mercoledì 30 gennaio 2008

Ministero Marini

Nel suo studio di Palazzo Grazioli, il Magnifico Cav. sta discutendo con Pierferdi, per indagare l'effettiva tenuta del suo partito sulla rigida posizione delle elezioni anticipate. Non è un segreto - insomma, se lo so pure io - che diversi esponenti, e non dei più defilati, dell'UDC sarebbero pronti a riunirsi in un abbraccio con vari spezzoni democristiani attualmente in cerca di sé stessi. Ed intanto seguono con attenzione lo schermo televisivo, perché il Segretario Generale del Quirinale ha annunciato che il Presidente sta per comunicare le sue decisioni. Mentre si sta aprendo la pesante porta di noce, Pierferdi dà segni di agitazione.

Insomma, se devi andare in bagno, vacci!, gli urla contro il padrone di casa. Non siamo più all'asilo. E, un po' imbarazzato, Casini si alza con un cenno di scuse ed imbocca l'ultima porta a destra.

Mentre lui fa quello che deve fare, il Cav. accoglie con crescente irritazione la decisione di Napolitano e l'assenso del presidente del Senato.
Quando Casini rientra, con il volto leggermente imperlato di sudore, Silvio gli rovescia contro tutta la propria ira. E, con la coerenza che ha sempre mantenuto e che mantiene sempre, attacca quel fascista di un comunista abruzzese che, subito dopo pranzo, aveva definito troppo saggio ed autorevole per raccogliere la missione disperata di Napolitano.

Mentre Marini parla, Casini è una statua di cera. Le gocce di sudore si stanno raccogliendo in un rivolo che gli scende dalla fronte abbronzata. Ha tutta l'aria di stare poco bene. Scusa, Silvio, ma il pesce che hai fatto servire a pranzo...da dove hai detto che veniva?
Che ne so da dove viene? Ma di sicuro è il più caro di tutti. Perché?
Un brivido freddo scuote Pierferdi. Non vorrei offendere la tua ospitalità...ma credo di non riuscire a digerirlo bene. Ti spiace se...?
Come fossi a casa tua!, fa quello, rimpiazzando per un attimo il ghigno piccato con un sorriso a trentadue denti da manifesto elettorale. Il fatto di avere vent'anni più del suo commensale e di aver digerito anche la doppia porzione di cassöla che ha seguito il rombo lo mette di buon umore, nonostante tutto.

Stavolta Casini si premura di chiudere bene, alle proprie spalle, sia la porta del salone che quella del bagno. Il brivido è sempre più intenso e fastidioso.
Fruga nelle tasche della giacca finché trova il telefono, che ormai sta vibrando come un ossesso. Sul display lampeggia uno scudocrociato, ed accanto c'è scritto: Franco.
Ti sembra questo...?
e, dall'altra parte,
Alla tedesca.

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