break
127.Sono stato sulla ruota di Londra
128. Sono stato al Prater di Vienna
129.Ho scritto al Governatore del mio Stato
130.Ho traslocato e iniziato vita in un’altra città
131.Sono stato sul Golden Gate Bridge
132.Avrei voluto essere in un telefilm - Da piccolo, nell'A-Team
133.Ho cantato in macchina per almeno 20 miglia
134.Ho subito un intervento di chirurgia plastica
135.Sono sopravvissuto a un incidente stradale - Sarebbe stato molto più assurdo fossi morto, con una cosa del genere.
136.Ho scritto articoli per giornali
137.Ho fatto diete
138.Ho pilotato aerei.
139.Ho accarezzato animali di cui ho paura - mi ci hanno costretto!
140.Ho fatto innamorare ma senza poter ricambiare
141.Ho fatto nascere un animale
142.Sono stato licenziato
143.Ho vinto soldi a un tv show
144.Mi sono rotto qualche osso
145.Ho ucciso animali
146.Ho ucciso esseri umani
147.Ho partecipato a un safari in Africa
148.Ho guidato una moto - non faceva per me.
149.Ho guidato un trattore - questo sì.
150.Ho dei piercings all’infuori delle orecchie
151.Ho sparato con armi da fuoco - Sì, troppo bello.
152.Ho mangiato funghi trovati nel bosco
153.Sono stato cornificato
154.Ho subito operazioni chirurgiche - ambulatoriali.
155.Ho fatto sesso su un treno
156.Ho fatto l’autostop
157.Ho avuto un serpente come animale domestico
158.Ho dormito per tutta la durata di un volo aereo
159.Ho visto più paesi stranieri che non stati americani - qualsiasi numero è più di zero
160.Sono stato in tutti i continenti
161.Ho viaggiato in canoa per più di due giorni
162.Ho fatto sci nautico
163.Ho mangiato carne di canguro - dove si trova?
164.Ho mangiato sushi - sono andato per farlo, ed il ristorante era chiuso. Entro quest'estate
165.Ho fatto l’amore all’aperto
166.Ho preso a pugni qualcuno - se lo meritava
167.Ho avuto relazioni della durata di oltre un anno
168.Ho fatto cambiare idea a qualcuno su qualcosa
169.Ho cambiato idea su qualcosa o su qualcuno.
170.Ho fatto licenziare qualcuno
171.Mi sono lanciato col paracadute
172.Ho mangiato pomodori verdi fritti
173.Ho letto Omero
174.Ho pianto per una giornata intera - No
175.Ho avuto paura di morire
176.Ho rubato al ristorante
177.Ho rubato al supermarket
178.Ho chiesto scusa molto tempo dopo
179.Ho riparato da solo il mio computer - "tu fai il danno, tu lo ripari!"
180.Ho fatto parte di una band - un gruppo che non suona dal vivo è una band?
181.Ho barato al gioco - di solito lascio qualche scappatoia nelle regole...
182.Sono stato arrestato
183.Ho bigiato la scuola
184.Non ho dormito per più di 48 ore di fila - 48 sono tante...
185.Ho comprato scarpe e vestiti ad un mercatino rionale
186.Ho vomitato in luogo pubblico - troppa torta
187.Ho venduto qualcosa ad un estraneo
188.Ho comunicato con qualcuno non conoscendo la sua lingua - ed il latino non funzionava
189.Ho rubato la saponetta dall’albergo - quelle monouso le cambiano, poi.
190.Ho bucato le ruote di una macchina o strisciato la carrozzeria
191.Ho fatto pipì all’aperto
192.Ho copiato un compito in classe
193.Ho fatto l’amore al primo appuntamento
194.Sono svenuto

E dopo tutto questo sbatti, dovrei anche aver la forza per pensare a qualcun altro? Fate un po' voi, se avete un'ora da impiegare...

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mercoledì 23 aprile 2008

Polonio

Sempre silenzioso, il Dipartimento nel tardo pomeriggio. Nonostante siano i primi giorni di sole e tepore, gli studenti stravaccati nel prato, quattro piani più in basso, se ne sono già andati. Dalla finestra che si affaccia sulla città la luce del sole che declina entra tagliente.

Qualcuno bussa alla porta. L'Ordinario lo invita ad entrare. Nel vano della porta si affaccia il Cattivo, accompagnato da due collaboratori. L'apparentemente innocua Donna, in realtà una macchina per uccidere a mani nude, ed un uomo dall'aspetto di un ex militare; in realtà, si tratta di un ex ufficiale della Folgore, che collabora saltuariamente con il Ministero.
Alla scrivania nel mezzo dello studio, su cui cade la luce della finestra, non è seduto nessuno; anzi, sembra non sia mai usata se non come ripiano per appoggiarvi carte, articoli, grafici, tabelle. Infatti, la voce che invitava ad entrare veniva da dietro la porta; un'altra scrivania, più piccola, dietro alla quale siede l'Ordinario, con il consueto sorriso cordiale mutatosi in una smorfia di timore. Il Cattivo gli si siede di fronte.

Noi e lei sappiamo chi ha ucciso Litvinenko. E perché nessuno ha segnalato ammanchi di sorgenti alfa dai laboratori russi.
L'Ordinario impallidisce, e si allenta il nodo della cravatta. Sta per tentare di giustificarsi.
Non ci avrebbe mai pensato nessuno. Ma noi abbiamo bisogno di un sistema più elegante...insomma, giorni di agonia, perdere tutti i capelli...se ne sono accorti tutti. Radioberillio nel caffè, rubidio nello shampoo, cesio nell'orologio...si inventi qualcosa.
MA...
cerca di obiettare l'Ordinario
Stesse modalità; non dovrà inventarsi niente - tranne, certo, un metodo più pulito. Quando l'ha trovato, sapremo contattarla.

E se ne andarono.

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Topologia del terzo incomodo

Abstract

Tramite un procedimento di astrazione delle situazioni sociali di cui siamo venuti a conoscenza, abbiamo sviluppato un modello a grafo delle relazioni in un gruppo minimale di amici. Nonostante le interazioni sociali di un gruppo ristretto siano state di nostro interesse durante gli anni trascorsi al liceo, o meglio ai campi scuola dell'Azione Cattolica, questo nuovo modello gode di una proprietà generale detta proprietà del terzo incomodo. Abbiamo sviluppato, infatti, una struttura universalmente valida in equilibrio instabile, tale per cui ogni variazione della cardinalità gruppale comporta un'incremento del funzionale Imbarazzo. Per costruire questo gruppo minimale, però, abbiamo dovuto postulare stringenti ipotesi, che non ci risulta si siano mai verificate alla nostra osservazione. Ma, essendo noi teorici, ce ne importa poco, anche perché il modello è talmente elegante che non può essere sbagliato.

Definizione: si dice gruppo minimale un gruppo di quattro persone, a due a due congeneri, $\bbbG = {A,B,C,D\}$. Per fissare le idee, siano $B$ e $D$ maschi.
Definizione: Sia la relazione $\to$ detta amicizia. Si ha $\alpha \to \beta$ $\forall \alpha\ne\beta\in bbb G$
Definizione: Sia $rArr$ la relazione è attratto da, non commutativa. Si ha $A rArr B rArr C rArr D rArr A$
Definizione: Sia $\stackrel{\infty}{harr}$ la relazione miglior amicizia, commutativa. Si ha $A\stackrel{\infty}{harr}C$, $B\stackrel{\infty}{harr}D$.

Teorema: Se tutti gli elementi di $bbb G$ sono a conoscenza delle relazioni sopra definite, allora il gruppo $bbb G$ è ottimale. Un nuovo elemento $E$ eventualmente inseritosi si sentirà a disagio per le relazioni presenti nel gruppo; l'assenza di uno qualsiasi degli elementi di $bbb G$ farà sì che ciascuno dei rimanenti si senta il terzo incomodo degli altri due.

