Benché siano anni che, a chi mi parla del 25 aprile, io risponda di San Marco, qualche parola è doveroso farla. In primo luogo, perché oggi è Festa e le Feste si devono celebrare, e secondariamente perché, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad uno scivolamento del significato della festa, che l'ha da un lato imbastardita e dall'altro ha disaffezionato - non esagero - una buona maggioranza degli italiani. Poi, essendo tornati alla luce, negli ultimi anni, non detti inconfessabili degli anni di guerra civile, ed avendo la stampa fatto da grancassa (si pensi ai vari libri di Pansa), l'analisi storica - che è bene sia revisionista, checché ne dicano i vari pasdaran rossastri, perché il contrario di revisionismo è dogma storiografico, ed i dogmi non fanno bene alla ricerca - si è venduta alla politica (o la politica se n'è impossessata, che ai nostri fini è lo stesso) e dai politici giù giù fino alla gran massa dei cittadini è arrivato simulacro distorto della festa della liberazione.
Da un lato, mi si riporta che nel corteo c'è chi inneggia alla Resistenza perenne, o oratori che negano questa o quella esecuzione di massa di repubblichini capitolati; dall'altro, ci sono molte persone che, pur decisamente lontane da nazismo o fascismo, questa festa la vivono come di parte, di parte al punto da non poter neanche prendere in considerazione l'ipotesi di partecipare. E questo è un grosso errore; primo, perché l'Italia democratica muove i primi passi proprio dopo il, e grazie al, Venticinque Aprile; secondo, perché - pur essendoci, ed essendo giustificati, tutti i dubbi e le perplessità su partigiani vari - è vero che il tribunale della storia si è espresso, e quei terroristi sono combattenti per la libertà; libertà di cui ora godiamo e che è anche merito loro (senza fare l'errore opposto, di non voler vedere che la guerra l'hanno vinta Americani ed Inglesi, e bande raccogliticce possono, al più, essere state un grosso fastidio per gli occupanti)
Per questo è opportuno che oggi, ed in occasioni come quella di oggi (il due giugno, il quattro novembre...) il popolo italiano si senta una sola famiglia in festa per gli eventi più importanti della propria storia (un po' come in famiglia si festeggia l'anniversario di nozze, o il compleanno del papà). Il punto è, come già detto, che la festa odierna, in pasto al tritacarne politico, ne è uscita talmente sbagliata che, in tutta sincerità, non riesco a biasimare troppo chi si dà malato. Ad esempio, il tema della manifestazione del 2006 era vecchio e nuovo fascismo, una volta la si fece in difesa dell'articolo 18...alcune responsabilità le hanno, gli organizzatori.
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