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sabato 28 novembre 2009

Quando sei nato non puoi più nasconderti

...anche se ci provo, ad esempio lasciando in coma il blog per oltre un mese. Un mese ed oltre passato a studiare per l'esame di Applicazioni Fisiche della Teoria dei Gruppi, che non sarebbe nemmeno troppo difficile, non fosse che il professore sono dieci giorni che mi tiene sulle spine, e «Le telefonerò per avvisarla di quando posso farle l'esame. Posso chiamarla fino alle undici?». È anche ricominciato il semestre, e seguo finalmente il corso che attendevo con ansia da quando ho visto la riorganizzazione della Laurea Magistrale, e cioè Meccanica Superiore. Un corso che non farà saltare di gioia il ministro Gelmini, visto che siamo due studenti per due professori (ma è tutta colpa dei matematici che non amano la fisica matematica e, fosse stato per loro, avrebbero mandato il corso deserto); ma che fa saltare di gioia me, e per il corso e per la compagnia qualificata.

Ma questa routine è ben poco accanto a quello in cui sono stato incastrato - e possiamo anche, col senno di poi, congratularci a vicenda che sia stata una bella mossa - e cioè sono stato eletto Coordinatore del Partito Democratico di Scanzorosciate e Gorle, proprio questo mercoledì. Tutto assolutamente concordato, anzi. Richiesto. Quasi imposto. In effetti, faccio un po' di fatica ad immaginare quei circoli dove ci si scontra all'arma bianca per eleggere il coordinatore. Da noi è quasi solo una questione di disponibilità. Che non ho saputo negare di fronte alle richieste di molti amici (loro magari si offendono, preferendo compagni) del circolo.

Adesso, tra le mille altre cose da fare, c'è anche questa. Che va fatta bene, ché già ogni giorno c'è sempre il rischio che la più parte dei miei compaesani rifluisca nelle rassicuranti tiepide acque delle "radici", e ci mancherebbe prestare il fianco.

A parte che non starei lì a farmi colpire.

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giovedì 12 marzo 2009

IDOLO!


Non vorrei portargli sfiga, come si dice, e probabilmente è un po' troppo irruente rispetto al mio modo di vedere la politica, ma Matteo Renzi ha tutte le carte in regola per diventare il mio idolo.
Benché faccia molto piacere che Franceschini e con lui il PD e con lui - si spera - l'Italia abbia riscoperto La Pira.

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martedì 10 marzo 2009

Giovani per il Partito Democratico

I miei lettori più assidui si saranno accorti - con sospetto, magari - che è da diverso tempo che sulle mie pagine non trovano spazio le considerazioni politiche, che un tempo erano tanto frequenti dall'aver fatto diffondere, in università, l'equivalente antonomastico Casati-politica. In realtà, diversi fattori hanno concorso da un lato a non farmi trovare tempo ed argomenti da affrontare, dall'altro a sconsigliarmene l'opportunità, essendo stato abbastanza delicato il processo costitutivo dei Giovani Democratici e non essendo il caso che io intervenissi per così dire a gamba tesa nel dibattito; preoccupazione forse eccessiva, visto che al congresso mi sono stati fatti i complimenti per l'intervento in stile SG (ah, che facezia! - mi sa che non hanno frequentato molti congressi ex o post democristiani). Dunque un paio di riflessioni sul ruolo dei giovani nel partito, e del Movimento Giovanile nei confronti del Partito.

Io non so se sia vero, o sia soltanto retorica, che con il Partito Democratico molti giovani si sono avvicinati alla politica. Ne ho qualche esperienza, per quello che è successo al mio paese o per quello che si vede nel gruppo giovani della provincia, dove spesso approda qualcuno fiero di non provenire da un'esperienza precedente. Diamolo per buono; come bisogna "dare per buono" che, almeno un anno fa, con la sua nascita, il PD abbia riacceso "nell'aria" un certo interesse per la politica ed un certo entusiasmo per l'area di centrosinistra che prima era decisamente sotto i tacchi.

Anche nei quadri e nei dirigenti del partito, allora, c'è stata una massiccia iniezione di forze nuove ed anagraficamente giovani; basta pensare al trentenne Martina, segretario regionale, ed a tutta l'iniezione di giovani portavoce dei circoli territoriali. Iniezione talmente innovativa, per chi era abituato alla consueta gerontocrazia, da aver messo in secondo piano per molti mesi l'esigenza di un movimento giovanile di partito. Iniezione, e qui vengono le dolenti note, vista talvolta con sospetto da quanti, nei movimenti giovanili dei partiti fondatori, costruivano il loro cursus honorum dalla gavetta della spillatura di birra fino al "vertice" della direzione provinciale o regionale dei giovani, per poi riuscire ad introdursi, allo scoccare degli statutari trent'anni, nei quadri del partito vero. Molte incomprensioni degli ultimi mesi vengono proprio dal confronto delle due esperienze e dalla loro non semplice convivenza. Nella quale i "partitocratici" vedono con sospetto il movimento giovanile come "riserva indiana" (è l'infelice termine politichese), come una manovra del partito adulto per far giocare i bambini al partito come le bambine all'asilo giocano alle mamme, ed i "giovani veri" guardano di sottecchi i "partitocratici" perché vedono dietro di loro l'ombra e la mano dei grandi ("big", in maniera ancora più infelice era il lessico in voga tra i GdM) che vogliono assicurarsi la fedeltà dei notoriamente irrequieti movimenti giovanili.

Queste sono paure che bisogna avere il coraggio di superare; non perché tutte siano del tutto infondate, ma perché è sotto gli occhi di tutti che nessuno dei due approcci è in grado, esclusivamente, di affrontare il rinnovato e rinnovando atteggiamento dei giovani nei confronti della politica, della politica di centrosinistra in particolare, della politica del PD nello specifico. Pensare che basti l'iniezione di giovani della prima ora del PD per mantenerne vivo lo spirito innovativo e generazionale è chiudere gli occhi di fronte alle difficoltà che il partito ha vissuto da un anno a questa parte, e non voler vedere che la società è molto più vasta e meno definibile dei giovani che in buon ordine si impegnano sul loro territorio e nelle amministrazioni locali. Pensare che i "veri giovani" siano quelli che non vogliono "sporcarsi le mani" con cose pratiche, ma amano discutere del nulla per ore, fare un po' di casino alla prima manifestazione che capita ed appropriarsi del proprio spazio, andando a bussare alla porta del partito per chiedere fondi e per far riconoscere i propri dirigenti nell'organizzazione del partito vero con più o meno pretenziosi documenti di cittadinanza è dimenticare al tempo stesso che il fine della politica è il servizio per il bene comune, il che implica un lavoro pratico costante ed impegnativo, e che il mondo è pieno di associazioni, ma che se si aderisce ad un partito allora si deve esserne membri a tutti gli effetti, con i giusti diritti ma anche con tutti i doveri.