Al lettore la semplice dimostrazione

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martedì 22 aprile 2008

Laelius

Non credo di averci mai messo più tempo per leggere un libro. L'ho finito oggi, di ritorno da Milano, e come segnalibro usavo la pagina di un giornale del 13 dicembre 2006. Dio solo sa perché me l'ero messo in cartella, e l'avevo letto (tra l'altro quasi tutto) facendo avanti ed indietro da Milano; poi, credo senza motivo se non la poca voglia di mettermi a tradurre dal latino alla mattina presto, o la sera quando ormai il discorso più serio che si riesce a fare non arriva in fondo senza almeno tre errori di grammatica italiana, l'avevo abbandonato e rimaneva nella tasca anteriore, a condividere lo spazio con le penne di riserva ed i pranzi al sacco.

Ieri mi è ricapitato tra le mani, e senza un vero motivo, tranne forse un viaggio solitario che era qualche settimana che non mi capitava più, ho deciso di mettermi a finirlo. Più si allontana il liceo, meno sono pronto e più ho bisogno delle note per ricostruire la traduzione. E ho sviluppato una sorta di insicurezza, per cui vado a guardarmi anche quello che ho tradotto da solo, anche solo per imparare qualche sfumatura di significato che, credo, non mi servirà mai più nella vita.

Ricordavo non piacermi molto il contenuto del dialogo. Probabilmente, i capitoli più interessanti erano rimasti per ultimi. Capisco bene perché, nell'apparato critico conclusivo, tanto spazio si dà al rapporto tra la concezione dell'amicizia di Cicerone e quella cristiana. In effetti, non ricordo di aver studiato presso nessun altro pensatore antico che l'amicizia, più che una sorta di naturale appetito dell'uomo - animale sociale come lo vuole Aristotele - o una constatazione di convenienza, è il più grande dono fattoci dagli dèi, secondo alla sola sapienza, ed una così profonda sovrapposizione tra amicitia ed amor (amicitia sive amor). Sovrapposizione che mi lascia certo perplesso; soprattutto perché, da un punto di vista per così dire teorico, è ineccepibile. Ma sappiamo come sia enorme la differenza, in pratica.

Pensiamoci.

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lunedì 21 aprile 2008

Milàn la brusa

Questo fine settimana è da segnare; non tutto rose e fiori, e probabilmente se dovessi scrivere di un altro umore verrebbe un post decisamente meno brillante, ma stasera - complice il fatto che mi sembra di essere in grado di rilassarmi senza sensi di colpa, per una volta - vengo meno al mio impegno segreto di non scrivere mai di un fine settimana prima che sia passato almeno un giorno, per riorganizzare le idee ed il materiale, e dare una descrizione depurata dalla luna del momento; e lo farò cercando di vedere la cosa sotto la migliore luce possibile. Ma, così facendo, scivolerò nel politicamente meno corretto - i miei lettori lo sanno, e non si faranno grossi problemi.

Venerdì pioveva. Bella scoperta della mutua, ma la cosa ha una rilevanza non indifferente se hai dimenticato l'ombrello in chiesa la settimana prima, e per orgoglio sei in giro senza - e senza cappello, perché con la giacca marrone non avevi a portata di mano quello che si adattava. Dopo catechismo, e dopo aver lungamente festeggiato il compleanno della suora (abbastanza a lungo per mangiare troppe brioches, questo è certo, e la marmellata mi ha rovistato nello stomaco per tutto il sabato), siamo usciti con la compagnia dei soliti soci ed abbiamo tentato di frequentare l'ormai consueto Jam. Dove un gruppo di pseudorockers suonava, ed il locale era impraticabile - anche perché il palco solitamente è invaso da tavolini, e lo spazio in meno si sentiva. Ripieghiamo sullo Smart, che ha la particolarità di essere aperto ventiquattr'ore su ventiquattro tutta la settimana, e di essere stato - almeno a mio avviso - un pessimo investimento, perché, sebbene mai vuoto, la sera non ha certo chissà quanti clienti. Ad ogni modo ci ha preso un languorino - inspiegabile considerata la quantità di dolciumi ingurgitata poco prima - ed abbiamo ordinato una pizza da dividerci (il bello di un locale senza orari è che la cucina non chiude mai) e un Muller Thurgau per mandarla giù. Peccato che la cameriera dopo pochi minuti torni a dirci che, a dispetto della carta dei vini apparentemente nutrita, il Muller era finito e ci consigliava un qualcosa del grillo, siciliano. Benché tutti gli sguardi convergano sopra di me, perché di solito sono io a scegliere il vino, ed io mostri evidente titubanza per un vino a me ignoto, e per giunta siciliano (e, quindi, lontano dalla delicatezza di quello che avevo ordinato), Epo al mio fianco si decide a confermare, e così ci portano quest'altro vino. Non sono così esperto per poter dare un giudizio consapevole, ma direi che chi ha consigliato ha visto abbastanza giusto, perché il profumo era molto simile a quello che avevo in mente. Il grado alcolico, ovviamente, no - ma di questo me ne sono accorto solo al mattino, per quel leggero mal di testa da alcol. Siamo rientrati, ancora sotto la pioggia battente, tanto battente da aver ritenuto di chiederci da dove andasse a prenderla tutta quell'acqua, che ormai è quasi una settimana che piove senza posa, relativamente presto, e sono andato a letto volentieri.

Il giorno dopo, infatti, ho dovuto mettermi alla scrivania di buon'ora, ché tra compiti di meccanica e cose da sistemare della tesi si preannunciavano due giorni di fuoco. E la mattina ho tenuto fede all'impegno, sistemando delle dimostrazioni - ed ottenendo la prova che R, tensore di compatibilità per una varietà PN, è una 1-forma, sotto un certo punto di vista - e mettendomi con impegno su meccanica, pur senza cavare un ragno dal buco. Pranzo frugale, e di nuovo a faticare senza risultato. Mi ha chiamato Fabio, spezzando un po' il pomeriggio e tirandomi un po' fuori dal delirio in cui ero sprofondato - tant'è che, al mio rientro, avevo sviluppato il metodo di risoluzione del primo esercizio - per scrivere il regolamento dell'utilizzo delle sale dell'Oratorio, di cui all'ultimo Consiglio, cui non avevo potuto partecipare per una concomitante riunione, si era finalmente approvata la revisione. Sono poi rientrato a casa, ma non per molto tempo, perché è presto venuta l'ora di andare a suonare messa.
La sorpresa arriva quando, di ritorno a casa, riaccendo il telefono. Mi è rimasto un messaggio di un'amica, per invitarmi ad uscire insieme ad amici suoi a Milano. Ora, va bene tutto - e, in particolare, andava molto bene l'invito così insolito - ma convincere mio fratello, che pur essendo più giovane ha una sorta di diritto di prelazione sull'auto, per quanto riguarda il sabato sera, non è stato facile e mi sono state strappate faticose concessione. Sono comunque partito, per raggiungerne la casa, dove avremmo preso la sua auto per andare a Brugherio, e da lì avremmo nuovamente cambiato auto per raggiungere Milano; secondo gli accordi, ero atteso tra le nove e le nove e mezza - interpretate come nove e mezza, perché tanto mi si fa sempre aspettare un po'. La sorpresa arriva quando mi chiama alle nove e ventisette, dicendo di essere in ritardo e che eravamo attesi a Brugherio alle nove. Al che, rassicurata sul fatto che in dieci minuti sarei arrivato, mi viene risposto: Ma come sei quasi qua? Io devo ancora vestirmi! - e, soprattutto, arrivato a casa e citofonando, mi si risponde Ti fa niente aspettare venti minuti? Da mettersi le mani nei capelli e ridere; mi sono messo a passeggiare nel quartiere di iperperfettissime villette a schiera, e i venti minuti alla fine sono stati poco più di dieci. Compiuto tutto il carosello automobilistico poc'anzi descritto, arriviamo a Milano, zona Navigli, e ci imbottigliamo nel più assurdo ingorgo che abbia mai visto un sabato sera, neanche a Ferragosto a Jesolo. Due ore, e tre punti d'interesse diversi, per trovare parcheggio. Che, in realtà, avremmo trovato quasi un'ora prima, se non avessimo sfiorato una rissa per la precedenza di occupazione e non l'avessimo data vinta ad un simpatico residente tèca béga. Siamo finiti al bar - ritrovo di una certa sinistra - perché? perché? di fronte a cui è stato ucciso da fascisti (la via di fronte è una via fascista, pare - mi chiedo se significhi che lì resistano gli ultimi reduci della repubblica di Salò, come i giapponesi in mezzo all'oceano) il famoso Dax di Dax vive. E, visto che non si parla di corda in casa dell'impiccato, ho iniziato un crescendo di battute su fascio infame servo con le lame che appare sui muri dalle mie parti - ma sono stato presto fermato dalle parole convincenti della compagnia e dagli sguardi assai più convincenti degli altri avventori. Locale abbastanza vuoto, a dire il vero, fatto salvo il calcetto a cui volevamo giocare. Il mattatore della serata è, come già nell'altra occasione in cui ero uscito con parti della medesima compagnia, Marco, che riesce a scatenare acerrimi diverbi, sposando, in tutte le questioni che si affrontano, le posizioni meno difendibili. Partendo da piuttosto che invitare una donna a cena, farle regali, uscire con lei per diverso tempo, senza avere il risultato assicurato, meglio andare con quelle che si fanno pagare, spendi meno ed hai quello per cui paghi a Israele è come la Germania nazista. Senza di lui, magari, la conversazione languirebbe nel banale. Con lui, è un miracolo che non si sfiori la rissa. Considerato, ad ogni modo, che non abbiamo raggiunto il locale prima dell'una, siamo venuti via intorno alle tre passate e, tra il carosello di auto a ritroso ed un po' di parole che forse si potevano rimandare, sono salito nella mia auto che erano le cinque meno dieci ed ho raggiunto Rosciate con il cielo che già schiariva all'azzurro, e sono andato a letto che la luce già filtrava dalle persiane.

