martedì 11 marzo 2008

Il fine settimana breve

Di perché lo sia stato c'è poco da dire, basterebbe leggere il post di sabato. Considerando che inizio a conteggiare il fine settimana da quando rimango a casa e posso gestire il mio tempo, quello appena trascorso non si può considerare iniziato prima di sabato alle 16.00; ma, nonostante l'inizio ritardato, non posso certo lamentarmi.

Per prima cosa, sabato non sono andato a suonare la Messa; Egidio, infatti, che è l'organista titolare della parrocchia, mi aveva cercato in mattinata per chiedermi di fare cambio di turno, e che quindi avrei dovuto suonare la Messa delle 10.30 della domenica. Nonostante al vertice delle mie ambizioni ci fosse passare un tranquillo sabato pomeriggio, ho dovuto abbandonarle molto presto perché si è dovuti andare dai nonni di Brembate, e per fare gli auguri al nonno ormai settantaseienne - ma senza festa, colpevoli com'eravano di non aver piantato tutto lì il venerdì sera per mangiare la torta dall'altra parte della provincia - e perché la domenica un po' di contrattempi avrebbero impedito il tradizionale - ancorché non sempre frequentatissimo - tour dei parenti vivi e morti tra il Brembo e l'Adda. Non siamo rimasti a Brembate molto a lungo, e ci siamo messi velocemente in viaggio per fare ritorno a casa - i sabati sera di mio fratello e miei essendo sempre impegnati con questa o quella compagnia di soci (termine che si differenzia dal più intimistico amici perché chiaramente finalizzato alla bisboccia) - con in più l'aggravante che, per dirla alla matematichese, quasi ovunque l'auto è in mano a mio fratello. Mia madre, però, fa capire chiaramente di non aver intenzione di preparare la cena e di voler mangiare in pizzeria, e quindi siamo dirottati su La Pelosetta di Pedrengo. Lì i posti erano tutti prenotati, ma mangiando opportunamente di fretta avremmo potuto liberarli prima che arrivassero i legittimi proprietari; ed i camerieri, dopo aver calcolato che si sarebbe trattato di doppio guadagno, ce l'hanno messa tutta per farci sedere, servire, mangiare ed andare in meno di mezz'ora.
Appesantito dalla pizza, tra l'altro mal digerita - dati i tempi - mi porto, al solito, all'oratorio, dove hanno inizio tutte le serate. Il tempo di ritrovarci, al solito Daniele, Fabio, Epo ed io, e quasi subito viene approvata la proposta di fare il solito salto al Jam di Nembro - salto che, complice la presenza di Beppe, si è trasformato in una permanenza stanziale, allietata da un consumo via via crescente di alcool e derivati, che ha portato i suoi frutti.

Ad essere sincero ero un po' perplesso dell'uscita di questo sabato, perché essendo la festa della donna ci sarebbe voluto poco per finire a nostra insaputa nel bel mezzo di uno strip maschile con le conseguenze che tutti possiamo immaginare. Problema che, in ogni caso, non ci si è posto, mentre come al solito ci si è potuti sbizzarrire sulla bella gente che frequenta l'affollato ritrovo nembrese. Focalizziamo, in particolare, su tre differenti target. Il primo, e senz'altro più importante, è quello delle cameriere: devono avere una selezione naturale molto forte, perché raramente si vede la stessa per due settimane di fila. In ogni caso, devono avere - al tempo stesso - una grande richiesta, perché mai ci si è potuti lamentare della qualità estetica delle stesse. Al punto da aver ipotizzato la presenza di un apposito certificato rilasciato dall'ASL, affisso insieme al regolamento antincendio ed alla licenza per la vendita di alcolici. L'unica cosa decisamente insolita era una cameriera - dalla schiena completamente nuda - che era una possibile via di mezzo tra la presenza fisica di Paris Hilton e l'espressione stralunata di Angela Finocchiaro.Secondariamente, c'era un gruppo di amiche ed amici tra cui spiccavano due-tre conoscenze degli adolescenti (a dire il vero di quinta) di Scanzo, che festeggiavano il compleanno di chissà chi. A parte il loro essere di per sé notevoli, la cosa migliore è che se ne sono andati abbandonando sul tavolo mezza torta al cioccolato, ed abbondandi alcolici avanzati. Peccato che nessuno di noi abbia avuto la faccia tosta di sedersi e mangiare. La terza cosa è l'inquietante ringiovanimento medio delle avventrici del locale. Nessuno prende mai sul serio la mia proposta di affrontarne qualcuna per chiederne a bruciapelo l'età, ma di volta in volta è un'esigenza che si fa più impellente.
Accanto a queste note di colore, bisogna dire che l'unico di noi che è stato indietro relativamente ad alcolici è il povero consueto autista Daniele - anche Beppe guidava, in teoria, ma entro la fine della serata Epo ha deciso di scommettere sulla propria patente e di portargli a casa la macchina, perché quello non era assolutamente in grado di tenere il volante. Tra le altre cose, ho sperimentato il Dry Martini. In realtà, io intendevo il coktail (gin e martini dry, mescolato), mentre il simpatico gestore del bar, anche detto manina, mi ha servito il Martini Extra Dry, base del precedente, comunque buono ed interessante. Poi, essendosi fatta la mezza, sono andato a casa, mentre gli altri proseguivano la serata per altri lidi

La domenica mattina, come da impegno, sono andato a suonare la Messa Alta. In realtà, dato il cantore, la cosa è stata fatta in modo un po' dimesso, e - al solito - non c'è stato verso di schiodare il parroco dal voler cantare Padre, perdona all'ingresso ed Io credo, risorgerò alla fine. Anche qui, a parte l'improbabile attacco del Santo dovuto al fatto che ero rimasto sul modo minore dell'offertorio, ho ripreso in mano la Toccata e fuga in sol minore di Bach che è in appendice al Molfino & Demonte, classico metodo per organo, suonando prima di Messa la Toccata e sull'uscita la Fuga. A dire il vero, specie sulla toccata, sono un po' fuori esercizio. Ma non sono difficili, quindi conto di poter riprendere in un paio di settimane la buona mano (e, sulla toccata, anche il buon piede) che avevo raggiunto. Nel pomeriggio c'era la messa per gli adolescenti, alle 16.30 - perché quelli di Gavarno, oltre ad abitare per i monti e fuori dal mondo, sono anche originali e fanno la messa vespertina che è ancora giorno pieno - di cui ho riportato ampi stralci dell'omelia. Dopo la Messa era stato organizzato un aperitivo lungo a base di pane e cotechino, ma mi ero preso l'impegno di andare a prendere mia nonna ad Ambivere e riportarla a casa propria, e quindi ho salutato tutti e mi sono buttato sull'Asse interurbano, ho dribblato il traffico di milanesi che, al termine di una fredda e probabilmente nevosa giornata di sci, si imbottigliano sull'A4 per fare ritorno alle proprie case, e sono arrivato di là.

Niente da segnalare dopo essere arrivato a casa - salvo una conversazione di una certa importanza, ma appartenendo essa più alla categoria delle Interpretazini che a quella dei Fatti, non ha diritto di cittadinanza in questo post.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Guarda che però è stato Fabio a rischiare la patente e a riportare la macchina del Tar...

Neanche tu probabilmente sei rimasto molto indietro con i bicchieri!