La sintesi che è stata trovata all'interno dei GD di Bergamo tra queste due istanze promette di costruire e rafforzare un movimento giovanile di partito e nel partito - anzi - sulla soglia del partito, aperto ad accogliere chi non ne fa ancora parte e ad avvicinare il partito stesso, spesso chiuso nella sua noiosa autoreferenzialità, al complesso e ribollente contesto sociopolitico odierno. Non è però, con la formula del "ma anche" che possiamo costruire l'identità dei Giovani Democratici bergamaschi, poiché abbiamo sperimentato in questo difficile anno del PD che il "ma anche" scivola facilmente nel "quindi niente". Dobbiamo profilare davanti al nostro sguardo un traguardo ed una strada da seguire; dobbiamo costruire un'identità ed una missione chiara per il nostro movimento giovanile.

È quantomai necessario e fondamentale ricordare che siamo giovani nel Partito Democratico: niente fraintendimenti, zone grigie o rischiosi doppi canali. Per quanto possa sembrare attraente, un modo diverso di presentarci sarebbe in primo luogo un inganno, secondariamente deleterio nei confronti di quanti hanno già messo la faccia con il partito ed hanno bisogno che il movimento giovanile stia al loro fianco, non che ne prenda pretestuosamente le distanze e li abbandoni al proprio destino. I giovani impegnati nel partito sono una risorsa ed una ricchezza che dobbiamo riconoscere ed a cui deve andare il nostro sostegno
Da questo primo punto fermo segue che siamo giovani per il Partito Democratico, e questa nostra condizione porta con sé una duplice responsabilità. Da una parte, che non dobbiamo chiuderci nell'autoreferenzialità della Giovanile, per quanto dolce e bello possa essere ritrovarsi tra pari; dall'altro, che il nostro contributo deve essere importante, e che per questo bisogna munirsi per parlare con voce autorevole nei confronti del partito adulto; e per farlo, è necessario un occhio di riguardo alla formazione, è necessario mettere a frutto le competenze che nella vita accademica e professionale molti di noi hanno ottenuto ed otterranno; e capacità e volontà per non demordere se, di fronte, si troverà un muro di gomma, perché deve essere consapevolezza del partito intero che i giovani non sono lì per giocare, ma per portare il loro vivo contributo.
E questo ci porta alla terza direzione della nostra prospettiva: noi dobbiamo essere Giovani democratici nonostante il Partito Democratico, cioè in piena autonomia politica. Per quanto la forma organizzativa rispecchi il contenuto politico, non sono uno che si appassiona alle richieste di autonomia organizzativa del movimento giovanile nei confronti del partito, che spesso è un modo in cui il partito, anche furbescamente, opera per anestetizzarci. L'unica vera autonomia di cui abbiamo bisogno e che richiediamo e che richiederemo, se necessario puntando i pugni, è l'autonomia politica, nella lealtà della dialettica interna del partito. La cosa più grave e più deleteria è che il partito metta, per così dire, il movimento giovanile in "amministrazione controllata", rendendolo funzionale alle sue logiche interne, che non temiamo di chiamare correntizie.

La politica del futuro è nostra, dobbiamo pretendere fiducia e dimostrare di meritarla.

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venerdì 20 febbraio 2009

Apnea


Per prima cosa mi scuso con i miei lettori - sempre meno, specie man mano che i post si fanno più radi - ma questa settimana è stata molto simile a quella che penso essere l'anticamera dell'inferno.

Da un lato, le ultime lezioni del semestre che, in teoria, doveva finire una settimana prima, ed i professori per terminare i corsi hanno raddoppiato le ore di lezione, realizzando improponibili incastri ed ottenendoci tour de force inimmaginabiti. Tanto che eravamo soggetti, noi teorici, non solo alle ironie dei colleghi sperimentali, ma addirittura a quelle degli altri insegnanti. Adesso, martedì dovremo affrontare l'esame di Fisica Atomica e Molecolare con uno dei corsi studiati meno bene della storia - ed esercizi per lo scritto che sembrano del tutto estranei alla teoria del corso.

D'altro canto, con insospettabile ed ironica coincidenza di tempi, questo sabato si svolgerà l'Assemblea Provinciale dei Giovani Democratici, e direi che il clima è di tutt'altro tenore a quello che si respirava quando, ormai due anni fa, curai l'organizzazione del Congresso dei Giovani della Margherita. Un infinito numerabile di riunioni per trovare la giusta alchimia - in onore della quale ho messo la foto, che sta a voi scoprire di chi è - e questo va bene. Un po' meno bene che non si riesca mai a chiudere un accordo che l'accordo vada rimesso in discussione. E mai da noi.
Adesso sembra che le cose abbiano iniziato a marciare sul giusto binario, ed almeno il congresso di domani dovrebbe filare liscio. I nodi, se ci sono, verranno al pettine dopo.

Poi certo, qualcuno potrebbe chiedersi perché, col Partito che si sfascia, affannarsi tanto per il Movimento Giovanile. Sono possibili due risposte, credo. La prima è che bisogna diffondere un mood di normalità, ed evitare il più possibile l'impressione di «Tutti a casa!» che si respira; la seconda è, più o meno, «Già...»

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domenica 26 ottobre 2008

L'abbaglio della demagogia


«La piazza chiede...»

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domenica 19 ottobre 2008

Giornata di Erba

Il Centro Diocesano per la Pastorale Sociale organizza, ogni anno, una due giorni di formazione all'impegno politico per i giovani di Bergamo, in particolare per quanti, già impegnati in movimenti e partiti, desiderano trovare un'occasione di confronto con i propri coetanei impegnati spesso su altri fronti. Pur essendo una due giorni, per i soliti motivi organizzativi con alcuni altri colleghi del PD riusciamo ad andare solo quest'oggi (tra l'altro, ci si interroga - a parte il simbolismo del luogo, eremo e sepoltura di Giuseppe Lazzati - perché si debba andare fino ad una sperduta frazione di Erba (CO) per un corso della diocesi di Bergamo), e quindi partecipiamo solo alle sessioni conclusive - la sessione del mattino ed i lavori di gruppo del pomeriggio.

So che i miei colleghi, tutti e tre di ortodossa provenienza SG, si sono trovati un po' a disagio; io ero davvero a casa. E rimpiango moltissimo di non poter essere andato ieri - nei limiti del possibile, l'anno prossimo non mi perdo un minuto su due giorni.

In particolare, non avevo mai sentito (negli ultimi otto-nove anni, almeno) parlare ed insegnare mons. Gervasoni...nel dibattito che ha seguito l'intervento non sono riuscito ad intervenire perché avevo ancora la bocca aperta! Fenomenale. Poi certo, nel merito delle questioni ho cercato di dare il mio piccolo contributo nel gruppo di lavoro su la Spiritualità dei laici e, anche se - come al solito - chi deve riassumere il lavoro di gruppo sembra sempre che capisca poco su cosa ci si sia focalizzati, sono contento del confronto, della condivisione e dei piccoli fili di dialogo che sono stati tessuti con quelli di partiti diversi dal mio. Poi certo, l'impressione è che si stupissero più di trovare uno come me nel PD che per altro; da parte mia, ho trovato amici che pensavo non esistessero, e penso che si possa lavorare bene. Certamente, più e meglio di come faremmo continuando ad ostinarci a guardare alla nostra sinistra.