Studiare la domenica è stata un po' tragica. Ma si è dovuto; per tutto il giorno, e fin quasi a notte.

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Acqua

Domanda che mi coglie sempre quando, come oggi, passando sul ponte di Gorle scopro il Serio in piena, e so che è già qualche giorno che è così. Tutta questa acqua che si riversa impetuosa nella pianura, servirà a qualcosa? Certo che no, perché passerà nell'Adda, indi nel Po, indi al mare, e solo in minima parte si fermerà da noi, o nella nostra bassa dove più tardi servirà. Certo, l'acqua di questi giorni riempirà i bacini montani. Ma giù, dove serve per mantenere le colture di mais - che richiedono una quantità enorme di acqua - tutto passerà senza lasciate traccia. Tutto questo perché nella bassa si rifiutano di costruire i bacini di accumulo, ovvero ampie vasche vicine al corso dei fiumi che vengono, appunto, riempite durante le piene come serbatoio per i periodi di siccità. Ma, sorpresa!, questi bacini portano via spazi agricoli e rovinano l'ecosistema fluviale (che ecosistema sia un campo di agricoltura intensiva, poi); ed a luglio ci chiederanno di aprire le nostre dighe per bagnare i loro campi

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domenica 20 aprile 2008

Il sogno di Colzani

Signovi! Sappiamo tutti cosa significa due alla seconda, o due alla un mezzo. Ma sapete divmi cos'è $2^{\sqrt{2}}$? (con arcinoto balletto)

Peggio ancora! E $\sqrt{2}^{\sqrt{2}}? [via Professore]

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Senza parole

Certe cose sono di una bellezza che toglie il fiato. Ed anche solo vederle, senza poterle avere, è un dono immeritato.

PostScriptum (prima che questo post faccia i soliti danni): come tutte, o quasi, le cose, anche questo post ha almeno due livelli di lettura. Il primo molto à la Casati...qualcosa che ha a che fare con Youtube, ad esempio. Accontentatevene.

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sabato 19 aprile 2008

Tanto tuonò che piovve

E con questo non faccio riferimento al tutt'altro che primaverile clima di questi giorni, che solo stamattina sta dando qualche occhiata di sole; benché sia stato interessante ricondurre l'umido aprile al piove, Governo ladro! o, meglio ancora, come da aneddoto raccontatomi, piove per purgare finalmente l'Italia da Prodi e dal suo fallimentare Governo, o le profondissime riflessioni di ieri sera, piove ancora! Ma dove andrà a prendere tutta quest'acqua?.

Ma al nostro percorso della catechesi per gli adolescenti, che è terminato ieri in bellezza con discussione libera sull'uso e abuso di droga. Non pensiate che da settimana prossima li si lasci a casa...scontati venticinque aprile e primo maggio con la gita a Torino (appello rivolto ai lettori: non andate MAI all'Arsenale della pace!) inizieranno gli incontri di formazione per gli animatori del CRE, o Centro Estivo che dir si voglia (non GrEst perché fa milanese), ci saranno gli animatori della diocesi a fare tutto e la cosa si tradurrà in una sostanziale pacchia per noi catechisti - molti dei quali non verranno più, perché ormai un po' troppo adulti per permettersi di non lavorare tutto luglio.

La discussione sulla droga del mio gruppo, la quarta superiore, è stata per molti versi pacata e composta. Anzi, a tratti avevo l'impressione che si parlasse più per educazione che per trasmettere punti di vista e contenuti. La stessa impressione che mi hanno fatto le testimonianze, per molti versi molto forti, della settimana scorsa. Nonostante sia arcinoto, la cosa più insolita di ieri è stata la suora esterrefatta per le descrizioni di quanta droga circoli, e come circoli, nelle scuole.

Per prima cosa, sgombrerei il campo dall'apocalittico scenario dell'adolescente che viene convinto a farsi un tiro da una canna, ed in capo a cinque anni lo trovi riverso in stazione con ancora la siringa nel braccio. È vero, succede, ma direi che è un fenomeno marginale. Non è qui il problema, almeno per me - e per i nostri ragazzi, che a diciotto anni suonati non hanno bisogno di terrorismo psicologico e, soprattutto, ne hanno viste tante, sia di persona che nelle persone dei loro amici, e sanno che non sempre, non per tutti - anzi, per pochi - il consumo occasionale di droga porta ad imboccare la china per l'autodistruzione.
Non c'è neanche bisogno di lezioni di biochimica molecolare, per spiegare loro come funzionano le varie droghe, e come e perché fanno male. Dicono che viene insegnato loro a scuola, ed in effetti mia madre fa sempre la spola tra le classi per spiegarlo nell'ambito dell'Educazione alla Salute; per le due cose che ci siamo detti ieri, stanno decisamente poco attenti, e sono meno informati di quanto si suppone. Ma non è neanche questo il problema. In fin dei conti, cosa importa loro se la tal sostanza dà dissociazione della personalità e la tal altra edema polmonare? Gli han detto che fanno male, ci credono, bòna.

Il punto è un altro. Che dobbiamo sgombrare il campo da io mi drogavo perché ero timido, per non essere escluso dal gruppo di amici, per sentirmi figo...la mia idea è che siano motivazioni abbastanza fragili. Tant'è che nessuno, né io che ho fatto una scuola molto formativa sotto il punto di vista della droga e della non assunzione, né alcuno di loro, ricorda di aver visto, o essere venuto a conoscenza, di gruppi gruppetti gruppuscoli che emarginano chi non si droga. Piuttosto, ho visto molte ragazze che, partite per quelli alternativi, si sono attaccate al loro seguito e sono, più o meno velocemente, entrate nel giro. Ho anche visto ragazze-coraggio cercare di tirar fuori gli innamorati dalle canne, e tipicamente lasciar perdere; con il tentativo, e con l'innamorato.
Il punto non è, dicevo, nemmeno il relativismo morale di queste giovani disgraziate generazioni; perché, almeno in quanto a droga, non c'è nessuno, se non qualche rarissimo esaltato (nella nostra scuola ce ne saranno stati due, su milletrecento) che - a mio avviso pagato dalle multinazionali della dróga (pronunciata alla bergamasca) - sosteniene le qualità terapeutiche e salubri di questa o quella varietà di canapa. Niente relativismo morale, non un non esiste un bene ed un male, ma un vero e proprio nichilismo etico.
È sbagliato e chissenefrega. Molto più interessante, e preoccupante. Nichilismo a cui non sembra si sia in grado di rispondere.

