mercoledì 16 gennaio 2008

La Sapienza di questo mondo

Ero del tutto intenzionato a lasciar perdere - c'è contraddizione nell'esordire così ma, benché qui si odino i paradossi, si apprezzano le contraddizioni - e di voler vedere trionfare un dignitoso silenzio sull'indegna cagnara degli ultimi giorni. Tanto più che, come dicevo anche nella cbox, sarei esploso se la storia fosse continuata, e mi sembrava di dover ritenere, ieri in serata, che ci si fosse messa una pietra sopra. Certamente non una bella pietra sopra, ma si poteva non ti curar di loro, ma guarda e passa.

Ma stamattina, guardando le varie notizie che GoogleNews presenta, così uno riesce anche a farsi un'idea senza bisogno di uscire - in ispecie oggi, che piove come Dio la manda e non devo andare all'università né altrove - per comprare il giornale, ho letto un corsivo sulla Stampa che, se possibile, mi ha contrariato ancora più delle ben note vicende di cronaca accademica dei giorni passati.

Accadde in Italia che il direttore di un prestigioso ateneo invitasse all'inaugurazione dell'anno accademico il vescovo della città, già celebre ed illustre professore universitario; inoltre, essendo questa città Roma, il prelato in questione è anche il punto di riferimento imprescindibile di centinaia di milioni di cattolici (siamo sull'ordine del miliardo, mi pare) e, senza la possibilità di distinguo da intellettuali, senza ombra di dubbio la più nota autorità religiosa e morale del mondo.

Accadde, e questo può succedere solo in certuni atenei che si vantano di avanguardie e modernità, e sono rimasti come minimo a trent'anni fa, che si scatenassero furibonde prese di posizione atte ad impedire in ogni modo la visita.

Accadde che l'ospite invitato, di fronte a questa furibonda reazione, alla necessità ventilata di schierare forze dell'ordine, agli attesi scontri, nonché a tutta una serie di blasfemie accessorie che fanno seriamente dubitare del titolo di studenti attribuito a quelli che frequentano la tale università, perché uno studente a forza di studiare qualcosa, seppur poco, dovrebbe avere imparato, decida di declinare l'invito.

Accadde anche, cosa del tutto comprensibile e sensata (forse l'unica cosa sensata di tutta la vicenda), che chi si era espresso con tanta violenza contro la presenza del Papa abbia esultato ed esulti tutt'ora.

Ma grida vendetta al cospetto della Ragione, prima ancora che di Dio, il coro di coloro che, fino a ieri nascosti dietro la farisaica tesi de il Papa ha diritto a venire e tutti gli altri hanno diritto a fare tutto quello che è in loro potere per impedirglielo (perché fosse l'illustre prof. Frova, che dal punto di vista accademico, peraltro, stimavo, dall'alto dai suoi settanta e rotti anni non può fare molto di più che scrivere una lettera condita con fuoco e fiamme, ma i facinorosi, subito pronti ad occupare il rettorato, sono baldi e giovani a dispetto di contenuti e dialettica [incredibile, pensavo si fossero estinti] vecchi di trent'anni), oggi sono pronti a ricoprire d'insulti ed accuse ridicole il pontefice per non essersi offerto alla furia della piazza. Pare che (e con pare non intendo esprimere scetticismo, ma un dantesco appare) perfino i 67 luminari abbiano preso un granchio nella loro virulenta argomentazione anti-pontefice, attribuendogli frasi che aveva citato per prenderne le distanze. Ma, anche non fosse stato, anche l'allora card. Ratzinger avesse detto che, sì, il tanto amato Galileo fosse su una posizione meno scientifica di quella del card. Bellarmino (che quatto quatto è santo dal 1930, ad ogni buon conto), e che quindi si potesse giustificare il processo inquisitorio, da quando si precluderebbero le porte dell'università ai "nemici della scienza"?

