martedì 12 febbraio 2008

Rinnovando la tradizione

Erano a dir poco mesi che non venivano riproposte alcune delle sane, sante, etiliche tradizioni del sabato sera. Che possono essere riassunte in una parola sola: Lanterna. Complice il fatto dell'Epo finalmente tornato - beh, a dire il vero anche settimana scorsa; prima o poi ci stuferemo della novità - o, meglio e soprattutto, finalmente non più lavoratore festivo, e quindi per una volta la spesa (l'autista che non può bere) sarebbe valsa l'impresa (far bere come una volta gli altri tre).

In realtà, nonostante le premesse, forse perché ammoniti da un segno celeste, nessuno ha abusato, e tutti siamo vissuti felici e contenti.

Venerdì sera.
Finisce prima del solito l'incontro degli adolescenti, e la fame ci (Fabio ed io) prende. Ma non un leggero languorino, e nemmeno la FerreroRocheriana voglia di qualcosa di buono. È proprio la necessità di ingurgitare, e presto, anche, del sostanzioso nutrimento. Si pensa ad un kebeb ma - ahimè - non sarà carne di maiale, ma pur sempre di carne si tratta ed il venerdì è di magro. Si sarebbe potuto forse ripiegare su altro, ma invece no!, ed abbiamo girato a vuoto per Pedrengo e Seriate - insieme al Brevi, che quando c'è da mangiare viene sempre, salvo poi fare il difficile e non prendere niente - per far passare il tempo. Ci avviciniamo così al Palazzetto di Bergamo intorno a mezzanotte meno dieci - il tempo di ordinare, di prepare il panino e di addentarlo dovrebbe scattare il fatidico sabato, ma deve esserci qualcosa tipo il Baci e abbracci tour, fuori dal palazzetto, ed oltre ad esserci penuria di parcheggio c'è una folla immensa che assedia il Dessi. Sgomenti ripieghiamo sulla Celadina, dove c'è una sorta di fastfood similamericano, ma la delusione è totale. Un doppio maxi baconburger ha il diametro di otto centimetri e l'altezza di due e mezzo, e viene finito in quattro morsi. E la fame peggiora. Allora, nonostante sia lontano, via di corsa al Dessi-Montello, perché c'era proprio bisogno di riempirsi. E di svegliarsi all'indomani con il cuscino all'aroma di carne.