E, per finire, quoto la suora, sul problema della dipendenza in generale. Che, come uomini, siamo finiti e limitati, non siamo indipendenti né in grado di stare in piedi da soli. E cerchiamo qualcosa da cui dipendere. Che sia una molecola, un ideale, una persona od una Persona, la radice di quello che cerchiamo è sempre la nostra finitudine. Talmente connaturata in noi, da non essere possibile cercare di farne a meno.

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venerdì 18 aprile 2008

Recensione

Forse dovrei dare ascolto ad alcuni consigli; consigli a cui non ho finora dato moltissimo peso, come sempre quando mi sembra che qualcosa sia non disinteressato. Non perché abbia nulla contro gli interessi, od il conflitto di interessi - a parte quando, ovviamente - gli interessi sono in conflitto con il mio; ma è come se, in queste occasioni, siano più poveri di verità e giustizia, e quindi meno validi.

Mi piace sorprendermi ad osservare un gioco delle parti, in cui ciascuno è come se agisse seguendo un copione nascosto, perché così si deve. E mi spaventa pensare che, nella maggior parte dei casi, questo copione non c'è, e sono le singole volontà che si incamminano su sentieri già battuti, fino alla nausea. O meglio, non è questo che mi spaventa. Perché, se fosse sempre così, non ci sarebbe nessun problema. Mai. Il punto è che - o perché, di fatto, non esiste alcun copione, o perché gli attori non obbediscono al capocomico - non si può contare sul fatto che tutto vada come deve, o come pare.

E, lo so, c'è molta ingiustizia in quello che scrivo - ma del resto non sta a noi fare giustizia; ma, forse, qualcuno sta recitando la parte che aveva rifiutato, e che non doveva essere sua. E la sta recitando bene; sopra le righe, come vuole il copione. Ma non credo sarà un successo al botteghino; di sicuro, non lo sarà di critica.

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giovedì 17 aprile 2008

LaTeX

Croce e delizia di tutti quelli che, una volta o l'altra nella vita, dovranno presentare un elaborato dall'aspetto accademico, è da qualche mese che ci sono dentro fino al collo. Da una parte, la possibiltà di presentare un elaborato finale che non ha niente da invidiare alla maggior parte dei testi a stampa, di ambito scientifico e - soprattutto - matematico; dall'altra, una sintassi che - pur non particolarmente elaborata, tende rapidamente a $+\infty$ se si vuole inserire qualche specialità, o semplicemente qualche immagine.

Comunque la spesa vale la candela, come si evince dando un'occhiata a Chapter 1, bozza del primo capitolo della mia tesi (completamente o quasi inaffidabile, dopo che il relatore ne ha rivoluzionato l'impianto). Ora inizia con le varietà complesse. Certo, il listato assume forme patologiche di illeggibilità, specie se il documento occupa è lungo più di qualche pagina; e TeXnix Center, che è l'ambiente che uso su Windows, perde dalla memoria i segnalibri ogni volta che chiudo il file. Lavorando su Linux, anche se ho scoperto che esiste Kyle che ha funzioni analoghe, compilo direttamente da terminale; con ancora meno controllo.

Ad ogni modo, anche se ci metto ore per scrivere quello che a mano prende molto meno tempo (ma non si possono consegnare né relazioni né tesi scritte a mano, credo), non è questo il problema peggiore. Invece...possibile che se compilo un documento su quattro computer diversi solo uno (e, tra l'altro, quello del laboratorio didattico di informatica del dipartimento di fisica, che è aperto ad ogni morte di papa) funziona senza inventarsi strani problemi - tipo che gli eps si comportano come ps, o non si trovano, o se si trovano non vogliono lasciar vedere le didascalie?

Ho, tra l'altro, scoperto da poco che esiste MusiXTeX, un sistema di macro per usare il LaTeX per scrivere spartiti musicali. Ma ho visto un listato, e probabilmente viene più comodo trovare una lastra di zinco e fare un'acquaforte dopo avervi inciso gli spartiti.

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mercoledì 16 aprile 2008

Seggi seggi seggi

Come ormai ad ogni appuntamento elettorale, che fossero i rappresentanti d'istituto del mio liceo, che siano le elezioni europee, ho trovato il mio posto, la mia isola felice, il mio regno. Un seggio. Meglio, - ma questo si poteva fare solo al Liceo - una Commissione Elettorale. Da quando, presidente mio padre, appena compiuti i diciotto anni mi sorbii, in una volta sola, comunali provinciali ed europee, alle ultime politiche, mi sono ritagliato una nicchia nel ruolo di Segretario - il più ingrato che esista in un seggio, tanto scrivere e non vieni neanche a sapere gli indirizzi delle elettrici carine - che, ogni volta di più, sembra calzarmi sempre meglio a pennello. Al punto che, non nominato più mio padre - credo per un errore nel conto delle schede su cui un giovane rappresentante di lista si era impuntato - sono stato passato a presidenti novellini, poi sono stato sorteggiato una volta scrutatore, ma ho finito de facto per fare ancora il segretario, ma senza l'onere di firma, perché il segretario di allora non era il più brillante che avessi conosciuto e correvamo il rischio di finire dopo mesi a confezionare le buste; e, da allora, non mancano di nominarmi.

Quest'anno mi è toccata la sezione 3 (sulle nove che si costituiscono a Scanzorosciate), che da un lato è comodo perché è quella di Rosciate, e ci arrivo in tre minuti a piedi, dall'altro è una pessima cosa perché è la più numerosa del comune (1115 elettori, quando con milleduecento bisogna istituirne due). Con la nuova legge elettorale i componenti del seggio non sono più sorteggiati ma nominati, e quindi sono rigidamente lottizzati dalle forze presenti in Consiglio Comunale (e, nella fattispecie, quelle in commissione elettorale, per cui non avevamo uno scrutatore dell'UDC, che conta di un solo consigliere, ma uno del PD, uno della Lega, uno del PDL ed uno - che non si è palesato, ma le voci girano - di Rifondazione. Considerato che il Presidente, nominato dal tribunale e quindi non sotto stretto controllo politico, era PD - la prima volta me l'avevano segnalato come vicino a Rifondazione, ma conoscendolo non è assolutamente vero - e che io sono io, non si capisce il motivo di nominare rappresentanti di lista - salvo forse da parte dell'UDC. In realtà, sono stati regolarmente inviati un rappresentante del PD - che poteva mostrare un tantino più di polso, racconterò -, uno del PDL (persona intelligente per come si è comportato durante lo scrutinio, lo si dà in fuga verso la Rosa Bianca), uno della Lega (al confronto del virulento scrutatore, tutta un'altra pasta d'uomo) ed uno per l'UDC, nominato ad ufficio già insediato, professore in pensione, che veniva al seggio apposta per farci compagnia, nelle ore più scarse del lunedì.

Oltre alla già citata questione dell'enorme numero di elettori, il problema più grosso che abbiamo dovuto affrontare è stata l'assoluta mancanza di donne e/o ragazze nell'ufficio, caso più unico che raro nella mia carriera che, se da un lato, ci permetteva il commento libero, supportati in questo dagli ufficiali di P.S. in servizio presso la sezione, poliziotti di Bergamo, che sono andati avanti per tre giorni a prepararci ed offrirci caffè, graditissimo, dall'altro ci dava meno entusiasmo all'idea di lavorare alle sette di mattina...

Il lavoro del segretario, dicevo, è ingrato. Se, da un lato, non ha il fiato degli elettori sul collo, salvo nelle pause pranzo quando gli effettivi dell'Ufficio di Sezione sono ridotti al minimo di legge, tre persone tra cui il presidente o lo scrutatore facente funzioni di vicepresidente, e deve mettersi anche lui ai registri, dall'altro c'è abbastanza lavoro per non avere mai - o quasi - un secondo libero, specialmente se non si vuole peredere le ore a scrutinio terminato per finire di compilare i verbali, preparare le bolle per l'invio dei plichi al tribunale, inseguire i rappresentanti di lista, che ormai se ne vogliono - giustamente - andare perché mettano le firme facoltative in ogni dove. Inoltre, c'è da fare la spola al telefono, per chiamare l'ufficio elettorale comunale, nei - molti, colpa di uno scrutatore particolarmente distratto dalle donne che doveva registrare - casi di mancata corrispondenza tra votanti e voti registrati; che, di solito, si riescono sempre a colmare in pochi minuti. Tranne questa volta!

