sabato 5 gennaio 2008

Cronache del Campo /6

Arrivando all'ultima sera, tutti o quasi gli adolescenti si erano professati stanchissimi, distrutti, malati, assonnati, od in qualsiasi altra condizione che prevedesse l'immediato coricarsi. Al punto che, credo, sia stata questa la ragione che ha spinto la nostra organizzazione a prevedere l'immediato riposo, una volta arrivati alla casa.

Devo dire, anche se sembra facile con il senno di poi, che alcune dichiarazioni di stanchezza mi sembravano troppo caricate per essere veritiere, anche se venivano da adolescentini di prima superiore. Ed infatti. Il primo problema della serata, comunque, viene da quelli di quinta. Si sono riuniti praticamente tutti, maschi e femmine, di fronte alla mia stanza, e schiamazzano nel corridoio per chissà quali questioni sentimentali neanche fossero ipersensibili quindicenne (plurale di quindicenna dall'ovvio significato - thanks to Daniel per il suggerimento dei neologismi), e ci vuole del bello e del brutto per convincerli a parlarsi il mattino dopo, quando sarebbero stati più lucidi e riposati. Scacciate le due-tre giovani lacrimanti (storie di corna, pare) i maschi entrano anche nella propria camera, onde iniziare a fare uno stupidissimo casino - incontenuto dall'educatore della camera, che è già tre giorni che si lamenta che sono troppo grandi rispetto a lui e che fanno quello che vogliono.

E' in questo contesto che matura Sodoma, una delle due camere-tormento della notte. Durante un'irruzione per contenere l'incongrua confusione (s'ha da considerare che, per mezzanotte e mezza, le altre camere, per quanto potessero essere svegli gli abitanti, quiescevano silenti o quasi), infatti, mi trovo di fronte due di questi, biotti, mentre gli altri scattavano foto e giravano filmati. Altro grosso problema è il finto malato. C'è questo adolescente, che dire grande e grosso è un eufemismo, che non so se sia per problemi seri o per miope cuismo (pratica del cuà eccessivamente), che ad un certo punto dei campi, sia questo che quello di Spormaggiore di quest'estate, deve ammalarsi. Allora eravamo in montagna, ed aveva malissimo ai piedi, adesso era inverno ed aveva malissimo alla testa. E così il pomeriggio era rimasto a casa, invece di seguirci ad Orvieto. E la sera, mentre gli altri, quelli sì stanchi davvero, andavano a letto, lui saltava fuori, prima con la scusa di andare a prendere del miele in cucina, e dopo con la giustificazione che non aveva più sonno. Credo che siamo stati in due a levarlo da terra (levarlo solo metaforicamente, perché non credo che alcuno sia in grado di spostare di un solo centimetro questa montagna umana di criminale deficienza). Mi appoggio, nuovamente, al termosifone in testa al corridoio; blocco con lo sguardo uno della camera Sodoma che un paio di volte prova a mettere fuori la testa. Poi, temporaneamente, demorde. E vado in camera mia.

Lì è impossibile dormire, perché due dei miei compagni, con lo sporadico intervento di un terzo, stanno confessando inconfessabili risvolti della propria vita sentimentale, e di stare lì a sentire adulti grandi e grossi che fanno gli adolescenti proprio non ne ho voglia. E poi la loro voce ha forse coperto il rumore della porta tagliafuoco sulla tromba delle scale? Salto fuori; corridoio deserto e silente. La porta sulla scala d'emergenza è aperta - era aperta anche prima. Con due salti sono fuori ed entro al piano di sopra. Percorro rapido il corridoio (anche le ragazze sono zitte, ma la camera da tenere sotto controllo è la prima, in cima alle scale interne...e vi arrivo in tempo per bloccare tre adolescenti a metà scala. Tra cui il giovanissimo che faceva di tutto per accreditarsi come stanco morto.

E' evidente che nella camera di quelle ragazze ce n'è dentro qualcun altro, non fosse altro che per le risatine sceme che ne escono. Soltanto che sono ben nascosti, e - scegliete quale delle due giustificazioni ha più valore - se sia che sono troppo persona d'onore per dare mostra di non fidarmi della parola delle adolescenti, sì, ma comunque donne o sulla strada per esserlo, o che non ho nessuna voglia di imbarcarmi in polemiche con i vari giovani ed ardimentosi morosini per aver messo le mani tra le lenzuola delle Loro. Già mi era bastato sorprenderne una di quelle in deshabilles quando tardava per colazione.

Dopo aver ricondotto i tre fuggiaschi nelle loro camere, provo nuovamente ad andare a letto; ma la discussione è ancora in corso - e si è arrivati agli insulti. Provo ad adeguarmi, anche perché non è che possa stare in giro tutta notte aspettando che quelli si chiariscano. Ma il rumore che sento è casino di grado A. Salto fuori di nuovo, ed ancora mi trovo il corridoio già vuoto. L'avevamo detto che era un errore lasciare la nostra camera dalla parte opposta rispetto alle scale. Nuovamente salgo al piano di sopra. Il casino è localizzato nella camera 1, quella di fronte alle scale. Visto che è ben localizzato, e presumibilmente lo sarà ancora per un po', mi prendo lo sfizio di fare un controllo approfondito di tutte le altre. Silenzio, luci spente, tutto in regola. Se solo presso le donne fosse stata pretesa la regola, che evidentemente siamo riusciti a fare applicare solo ai maschi - troppo lassismo, troppo lassismo - di non chiudere dall'interno le camere, avrei potuto averne la certezza, ma a posteriori non mi ero sbagliato. Arrivo, allora, e mi appoggio al muro accanto alla porta della stanza 1 - stanza di cui si era iniziato a parlar male già nel pomeriggio - prima o poi qualcuno avrebbe fatto il passo falso di uscire, ed intanto avrei avuto modo di individuare le voci dei presenti. Non ho voluto chiedere perché, ad un certo punto, abbiano mandato fuori una ragazza a fare un giro di controllo, forse per vedere se c'era la strada sgombra per qualcun altro che volesse salire. Esce, guarda giù dalle scale, e prima di rientrare, voltandosi, si accorge che sono lì che la guardo truce. Te, scecc, c'è qui il Casati che vi ha sgamati tutti. E' meglio che usciate. Sarà meglio sì. Passano fuori uno alla volta, in modo che io abbia il tempo di memorizzare qualche volto. Non tutti, perché sono davvero troppi. Ne ho contati una decina, per una camera di otto ragazze. Di cui almeno due assolutamente fidanzate. E tra i maschi che ho buttato fuori non c'erano i morosi. Pensa te se io vado a pensare che i morosi non ci fossero davvero, perché va bene fidarsi, ma questo era impossibile. Ed invece, dopo ispezione più approfondita del solito, uno è saltato fuori, ma l'altro era effettivamente assente. Ci parlo io domani con quel poverino... E così la camera prende definitivamente l'appellativo di Gomorra.

Scendo nuovamente a letto. La discussione dei due si è spenta. Adesso posso dormire, anche perché nel giro dei dieci minuti prima che prendessi sonno non ci sono stati nuovi reati...

Nessun commento: