sabato 22 marzo 2008

Da Jesolo

Sono seriamente e preoccupantemente dipendente da questo blog. Ho, dunque, raggiunto il primo internet point che mi è capitato a tiro e mi ci sono fiondato all'interno (senza badare troppo ai prezzi, ed adesso che il tassametro corre me ne sto un po' pentendo).

Non credo che a spingermi sia stato l'irrefrenabile desiderio di comunicare; sono ben in grado di fare silenzio per ore, sottraendomi perfino a domande dirette, non dovrei essere in affanno a non battere sulla tastiera per un paio di giorni (perché, a Dio piacendo, già domenica sera riuscirò a scappar via da questo desolato deserto di alberghi e negozi sbarrati).
Ed è altro che mi spinge

È straniante. Non è per scrivere, ma per leggere che sono uscito di casa - fingendo di portare mia sorella a fare slalom tra i cantieri aperti per guardare le uniche due vetrine allestite dei venti chilometri di lungomare; perché, anche in queste cose, dopo aver suonato una nota insieme, non si riesce più a guardarsi con gli occhi di prima.

Ma forse è il caso di tornare alle cronache più spicce.
Ad esempio, potrei mettermi ad elencare ad una ad una le cose che mi rendono insopportabile stare a Jesolo, specialmente in questi fine settimana pseduoinvernali, quando non c'è niente da fare se non compiacere le manie agricole di mio padre, che ormai ha estirpato tutte le viti (e così, per almeno un paio d'anni, ha avuto qualcosa da fare ogni volta che ha preteso di scendere) e che, adesso, passa le ore a "fare" l'unica che è rimasta, il cui destino è chiaramente segnato e si concluderà sul fuoco, ma intanto viene maniacalmente potata. E poi taglierà, o farà tagliare - perché poi si lamenta che nessuno l'aiuta - l'erba, che immaginate quanto sarà alta, essendo stata tagliata l'ultima volta a novembre e non essendo ancora uscito questo angolo di Veneto dall'inverno (non sono neanche fiorite le mimose, per dire - e ne avrebbero un bel coraggio, con questo freddo umido). E perché non girare tutti i vivai della provincia per prendere una pianta di kiwi maschio, visto che il pergolato di kiwi che abbiamo (e che già è un tormento da tenere a bada) non produce frutto in abbondanza?

E l'appartamento è piccolo (che scoperta, è dimensionato per l'estate quando tutti si sta fuori in giardino) e mia madre diventa nervosa perché siamo sempre tra i piedi, e intanto mi manda a controllare le statistiche del suo blog perché ha la pretesa (regolarmente frustrata) di individuare e localizzare ogni visitatore.
Ed in casa siamo tanto stretti che la cosa più difficile dello scrivere il secondo capitolo della tesi (Bialgebroide di Lie) è riuscire a rovistare tra gli appunti che continuano a perdersi uno sopra l'altro.

Come accennavo all'inizio, l'unica salvezza è che, mentre tutti torneranno a casa lunedì sera, io - poiché lunedì ho non uno, ma due inviti alle abbuffateDiPasquetta - dovevo andarmene domenica, venuto a prendere dagli amici, che si sobbarcavano seicento chilometri tra andata e ritorno per avermi tra loro. Commovente, non fosse che stamattina mi hanno chiamato (l'avevamo confermato giovedì e poi ieri...) per declinare, ed ora dovrò convincere i miei a farsi i quaranta chilometri da qui alla più vicina stazione ferroviaria, il pomeriggio di Pasqua. Sperando in bene.
Qualsiasi cosa, comunque, per venir via da qui

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