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lunedì 8 settembre 2008

Associazioni studentesche

Ieri pomeriggio - a dire il vero, quindi, in data ed orario un po' antipatici, ma gli impegni politici di questi fine settimana sono fitti - prima riunione dei tavoli tematici dei GD Bergamo, che già c'è da essere contenti che siamo riusciti ad organizzarli ed a decidere come organizzarli.

Se il nome prima riunione dei tavoli tematici non accende i vostri cuori di lettori, sappiate che credo sia il nome meno evocativo che si potesse trovare; ma, del resto, i nomi evocativi sono perlopiù sono ingannevoli, e dunque è meglio un nome in burocratese che dica (quasi) esattamente di cosa si triatti. Quasi esattamente, perché siamo pur sempre dei politici, e dunque le parole hanno un significato leggermente dalla lingua normale. Ad esempio, si parla di tavolo ma gli unici ad avere un tavolo fisico eravamo noi (e forse quelli della Formazione, ma non quelli dell'Organizzazione).

Ad ogni modo, intenso sforzo - per quello che è filtrato - organizzativo per invitare il maggior numero possibile di giovani piddini, ed una platea di ventisette-trenta persone (se non si è contato nessuno due volte) - cosa che ha permesso di lavorare bene nei vari gruppi, ma che in effetti è un po' deludente, dopo aver visto le persone che erano venute un sabato pomeriggio di luglio, tra l'altro senza una sala vera.

Divisione per tavoli, dicevo, che mi ha portato a lavorare a Scuola, Università ed Associazionismo, "forte" della passata militanza e dei contatti con diverse realtà di associazionismo cattolico. Tavolo che, almeno per ieri, si è limitato ad affrontare le prime due delle sue diciture, a parte l'interessante ma utopico discorso del forum delle Associazioni Giovanili, che ci è stato raccontato esistere in Campania e mi risulta esserci, tra gli altri, anche in Veneto, ma senz'altro in Lombardia e nella Bergamasca in particolare non è pensabile, anche perché si tratta di un tavolo istituzionale che ha a che fare con gli sghèi (a proposito di sghèi, quando eravamo piccoli c'era una barzelletta politicamente scorretta su un rapinatore di Bergamo ed un bancario di Milano) ed i tribunali e tutte quelle cose che non è che ci sia la fila di associazioni giovanili. E, comunque, è un tavolo istituzionale, e noi siamo un interlocutore politico - fino a prova contraria, od all'insediamento di un nuovo Partito-Stato.

Per quanto riguarda la scuola e l'università, il punto principale (e dirimente, quando le cose saranno definite) è il rapporto con le associazioni che orbitavano intorno alla SG (o, a sentire i loro rappresentanti, cui SG orbitava intorno, e non si capisce chi sia la remora di chi, ma visto che si è finito a parlare di soldi, un'idea ce l'avrei) e che adesso bisognerà un po' capire come trattarle.

Intanto, sembra che se la vogliano cavare benissimo da sole, ed io sono solo che contento, ché sono un ventre molle politico non indifferente (nel senso, sono meno PD di quanto io sia disposto a concedere), e specie per quella delle superiori (che, avviandosi a diventare costola ufficiale della CGIL, dà problemi che non sono il solo a vedere) - a mia memoria, incredibilmente minoritaria, almeno alla mia scuola, che era di sinistra - che salta su con ricatti politici, con pretese che - posto che mai ci sarebbe saltato in mente di presentare liste PD nei licei - per far loro un dispetto non vedrei male disattendere, ok sono conciliante solo nelle scuole dove non si presentano; ma che almeno abbiano lo stomaco ed il fegato di presentarsi con il loro nome, e non dietro liste tipo Lista Losca o Lista uovo, l'unica che si sbatte, o Topolino e Pippo per la Rinascita del Natta. E comunque, che decidano cosa vogliono fare da grandi nel loro supercongresso nazionale di ottobre, ché noi siamo un partito e non un consiglio d'istituto.

Discorso diverso - e se possibile più delicato, anche per toni - a proposito dell'università, perché a mio avviso i tempi sono decisamente maturi per presentare liste PD, come ci sono liste della Lega o di Alleanza Nazionale; tenendo conto, però, che la rappresentanza politica nostra, almeno qui a Bergamo, è garantita (ed abbondantemente) da una lista (e relativa associazione regolarmente registrata) che non è parte del partito, e che pertanto dovrà autonomamente decidere, a sua volta, cosa fare da grande. Tenendo presente che il partito (né la giovanile) può dare deleghe in bianco di rappresentanza, qualcosa del tipo noi GD riconosciamo Officina 33 quale interfaccia politica in università, la politica di Officina 33 è la politica universitaria dei GD. Quindi, amici sì, ma stiamo attenti. Perché qualcuno di noi ha il proprio orizzonte politico in università o nella scuola, ma io credo che si debba guardare per prima cosa al partito (ok, per prima cosa al Bene Comune, ma ci siamo capiti), e decidere il resto di conseguenza, alla luce della nostra politica.

Intanto, sono perplesso da alcuni dei più ggiovani (eh già, non sono più il più giovane), e dal loro senso distorto di confronto democratico - qualcosa del tipo democrazia libertà ecc. ma con quelli non mi siederò mai, nemmeno per litigare. E dal fatto che stia a loro la nostra rappresentanza nelle superiori.

Ma andrà tutto bene; al limite, come il Gattopardo, benché intanto ci si batta per il contrario.

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sabato 7 giugno 2008

Forum under 30

Tralasciando la non eccessiva simpatia nei riguardi di questa denominazione anglofila, stamattina - con importanti strascichi pomeridiani, tant'è che io ed altri siamo andati via prima, per evitare il diluvio che si sta preparando - abbiamo avuto la Conferenza Organizzativa del PD di Bergamo, nel cui contesto si è tenuta la riunione dei giovani. Un ottimo numero di persone convenute, dagli angoli più remoti della provincia - addirittura, una numerosissima delegazione da Brembilla ed uno sceso da Nasolino di Oltressenda Alta; giovani tra virgolette, che dietro le barbe mostravano anni di frequentazioni politiche, e giovani giovani, che sembravano quasi al primo giorno di scuola - e, magari, avevano saltato l'ultimo per essere presenti.

Abbiamo iniziato tardi la nostra sessione, e con numerose lamentele, perché durante la fase introduttiva alcuni relatori compulsivi si sono attaccati al microfono e quello che doveva cominciare alle dieci e mezza è partito non prima delle undici.

