lunedì 28 gennaio 2008

La prossima torta la scelgo io

Del venerdì sera s'è già detto.
Sabato mattina ci sarebbe dovuto essere, a Bergamo, un convegno sulle infrastrutture lombarde cui, come partecipante alla Scuola di sussidiarietà, dovevo partecipare, ma mi avevano comunicato in settimana che è stato rinviato a data da destinarsi causa impegni politici dei relatori (leggi: caduta del gov.). Così c'è stato ulteriormente modo di studiare - anche se ho un po' trascurato meccanica per sistemare un paio di dimostrazioni della tesi.

Nel pomeriggio, ulteriore impegno "politico". Con questo fine settimana, infatti, si sono organizzati i livelli locali del PD, e quindi c'è stata l'assemblea per la costituzione del circolo di Scanzorosciate-Gorle con il suo direttivo (elefantiaco e sostanzialmente inutile, ma non c'è stato modo di farglielo capire. E quindi mi ci hanno messo) e l'elezione dell'assemblea provinciale. Che, figuriamoci, già era una resa dei conti quando era quella della Margherita, si è trasformata in una lotta all'ultimo sangue. Non ho ancora bene il polso della situazione, benché sulla scrivania dello studio siano sparse tabelle e conteggi, ma sembra che in Valle Brembana ne abbiamo presi sei su otto. Altrove non so. Per ora. È sicuro che hanno eletto mio cugino, anche perché a Scanzo c'è stato un accordo con i DS e su 104 votanti ha preso 94 voti.
Tra un intervento e l'altro del dibattito ho trovato il tempo di tagliare i capelli, che ormai mi stavano emoficando, essendo oltre un mese che rimandavo. E sono venuto via prima del tempo per andare a suonare Messa.

Era il compleanno di mia nonna, e dopo una cena estremamente - benché nelle intenzioni lo dovesse essere ancora di più - frugale ci siamo precipitati a Brembate per la torta alla crema. Buona. Accompagnata con dei croissant imbottiti di panna montata. Buoni. Tutto buono. E pesante. Al punto che - fatto raro, per chi mi conosce - ho dovuto moderarmi. Quello che non avevo considerato, dal punto di vista alimentare, era il seguito della serata.

Tornati a casa verso le 9.30, non ho fatto in tempo a scendere dall'auto di famiglia che già ero salito all'oratorio, dove ci si trova il sabato per decidere cosa fare. Non potendo permettere che, per due settimane di fila, Fabio sparisse, io e Daniele siamo andati a fargli la guardia; infatti, a Pedrengo, suonava il gruppo in cui canta una sua compagna delle medie - che da qualche tempo, complice l'interparrocchialità - essendo di Tribulina - ha ripreso a vedere, ed anzi avrebbe dovuto suonare lui, nel suo gruppo. Ma, come già nelle sue precedenti esperienze da bassista - ora è un batterista molto migliore di quanto non fosse con l'altro strumento - stare in un gruppo opprime la sua creatività e soprattutto richiede troppo tempo. Finito il concerto l'abbiamo strappato da Rocco che l'aveva accompagnato e si dirigeva verso casa ed abbiamo fatto un salto alla birreria Bells di Gorlago - sì, ci sono anche posti più vicini - dove, scoperta la birra Kilkenny - ora una controllata Guinnes, comunque una buona birra rossa - io non so come la gente possa bere le Lager - abbiamo pianificato il folle piano per il proseguo della serata.

Ci risultava che Claudio, che è veramente molto tempo che non riusciamo a beccarci fuorché fuori Messa, dovesse liberarsi entro l'una, ed avesse espresso l'intenzione di venire con noi. Allora - e senza un motivo logico, a ripensarci - abbiamo deciso che sarebbe stato epico organizzare una cena nella cucina di Daniele. Dopo aver scartato la costinata, perché non si vedeva dove comprare carne intorno alla mezzanotte del sabato, eravamo giunti al compromesso di una pasta spessa, i.e. una pastasciutta con un condimento vietato ai cardiopatici. Senonché ci fosse comunque bisogno di un minimo di spesa, che però poteva essere soddisfatta chiamando il sacrestano, la cui famiglia ha un negozio di alimentari in piazza della chiesa; ma non quello non risponde al telefono.

Dopo aver brevemente ventilato l'ipotesi di andare a fare la spesa al più vicino autogrill(cosa c'è aperto tutta notte? L'autogrill!), ci siamo risolti ad andare in una delle pasticcerie sorte a pochi metri dalle discoteche (in quanto gli avventori hanno voglia di burro e creme ad ogni ora del giorno e della notte) per comprare una torta. Che la prossima volta scelgo io, perché ci siamo (si sono) fatti tentare da una cosa detta TUNNEL, dall'aspetto di un cannoncino gigante - che pesava più di un chilo.

Mentre Claudio ci informava che stava male ed era già andato a letto, siamo andati a procurarci da bere (un litro di latte alla spina!) ed abbiamo provveduto alla colazione alle due di notte. Una tazza di latte col Nesquik - che era dalle elementari che non usavo - ed una/due fette di questo tunnel che, dopo essere stato in forno per diversi minuti senza che si scongelasse in modo decente, abbiamo scoperto essere ripieno di ogni tipo di gelato - crema, zabaione, spagnola (con tanto di amarene candite) e via di questo passo. Alla seconda fetta impallidisco, e faccio presente ai miei due colleghi che il mio stomaco sta comunicando tutte le proprie perplessità su quello che stavamo mangiando. I miei due amici commentano l'estrema debolezza del mio stomaco. Finché anche Fabio, dopo una (o due) ulteriore fetta, concorda col mio parere. Staremo male, anche una volta rientrati a casa, tutta notte.

Venerdì sera don Alessandro ci aveva accennato ai suoi compagni di messa che erano passati per Rosciate. Così, domenica, abbiamo pensato bene di andare a trovare don Ruben, curato di Valtesse di san Colombano in città, che ci ha accolti in un oratorio pressoché deserto e tranquillissimo. Chiacchiere e discussioni, un salto in un negozio di film per cercare l'apparentemente improbabile ritorno ad Oz dell'85 - non ho ancora capito bene i gusti di Fabio in fatto di film, e poi all'oratorio di Rosciate per dirimere le questioni della cena di don Bosco.

Comunque ho mal di stomaco anche adesso. Dovevamo scegliere la torta di mele, l'avevo detto, io.

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