Sabato
Nonostante Fabio abbia tentato di proporre un sabato alternativo dei nostri, con visita a Pampuro (che, come vedete dal collegamento, esiste, benché per mesi lo si sia usato come nome fittizio - ed anzi sarebbe il motivo della visita, fotografare il cartello), impegni di studio nonché valutazione dell'inopportunità mi hanno fatto declinare l'offerta; e, pertanto, ho avuto il tempo di andare a suonare la celebrazione delle Ceneri per i bambini delle elementari. In cui i catechisti hanno preferito mettere in loop la musica di Misericordias Domini di Taizé piuttosto che far suonare a me durante l'imposizione...me la sono segnata, anche perché non è molto gratificante suonare all'organo canzoni piene di vita come il finale (Scusa, Signore all'ingresso ci stava, ma Ti ringrazio Mio Signore (non ho più paura) con i pienini, a 132bpm come vuole la partitura è un decisamente poco organistica). Passata, e passata la messa vespertina (che tanto è inutile imparare canti nuovi, se chi di dovere intona solo Il Signore è la mia vita o poco più), è il momento di prepararsi per l'uscita.
Ci si era messi d'accordo sul Giò delle Fiorine, il patron della Lanterna, ma come al solito ci si vede in Oratorio, sia per far vedere agli adolescenti che siamo ancora gente del popolo (non è vero, perché è più comodo che trovarsi altrove), sia perché non è mai detto che i programmi non cambino. All'Oratorio, oltre alla consueta mandria di adolescenti nel bar, c'era una festa di un ragazzo di terza media - e siamo dovuti intervenire, perché quei cretini avevano portato un (come si dice) fottìo di alcolici - i migliori dei quali sequestrati e (abominio!) buttati prima che arrivassimo - e il più furbo di quelli stava tirando su l'anima in bagno. Appurato - per noi - e rassicurato - per le sue amiche in apprensione - che non sarebbe morto, lasciamo la patata bollente ad altri (si arrangino un po' anche loro) ed evaporiamo, onde ricondensare al Jam di Nembro, trovare un tavolo libero - ottimo tempismo, quello è un locale che è più la gente fuori, che non tenta nemmeno di entrare, tanto è saturo - e pavoneggiarci con le nostre degustazioni di whisky. Tra l'altro, dalla nostra posizione, con una perfetta visuale della processione di ragazze che andavano e venivano dal bagno, profferte alla nostra critica spietata (benché su due o tre concordassimo, nel nostro gergo). Dopo aver esaurito ogni scusa per fermarci (dopo il whisky, finito anche il ghiaccio - nel frattempo sciolto - del bicchiere d'acqua dato per esaltarne il sapore) ci spostiamo a Clusone. Facciamo un salto, in favore dell'Epo che non c'è mai stato, alla Collina per mostrargli che l'Antares non è morto, ma si è trasferito da Albino al capoluogo baradello, e dopo un attimo scendiamo. Proviamo ad entrare al Ritual, in piazza dell'Orologio, e riusciamo anche a guadagnare un tavolo. Ma la cameriera, dalla folla, non sarebbe mai riuscita a guadagnare noi. Dunque ce ne andiamo galleggiando sulle teste degli altri avventori. E, finalmente, planiamo alla Lanterna. C'è un po' di animazione - cosa rarissima, anche di genere femminile - perché non è ancora aperto l'Afrostation (nota discoteca erede del Tam Tam) e lì bere costa infinitamente meno, ma c'è posto per noi e per la nostra sete. Prima un Rabarbaro Zucca giusto per mostrare chi comanda, e poi ci facciamo fare dei panini imbottiti (tutto molto ruspante, con fette di formaggio spesse due centimetri), saccheggiamo l'espositore delle patatine e ci facciamo portare una bottiglia di Chianti. In tre. Il giovane sboccatore di Rosciate (che in realtà è di Scanzo) ci ha, infatti, indotto a non esagerare. E torniamo nelle nostre case intorno alle due, come si suol dire precisi - nei limiti del possibile.

Domenica
Dedicata per la gran parte a cercare invano di sistemare il portatile o i sistemi a molti elettroni, ma nel pomeriggio c'è tempo per le distrazioni, o meglio per andare da Fabio a portargli FL Studio (una drum machine con annessi generatori di suoni, strumento relativamente semplice per comporre le proprie canzoni) e ad ottenere, in cambio, qualche nostra vecchia foto - di cui avete avuto modo di guardare una selezione. Fabio vuole provare a lungo il programma, anche a costo di farmi ascoltare quello che produceva anni fa (gli serviva, infatti, perché in una formattazione incauta aveva smarrito gli eseguibili). Non c'è male. Troppo casino per i miei gusti simmetrici, ma ha una banca dati di samples (cioè di suoni registrati) che me la sogno. Poi abbiamo letto XL in cui si parla del finalmente sulla punta della lingua album di Elio e le Storie Tese, Studentessi - dal 20 febbraio - e della nuova immagine snob del gruppo. E del problema dell'hip hop italiano, troppo poco irriverente e con rapper troppo educati; fortunatamente, nell'album, Mangoni, il vero rapper italiano, darà lezione con una canzone sui valori della Famiglia. Perché se di queste cose parla il Papa, i giovani lo ascoltano ma un po' se ne fregano. Se invece a dirlo è un rapper.... E mi ha mostrato un assaggio di Terkel che guarderò o stasera o domattina.
La sera, interessante incontro di preghiera per i giovani, da cui si rischiava di non venire più a casa perché, un secondo prima della benedizione finale, Mirko è saltato su a contestare la Libertà dei figli di Dio ed il Giudizio Finale, e si è acceso un dibattito civile e compassato tipo Porta a Porta la sera della Mussolini con la Melandri.

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