Non so come sia frequentare un corso di laurea superaffollato, nel quale centinaia di persone affollano le aule, le gradinate, rimangono fuori dalla porta perché non c'è più spazio...quelle cose che fanno tanto univerisità di massa e che rendono - immagino - una sofferenza ancora maggiore frequentare.
Sarà perché noi, quando siamo in tanti, siamo una cinquantina, e tanti di noi vivono in pianta stabile - o quasi - tra aule di lezione, aule studio, biblioteca e laboratori.
Quando, ad esempio perché, come stamattina, è saltata una lezione (relatività), ci troviamo - ciascuno singolarmente preso dai propri studi, dalla propria relazione o dalla propria pigrizia, riusciamo a fare un gruppo mirando
Non bisogna pensare che siano tutte rose e fiori; anzi, le dinamiche interpersonali in gruppi piccoli sono molto più difficili e travagliate di quelle in gruppi numerosi, e piccole e grandi rivalità, differenze politiche e sociali, gusti personali e reciproca antipatia si sentono, e da sottotraccia a volte esplodono in scontri a male parole, in deliberati gesti di sfida ed in ripicche, molte volte infantili (ad esempio, invertire i condensatori elettrolitici, che così esplodono e l'altro gruppo si prende la colpa).
Come se non bastasse, il fatto che, da questo semestre, ciascuno ha preso la propria strada non ha contribuito ad appianare le divergenze.
Poi, però, ci sono i momenti, come ora, in cui sembra ancora di essere una classe. Al banco dei tutor del laboratorio di informatica (con buona pace degli altri utenti) si discute delle relazioni di elettronica, o della conservazione del momento angolare (tra teorici), una fila di computer è occupata da altri gruppi, sempre dei nostri; c'è anche chi, in barba al regolamento, fa test Che cantante sei? su Facebook. Intanto, passa il tempo e si avvicinano le lezioni...e le elezioni. C'è anche chi intrattiene discussioni sui seggi elettorali, e i rappresentanti di lista di Forza Italia e gli scrutatori che rifiutano...
Scampoli di quello di bello che c'era al Liceo
1 commento:
Concordo.
Il mio anno, che è il più numeroso degli ultimi, conta undici iscritti. E le matricole del primo, quest'anno, sono due (e considera che uno dei due non frequenta quasi mai, e mostra chiari sintomi di "abbandonofacoltà").
Io non ho proprio idea di cosa sia una "classe" numerosa: alle elementari eravamo quattro, alle medie e superiori sedici, all'università undici.
Una pacchia perenne. O quasi.
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