L'assemblea è stata estremamente partecipata, tanto che - pur con le buone intenzioni di finire prima del termine, per osservare anche gli altri tavoli di lavoro - abbiamo finito per ultimi, e troncando in modo abbastanza brutale gli ultimi interventi; e la cosa interessante è stato il chiaro emergere di due concezioni di movimento giovanile che, per buona parte della discussione, sono sembrate antitetiche. Se, cioè, il nostro compito sia di creare un'organizzazione giovanile che faccia le politiche giovanili, ed abbia forza nei confronti del partito, ed in questo modo autonomo possa avvicinare i giovani che sono distanti dal PD, oppure come spazio per la messa in comune delle esperienze dei (molti) giovani che si sono avvicinati ed impegnati nel Partito Democratico in questi mesi, nonché possa offrire la necessaria formazione perché ci si riesca ad integrare a tutti gli effetti col partito.

Io sono convinto che entrambe le esigenze, quella di collegare i giovani sul territorio e di avvicinare quanti non riescono ad essere coinvolti sulle tematiche amministrative, si riescano a tenere insieme, nell'ambito di una rete giovanile del PD. Quello su cui sono estremamente tiepido è la necessità di un'organizzazione parallela, e la sua utilità politica. Il discorso da mettere a fuoco è ormai sul tavolo, ci lavoreremo entro la pausa estiva.

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giovedì 5 giugno 2008

Conferenza Organizzativa PD

Sabato 7 giugno, presso la Casa del Giovane di Bergamo, si terrà la prima Conferenza organizzatva del Partito Democratico, che sarà articolata in diversi forum di discussione, come dettagliatamente indicato nel sito del PD bergamasco.

Tra i vari gruppi di lavoro ci sarà anche quello sui Giovani Democratici, a cui invito a partecipare tutti i miei lettori che abbiano intenzione di affacciarsi al PD bergamasco. In relazione a tale appuntamento, vi segnalo il contributo di alcuni di noi giovani, in merito al ruolo del Giovanile nel partito ed ai contributi ed alle proposte che possiamo rivolgere.

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sabato 10 maggio 2008

Un passo avanti e due indietro

Questa è l'impressione, considerando l'andamento della questione Giovani Democratici di queste ore. Abbiamo avuto una riunione del Comitato promotore questo giovedì, e qui sta il passo avanti: dopo il paio di mesi durante i quali siamo stati, ovviamente, distratti dalle elezioni, abbiamo ripreso il percorso per la costituzione del movimento giovanile in provincia di Bergamo.

Poi, ieri, arriva la notizia che il ministro-ombra per le Politiche Giovanili è Pina Picierno (nella foto), che conosciamo bene per essere stata il segretario nazionale dei Giovani della Margherita. Non riesco a capire come questa ragazza, di cui si può dire tutto fuorché che sia un politico di shpessore, riesca a scatenare in Internet - o, perlomeno, nei siti che leggo, tanti contrasti tra suoi fan sperticati e terribili detrattori. Ora, posto che in Lombardia è tutto fuorché amata (e no, non c'entra il fatto che sia campana), e che io ho avuto il piacere di un paio di sanguinosi battibecchi (ma, in fin dei conti, con chi non ho avuto il piacere?), bisogna pur riconoscerle l'abilità, quanto meno, di essersi attaccata ai gangli del potere e di saperlo usare. Chissà quanto la starà maledicendo De Mita, che prima l'ha cresciuta e poi si è fatto fregare il posto di capolista in Campania.

Comunque, il passo indietro non è la sua nomina a ministro-ombra; ma la scompostissima reazione che la nomina ha provocato nel coordinamento nazionale dei Giovani Democratici. Infatti, confrontando il nostro sito semiufficiale, si osserverà - e, del resto, la notizia è stata rilanciata anche dal Corriere - che metà coordinamento ha ritenuto di dimettersi (in modo molto parisiano, devo dire) per protesta; qui si trova il documento ufficiale (l'ho scelto per l'abbondanza di simboli dell'exSG e perché la firma è inequivocabile).

Bene, qualcun altro ha rubato loro il giocattolo, e loro per protesta non ci vogliono più giocare. Problemi che, con noi a Bergamo ed in Lombardia, c'entrano ben poco, perché abbiamo sempre fatto da soli, anticipato i tempi, ed imparato che ad aspettare Roma si rimane fregati. Ora, però, che dobbiamo dare i tempi della costituzione del movimento, e ci aspettavamo di farlo in autunno e, comunque, entro il 31 dicembre, non è che con 'sta storia salta tutto? Che, per carità, un coordinamento nazionale senza SG non è che puzzi, ma va da sé che non riuscirebbe a lavorare, perché sarebbe ovunque ostacolato - ma tanto si ostacola da solo, a ben vedere...

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giovedì 3 aprile 2008

Si può fare

Sì, conosco l'obiezione. Che non c'è contenuto politico, che certamente un comizio di Bertinotti o di qualche suo socio sinistrorso avrebbe parlato più alle menti, e che questo è solo folclore o poco più. O che il Nostro rincorra il Silvio sul piano dell'immagine, con tanto di testimonial (una volta Berlusconi aveva Mike Bongiorno e tutta la scuderia Mediaset, oggi noi possiamo usare Giobbe Covatta o Neri Marcorè). Che, in realtà, tante buone intenzioni non fanno la politica.

Nonostante queste obiezioni, però, continuo a ritenerlo una cosa ben riuscita.

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lunedì 17 marzo 2008

Sito del PD

Oggi mio cugino Davide, coportavoce del circolo PD di Scanzorosciate e Gorle, mi ha mandato una mail per segnalarmi l'attivazione in rete del sito del nostro circolo. Si può leggere al dominio pdscanzo.net, ed immagino quanto siano contenti quelli di Gorle di non comparire nel nome. È, comunque, una buona vetrina per le nostre attività ed i documenti di nostra produzione. Inoltre, dispone di un'area forum e della possibilità per tutti gli utenti registrati di caricare documenti e spunti di riflessione. E, se non avete niente da fare il 2 aprile alle ore 20.00, che ne dite della nostra cena con i candidati alla trattoria "Il punto" di Gorle?
Contattate me o sul sito per la prenotazione (se avete la sua mail, mio cugino è più indicato di me e più affidabile del sito, in ogni caso).

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venerdì 14 marzo 2008

Lo staff di WV

Grande evento elettorale, ieri sera a Bergamo. Detto con un po' di sarcasmo, perché è ovvio che se fai passare all'inizio della campagna la Lombardia e non la batti all'ultimo significa che - puoi dire quello che vuoi - ma non hai troppa fiducia di ribaltare il pronostico, e un po' di serietà, perché comunque nessuno o quasi si aspettava tanta gente (e nessuno realisticamente), tanto che anche il gruppetto di contestatori della Lega Nord se n'è tornato a casa con una via di mezzo tra la delusione per il fatto che nessuno li abbia cagati e la piccatura per la presenza oltre le attese. Esigenze di propaganda ed organizzative richiedevano una massiccia presenza di giovani fin dalla primissima ora, e così passo a prendere mio cugino ed andiamo al Palanorda (anche e meglio noto come Palazzetto dello sport) per le sei e qualche cosa - quando il nostro Walter avrebbe dovuto parlare non prima delle nove.

