Abstract
Dalla forma dei brevi interventi sugli space si può risalire non solo al contenuto del messaggio, ma - procedendo senza eccessiva sicumera - al contenuto dello scrivente. Questa tesi rivoluzionaria, che molto deve alla moderna esegesi letteraria [Panattoni, 2001], è l'argomento principale di questa nostra lettura. Proseguiamo l'analisi del passo che, ormai, è diventato paradigmatico dell'intera categoria [Casati, 2008], focalizzandoci in particolar modo sulla distinzione tra contenuto sostanziale e contenuto sovrastrutturale, messo in luce parziale da [Dehò DC-Bg, Salvi OFMI-Gand., 2007] e che speriamo di poter meglio chiarire, anche in risposta alle incomprensioni che l'argomento ha incontrato nella Società degli Psicognostici [Vismara, in Acta Societatis Psycognosticeos, 12-2007]. In particolare affronteremo la questione libertà-necessità della comunicazione (§1), ragioni e fini della gioia (§2), presenza od assenza di Senso (§3).
Le ragioni dello scrivente
Nonostante nel precedente articolo [1] si sia posta particolare attenzione alla novità formale del passo, un'analisi del contenuto porta alla conclusione che, pur sotto le vesti di una forma rivoluzionaria, la struttura del testo segue le vecchie, borghesi e reazionarie norme della buona composizione. Il passo si articola infatti in: dichiarazione di intenti dello scrivente, che svolge la funzione di introduzione; svolgimento del tema, in cui vengono veicolati i contenuti della comunicazione; saluto e firma; post-scriptum, che dopo essere passato di moda verso la fine degli anni '90 - perché gli SMS non consentono di dilungarsi - ritorna prepotente nei blog. Per analizzare le ragioni dello scrivente, dunque, pare sufficiente sviscerare le prime righe. E tale è il metodo classico; bene, mostreremo che questo non è sufficiente.
Per prima cosa, bisogna chiedersi a chi si rivolge lo scritto. Questo è, come già detto in [1], un intervento del blog di LiveSpace. È però necessario fare presente che esistono due classificazioni di riservatezza di uno Space, si può cioè decidere di renderlo pubblico o visibile solo ai propri contatti messenger (in [2] vengono indicate anche possibilità diverse, ma si tratta, come è ovvio dato il tipo di pubblicazione, di pure speculazioni). Questo space, il cui titolo sarebbe indicativo ma non lo possiamo dare per questioni di riservatezza - ed in [3] ci si chiede se tenere all'oscuro i lettori di informazioni riservate ed a tutta prima ritenute inessenziali possa precludere la piena comprensione e non sia un po' un inganno - è del tipo accessibile solo ai contatti messenger del proprietario, stanti le conclusioni di [4]. Dunque, solo gli amici di vario grado possono leggerlo. Nell'introduzione, appunto, è dichiarato l'intento di raccontare qualcosa di allegro dopo tanta depressione. Ed è, infatti, tipico degli adolescenti questo alternarsi di esaltazione e scoramento, che alcuni ([5-7]) vorrebbero ricondurre a questioni di meccanicismo fisiologico. Se, però, leggiamo gli altri interventi dello space, ci si accorge che non è mai lasciato spazio ai momenti di scoramento, che quindi vanno intuiti nei lunghi periodi che intercorrono tra un intervento e l'altro. E questa pare essere, in effetti [4], una caratteristica abbastanza comune agli Space presi in esame. Possiamo quindi concludere, con una ragionevole certezza, che il fine di questo intervento è comunicare uno stato d'animo positivo - con lo scopo espresso di farsene vanto (cfr la vostra *** è felice e se ne vanta). Questo è, senza dubbio, lo scopo esplicito, ma possiamo leggere, attraverso le righe (a proposito del legger tra le righe è letteratura fondamentale [8]), un sentimento di empatia collettiva che lega l'adolescente alla propria rete affettiva di amicizie ed amori - nel senso adolescenziale del termine ([9]). È in questo sentirsi parte di un tutto organico che l'adolescente può ([10]) e deve ([11]) superare il proprio io egoista, per aprirsi alla dimensione dell'Oltrefinito nella cui dialettica l'Uomo trova compimento.