Se a La Sapienza si insegnassero solo ed esclusivamente Scienze MMFFNN (MatematicheFisiche&Naturali), un'obiezione del genere, qualora vera, avrebbe forse un senso. Ma non mi si dica che a Roma non esistono quegli obbrobri logici, lessicali ed intellettuali che vanno sotto i nomi di Scienze Sociali, o Scienze dell'Educazione, o Scienze del cazzo&derivati, o non si insegna Filosofia. Cos'è, un filosofo spiritualista alla Bergson non è nemico della scienza, ed un papa sì? Quelli che ritengono che il sapere scientifico sia una forma di sapere tecnico,o che sia secondario al sapere umanistico, non sono forse nemici della scienza? Ma quelli sono dottoroni, hanno ai loro piedi interi dipartimenti, eppoi forse votano lo stesso partito. Come se Marx fosse più scientifico di San Tommaso.

Qui ci sarebbe da scrivere per ore, ma non ce n'è il tempo. E quindi solo una parola su Galileo. Ne ho lette un po' di tutti colori, ci sono libri in cui viene dipinto come un santo cattolico (Zichichi...) ed altri in cui sembra il Che Guevara degli scienziati. Scordando che, ad ogni buon conto, abiurò le proprie tesi. Faccio solo un riferimento al post dell'altro giorno. Che fondamento di scientificità (nel senso odierno) dire che la terra gira intorno al sole e non viceversa? Certo, si potrà dire, questo modo di vedere la realtà è più recente, ai tempi di Galileo queste sottigliezze sui sistemi di riferimento non c'erano. Ma non sarebbe vero. Perché le ha inventate lui, ed infatti si parla ancora di relatività galileiana. Che, mal gliene incolse, si sbagliava. Questo non giustifica l'Inquisizione, perché non trattandosi di materia dottrinale non avrebbe dovuto metterci becco; e poi, perché ciascuno dovrebbe essere libero di scegliersi i propri errori. E di trovare la propria strada per meritare l'Inferno.

1 commento:

Unknown ha detto...

Mi fa un certo effetto sostenere Galileo qui, eppure penso ci sia bisogno di farlo.
Galileo fece molto di più che sostenere il sistema copernicano: sostenne per primo la necessità di sottoporre alle "sensate esperienze" le teorie fisiche e poi indicò nella matematica il linguaggio più adatto per la comprensione della natura.
Trovo che domandare "Che fondamento di scientificità (nel senso odierno) dire che la terra gira intorno al sole e non viceversa?" non abbia francamente senso.
Nessuna teoria scientifica può essere sottoposta a giudizio estrapolandola dal proprio contesto storico, in quanto essa si fonda sulla scienza (e sulla cultura) precendente. E qualora lo si facesse, non sarebbe comunque possibile dare un giudizio in termini di giusto o sbagliato, perchè le teorie fisiche non sono teoremi di matematica (e, volendo ben guardare, nemmeno i teoremi di matematica lo sono, grazie a Godel) infatti "Qualsiasi teoria fisica è sempre provvisoria, nel senso che è solo un'ipotesi: una teoria fisica non può cioè mai venire provata. (da Dal Big Bang ai buchi neri, Hawking)".
Tra l'altro, questo mi ha fatto un po' riflettere sulle conclusioni a cui arrivamo la settimana scorsa, riportate nel post "L'hobby dei fisici". Forse non si capisce del tutto dal post: non è sbagliato sostenere che l'universo sia infinito, di per sè. Quello che stupisce è una frase del tipo "gli scienziati ci voglio far credere che l'universo sia finito". L'universo dovrebbe essere necessariamente infinito?, per quale motivo? e sopratutto: perchè quel tono? Così sembra che gli scienziati siano una cricca di senzadio che vogliono imporre le proprie idee, allontanando il popolo dalla Verità. (ma sto esagerando, perchè mi sento chiamato in causa).
Infine, una considerazione sulla cronaca. Penso che il Papa sarebbe dovuto andare comunque alla Sapienza.
Sono convinto che sarebbe riuscito a tenere testa alle polemiche poco sensate e a fare qualcosa di costruttivo con chi , invece, si sarebbe confrontato in modo civile.
Perchè annulare tutto? Per una contestazione? Sia pur essa una frocessione: esagerata? penso di sì. Ma non credo violenta.
E, di converso, dove sono quelli che volevano che il Papa venisse all'Università? Possibile che non ci sia stato neanche uno straccio di contraddittorio? Sinceramente, non mi sembravano così facironosi, questi contestatori.
Quest'episodio era solo un'occasione, adesso è una polemica e niente di più.