Siamo un gruppetto, rigorosamente e cencellianamente ripartito tra exSG ed exGdM, e dobbiamo subito contenderci i poco numerosi badge dello staff - e la nostra non era una semplice corsa all'apparire, ma più materialmente il fatto che ad ogni badge era associato un buono pasto nel bar accanto. Per prima cosa, ci fanno raggiungere la tribuna chiusa per inagibilità onde ricoprirla di bandiere e manifesti (stando attenti a non nascondere - il Codice Penale parla chiaro, pare - le pubblicità e gli sponsor); e ci vuole ben poco ad intuire perché la tribuna sia inagibile, essendo sospesa sopra il campo con una pendenza che basterebbe una minima scivolata per piombare nel bel mezzo di una partita di pallavolo vel similium. Poi, mentre alcuni raccomandati venivano messi di guardia alle porte, ci venivano fatti spostare, a gruppi di quattro, i rotoli di "campo" che erano accatastati dove non dovevano essere. Verso le sette-sette ed un quarto è iniziato l'afflusso di gente. Dopo un breve e (a mio avviso) comunque non guadagnato panino è iniziata la parte vera e divertente del lavoro: individuare a colpo d'occhio i giovani nella folla entrante, cercare di fermarli per convincerli a lasciare un contatto per i Giovani Democratici, indirizzarli davanti al palco dove il buon Walter avrebbe preferito vederli. Si vedevano padri straziati per essere spinti a lasciare andare i figli con noi, perfetti sconosciuti, mentre i primi venivano portati sulle tribune, e figlie spaesate, magari portate controvoglia a sentire il leader, che ora venivano circondate da giovinastri e fatte sparire. Mentre la folla ed il suo afflusso aumentava, è iniziata la caccia all'oggetto del desiderio della serata, ovvero il cartello Si può fare che, molto americanamente, doveva essere sventolato. L'estemporanea contestazione della Lega, di cui s'è già detto, e quella un poco più organizzata della Sinistra Technicolor non hanno causato tensioni, nonostante qualche militante ex-diessino un po' su di giri ci fosse, e venisse a chiedere a noi ed a quelli della security di uscire e cacciar via quei rompipalle - al che noi a rispondere che, finché stavano nella zona che non avevamo richiesto, e cioè il perimetro del palazzetto, avevano tutto il diritto di distribuire tutti i presidi medico-chirurgici (leggasi preservativi) che volevano. Tra la gente accorsa c'erano senz'altro facce note - sia per vicende di partito che personali, tipo mezzo collegio docenti del Lussana - nonché alcune sorprese che non mi sarei aspettato; segno che, in ogni modo, 'sto PD avvicina alla politica più gente di quanta non se ne sia andata sbattendo la porta.

I primi problemi sono iniziati a sorgere quando, a Palazzetto ormai stipato - erano arrivati anche i Vigili del Fuoco per permettere l'accesso alle zone inagibili -, si è diffusa la notizia che il Walter fosse in ritardo, e non si sapeva quando o come sarebbe arrivato da Cremona, tappa precedente della giornata. Quando Martina, segretario regionale, è salito sul palco c'è stata una vera e propria liberazione collettiva, anche perché - per il gran caldo e la folla - si erano già verificati i primi - fortunatamente non gravi - malori.

Il discorso. Che dire? Senz'altro - ma non è una novità e non lo devo dire io - il Nostro parla meglio del suo predecessore, e sa bene quali corde andare a toccare perché la platea bergamasca lo acclami; per quanto riguarda i contenuti, invece - ce lo aspettavamo, comunque - la copertura mediatica pressoché totale della sua campagna elettorale (il pullman verde è arrivato tallonato dal furgone di Sky) ha reso veramente pochi i passaggi che non sapessero di déjà vu - ed anche quelli che per me non lo erano, in particolare facenti riferimento alle polemiche quotidiane, non lo erano per quanti si erano ascoltati i precedenti discorsi - o letto i resoconti della stampa su Internet - di ieri.

Verso le dieci e mezza, alla fine, le quattro ore abbondanti sempre in piedi hanno iniziato a farsi sentire, così come la consapevolezza che oggi sarei dovuto venire in università e rimanerci dalle 9.00 alle 18.30. Ho così preso su e, salutando i pochissimi che erano rimasti all'ingresso a fare da parvenza di servizio d'ordine - perché la maggior parte di noi, compreso mio cugino, avevano mollato il posto al primo accenno di applauso per il Walter per non perdersi nemmeno una sillaba di un discorso già sentito mille volte - me ne sono andato a casa. E, considerato che, ancora stamane, mi facevano male le gambe, direi che difficilmente avrei potuto resistere di più.

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sabato 8 marzo 2008

Giocare al politico

È sempre un po' questa l'impressione che ho quando, come appunto stamane, mi tocca di partecipare a qualche riunione di partito un po' più importante di quelle cui attendo di solito. Sarà la tenuta standard (da un giovane ci si aspetta più una giacca di velluto che l'onnipresente blu notte), sarà il giornale sotto il braccio - perché c'è comunque un'ora abbondante di viaggio in treno da riempire né si sa su cosa potrebbe cadere il discorso -, sarà il telefono a cui sono più attaccato che in tutti gli altri giorni della mia vita messi insieme - che sia per restare in contatto con gli assenti, dare e ricevere istruzioni, mettersi d'accordo con quelli che incontrerò - ma a volte mi spavento da solo, incrociando la mia immagine riflessa nelle vetrine.

Le cose non saranno mai al tempo stesso stimolanti - era pur sempre la prima volta vera - e tragiche - sapendo come è andata a finire - quanto al Congresso di Napoli dei GdM, durante il quale eravamo arrivati a minacciare il commissariamento. C'è sempre quel filo di adrenalina, però, quando scorri i documenti che altri vorrebbero farti approvare e scopri gli spiragli attraverso i quali si riuscirebbe a far approvare tutto ed il contrario di tutto, con cui bloccare il processo costitutivo od insediare, da subito, segretario e segreteria senza uno straccio di elezione. C'è la questione mai risolta, se ci si debba sentire più prossimi ai compaesani exSG od ai milanesi exGdM, con cui a suo tempo siamo stati in pessimi rapporti.

In ogni caso, siamo vicini agli exGdM di Brescia, ma lo siamo sempre stati - e quindi poche sorprese. E, negli ultimi mesi e nonostante le resistenze, agli amici milanesi molto più che ai compagni bergamaschi. Ed alla fine siamo riusciti a portare a casa la scadenza degli organi provvisori anche in caso di mancata costituzione - prima che il provvisorio diventi definitivo ed il definitivo onorevole, come la Pina Picierno capolista in Campania - ed il bresciano Anelli nell'Ufficio Organizzativo Regionale - nonostante le sue iniziali ritrosie e resistenze.

