Questa è una piccola riflessione che mi trovo spesso a fare, ma che non ho mai fissato qui.
Come tutti i miei lettori aficionados o saltuari hanno certamente notato, qui si tratta un po' di tutto, e l'elenco delle etichette nella colonna di sinistra è lì a testimoniarlo.
E, devo ammettere, mi lusinga leggere, spesso, i vostri commenti. Quello che è curioso, e su cui spesso mi fermo, è il tipo di post che più di altri suscita la grafomania dei lettori - che, così facendo, trascendono la caratterizzazione propria di lettori diventando, seppur in sedicesimo, coautori di questo spazio telematico.
Mettendo tra parentesi la vasta categoria dei blog di stronzate, senz'altro divertenti, di cui, a mio avviso, un posto importante deve occupare Scusa, hai visto Gira?, che ho conosciuto per merito di Daniel e dei suoi colleghi bolzanesi, in realtà possiamo dividere i blog in due categorie: quelli che parlano di attualità, sociale e/o politica, e quelli che, al contrario, sono veri e propri diari sulla rete.
Tra l'altro, stante questa divisione, si verifica ancora la tripartizione niceno-hegelo-casatiana del reale; per cui, a maggior ragione, blogi omnes sunt divisi in partes tres: nugarum, actorum, rerum gestarum.
Ma sto uscendo dal seminato. Dicevo, per qualche motivo che non capisco bene, ma che di certo qualcuno più vivo di me riuscirà a spiegare, i post che riscuotono maggior successo sono i più "tecnicamente" inutili, cioè quelli autoreferenziali. Mentre, salvo l'appassionato Ammiraglio, ben pochi si azzardano ad intervenire su questioni più o meno pubbliche. Ora, io potrei bene, perché - pur non essendo certo l'anima di tutte le feste di Bergamo - ho le giornate quasi sempre piene, scrivere di più su quello che faccio, vedo, voglio, e fare impallidire gli ormai celebri post del fine settimana.
Ma che gusto ci sarebbe, e per me a scrivere, e per voi a leggere?
4 commenti:
beh ci sarei anch'io a passare di qui quasi tutti i giorni...non commento spesso perchè a volte ne so poco su alcuni argomenti e preferisco non pronunciarmi.....a me piace il tuo blog
Penso che il succo del tuo discorso, ovvero il fatto che le vecchiette non pagano il biglietto del pullman, sia da ricrcare nelle esigenze di socializzazione degli umani. Mi azzardo a dire che in quasi tutte le persone, volenti o nolenti, c'è una più o meno forte voglia di gossip che non è da intendersi come quello delle riviste, ma spiega anche quello, che spinge costoro a chiedersi cosa fanno gli altri. A breve ci si appassiona alle vicende altrui (un po' come un bambino che sentite le prime pagine di una storia non vuole sentire ragioni per andare a dormire, ma vuole che gli si racconti la fine).
La definirei curiosità sociale.
Riguardo al fatto che sui post più tecnici ci siano pochi commenti (anche da me è così, anche se più spesso, quelli che da me sono tecnici sono sul blogging o sono riflessioni personali). Una mia amica dice, riguardo a quelli con le riflessioni, che dipende dal fatto che già ho detto tutto, il che lo scrittore sa non essere vero, per il fatto che nessuno ha la verità in tasca e perché la maggior parte delle formulazioni filosofiche lasciano un senso di incompletezza di fronte allo scritto a chi le ha redatte, ma penso che comunque sia questa la causa.
Infine, giusto per ricollegarmi all'inizio del tuo post, anche a me piaceva il blog di Hai Visto Gira per le stronzate ma poi ho visto che prendevano in giro in maniera eccessiva un mio amico e così l'ho slinkato (hai visto come sono bravo a inventare neologismi?).
Dadi a me sinceramente certi tuoi post "masturbatori" detta alla Fausto Ghirardini stanno davvero antipatici, sei troppo superfluo nel tuo iter di socializzazzione.
Io preferisco parlare anziché scrivere. In questo prevale la tendenza platonica a diffidare dei caratteri grafici. Si possono imparare molte cose ascoltando gli altri, e così leggendo. Ma di certo non si può conoscere una persona. Se si conosce lo scrivente, si possono fare commenti perché la "vita sociale" coinvolge altri, e perché non è intima. Non fraintendere il termine usato: qualunque commento si faccia su questioni "serie", indifferentemente dal fatto che siano "tecniche", culturali, filosofiche, come dice Daniel, anche se preferisco riflessive, implica un affermare seriamente una propria convinzione o un mostrare come i nostri occhi vedono il mondo.
E questo allontana. Per rispetto. Certo, i commenti che ci sono (pochi) sono dello stesso tono.
Non è curiosità sociale, secondo me. Una battuta tira l'altra, parlando: così avviene sui blog. Uno scherzo, un'ilarità non commentata non è tale. Un'ilarita sola è ridicola. La serietà sola invece è la nostra vita. La nostra essenza. Il medesimo schema tripartito che tu hai considerato è utilizzato da filosofi, oratori, politici, religiosi, espresso differentemente per adattarlo alla situazione specifica, ma fondamentalmente lo stesso, e questo perché è la stessa suddivisione della nostra persona.
Se uno si fa i fatti suoi non viene cercato. E si può anche parlare chiarendo: dico la mia. Ma non cambio idea. Non voglio confronto. Oppure, se vuole confronto e non c'è risposta, è perché gli altri non vogliono esporsi, o non sono preparati per farlo.
Il fatto è che tutti sono ignoranti, se non forse in alcuni, limitati campi, e in quei campi solo su qualche angolino. Certe riflessioni sono universali, e se non troppo personali possono provocare una condivisione. Se sono opinioni più forti...
Io non commenterei. Guarderei negli occhi la persona e forse chiederei chiarimenti (scusa la cacofonia).
Di risposte dagli altri non ne arrivano. Il massimo è che arrivino delle domande, quelle giuste. Ma tu pretendi che le personi entrino in relazione con te, se speri in commenti. Ma in fondo, sinceramente, a me (da lettrice fedele di alcuni blog) non riesce facile commentare. Al limite stronzate con mio fratello. O rari pensieri. E se, lunghi. Ma non sono neanche da commenti. Sperando che legga solo chi è interessato.
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