La forma della gioia
A fronte della volontà espressa di comunicare il proprio momento felice, il lettore poco attento potrà essere rimasto deluso dall'apparente assenza di concretezza. Mancano del tutto, infatti, riferimenti a cosa ha reso la scrivente felice o del perché ella si trovi in questa condizione. Anzi, le prime righe fanno pensare ad una condizione normale, con il naturale alternarsi di situazioni positive o negative. Pur sapendo che questa osservazione va a favore delle tesi, che nel complesso rigettiamo, di [6], noi siamo dell'idea che questa sia una concessione al mefitico clima di relativismo valoriale, per il quale non deve esistere una scala dei Beni - e, conseguentemente, dei Mali - che invece ci pare sia sottintesa dalla scrivente. Se, infatti, a fronte di un alternarsi regolare di cose belle e cose brutte, la somma è gioia, significa che esistono cose più belle di altre.
Abbiamo qui volutamente seguito la dizione "belle" e "brutte" in luogo di "buone" e "cattive" perché, in queste poche righe, si segna un punto fondamentale e subconscio della realtà e del Giudizio. Checché ne possano pensare gli Psicognostici [12], e checché la vulgata del secolo proclami da ogni tetto, l'idea del Bello si rivela primigeniamente assoluta e svincolata dalla categoria del gusto; infatti, fosse vero che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace nessuno abbinerebbe al bene che ti capita "il bello che ti capita". E, purché la scrivente sia immersa nel secolo, e benché ci si possa aspettare che, interrogata in merito, sposerebbe le tesi psicognostiche, nonostante ciò il suo animo, riversato sulla carta, aderisce alle tesi spiritualistiche ed antistoriche. Cosa può dire lo studioso di queste cause inespresse della gioia? Con la modestia che va utilizzata approcciandosi alle recondite profondità dell'animo umano, cerchiamo di capire cosa siano le cose belle che non si possono raccontare x's riskia d farsi sgamare o x'semplicemente sn cs trp belle ma nn ankora sicure e xciò nn vorrei sbilanciarmi trp x il momento... . Scegliamo deliberatamente di tralasciare l'analisi delle cose a proposito delle quali si rischia di essere scoperti, perché riteniamo che una gioia che non possa essere condivisa non sia una vera gioia, o che comunque sia molto più in basso nella scala dei Beni sottintesa al brano intero, e focalizziamo la nostra attenzione sulle cose troppo belle ma non ancora sicure. È già stata ampiamente affrontata ([13]) la questione del troppo, che lungi dall'avere il valore negativo che l'italiano gli attribuisce, per gli adolescenti ed i giovani riveste il significato della pienezza sovrabbondante. E, allora, questo troppo belle indica, per i discorsi fatti, una pienezza sovrabbondante di Bene, che - ricordando la lezione dei Padri della Chiesa [14] - non può che essere identificato con l'Amore. L'Amore non ancora sicuro, che quindi ci fa escludere (si confronti [15]) che la scrivente incorra in crisi mistiche o parli dell'amor sacro, e che quindi si può pensare semplicemente attraversi una fase di cotta per qualcuno. Nel riuscire a fare e a dire tutto quello che pensa emergono le ombre di una predilezione macerata nel silenzio che, alla data dello scritto, sta spogliandosi della propria tremebonda indistinzione per prendere forma in un rapporto personale. Dunque, il rapporto con l'altro come fonte di gioia.
Dal senso al Senso
Affrontiamo ora la questione più spinosa, se cioè questo genere di interventi sia uno sfogo meccanico e vano, oppure veicoli significati profondi, sia per lo scrivente che per il lettore. Anche qui, bisogna stare attenti ed andare oltre la letteralietà (ovvero, l'interpretazione letterale) delle frasi, perché altrimenti si leggerebbe che va beh dai è stupido, e si accetterebbe senza discussione la prima tesi. Ed anzi, questo sminuire patentemente il proprio scritto, che si ritrova anche in altri e più blasonati autori (tutti conoscono il caso di [16]), lungi dall'essere una prova di falsa modestia, serve a leggere il tutto con occhi diversi. Le intenzioni della scrivente, pare, sono quelle di non presentare ai propri lettori un componimento regolare, leggibile e dall'aspetto pubblico - e, per lo studio fatto sulla comunicazione in forma epistolare dagli adolescenti [17], conosciamo bene gli stilemi scelti in tali occasioni - ma vuole dare l'impressione di uno sguardo furtivo e destrutturato dal buco della serratura dell'anima. Questo fatto viene opportuno per chiarire l'anticipata distinzione tra contenuto soprastrutturale e contenuto sostanziale del testo in esame. Il contenuto soprastrutturale è la già citata vanteria per la propria felicità, oppure il giudizio di stupidità su quello che è stato prodotto, o l'ampiamente analizzata questione delle "tante cose belle e brutte". Questo contenuto non è, per così dire, indicativo della soggettività personale della scrivente, ma rispecchia fedelmente il contesto sociale, economico e politico - con le sue implicazioni culturali - in cui la scrivente opera, e che viene facilmente paselato essere quello di adolescente di buona famiglia, senza visibili problemi sociali, che Leopardi direbbe stare vivendo la propria lieta stagione; tra l'altro, c'è un accenno indicativo alla scuola, lasciato in chiusa del passo, che quindi rimane in posizione dominante e veicola l'importanza dell'ambiente-scuola per gli adolescenti di oggi.
