Oggi pomeriggio apro Outlook per, al solito, scaricare tutta in una volta la posta che mi arriva alle varie caselle sparse per la rete, e ci trovo una mail mandatami da Enrico, con lo strano oggetto "Dialogo". Un po' incuriosito, la leggo e scopro che mi ha mandato la mail in risposta ad un mio commeno su un blog - ormai moribondo - di quelli del Liceo Bagatta di Densenzano (un premio a chi indovina come ci sono arrivato...no, troppo facile), dove commentavo un commento ai risultati delle elezioni per il Consiglio d'Istituto. Sostenendo, in sostanza, al contrario di Enrico, che non c'è (non dovrebbe esserci) il premio di maggioranza per le elezioni degli organi collegiali (e mi sembra anche giusto, lo spirito deve essere quello di favorire la democrazia, non la governabilità, che per quella basta ed avanza il preside). Fattosta che lui sosteneva di essere rimasto fuori perché, applicando detto premio, la lista con il maggior numero di voti si era portata a casa due posti, benché la differenza con la seconda (la sua) fosse minima.E, in aggiunta, con il fatto che i candidati della prima lista avessero raccolto meno preferenze di quanto non avesse fatto lui, escluso.
Si può concordare o meno con la sua idea, e cioè che, essendo al Liceo e contando le persone, dovrebbe avere la precedenza il voto di preferenza su quellodi lista - ed io, pur capendo la posizione, non la condivido - perché è la lista la titolare del programma, non il candidato, ma il punto è che, conti alla mano - i dati che mi ha fornito saranno spannometrici finché si vuole, ma rendono - applicando il sistema D'Hondt, che è quello che ho sempre usato per i lunghi anni di Commissione Elettorale d'Istituto, i risultati avrebbero dovuto essere diversi, ed assegnare due seggi alla lista vincente e due alla seconda classificata. Non è più, al contrario di quanto credesse Enrico, una questione di premio di maggioranza ma, per assurdo, di premio di minoranza. Mi risulta infatti eletto uno di una lista con meno della metà dei voti della seconda.
Evidentemente non si è usato il metodo D'Hondt. Il punto è: dovrebbe essere questo metodo usato, oppure è solo tradizione? In effetti, che sia usato al Lussana potrebbe anche solo essere un retaggio degli anni '70. Un vecchio vademecum che fa riferimento a circolari del 1981 e che tengo in un cassetto della scrivania (ormai inutile, ma a suo tempo fondamentale per contestare le fantasiose attribuzioni dei miei colleghi/professori) parla esplicitamente del metodo dei quozienti successivi (che, come chi ha aperto il link ormai sa, è un altro modo per chiamare il D'Hondt), ed anzi lo descrive ad uso degli impiastri. Gira che ti rigira - e questa è stata la vera e propria caccia alla legge, con collegamenti fantasma, password per accedere a banche dati giuridiche e mega-decreti-mille-proroghe convertiti in legge l'ultimo giorno utile, mi sono effettivamente reso conto che la legislazione votata dal Parlamento (Decreto Legislativo 297/94) non disciplina in dettaglio lo svolgimento delle elezioni (e qui pensavo di avere perso), ma si fa riferimento (ho vinto! ho vinto!) all'Ordinanza Ministeriale 215/91, tuttora valida - poiché è citata in un articolo della rivista di pubblica istruzione del novembre 2007 - che, in effetti, oltre a disciplinare maniacalmente preparazione delle liste elettorali e dei candidati, modalità di voto e tutto il resto - grazie, ministro Misasi - parla esplicitamente del metodo dei quozienti.
Ora, tutto sta nel vedere - e io non sono in grado di farlo, ma magari qualcuno dei miei lettori sì - se un eventuale regolamento diverso da parte del Bagatta è legittimo o meno. Oppure - e conoscendo certi segretari non è neanche impossibile - che abbiamo semplicemente sbagliato ad attribuire i seggi. Anche se ormai credo siano scaduti i termini per il ricorso.
Poi ci sarebbe il dato politico. È vero, io non conosco questo Enrico Orlandelli, ma so che era una lista concorrente di quella sponsorizzata dai vari Olimpici Desenzanesi - questo grazie ad una gaffe fatta su Messenger, ma potevo evitarmela rileggendo il post già citato. Ma, in questi termini, il dato politico passa anche in secondo piano - perché prima c'è la legittimità. Ci sarà un motivo se i presidenti di seggio mi contendono ed i rappresentanti di lista mi odiano...
2 commenti:
Si potrebbe fare sempre un cambio di regolamento, anche se non so che organo debba votare il cambiamento. Probabilmente tutti gli studenti.
Quando ero nel consiglio di presidenza (modestamente presidente) si è votato un cambiamento tra rappresentanti, con la presenza dei presidente della consulta provinciale e quelli d'istituto (abbiamo fatto le cose in grande) e penso che questo regolamento sia ancora in uso.
Lo stesso lo si potrebbe fare con le elezioni penso.
Dal mio punto di vista ci sono un sacco di altri modi per ottenere il potere effettivo (non formale) nel liceo, soprattutto se il numero degli studenti è inferiore al migliaio e se la maggior parte è caprona, ma non volgio addentrarmi sulla mia posizione riguardo alle masse...
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