Sempre silenzioso, il Dipartimento nel tardo pomeriggio. Nonostante siano i primi giorni di sole e tepore, gli studenti stravaccati nel prato, quattro piani più in basso, se ne sono già andati. Dalla finestra che si affaccia sulla città la luce del sole che declina entra tagliente.
Qualcuno bussa alla porta. L'Ordinario lo invita ad entrare. Nel vano della porta si affaccia il Cattivo, accompagnato da due collaboratori. L'apparentemente innocua Donna, in realtà una macchina per uccidere a mani nude, ed un uomo dall'aspetto di un ex militare; in realtà, si tratta di un ex ufficiale della Folgore, che collabora saltuariamente con il Ministero.
Alla scrivania nel mezzo dello studio, su cui cade la luce della finestra, non è seduto nessuno; anzi, sembra non sia mai usata se non come ripiano per appoggiarvi carte, articoli, grafici, tabelle. Infatti, la voce che invitava ad entrare veniva da dietro la porta; un'altra scrivania, più piccola, dietro alla quale siede l'Ordinario, con il consueto sorriso cordiale mutatosi in una smorfia di timore. Il Cattivo gli si siede di fronte.
Noi e lei sappiamo chi ha ucciso Litvinenko. E perché nessuno ha segnalato ammanchi di sorgenti alfa dai laboratori russi.
L'Ordinario impallidisce, e si allenta il nodo della cravatta. Sta per tentare di giustificarsi.
Non ci avrebbe mai pensato nessuno. Ma noi abbiamo bisogno di un sistema più elegante...insomma, giorni di agonia, perdere tutti i capelli...se ne sono accorti tutti. Radioberillio nel caffè, rubidio nello shampoo, cesio nell'orologio...si inventi qualcosa.
MA... cerca di obiettare l'Ordinario
Stesse modalità; non dovrà inventarsi niente - tranne, certo, un metodo più pulito. Quando l'ha trovato, sapremo contattarla.
E se ne andarono.
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