Tutto perfetto alle otto di lunedì mattina, dalle otto e mezza alle sedici (quindi, abbondantemente dopo la chiusura del seggio) per accertare il numero dei votanti della sezione, causa un mismatch che ci ha dato del bel filo da torcere. Il ritardo con cui abbiamo iniziato lo scrutinio, comunque, è stato ben colmato, tant'è che, alle otto meno un quarto, siamo stati la seconda sezione del comune a terminare le operazioni ed a conferire i risultati all'Ufficio Elettorale Comunale.

I casi più curiosi di questi due giorni, verificatisi due volte presso la nostra sezione, una volta a Negrone (sezione n.5) ed una a Scanzo (sezione n.6), sono state le persone che, erroneamente indirizzate da movimenti antipolitici, volevano fosse messo a verbale il loro rifiuto del voto perché non rappresentati da nessuna delle liste di candidati presentate alle elezioni. Difficile far capire loro che i verbali delle operazioni di voto non sono il posto per le dichiarazioni politiche, manco fossimo un processo alle BR; ed altrettanto non facile riuscire a trovare una soluzione di compromesso che rispettasse i regolamenti e non ignorasse queste istanze. Alla fine (benché noi, dei due che hanno tentato questa trovata, si sia riusciti a convincerne uno di votare lo stesso, ché la sua istanza non poteva essere messa in questi termini a verbale) si è scovato il rifiuto di recarsi nell'urna per esprimere il voto, con conseguente esclusione dal voto, pur annotando nome e tessera eventuale del mancato elettore. Ed il suo nome sul verbale. Sperando (non per cattiveria, ma perché non si può venire alle sette del mattino, a seggio appena aperto, ed improvvisare un comizio per noi ed i due poliziotti) che quei signori che hanno fatto stampare e distribuire volantini (alcuni si recavano ai seggi con detti volantini, e se fosse capitato a me li avrei denunciati per diffusione di propaganda entro i 200 m (metri) dalla sezione elettorale) che postulavano questo inesistente diritto al comizio improvvisato, con tanto di verbalizzazione. E che la Prefettura mandi circolari più chiare di si raccomanda di mettere succintamente a verbale eventuali contestazioni delle operazioni di voto da parte degli elettori, che quindi abbiamo inteso, con il consenso unanime dell'ufficio e dei rappresentanti di lista, come constestazioni sul regolamento, non come dichiarazioni politiche.

Adesso, se il Celeste lo fanno ministro, ci toccheranno le Regionali questo autunno. Che spasso, con il voto disgiunto! E, no, non lo faccio per i soldi. Ma per amore della burocrazia; e sì, certo, anche della democrazia...

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martedì 15 aprile 2008

Rimanda il suicidio, Italia!

Per ora rimando il suicidio
e faccio un gruppo di studio
le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani
far finta di essere sani.

Lo stralcio di Far finta di essere sani, di Giorgio Gaber, ed il tono stesso del post, vuole essere un serio invito a tutti gli amici che non hanno sostenuto Berlusconi, e che oggi vivono un clima da day after. Come se fosse cascato il mondo.

So che questo mio atteggiamento mi attira un certo numero di antipatie da parte dei miei colleghi, e sospetti di criptoberlusconismo, ma non cambio la mia posizione dal 2001 (quando ero al Lussana e questa cosa mi ha fatto tacciare di simpatie fasciste), ma sono fermamente convinto che rappresentare le elezioni in questo modo conflittuale non faccia bene né a noi stessi, né al Paese, né alla democrazia in astratto. Perché, altrimenti, se è così terribile la vittoria dell'avversario, meglio prendere le armi e scendere in piazza...rischioso, specie dopo che la sinistra non è rappresentata in parlamento. Ed avrebbe un motivo in più per essere ancora più di lotta e meno di governo. Da parte mia, condivido il timore di un anonimo popolare del PD, che si augura che noi non ci mettiamo a rappresentare le istanze arcobalenanti in Parlamento. Ma non perché gli elettori non capirebbero. Perché capirebbero, e sarebbero contrari. Come me. Che già ogni volta che prende in mano una scheda deve trattenersi dalla tentazione di mettere una croce dove ce n'è già un'altra.

Ci sarebbero da fare mille analisi, come il ruolo di Formigoni, che cosa farà l'UDC da grande, la visione del federalismo di Miglio (grazie Rubo, lo conosco). Ma ho davvero da studiare.

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lunedì 14 aprile 2008

Cinque buoni motivi

Ora, sarà che quando sono ai seggi non mi importa nulla di chi vince o chi perde, ma soltanto che vada a votare meno gente possibile (ahimè, comunque ben più dell'80%, e su un seggio di 1115 elettori sono tanti - si pensi che, oltre i 1200, è obbligatorio farne due) e che i conti tornino; non importa come, ma non riesco a condividere il plumbeo clima dei miei fratelli, con mia sorella che lancia ingiurie contro gli italiani, ed i bergamaschi in particolare, per chi hanno votato, mio fratello che - involontariamente - ne spara una più grossa dell'altra; mio padre che segue tre programmi di dibattito alla volta, ché è venuto via dalla sorda e grigia sede del PD, e che si consola sottolineando i vincitori che si beccano tra loro, e sorridendo alle battute.

Così ho raccolto alcuni motivi per essere contenti del risultato, o perlomeno per non gettarsi nella disperazione. Con l'avvertenza che sono motivi del tutto scorretti, che offendono la dignità umana e svariate minoranze con i loro diritti veri o presunti, e che fanno leva sulla parte più egoista e retriva dell'animo umano. Di sicuro non parlerò di vita e di libertà, come gli "amici" ('na roba...) di CL. E li metterò in ordine dal più seri al meno serio.

  1. Il fatto che la Lega Nord abbia questo risultato imponente, rende lei forte, esaspera le tensioni interne al PDL (si confronti l'intervista a TvBG del segretario di AN) e rende più difficile governare ai nostri principali avversari
  2. Si può dire quello che si vuole, ma con Silvio si pagano davvero meno tasse...poi possiamo discutere se sia giusto o no, e cose così, ma i fatti sono fatti.
  3. Il federalismo fiscale, ed anche il federalismo tout court non va certo a svantaggio di noi lombardi, e così salutiamo per sempre anche Formigoni (che vedo bene ministro dell'Istruzione, o della Sanità - cose per cui la Lombardia, anche se in modo discutibile, ha effettivamente dettato il passo al Polo del resto del paese, si pensi all'uso delle convenzioni con le cliniche private od al buono scuola).
  4. La Sinistra radicale (da SA ai microdivertentissimi partiti quali Alternativa Comunista con la sua rivoluzione d'ottobre come prospettiva politica) è fuori dal Parlamento. Del tutto. E tanti saluti a DICO ed altre diavolerie.
  5. Infine, e per questo più spassoso (grazie Francesco!) il fatto che il PDL abbia il premio di maggioranza, e non avesse rispettato l'artificiosissima regola una donna un uomo nelle liste, comporta che ci saranno meno donne in Parlamento di quante ce ne sarebbero state avessimo vinto noi.

E, tornando più seri, quanto pensiamo che incida la politica di un governo sulla vita dei cittadini - almeno, finché non esprimeranno il Governo il già citato Alternativa Comunista o Forza Nuova? Ben poco.

Nota conclusiva: Casini ha appena detto una cosa, a Porta a Porta, fantastica, sul piano dei toni e del contenuto, parlando di rappresentatività del parlamento e di come fosse opportuno la sinistra estrema non ne fosse artificiosamente esclusa, perché è meglio che facciano opposizione in parlamento che nelle piazze. Ha tutta la ragione del mondo (anche se questo contraddice il mio punto n.4 - ma lì si parla di pancia, e qui di testa)

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sabato 12 aprile 2008

Sul silenzio elettorale

Oggi è il sabato prima delle elezioni; il giorno del cosiddetto silenzio elettorale, disciplinato storicamente dalle legge n. 212 del 4/4/1956, e più recentemente dalla legge n.515 del 10/12/1993 e dalla n.28 del 22/2/2000. Qualche mio collegha (nella fattispecie, Davide Chiesa) lo ha blasfemamente (ma in senso buono, lo perdoniamo) paragonato al sabato santo. Silvio ha deciso di interrompere la campagna elettorale sul proprio blog.