Per riconoscere il contenuto sostanziale bisogna spogliare il brano di tutte queste connotazioni, senz'altro interessanti ma non personali, e trovarne la radice. Nella seconda sezione abbiamo parlato del rapporto con l'altro come fonte di gioia, e da queste parti dobbiamo aggirarci per trovare il cuore dello scritto. Ci sono le amiche, c'è questo bene sovrabbondante non espresso da cui ci aspetta grandi cose, c'è, per usare le parole di [18], questo mondo che brulica di Amore e Morte, che viene espresso al di là delle parole che si usano, quasi - abbiamo mostrato - contro le parole e le forme di questa comunicazione. Per cui, riteniamo, si possa confutare la tesi in [19], che vorrebbe essa prosa essere parole vuote di persone vuote.
- Casati, Prosa da space, 2008
- Guida in linea di Windows Live Messenger, 2007
- Beccaria, L'orientamento ermeneutico di Silente, LeftWing 2007
- Casati, Casati & Pedrini, Analisi comparata di LiveSpace,2007
- Capovilla DC, Adolescenti, 1999
- Redi, Rossi, Adolescenti e produzione ormonale,1983
- Croci, Odiofreddo, Perché non possiamo non dirci adolescenti,2002
- Roncalli, Tra le righe, 2007
- Alberoni, Amare per un adolescenti, 1997
- Dehò DC, Il gruppo adolescenti,2006
- Personeni DC, La Relazione, in Acta Actionis Catholicae, 2002
- Vismara (a cura di), Bello! - Scritti sull'arte, in Acta Societatis Psycognosticeos, 11-2007
- Belisari, Conforti & a., Animali spiaccicati, 2004
- Di Tarso, Lettera ai cristiani di Efeso, 2,4
- Meister Eckhart, Sermoni tedeschi, 1985 (traduz. italiana)
- Manzoni, Promessi Sposi,1840
- Casati, Caglioni, Epistolaria adolescentium, 2006
- Colm, Commento, in Psicologismo e umanità, 2008
- Roncalli, Commento, ibidem
4 commenti:
Mi scuso subito con Ronkas per aver assunto che il suo cognome sia Roncalli...era quello che mi suonava meglio
Nonostante la Sua relazione su tale fenomeno sia molto approfondita e chiara, mi permetto di segnalarLe alcuni riferimenti bibliografici, ove poter estendere il Suo campo d'analisi.
Le consiglio dunque la pagina di Nonciclopedia relativa alla voce Bimbominkia, che riassume alcuni fondamenti di questa nuova forma di comunicazione.
Anche Meghi aveva approfondito qualcosa, ma non trovo più il post.
ma come siamo fiscali...anche la bibliografia....
Ehilà Cassa, con un attimo di tempo ho risfogliato le pagine di questo spazio scoprendo quest'articolo che nella fretta della routine m'ero perso.
Che dire, hai trattato il discorso in molteplici suoi aspetti.
M'è piaciuto particolarmente perché è quella che definirei una "riflessione a freddo", molto distaccata e per questo obiettiva.
Veramente molto interessante è stato vedere come un occhio analitico esterno al problema veda con chiarezza la realtà delle cose, complimenti.
p.s. : Roncalli! Suona bene è vero, fa molto "lingua romanza"!
Ma in realtà è "Roncaglia", o ancora meglio, "Andrea", che suona meglio di tutti.
Posta un commento