Nella foto, l'ultimo congresso del PPI

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giovedì 28 febbraio 2008

PD e Manifesto dei Valori

Fervono i preparativi per la campagna elettorale. E, nel nostro piccolo, anche il circolo PD di Scanzorosciate-Gorle affila gli strumenti dell'informazione e del consenso. La prima mossa sarà la distribuzione del giornalino, da farsi nella prima metà di marzo. Il titolo, che certo non brilla per originalità, sarà Paese Democratico. Ed al sottoscritto è stato chiesto di preparare un articolo sul Manifesto dei Valori del PD, sulle ragioni del nostro stare insieme. Così, ho preparato una prima bozza. Che andrà certamente accorciata perché copre in parte l'argomento di un altro articolo e, soprattutto, è troppo lunga per lo spazio che mi è stato affidato. Ma che posto interamente, cosicché possa avere un'idea dell'eventuale feedback che tale scritto comportarebbe sui sonnacchiosi cittadini di Scanzorosciate.

Una nuova guida per un’Italia nuova
Leggendo il Manifesto dei Valori

di Matteo Casati

Mentre, altrove, formazioni politiche ed alleanze elettorali nascono da una stretta di mano dei leader; mentre alcuni scrivono i programmi sulla base degli umori riportati da sondaggi freschi di giornata; mentre, in lindi salotti televisivi, politici che ritengono di essere “uomini nuovi” ininterrottamente da quindici anni continuano il loro stanco monologo, il Partito Democratico non solo rappresenta la grande novità del confronto elettorale ed il traguardo di un processo che ha impegnato per anni le maggiori forze del centrosinistra, ma raccoglie anche le sfide del mondo d’oggi; non si accontenta di rosicchiare percentuali per guadagnare consenso, ma pone le basi della politica di domani.

Non deve passare sotto silenzio il fatto che, il 16 febbraio, l’Assemblea Nazionale del PD, eletta durante le primarie del 14 ottobre, ha approvato il Manifesto dei Valori – non una lista di parole d’ordine, ma le ragioni dello stare insieme e le rotte lungo cui incamminare l’Italia, da troppo tempo ferma nell’angolo del vorrei ma non posso.
I veti incrociati di gruppi d’interesse grandi e piccoli, l’attaccamento a privilegi difesi con le unghie e con i denti e travestiti da “diritti acquisiti”, la frammentazione non solo del panorama politico, ma della società in un mosaico impazzito di egoismi corporativi e personali hanno immobilizzato il nostro Paese, condannandolo a restare indietro in un mondo che corre sempre più velocemente. Siamo diventati il paese con il maggior numero di politici (dopo la Cina) e, al tempo stesso, si è prodotto un grave vuoto di Politica, pronto ad essere riempito con il populismo di piazza. Il Partito Democratico è la risposta all’incapacità di decidere della nostra democrazia. Dire che il PD ha una vocazione maggioritaria significa voler andare oltre una rappresentanza, parziale ancorché importante, di questo o quel segmento della società. Significa aderire alle diverse realtà civili, sociali ed istituzionali del nostro Paese. Smettere di difendere l’interesse di una o di poche parti sociali, di un particolare territorio, di un ambiente culturale o dell’altro, ma avere una visione più ampia dell’interesse generale e la capacità di ricomporre gli interessi contrastanti in un’efficace sintesi di governo.
L’esigenza di un bipolarismo nuovo è sotto gli occhi di tutti. La demonizzazione dell’avversario usata per tenere insieme vaste ed eterogenee alleanze ha mostrato il suo limite, oltre ad imbarbarire il dibattito e ad avere effetti deleteri sulla società. La risposta è coniugare l’intransigenza sui principi ed i valori della Costituzione repubblicana e la passione per il raggiungimento degli obiettivi politici con il rispetto per gli avversari, il ripudio della violenza anche solo simbolica, il senso del limite della politica come di tutte le attività umane.

L’Italia che vogliamo è caratterizzata da una democrazia libera e forte, nella quale la partecipazione dei cittadini, l’inclusione e la solidarietà non mettono in secondo piano la necessità di prendere decisioni e di assumersi la responsabilità delle decisioni prese. Il centro della politica deve essere la persona, il riconoscimento delle sue capacità, delle sue speranze, del suo lavoro e dei suoi diritti. Sappiamo, però, che i diritti sono effimeri e sterili senza la costruzione di un’etica pubblica condivisa, che consenta agli italiani di nutrire il senso dei propri doveri. La Costituzione è il nostro punto di partenza: non solamente un insieme di norme, ma la ragione del come e perché stare insieme del popolo italiano, di ieri come di oggi.
L’impegno costituzionale della laicità dello Stato è un valore fondamentale dell’impegno del PD. Parlare di laicità oggi non è facile perché, pur parlandone tutti, il fatto di venire usata come clava nel dibattito non contribuisce certo a metterla nella sua vera luce. La laicità è, essenzialmente, una questione di rispetto. Di rispetto di tutte le persone, con le loro convinzioni. Rispetto che garantisce l’uguaglianza dei diritti e dei doveri di ciascuno. Solo uno stato veramente laico può garantire che le istituzioni appartengano a tutti i cittadini, e che le decisioni democratiche siano assunte in modo libero ed autonomo.
La laicità dello stato, però, presuppone uno spazio di libero confronto. Non è il luogo di una presunta neutralità valoriale, o il modo di mettere a tacere le convinzioni delle persone. Anzi, bisogna riconoscere che le religioni, insieme ai convincimenti etici e filosofici ed alle diverse forme di spiritualità, non sono e non devono essere un semplice fatto personale, ma hanno una forte rilevanza nella sfera pubblica. Le energie morali che scaturiscono da tali esperienze rappresentano un elemento vitale della democrazia.
Le risposte ai problemi etici ed alle questioni inedite che interrogano il mondo di oggi non possono venire da un freddo intellettualismo, tantomeno da calcoli utilitaristici. C’è bisogno di energie morali, che forgino non solo nella tolleranza, o nella convivenza, ma nell’ascolto reciproco e nella collaborazione fattiva nuove visioni e nuove sintesi in vista dell’azione che questi problemi rendono quanto mai indispensabile.

La Storia, infatti, non è finita, e sempre di più la modernità ci chiamerà ad interrogarci ed a dare risposte, per noi e per il nostro Paese. Le relazioni che compongono il mondo di oggi sono in continua evoluzione, ed una politica che non prenda coscienza dell’importanza di tali relazioni non sarà in grado di governare il mondo in cui viviamo. Una politica che guardi solo all’interno del proprio recinto, dimenticandosi o fingendo di non vedere l’interconnessione tra la scienza, la tecnologia ed i problemi etici che si sollevano; tra la condizione sociale delle persone che si trovano nelle nostre periferie o nei paesi sottosviluppati e la necessità di un accesso libero e democratico alle conoscenze; tra il problema dell’insicurezza e del lavoro precario e lo smarrimento di una generazione di mezzo, non sarà in grado di governare il mondo in cui viviamo.
Il Partito Democratico invita i cittadini a condividere il proprio progetto etico e politico, per rilanciare il futuro del nostro paese nel terzo millennio in cui ci siamo già, stancamente, incamminati.