Ma direi che è decisamente esagerato, sia il paragone ecclesiale che mettersi a tacere. La legge, infatti, disciplina l'affissione di stampati, la convocazione di comizi e le riunioni di propaganda. Non disciplina, ad esempio, la distribuzione di santini (a meno che avvenga nel raggio di 200 metri dal seggio, il giorno delle elezioni), le chiacchiere, le telefonate...ad esempio, ieri Epo mi ha detto di aver ricevuto una telefonata da Casini. Suona il telefono, tu rispondi, e un nastro registrato fa propaganda. Questa è propaganda elettorale che la legge del 1993 disciplina (incisioni magnetiche); ma se Casini ti chiamasse di persona, non rientrerebbe nella normativa e potrebbe farlo. E, quasi certamente, i blog non rientrano nella normativa. Ma qualche inghippo ci sarà. È un impegno ad informarmi...

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venerdì 11 aprile 2008

Bah

Come gli adesivi che si staccano lascio che le cose ora succedano; quante circostanze si riattivano fuori dai circuiti della volontà
Subsonica, Veleno, L'Eclissi (2007)

O, forse, proprio per i circuiti della Volontà.

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XKCD

Con non indifferente ritardo rispetto alla sua prima scoperta, oggi - tra stanotte ed oggi, visto che c'è qualcuno che ha ritenuto di attaccarsi a messenger e diffondere le vignette - in università, tra i teorici (pare che gli sperimentali abbiano vignette tutte loro, che parlano di LHC), si è diffuso.

Nel proseguo, una vignetta politicamente scorretta, ed assai divertevole.

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giovedì 10 aprile 2008

Priorità

Tutti noi dovremmo essere quell'omino. Con la sua solida scala di priorità: prima di tutto, i campi hamiltoniani! (secondo me questa vignetta è ispirata ad una storia vera, e la storia vera è la storia di Magri!)

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Blogging e realtà

Se non è degno di essere scritto, è degno di essere stato fatto?

Credo di sì, perché la vita non si compie nelle pagine di un diario, sia pure sui generis come uno di questi blog. Ma penso di no; perché siamo come personaggi su un palcoscenico, e se non diciamo la nostra battuta facevamo meglio a restare nel camerino.
Eppure ci sono cose che non si possono scrivere; ne parlavo ieri con una mia compagna di università, che mi interrogava e le cui domande cercavo di eludere; e che cercava le risposte tra il mio blog ed alcuni altrui. Alcune non si possono scrivere perché tirano in ballo persone che non possono, e non vogliono, essere esposte ai riflettori della rete, per quanto opachi come quelli che questa pagina offre. Altre non è bene scriverle, perché basta un dito per fare del male - a chi è fragile, ed a chi sembra solido e, vittima di tanta solidità, da tanta solidità è reso fragile - e perché, a volte, la parola data va mantenuta.

Ma poi voi, lettori, non lamentatevi che scrivo poco.

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mercoledì 9 aprile 2008

Pizzoccheri

Guarda tu se devo andare al bar dell'università per mangiarli...che tra l'altro erano due in croce (è anche vero che costavano talmente poco che ci mancava me li tirassero dietro, ma non erano un gran ché).

Ora, io credo che nessuno abbia bisogno di spiegazioni in merito a questo piatto della tradizione valtellinese, che è diventato un po' come la cotoletta per Milano ed il baccalà per Vicenza, e cioè che tutti dovrebbero saperne tutto, ma poiché non si sa mai, specie per i lettori extra-lombardi, ci spenderò due parole (e vi indirizzo già subito alla pagina di Wikipedia che ne parla).

Sono un piatto fatto da qualcosa di simile a "tagliatelle", però di grano saraceno - che si distingue per il colore più scuro, la grana più ruvida ed il sapore più pungente, tipico delle coltivazioni in ambiente montano, con patate, verza e formaggio, cotte in casseruola con burro ed aglio. Pur non essendo per niente valtellinese, nemmeno in un briciolo del mio DNA, mi sono sempre piaciuti, fin da quando - in terza elementare - sono andato in gita con la scuola a Sant'Antonio Valfurva, nei pressi di Bormio, ed abbiamo visitato una macina in cui si producevano artigianalmente. Mia madre, sapendolo, visto e considerato che in casa piacciono solo a me, e vengono mangiati, oltre che dal sottoscritto, soltanto da lei, me li prepara ad ogni morte di papa, e per giunta di quelli precotti...pertanto, con questo post rivolgo un appello per un piatto di pizzoccheri secondo tradizione, con le patate e la verza bollite, il Valtellina Casera fuso, il robusto sapore di aglio (che di per sé non mi piace, ma con i pizzoccheri ci va) e tutti gli altri carismi. Capito?

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martedì 8 aprile 2008

Fede e politica

Solitamente apprezzo molto il blog di Berlicche, perché lo vedo animato da una fede autentica e profonda, e dotato di buone doti di polemista apologetico.

Per questo motivo sono particolarmente scontento dei suoi ultimi post dedicati alla politica, complessivamente riassumibili nel concetto un buon cristiano deve votare Berlusconi. A parte la già di per sé stessa discutibile posizione - che, con tutta modestia, mi sentirei di negare senz'altro, tant'è che tutti i partiti cattolici della storia e d'Europa non sono mai stati di destra, ma di centro, e volente o nolente il PdL è di destra - quello che mi lascia più contrariato è il tono dei commenti e delle risposte a chi (senza essere necessariamente virulento, come alcuni in effetti sono) osa esprimere opinioni contrarie, o mettere in dubbio la moralità e l'adesione alla fede ed alla dottrina cattolica del nostro Unto del Signore. Con toni del tipo solo nel PdL c'è spazio di vita e di libertà per i cattolici, quasi che tutta la ricchezza politica del cattolicesimo sia stata tradita dai legittimi eredi della DC, ora variamente sparsi - per lo più, e certamente quasi tutti di quanti allora non erano in terza fila perché considerati meno adatti o abili - tra PD ed UDC. Mentre il Nostro, che ha sempre trafficato tra socialisti e massoni, sia ora il cavaliere della fede che nemmeno Abramo a detta di Kierkegaard.

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lunedì 7 aprile 2008

Guerrafondaio

Ho trovato questo notiziario on line che stuzzica il mio palato...Notizie inutili tipo il cambio di nome di un reggimento, o una missione dei nostri intercettori. Però è divertente.

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Sö e zö

Dovevano essere due giorni senza infamia e senza lode, un po' di impegni famigliari ed un po' di tempo libero, e questo settimana si è trasformato inconsapevolmente in un viaggio in automobile (nella foto la mia auto, cioè non la mia, ma una uguale) durato praticamente due giorni. Senza andare da nessuna parte.
Volevo realizzare un file di GoogleEarth con indicate tutte le strade percorse, su e giù per le valli bergamasche, ma poi ho visto che le indicazioni si sarebbero confuse tutte fra loro. Così ho predisposto un file solo, con segnati soltanto i punti toccati, in ordine di "toccaggio", che da soli bastano per vedere come si sia consumata benzina, con quel poco che costa.

