giovedì 20 marzo 2008

Volantinare a Gavarno

Stamattina di buon'ora sono andato - come comandatomi dai miei colleghi di circolo - a distribuire le copie del primo numero del giornalino del PD di Scanzorosciate-Gorle a Gavarno Vescovado. Chi non è di Scanorosciate (ma, direi, anche uno di Scanzo) difficilmente riesce ad immaginare cosa significhi o cosa distingua una frazione da un'altra, quanto possano essere acri le rivalità e le ripicche tra persone che si affacciano sull'uno o l'altro lato di una strada, quanto significato abbia, anche per gli adolescenti, dirsi di Rosciate rulez o di Tribulandia.

Per chi consuma le suole delle scarpe durante la campagna elettorale, le frazioni sono in sostanza, però, categorie della distribuzione. O, ma solo per i più raffinati, tentativi di incasellare il trend di consenso (per cui si dirà: siamo forti a Rosciate, ma Gavarno è l'unico seggio in cui non abbiamo nemmeno vinto, e così via). Alle elezioni comunali mi era toccato far passare tutta Tribulina e Gavarno, e ci avevo messo tre giorni pieni. Oggi, anche per via dell'entusiasmo, o almeno della voglia di fare, che caratterizza il PD, me la sono sbrigata in meno di due ore, nonostante avessi la zona più dispersiva del comune.

Né la giornata di oggi contribuiva a limitare le distrazioni. Pensate che da Dalmine si vedeva il Monte Rosa (cosa ci facessi a Dalmine è una storia triste e dolorosa, e non so se la racconterò). Per distribuire materiale a Gavarno è indispensabile l'auto, o al limite il motorino (ma non un cinquantino qualsiasi, perché si spegnerebbe ed andrebbe spinto). Salvo le lottizzazioni in pseudopiano poco sopra il campo sportivo di Tribulina, tutta la frazione è composta da cascine e ville (alcune veramente incredibili) che punteggiano le falde del Costone di Gavarno, che separa la (appunto) Valle del Gavarnia da quella di Spersiglio, che scende a Cornale di Pradalunga, a nord. Bosco rado, ameni sentieri che costeggiano i greti di minuscoli torrenti, spesso secchi, radure coltivate a vite che si aprono dove la pendenza diminuisce ed il sole indugia più spesso. Finché la strada è pubblica, si arriva in auto accanto ai cancelli delle case (in media, uno ogni trecento metri), si scende e si compie la consegna. Le cose si fanno un po' più faticose quando, come nel caso di Via Prealpi, la strada è privata e campeggiano i cartelli di divieto d'accesso. Perché allora la scarpinata si fa a piedi, per raggiungere magari una casa sola, dove vive, in incognito (perché più la villa è bella e meno si trova il cognome sul citofono), un parlamentare leghista, e si è anche buttato via un giornalino. Per andare alla Giustiniana (cascina riconvertita in supervilla in anni recenti) ho deciso di ignorare il cartello, e sono salito in auto con il rischio che qualcuno mi sparasse addosso. In realtà ho solo incontrato un gruppetto di lavoranti che dissodava un campo (o faceva qualcosa di simile, comunque aveva l'aria molto più faticosa di quello che stavo facendo io) e non mi ha degnato di uno sguardo.

Nella foto: veduta aerea del Castello di Gavarno, in cui ora sono ricavate abitazioni, con la chiesa parrocchiale. Da "Bergamo dal cielo", iniziativa de L'Eco di Bergamo

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