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giovedì 21 febbraio 2008

Nota politica

Come annunciato, ieri sera c'è stata la Direzione del Circolo PD di Scanzorosciate-Gorle. Nonostante l'insolita - e truffaldina - trovata del doppio portavoce, qui giustificata con il fatto che siamo due comuni, ed auspicabilmente quell di Gorle potranno, prima o poi, lasciare il nido (ma pare sia stata una diffusa manovra DS per i paesi in cui la Margherita aveva il vento in poppa), bisogna dire che abbiamo lavorato bene - finché c'è stato da lavorare; forse sarebbe meglio stendere un velo pietoso a proposito della fase parole in libertà che coincide con i saluti finali...

E così siamo in campagna elettorale. Fino all'anno scorso questo, per me, ha significato fare qualche escursione notturna per attaccare manifesti dalla Celadina di Gorle fino alle più sperdute frazioncine di Cenate, ed eventualmente - e controvoglia - distribuire materiale porta a porta, ma non qui a Rosciate che è vicino e possono farlo i miei fratelli, ma per le cascine e le corti della Tribulina, e le villette-anti-settanta di Gavarno. Adesso non più. Abbiamo predisposto un calendario abbastanza fitto per il dopo Pasqua - io lo avrei voluto meno fitto e più capillare, ma ci siamo convinti che la spesa non valeva la candela -, mentre nella seconda settimana di marzo dovremmo diffondere un foglio-giornalino che, al tempo stesso, presenti il PD ai cari concittadini e marchi la situazione politica e le novità.

Poi ci sarà il sito internet, una volta mandato in pensione il desolante portale dei DS di Scanzo (desolante perché negli ultimi tre mesi ha fatto meno accessi del mio blog in due giorni), ed il periodico (sui cui ancora ferve la discussione singolare/plurale, per via di Gorle) Paese Democratico...diciamo che si va bene finché non si parla di contenuti, perché su quelli apriti cielo.

Qualcuno - non io - tira fuori il discorso i Radicali verranno sì verranno no, e mi tocca sentire che la Bonino ha una forte presa sui giovani, un po' di solite sparate anticlericali (di cui la più significativa è, senz'altro, a me della Chiesa non me ne frega niente, però dovrebbe essere e fare così e cosà) cui, a dire il vero, cerchiamo di obiettare argomentatamente e non della loro stessa moneta, ma ho idea che sarebbe stato più efficace un fuoco di fila di insulti e battute sarcastiche. Intanto, sul giornalino della Carta dei Valori dovrei scrivere io.

Sullo scenario nazionale, abbiamo messo alla porta De Mita (ok, se n'è andato lui, ma chi lo conosce, anche solo di fama, sa che non candidarlo è per lui uno sgarro tale da essere più offensivo di un florilegio di considerazioni su tutte le donne della sua famiglia) - che non è perfetto, e certo non rappresenta il Nuovo di cui tanto Veltroni si ammanta, ma che da solo vale il 10% dei voti radicali alle ultime politiche - che ora, piccato, passerà al centro (anche se non sono convinto ci sia ancora la parola fine sulla sua candidatura) con il suo bel gruzzolo di elettori. Che ingrosserà quello di quanti guarderanno altrove se i Radicali iniziassero a far casino. Non faccio mistero che li avrei voluti altrove, e stop. Con questa trovata di inserirli nelle liste (che faccia tosta, però, sette eletti sicuri), perlomeno, è sparito il simbolo. Lo scrivo anche per il loro bene, gli conviene starsene zitti, nel mese e mezzo che ci aspetta - ché non ci hanno reso un gran servizio alle ultime politiche. O voi pensate che il 7% dell'UDC ('nsoma, non è poco) sia stato tutto merito di Casini?

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sabato 16 febbraio 2008

C'è tutto un gran movimento...

E questa settimana ho fatto più riunioni che pasti completi...

Il Partito Democratico si struttura sul territorio bergamasco, e per alchimie familiari (ché nei paesi anche queste hanno la loro importanza) il 27 gennaio, quando ci sono state le elezioni dell'assemblea provinciale e del coordinamento di circolo (Scanzorosciate-Gorle) sono finito nel Coordinamento territoriale.
Che ha pensato bene di riunirsi mercoledì sera per l'elezione della Segreteria e del Segretario (con lessico diessino) o del Direttivo e del Portavoce (con lessico margheritico). E che ha pensato ancora meglio di eleggere un direttivo di soli giovani.

Mi scuso per il sarcasmo; è una risposta indiretta agli amici che si entusiasmano per i propri circoli. Con occhio freddo, le dinamiche della riunione non hanno avuto niente di esaltante. Certo, adesso in direzione siamo in cinque o sei, il più vecchio ha 35 anni e l'opportuna continuità è garantita dall'essere quasi tutti figli di. Nonostante il pasticcio diessino di voler fare un doppio portavoce, intanto, pare che sugli atti appaia come Segretario mio cuggino Davide e come vice la Cordioli, figlia dell'on. Lanfranchi di Gorle.

E poi ci sono i Giovani Democratici, come dimenticarlo? Mercoledì - al posto della cena - riunione dell'ex-GdM per fare il punto sulla costruzione del Partito Democratico e sulla segreta e silenziosa guerra con SG (che, per quello che fa, non merita neanche l'ex. A parte le piccole beghe personali, tipo che sono il responsabile di zona e quelli candidano in Assemblea Provinciale chi gli pare e piace senza neanche darsi la pena di presentarmeli o di dirmi che lo fanno (me ne sono dovuto accorgere leggendo le età dei candidati), c'è che quelli avevano in ballo una collaborazione con Giovani Comunisti e Collettivi vari che prevedeva un tavolo di confronto, che la situazione politica rende assolutamente proibitivo. E che ieri, alla riunione del Comitato Promotore, abbiamo cercato di seppellire sotto un fuoco di fila di interventi.
Il punto è che siamo stati capiti, ma la decisione è stata troppo fumosa per i miei gusti; perché, al solito - in questo i GD non sono lontani dal PD - da un ragionevole microspiraglio lasciato aperto - e cioè le collaborazioni pratiche per le iniziative locali e/o istituzionali (al comune di Bergamo si amministra ancora insieme, purtroppo) - potrebbe passarci un TIR, se non si vigila.
E, infine, quella che è, a mio avviso, una vera patata bollente, che è la questione ANPI e Comitato Antifascista Bergamasco; in cui ci viene detto che SG aveva nelle direzioni un rappresentante politico, che ora vogliono sostituire con un rappresentante di GD. Che poi vorrebbe dire lasciare gli stessi rappresentanti, ma con bandiere diverse. Il punto è, signori!: l'ANPI nel 2008? E, soprattutto, giovani nell'ANPI nel 2008?. Per non parlare del Comitato Antifascista Bergamasco, che da quanto ricordo da manifestazioni dei tempi del Liceo è quanto di più simile riesca ad immaginare alla Cambogia degli Khmer Rossi.
Mia opinione personale e, soprattutto, non ancora discussa a livello politico, è che nostri rappresentanti in queste organizzazioni dovrebbero essere nominati esclusivamente quando ci verrà permesso di sedere attorno al tavolo del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia, presente il gen. Cadorna, e solo se Togliatti, De Gasperi e Nenni sono d'accordo. Ma lo voglio sentire dalla loro viva voce. Altrimenti, credo che ci sia la coda di Compagni e Compagne del Gran Partito (anche se ormai piccolo) che prenderebbe volentieri e con meno scrupoli il nostro posto. E poco male.