Fortuna che per il giorno di sabato avevo declinato l'invito ad andare a Vinitaly, ché dovevo studiare - anche se in realtà ho più studiato i pezzi all'organo per la messa di domenica che fatto quello che dovevo fare per l'università, e sono uscito di casa soltanto dopo cena. Poiché Fabio era impegnato con una festa di compleanno a suo dire noiosissima, ma a cui non poteva mancare, e Geordie aveva declinato il nostro invito ad uscire perché duramente provato dal lavoro, ci siamo trovati soltanto io ed Epo, ed abbiamo preso le mosse per una serata tranquilla, andando al paludato (aggettivo tirato fuori dal cappello per rendere l'idea) pub Kavanagh di Albino (segnaposto 1), dove abbiamo bevuto giusto una birra che già il sonno ci assaliva. Optiamo, allora, per andare alla ricerca di posti nuovi, e che siano fuori dalla Val Seriana, e ci dirigiamo su Seriate; siamo arrivati nei pressi del Privilegio (segnaposto 2), che conosciamo perché ci lavora la sorella di Claudio, quando Claudio ci chiama informandoci che la sua cena in compagnia di morosa, amiche della morosa e di loro morosi (esattamente quello che si intende compagnia allegra, e lo stesso Claudio è della nostra idea) è terminata e stanno andando allo Smart (segnaposto 3) di Nembro, e ci invita a raggiungerli. Abbiamo fatto appena in tempo ad arrivare sul posto, che ci richiamava dicendo di aver cambiato programma e di aver optato per il bowling di Albino (segnaposto 4); ci rechiamo là, e nonostante io sia di poca compagnia e non giochi, la comitiva si divide su due piste, maschi e femmine, e si gioca una partita. In questo ambiente da minitamarri c'è anche un gruppetto di adolescenti che rivolge un appello tramite dj alle ragazze del nostro gruppo perché li vogliano conoscere, e l'immensa superiorità degli uomini della nostra compagnia fa finta di niente, salvo poi platealmente uscire con le giuste consorti. Niente di speciale; non fosse che ho già visto situazioni del genere degenerare in rissa, proprio ad Albino. Ritorno a casa, che quasi m'addormento in auto - fortuna che guidava l'Epo.

Anche perché avrei dovuto guidare parecchio anche l'indomani. Mentre tutta la famiglia si preparava per essere alla messa d'anniversario di matrimonio dei miei nonni per le undici e un quarto, io partivo per mio conto onde installarmi all'organo per le dieci e mezza, come d'accordo preso con il parroco di Brembate di Sopra (segnaposto 5). Che doveva essersi dimenticato qualcosa, tipo che la messa delle dieci va giustamente avanti fino alle undici meno dieci, e che quindi sono arrivato presto per niente. Il curato decide i canti che avremmo fatto, niente di particolarmente innovativo - per mia fortuna - e tutto molto alla portata, e raggiungo l'organo, che a differenza di quello di Rosciate non è sopra il presbiterio ma appeso a metà navata, poco prima delle undici. La mia prima impressione è che si tratti dell'organo dei Puffi. Si tratta di un organo Damiani del 1817, con la meccanica in vista dietro la grata della consolle, restaurato nel 1998 e recentemente risistemato durante i lavori di restauro della parrocchiale (lavori diretti da mia zia!); molto incisivo nei registri acuti, mi è sembrato un po' carente per quanto riguardava l'intensità dei bassi. Ma, forse, è questione di mio gusto. Certo, non avevo mai suonato un organo con una meccanica più rumorosa, cosa che era evidente specialmente sui brani un po' brillanti, come il Post Communio di Zipoli che ha concluso la celebrazione (ascolta il file midi). Inoltre, dopo essere stato in balia per tutta messa del cantore più lento che mi sia mai capitato, ho deciso di rivalutare in toto quelli che mi capitano, solitamente, a Rosciate. Prima di messa ho suonato il preludio in sol minore di Bach (non ho avuto tempo - né, sinceramente, voglia di sbagliare - per la fuga successiva) (qui il midi); poi abbiamo fatto Chiesa di Dio, l'alleluja di Taizé (Canto per Cristo), Le mani alzate all'offertorio (per il quale io avevo preparato un'altro pezzo di Zipoli, amen), il Santo Gen rosso, e Resta con noi Signore, la sera alla comunione; la quale, con la lena che ci metteva il baffuto cantore, è stata un vero strazio.

Dopo la messa, che si è prolungata parecchio, complici anche due battesimi, ci siamo trasferiti in massa (noi, i miei nonni con le loro sorelle) a Somasca (segnaposto 6), nota per la basilica di San Girolamo Emiliani e la casa madre delle Orsoline di Somasca (da non confondere assoltuamente con le Orsoline di Gandino, né con le Orsoline "vere" di Sant'Angela), per il pranzo. Pranzo che ho vissuto con un orecchio al telefono ed un occhio all'orologio, perché ero stato incaricato di presenziare, facendo le veci dei Giovani Democratici, ma che provengono dalla Margherita, ad un incontro dei circoli dell'Alto Sebino (dalla parte opposta della provincia!) che doveva iniziare alle 16.30; dopo aver provato a convincere l'onorevole che non era il caso che andassi, ed aver ricevuto, assieme al permesso per marcare visita, anche una lavata di capo, mi sono risolto a farlo contento e a partire; benché, per aspettare la torta, sia partito talmente tardi che all'ora in cui la riunione iniziava ero a Calolzio. Pur andando al limite del fisicamente possibile, specie sulla trafficatissima strada della Val Cavallina e dopo aver perso bene o male venti minuti a cercare il posto per le frazioni di piano e di monte di Costa Volpino, sono arrivato all'incontro (segnaposto 7) che ancora non era arrivato l'ospite d'onore (che poi era il motivo per cui dovevo presidiare), responsabile organizzativo del PD e più pericoloso diessino impenitente della provincia. Le nubi grigie che già avevo iniziato a subodorare sul lago di Lecco hanno iniziato a chiudersi, verso sera, e non ero partito da molto, verso le diciannove e trenta, per rientrare a casa che già gocce tiepide cadevano dal cielo. Gocce tiepide apprezzate in un primo momento, ma che presto hanno ridotto, insieme a moltissime loro gemelle, la visibilità ad un livello tale che attraversavo i paesi della valle sperando che nessuno fosse così stupido da attraversare, perché di certo non l'avrei visto se non quando me lo fossi ritrovato sul cofano. Arrivato a Trescore, vedendoci sempre meno, ho preso la via di Cenate e della Tribulina perché ero certo di trovare meno traffico, ed in sostanza perché è molto più bella, anche non vedendoci a un palmo dal naso, della statale del Tonale, nonché perché "cade" su Negrone e quindi Rosciate senza dover fare giri successivi, sempre piuttosto trafficati la domenica sera.

Spero che nessuno mi chieda se è valsa la pena andar su fino a Costa Volpino per venticinque persone se erano tante. Non potrei che mentire...

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domenica 6 aprile 2008

Questa primavera che sfugge

Era quello che mi passava per la mente questo pomeriggio, mentre nella mia automobile-sherpa salivo e scendevo le valli bergamasche - per far che lo scriverò nel consueto e successivo post sul fine settimana - ed incrociavo scorci insoliti ed altri a cui sono legato da anni.

A pensarci, può sembrare stupido, anche detto in forma edulcorata, come fa mio padre, definendolo interesse per il territorio; in sostanza, il gusto per la bellezza di una chiesa che si trova a mezza costa, o per un campanile che si apre tra i ciliegi; per il pascolo alla sommità del quale si ergono tre ripetitori - saranno brutti, forse, ma sono quella montagna - e per l'affioramento di roccia diversa che cambia il profilo della montagna. Per quei monti non meglio identificati (sono in provincia di Brescia, fuori dalle mie competenze) che imbiancati incombono sul lago.

È iniziato stamattina, che il forte vento aveva reso tersa, quando salendo da Brembate di Sopra a Cisano si distinguevano sul colle le frazioni di Palazzago, con Burligo e Roncallo Gaggio. Con i filari di viti che costituiscono lo zoccolo duro della produzione vitivinicola della Val San Martino, e che non ho mai capito perché non li avevo mai notati fino ad un paio d'anni fa. Con i ciliegi che punteggiavano tutto il versante a roèrs del Canto di Pontida.
C'erano il Monte Barro ed i Corni di Canzo che si infilavano in prospettiva sulla sponda destra dell'Adda, ed a sinistra, insieme alla strada che percorrevo, il San Martino e la Grignetta - con le sue guglie avvolte in vapori che non facevano prevedere un buon esito meteorologico per la giornata - di fronte ed angoli di Resegone che si intravedevano tra le pareti più basse ed incombenti del Magnodeno, ed il Lago di Lecco increspato dal vento che barbagliava del sole, finché è durato.

