mercoledì 19 marzo 2008

Assoluzione

Se siete di quelli che tanto io mi confesso direttamente con Dio, tralasciate pure di leggere, visto che stasera - di rientro dalla confessione per Pasqua - si parlerà della formula usata dal sacerdote per l'assoluzione.

Una volta, mi sembra siano passati secoli, avevo partecipato ad una celebrazione penitenziale la cui meditazione era tutta centrata sulla formula. Ma credo fossi ancora alle scuole medie, e dunque è ben duro che mi ricordi il contenuto. Ad ogni modo, stasera - dopo aver ricevuto questa famosa assoluzione - mi è venuta una momentanea illuminazione, come un pensiero che si affaccia per un istante nell'anticamera del cervello, si fa annunciare ma se ne va prima di essere accolto, in merito all'esordio della preghiera.

Ricordo ai più deboli di memoria, o a quelli che non sono ancora andati a confessarsi per Pasqua, che la formula recita

Dio, Padre di misericordia,
che ha riconciliato a sé il mondo
nella morte e risurrezione del suo Figlio,
e ha effuso lo Spirito Santo
per la remissione dei peccati,
ti conceda, mediante il ministero della Chiesa,
il perdono e la pace.

Quello su cui vorrei porre lo sguardo è l'esordio che ha riconciliato a sé il mondo.

Dio crea il mondo e lo ordina in armonia con sé stesso. La terra produce spontaneamente frutto, non ci sono fiere e belve feroci, viene messo nel mondo l'Uomo, vertice della creazione. Si tratta di un accordo perfetto tra mondo e Dio, tanto che questi non si priva del piacere di passeggiare per il giardino opera delle sue mani e, se non abita, almeno va in villeggiatura nel mondo.
Durante una di queste sue gite, si imbatte nei custodi che aveva messo a guardia del proprio giardino, e scopre che hanno tradito la sua fiducia. Li caccia, ed iniziano le sofferenze per gli uomini ed il Male, morale come cosmico.

Siamo arrivati a questa fase di mondo "in querelle" con Dio, che in certi momenti si configura come una vera e propria guerra (valga per tutti l'episodio della Torre di Babele). Ma, poi - che è un poi nella nostra storia, non in Dio che - come insegna Sant'Agostino - da padrone della storia non vi è immerso - Dio riconcilia a sé il mondo. Non è un contratto, od un accordo a due. Lo richiama a sé. E non è facile. Perché il mondo non ha tutta questa intenzione di lasciarsi riabbracciare

Ecco, questa dinamica da ragazzino delle medie, che fugge dalla mamma che lo vuole abbracciare perché ormai è grande, è quello che mi sembra di poter portare a casa del rapporto tra Dio e peccatore. Si usa spesso, in queste liturgie penitenziali, la parabola del Padre misericordioso (aka del Figliol Prodigo) che aspetta dalla casa che il figlio torni, e scruti tutto il giorno alla sua ricerca, e che appena lo vede all'orizzonte gli corre incontro. Bene, ma forse questa formula della Chiesa ci dice qualcosa di più. Che non è il figlio che mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: ho peccato contro il Cielo e contro di te, ma il Padre che richiama a sé il figlio. E questo comporta che, anche quando il nostro orgoglio e la nostra malintesa dignità ci impediscono di alzarci, in realtà c'è già Lui che ci sta rimettendo in piedi.

1 commento:

Daniel ha detto...

Sai quei quiz per sapere quanto c'hai il blogging dentro? Che c'è la domanda che se quando fai qualcosa pensi che adesso ci fai un post sopra? Cioè, io non sono ancora a quel livello, ma tu... nel mentre dell'assoluzione tu pensi di farci un post!


Scherzo, bel post.

(Che bello scrivere i commenti in questo gergo così "che tu hai capito").