lunedì 14 gennaio 2008

Maturity


Due giorni tranquilli, senza foga, senza furori, senza correre su e giù in cerca di un divertimento anelato che mai si raggiunge, e che spinge le persone a spostare sempre un po' più su l'asticella del proprio sabato, fino a metterla troppo in alto ed a farsi seriamente male quando, scavalcatala, il lunedì si ricade nel mondo vero.

Non sarà maturity come quella della vignetta, sarà, magari e più semplicemente, pigrizia, o vecchiezza (da non confondersi con la vecchiaia, dato anagrafico che, nemmeno volendo, potrei vantare), o banalmente mïa òia, fatto sta che in questi giorni, da venerdì sera fino a ieri, sono riuscito a riposare come non da tempo - anche se, volendo pignolare, avrei forse dovuto riposare meno e studiare di più, ma adesso ho venti giorni a mia disposizione, per farlo. Salvo strani problemi con i laboratori, tipo che domattina dovevo stare a casa e mi hanno chiesto di fare un turno in più...

Nonostante le critiche anonime (che, a quanto pare, non devo ascrivere a don Alessandro), venerdì sono andato al gruppo adolescenti, quarta superiore. Tema della serata, restituzioni del campo invernale, che nonostante i coraggiosi interventi di qualche adolescente più sensato (in realtà sarebbero anche tanti, costoro, ma si sa com'è endemica la stupidità anche tra quelli che sembrano bravi, e qualcuno è riuscito a stupirmi in negativo) sono diventate una sequela di lamentele scomposte e contraddittorie, tipo che c'era troppo poco tempo libero e però il pomeriggio libero ad Orvieto è stato troppo lungo e non sapevamo che fare. Dopodiché, anche per l'opportuno e non breve confronto con i miei colleghi, non si è potuto far altro che andare a casa.

Sabato mattina, al solito, è come se non ci fosse, il vero buco nero della mia settimana, ed anche il pomeriggio non è che il mio lavoro sulla tesi sia stato così produttivo. Comunque pronto per uscire la sera, senza tanti problemi; anche perché, se per caso - a volte succede - avessi avuto voglia di stare a casa, sarebbe stato improponibile perché mia sorella aveva invitato una legione di amiche più un paio di maschi infiltrati. E sono andato al bar dell'oratorio, che ormai è diventato frequentatissimo. Con il fatto che a Gavarno (COME BARBIANA! Gavarno come Barbiana! Come Barbiaaaana! Gavarno come Barbiana...) ed alla Tribulina rispettivamente non c'è più e non c'è mai stato l'oratorio con annesso bar, che a Scanzo deve esserci stata una lotta di potere finita con la conquista del bar da parte di quelli grandi (in un intorno dei 20-21 anni), il nostro bar, da sempre abitato da un popoloso branco di vecchi più o meno pensionati, è diventato ritrovo di gran parte degli adolescenti dei nostri gruppi. Specialmente da quelli che scendono dai monti. Aspetta un po', perché Daniele prima delle 21.30 non esiste, e Fabio era andato a Bergamo a suonare con Herbert e doveva rientrare, smontare la batteria e sistemarsi, poi si esce e si inizia la consueta recherche del posto dove andare. Facendo presto, perché mio fratello è riuscito a convincere Daniele ad andare a ballare al Samuel, dopo. Andiamo al Darachi di Bergamo, affacciato sulla Morla, dalle parti del palazzetto dello sport, che non siamo mai riusciti a vedere perché o c'era sempre tanta gente da non riuscire a metterci il becco, od una volta che l'abbiamo trovato deserto perché era talmente tardi che stavano chiudendo. Lì, in un discreto ambiente etnico, con un dj-set dalla selezione misurata, ma dal volume un po' troppo alto, oltre al consueto Laphroaig ho anche provato l'Oban 14 yrs.(di cui, magari, in seguito darò la scheda di degustazione - comunque direi, prima di leggere e quindi facendo una figura miserrima, che secondo me sa di tabacco). Poi siamo tornati in paese per far il cambio di compagnia. E sono andato a casa.

Domenica mattina a casa, a fare i mestieri, perché per la messa si sarebbe andati, la sera, a quella interparrocchiale di giovani ed adolescenti, che è una volta al mese. Questa volta anche comoda, a Rosciate. E, dopo la messa, una bella cena conviviale, altro che la solita pizza al metro che si mangia volentieri ma dopo un quarto d'ora tutti si sono già alzati perché hanno finito. E, dopo la cena, quattro chiacchiere al bar. E, dopo le chiacchiere, a casa. A dormire? Beh, non subito. Prima ho avuto il coraggio di prendere in mano Lettera ad una professoressa regalo da parte del don dopo la visita a Barbiana. Ho avuto la resistenza solo di leggere le reazioni della stampa, di quella "democratica" e di quella "borghese", nonché di qualche più recente polemica. E scuoto la testa. Il fatto che sia stata scritta con l'intento espresso (poi, magari, qualche avvocato del diavolo verrà a dirmi che l'intento vero era quello di sensibilizzare, spronare, educare) di vendicarsi, o quanto meno di lamentarsi per la reiterata bocciatura agli esami di prima superiore di due alunni di Barbiana, perché non avrebbero saputo come si deve il programma di storia (perché la storia è una bugia che i ricchi raccontano ai poveri), di matematica (perché per insegnare matematica alle elementari basta sapere la matematica delle elementari) e di italiano(perché è inutile scrivere cose che gli analfabeti non capiscono), mi era ignoto. Ed è un'altra prova a favore della mia tesi, Vostro Onore!

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