E c'è stata tutta la risalita della Val Cavallina, noiosa fino a Borgo di Terzo, poi strozzata dalla dolomia della Val Torrezzo all'altezza del Lago di Endine, trafficata sulla sponda destra e placidamente verde sull'altro versante, ancorché drammaticamente a roèrs. I Monticelli di Gandino ed il monte Sparavera, che pensare che si arriva a piedi da Rosciate, e per la Malga Longa c'è ancora un'ora di strada fa venir male, più sullo spartiacque seriano ma chiaramente visibili e gialleggianti per l'inverno appena passato. Il "bacino" di Sovere-Pianico, che i libri di geologia indicano come paleolago, e che ho sempre visto di sfuggita come un'improvviso "applacidamento" della valle, appena prima dello scollinamento sul Lago d'Iseo. Le indicazioni per la Valle del Freddo, sede di un curioso ed importante fenomeno di "aria condizionata" naturale, che fa crescere le stelle alpine a 500 metri.
Perfino la pioggia che insistente ha incominciato a cadere sulla via del ritorno, che - prima di diventare uno scocciante impedimento alla visibilità ed alla velocità di marcia - mi ha riempito le nari di quell'odore di temporale estivo, quando piove sull'asfalto rovente...è primavera, ed io dovrei essere in giro per le Prealpi a farmi le gambe. Dovrei ammirare le fioriture di crochi del Monte Torrezzo, o gli ellebori che spuntano sul sentiero per Selvino. Dovrei salire il Resegone dal versante di Bergamo, o fare finalmente l'Albenza e l'Ubione per concludere la "prima fila" di monti bergamaschi, quelli che affacciano sulla pianura.

E mi capiterà di svegliarmi un mattino che sarà già giugno, e si dovrà salire quote più impegnative e stare all'aria più fresca; ma la quiete di queste basse, facili, snobbate cime...

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sabato 5 aprile 2008

Dice la sua

Chiara elenca in un post i punti di domanda che spesso le affiorano in mente, e - certo con un colpo di genio - Ronkas le risponde.

Leggendo soprattutto le sue prime risposte, la mia prima idea è stata quella di lasciargli un commento in cui le contestavo; poi, ho pensato che da una parte avrei abusato della sua ospitalità, dall'altra che non avrei avuto lo spazio di trattare le domande come alcune di loro meritano. Del resto, le prime attività di stamattina mi hanno messo, contro ciò che c'è di buono e giusto ma grazie alla dinamica del l'avevo detto, di buon umore, e quindi non ho voglia di sprecarlo subito andando ad immergermi nelle varietà PN, o peggio nei compiti di Oleari.

Si pensa che l'isolamento sia una cosa negativa?
La prima risposta sarebbe: e chi lo pensa? Poi, in effetti, basta guardarsi intorno, osservare la smania di relazioni delle donne e degli uomini, ed in effetti viene il dubbio che, se ci si dà tanta pena per evitare l'isolamento, almeno almeno l'idea che sia di per sé negativo e vitando non sia così peregrina. Rimangono, però, due fatti. Il primo, che l'isolamento non è - non sempre, almeno - una situazione da cui fuggire, ma spesso è indispensabile per ritrovarsi. Sfido chiunque a capire chi è, cosa sta facendo e cosa vuole fare durante una cena con i soci. Secondo, che sì, lo credo anch'io, saremo premiati per il bene che abbiamo fatto piuttosto che per il male che abbiamo evitato di fare, ma non per questo siamo autorizzati ad andare in giro a ferire il prossimo. E ci accorge da soli quando non è giornata, ed a stare con gli altri non potresti fare loro che del male.

Si collega il silenzio con la tristezza?
Io, a dire il vero, ho sempre collegato il silenzio alla riflessione. È vero, d'altronde, che quando uno scoppia di felicità non si siede a riflettere, generalmente, ed è uno che ha delle storie che, solitamente, tende a perdersi in pensieri. Comunque boh, tristezza e felicità sono due categorie molto lontane dal mio modo di vedere il mondo - non che non veda dove possano trovarsi, ma mi sembrano inadatte a fondare ontologia ed etica (con buona pace di Aristotele). Inoltre, ho l'impressione che tanto pensiero, comune ma anche colto, le innalzino a tal punto quale orizzonte di riferimento che, a torto, uno tende a ricollocare ogni cosa sotto le ali dell'una o dell'altra. Un po' come in Italia si assolutizza destra e sinistra con gli effetti esilaranti messi in luce da Giorgio Gaber in Destra Sinistra.

Si presume che parlare=sentirsi a proprio agio?
Questo non è vero in generale. Ad ogni modo, di solito si ritiene che quando uno si senta a proprio agio tenda a lasciarsi andare, e quindi - se in compagnia - si metta a parlare. Poi ci sono contesti in cui il parlare non è segno di spontaneità, e spesso vedi che è proprio chi parla, da come parla, che si sente talmente a disagio da trovare nelle parole - spesso a vanvera - una via di fuga dalla situazione.

Si confonde riservatezza con timidezza?
Non volevo scrivere è colpa dei tempi, ma le ultime risposte sono sintetizzabili in questo modo. Se siamo immersi in un sistema di ostentata ed esasperata gioiosità e compagnoneria, la persona riservata è fuori posto, direi quasi fuori tempo, e non può essere accettata come "normale". Per questo si tende a sovrapporla a quella che può essere considerata una patologia, o (mi si prenda il termine con le pinze) una devianza dallo standard, cioè la timidezza. Non è tempo per i timidi, ma per gli squali.

Ci si ostina a pretendere che siamo tutti uguali?
Perché è decisamente più facile orientarsi in un mondo fatto sulla propria misura che dover considerare di adattarsi diversamente alla misura di ciascuno degli altri.

Perché scrivo su un blog
Perché è molto spesso parlare senza dire, e quando si dice qualcosa viene facilmente perso nel flusso. E rimane un'estetizzante vuota vetrina.

Perché si prova invidia?
Perché il bene degli altri, in fin dei conti, non è una nostra priorità. E ci comportiamo come se esistesse una quantità finita di bene; per cui, una goccia in più per il mio fratello è una in meno per me.

Perché si fa del male?
Questa è dura. Si fa, in effetti, male alle persone a cui non siamo legati, ed è un conto; semplicemente, si mette al primo posto sé stessi, e costi quel che costi. Ma ben più misterioso e grave è quando si fa male a chi ti è vicino, a cui non vorresti fare male, e ti risolvi a farlo. Perché un bambino di tre anni dice "ti odio" alla mamma? La mia impressione è che, alla fine, siamo tutti come quel bambino. Abbiamo ricevuto una carezza che non volevamo, ci sentiamo traditi per un nonnulla, pensiamo di poter fare da soli, di avere il diritto di farlo. La radice del nostro Male.

Perché ti va sempre via la voce?
Canti troppo, secondo me.

Si crede che sia importante qualcosa per gli altri poiché lo è per noi?
Perché è molto difficile uscir fuori di noi, e guardare tutto con sguardo obiettivo, e vedere noi stessi con lo stesso sguardo che gettiamo sugli altri. Siamo immersi nel nostro mondo; gli altri singolarmente sono un altro universo, ma non abbiamo modo di "misurarlo" se non dal nostro sistema di riferimento. Se non lo facciamo, è come se esistessimo solo noi. Ma se lo facciamo, lo facciamo da una prospettiva sbagliata - sbagliata per loro, ma non per noi.

La scuola non funziona coerentemente?
Perché, le persone sì?

C'è gente che non ordina secondo ragione [inserire la cosa disordinata]?
Lo fa per metterci alla prova, ovvio. Vuole vedere se perdiamo la pazienza.

Le nuvole fuggono ogni malumore?
Evidentemente ci sono tipi diversi di meteoropatia. Ci sono nuvole e nuvole. Di certo, i cumuli bianchi che sembrano di cotone, quelli che ci si metteva ad indovinarne le figure, non fanno per me. Sono come dei putti cinquecenteschi. Di cattivo gusto.

Siamo come un paio di forbici?
Non condivido questa metafora. Sulle prime, l'avevo letta come "siamo bravi a separare quello che è unito", e mi ci trovavo di più. Due tendenze divaricate nel genere umano, sinceramente, non le vedo con così importanza. Piuttosto, molto meglio essere il perno, che è la parte che sostiene gli sforzi delle forbici ed è l'unica che rimane ferma. Le lame, l'impugnatura...sono solo folclore, o quasi. Parlando in fisichese, i momenti delle forze sono tutti calcolati sul perno.

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