giovedì 28 febbraio 2008

PD e Manifesto dei Valori

Fervono i preparativi per la campagna elettorale. E, nel nostro piccolo, anche il circolo PD di Scanzorosciate-Gorle affila gli strumenti dell'informazione e del consenso. La prima mossa sarà la distribuzione del giornalino, da farsi nella prima metà di marzo. Il titolo, che certo non brilla per originalità, sarà Paese Democratico. Ed al sottoscritto è stato chiesto di preparare un articolo sul Manifesto dei Valori del PD, sulle ragioni del nostro stare insieme. Così, ho preparato una prima bozza. Che andrà certamente accorciata perché copre in parte l'argomento di un altro articolo e, soprattutto, è troppo lunga per lo spazio che mi è stato affidato. Ma che posto interamente, cosicché possa avere un'idea dell'eventuale feedback che tale scritto comportarebbe sui sonnacchiosi cittadini di Scanzorosciate.

Una nuova guida per un’Italia nuova
Leggendo il Manifesto dei Valori

di Matteo Casati

Mentre, altrove, formazioni politiche ed alleanze elettorali nascono da una stretta di mano dei leader; mentre alcuni scrivono i programmi sulla base degli umori riportati da sondaggi freschi di giornata; mentre, in lindi salotti televisivi, politici che ritengono di essere “uomini nuovi” ininterrottamente da quindici anni continuano il loro stanco monologo, il Partito Democratico non solo rappresenta la grande novità del confronto elettorale ed il traguardo di un processo che ha impegnato per anni le maggiori forze del centrosinistra, ma raccoglie anche le sfide del mondo d’oggi; non si accontenta di rosicchiare percentuali per guadagnare consenso, ma pone le basi della politica di domani.

Non deve passare sotto silenzio il fatto che, il 16 febbraio, l’Assemblea Nazionale del PD, eletta durante le primarie del 14 ottobre, ha approvato il Manifesto dei Valori – non una lista di parole d’ordine, ma le ragioni dello stare insieme e le rotte lungo cui incamminare l’Italia, da troppo tempo ferma nell’angolo del vorrei ma non posso.
I veti incrociati di gruppi d’interesse grandi e piccoli, l’attaccamento a privilegi difesi con le unghie e con i denti e travestiti da “diritti acquisiti”, la frammentazione non solo del panorama politico, ma della società in un mosaico impazzito di egoismi corporativi e personali hanno immobilizzato il nostro Paese, condannandolo a restare indietro in un mondo che corre sempre più velocemente. Siamo diventati il paese con il maggior numero di politici (dopo la Cina) e, al tempo stesso, si è prodotto un grave vuoto di Politica, pronto ad essere riempito con il populismo di piazza. Il Partito Democratico è la risposta all’incapacità di decidere della nostra democrazia. Dire che il PD ha una vocazione maggioritaria significa voler andare oltre una rappresentanza, parziale ancorché importante, di questo o quel segmento della società. Significa aderire alle diverse realtà civili, sociali ed istituzionali del nostro Paese. Smettere di difendere l’interesse di una o di poche parti sociali, di un particolare territorio, di un ambiente culturale o dell’altro, ma avere una visione più ampia dell’interesse generale e la capacità di ricomporre gli interessi contrastanti in un’efficace sintesi di governo.
L’esigenza di un bipolarismo nuovo è sotto gli occhi di tutti. La demonizzazione dell’avversario usata per tenere insieme vaste ed eterogenee alleanze ha mostrato il suo limite, oltre ad imbarbarire il dibattito e ad avere effetti deleteri sulla società. La risposta è coniugare l’intransigenza sui principi ed i valori della Costituzione repubblicana e la passione per il raggiungimento degli obiettivi politici con il rispetto per gli avversari, il ripudio della violenza anche solo simbolica, il senso del limite della politica come di tutte le attività umane.

L’Italia che vogliamo è caratterizzata da una democrazia libera e forte, nella quale la partecipazione dei cittadini, l’inclusione e la solidarietà non mettono in secondo piano la necessità di prendere decisioni e di assumersi la responsabilità delle decisioni prese. Il centro della politica deve essere la persona, il riconoscimento delle sue capacità, delle sue speranze, del suo lavoro e dei suoi diritti. Sappiamo, però, che i diritti sono effimeri e sterili senza la costruzione di un’etica pubblica condivisa, che consenta agli italiani di nutrire il senso dei propri doveri. La Costituzione è il nostro punto di partenza: non solamente un insieme di norme, ma la ragione del come e perché stare insieme del popolo italiano, di ieri come di oggi.
L’impegno costituzionale della laicità dello Stato è un valore fondamentale dell’impegno del PD. Parlare di laicità oggi non è facile perché, pur parlandone tutti, il fatto di venire usata come clava nel dibattito non contribuisce certo a metterla nella sua vera luce. La laicità è, essenzialmente, una questione di rispetto. Di rispetto di tutte le persone, con le loro convinzioni. Rispetto che garantisce l’uguaglianza dei diritti e dei doveri di ciascuno. Solo uno stato veramente laico può garantire che le istituzioni appartengano a tutti i cittadini, e che le decisioni democratiche siano assunte in modo libero ed autonomo.
La laicità dello stato, però, presuppone uno spazio di libero confronto. Non è il luogo di una presunta neutralità valoriale, o il modo di mettere a tacere le convinzioni delle persone. Anzi, bisogna riconoscere che le religioni, insieme ai convincimenti etici e filosofici ed alle diverse forme di spiritualità, non sono e non devono essere un semplice fatto personale, ma hanno una forte rilevanza nella sfera pubblica. Le energie morali che scaturiscono da tali esperienze rappresentano un elemento vitale della democrazia.
Le risposte ai problemi etici ed alle questioni inedite che interrogano il mondo di oggi non possono venire da un freddo intellettualismo, tantomeno da calcoli utilitaristici. C’è bisogno di energie morali, che forgino non solo nella tolleranza, o nella convivenza, ma nell’ascolto reciproco e nella collaborazione fattiva nuove visioni e nuove sintesi in vista dell’azione che questi problemi rendono quanto mai indispensabile.

La Storia, infatti, non è finita, e sempre di più la modernità ci chiamerà ad interrogarci ed a dare risposte, per noi e per il nostro Paese. Le relazioni che compongono il mondo di oggi sono in continua evoluzione, ed una politica che non prenda coscienza dell’importanza di tali relazioni non sarà in grado di governare il mondo in cui viviamo. Una politica che guardi solo all’interno del proprio recinto, dimenticandosi o fingendo di non vedere l’interconnessione tra la scienza, la tecnologia ed i problemi etici che si sollevano; tra la condizione sociale delle persone che si trovano nelle nostre periferie o nei paesi sottosviluppati e la necessità di un accesso libero e democratico alle conoscenze; tra il problema dell’insicurezza e del lavoro precario e lo smarrimento di una generazione di mezzo, non sarà in grado di governare il mondo in cui viviamo.
Il Partito Democratico invita i cittadini a condividere il proprio progetto etico e politico, per rilanciare il futuro del nostro paese nel terzo millennio in cui ci siamo già, stancamente, incamminati.

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