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mercoledì 13 febbraio 2008

PD e Rosa Bianca

Sì, lo so, titolo impegnativo.
Adesso ci si aspetterà una lunga disquisizione politica, con pareri autorevoli ed opinioni più o meno interessate, venata di apologia democristiana o di dietrologia demoplutomassonica. Ma non sarà così.

Questo perché ieri, pur avendo dichiarato la mia non-appartenenza (si veda il test) sono andato alla riunione degli Amici Popolari Lombardi (APL), che era ieri pomeriggio al Grand Hotel Doria di Milano.

Si potrebbero narrare le mie peregrinazioni in giro per il centro, in attesa dell'orario, e la mia visita alla Ricordi dove a momenti mi dimenticavo della riunione perso in mezzo alle partiture per organo. Oppure il disagio che mi mette camminare dalle parti di piazzale Caiazzo (anche se non sarei ma come quella che, per non scendere dalla metro a Caiazzo, scende a Loreto e torna indietro a piedi), al punto che ho sbagliato strada due volte pur campeggiando l'enorme insegna "DORIA".

Ora, Battista Bonfanti, di cui ho spesso parlato perché la sua posizione critica sul Partito Democratico era anche la mia, pare abbia fatto il gran rifiuto e sia salpato verso i più accoglienti lidi della Rosa Bianca di Pezzotta, Tabacci et co.. Ed ha deciso di portarvi l'APL. Decisione legittima, anche perché, pur essendoci evidentemente dei contrari a tale operazione, che non si capisce se per ordine di scuderia o convinzione personale più o meno fervente rimangono nel PD, alla riunione tutti gli interventi sono stati invariabilmente favorevoli - e chi, contra, avrebbe potuto esprimere dubbi era stato diffidato dai vertici bergamaschi del PD (a che pro? È una di quelle cose di cui chiederò conto) dall'agitare le acque. Al punto che, ad un tratto - poco prima che mi si convincesse a tornare a casa, cosa non difficile dacché era tardi ed era tutto il giorno che ero in giro - la tentazione di intervenire è venuta a me.

Ed avrei espresso una cauta perplessità (il che, in un consesso di ex-dc, mi avrebbe fatto guadagnare almeno dieci punti-lessico) per la scelta. Perché mi sembra che la paura di vedere i cattolici fagocitati nel PD, almeno per come il partito si sta muovendo in queste settimane, mi sembrano abbastanza remote. Certo, condivido tutti gli attacchi fatti a WV, e la contrarietà all'americanizzazione bipartitica della politica italiana. Ma il PD, almeno per ora, si sta rivelando come un vero e proprio cavallo di troia per mettere i DS al centro. E più Bertinotti e soci ne parlano male, meglio è per noi, per gli elettori e per il partito. Mentre, altrove, preoccupa (ma è la preoccupazione dei parenti che aspettano l'eredità del moribondo) l'esito della vicenda UDC. Perché, per ora, ha ragione l'Ammiraglio; ma, a differenza sua, ne siamo lieti.

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lunedì 10 dicembre 2007

Ringrazio Veltroni, Pina e Raciti...

...perché per la prima volta a memoria d'uomo i membri del Comitato Promotore dei Giovani Democratici bergamaschi sono d'accordo su una cosa: che le primarie dei giovani (originariamente in programma per il 21 marzo) sono...beh...nel migliore dei casi un clamoroso autogol, nel peggiore un'attentato all'autonomia politica ed organizzativa del giovanile (che viene sbandierata da tutti gli Statuti e proposte degli stessi) che avrà come unico risultato quello di affossare la nascita del Giovanile tramite un fallimento che resterà negli annali della storia (presente i Giovani di Scelli?)

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mercoledì 14 novembre 2007

Comitato promotore Giovani Democratici?

Stasera, nonostante arrivi come sempre dall'università alle sette meno dieci, era in programma una cena per i giovani candidati nelle liste delle Primarie e per quelli che hanno collaborato.
A rigor di logica, io non dovrei appartenere a nessuna delle due categorie; anzi (e chi ha letto i miei vecchi post sa perché lo dico).
Ma da Milano hanno iniziato a far pressione per i Giovani Democratici, ed a seguire il livello regionale è un paio d'anni che sono io, e poi c'è in programma una bella notte dei lunghi coltelli con quelli di SG...insomma sono stato caldamente invitato a partecipare.


Nonostante avessi tirato in lungo prendendo il treno dopo, avevo comunque quasi un'ora da far passare prima di cena, alla pizzeria Mare Chiaro, all'angolo tra Borgo Palazzo e via Camozzi. Mi ero sentito nel pomeriggio con mio cugino, che finendo l'università a Bergamo andava direttamente alla cena (lui era candidato alle famose Primarie), e poteva poi portarmi a casa, possibilmente presto perché stasera in Comune c'è la riunione di giunta e lui deve andarci. Ma all'ultimo (cioè già alle sette e mezza, con la cena prevista alle otto) mi ha dato buca perché la riunione era stata anticipata.
Sono andato da solo, e per un buon quarto d'ora sono rimasto in imbarazzatissima compagnia del segretario della Sinistra Giovanile, la Gadda con cui ci odiamo cordialmente ma non lo diamo mai a vedere, finché sono arrivati il nostro segretario ed altri amici. Come sempre a questo tipo di riunioni eravamo in minoranza numerica, ma fortunatamente loro erano abbastanza disomogenei e non c'è stato il teso faccia a faccia che pregustavo. Anche perché i discorsi politici erano già stati fatti in giornata tramite colloqui riservati tra i due segretari, mentre a cena ci siamo rilassati con barzellette sugli ingegneri ed i fisici. In sostanza, una serata buttata.
Ciò non toglie che l'accordo tra i due giovanili sia fragile come e più di prima. Attialmente la situazione è questa: nel Comitato promotore dei Giovani Democratici siederannoindici persone; tre indicate da Sinistra Giovanile, tre indicate dai Giovani della Margherita, un rappresentante dei giovani delle ACLI che dovrebbero aderire al PD, un rappresentante dell'ARCI per par condicio; un candidato alle primarie della lista di Letta ed uno della lista Bindi - preferibilmente, ma c'è ancora discussione aperta, indicati dai rispettivi comitati elettorali; e, in potenza, un giovane dell'Ufficio Diocesano della Pastorale Sociale, che dovrebbe essere un po' il nostro asso nella manica per le alchimie di corrente. Ma si vedrà. Intanto c'è il rischio concreto che, in quelli indicati dai GdM, ci sia io.

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