Oggi, arrivando in università, ho notato che in stazione hanno installato un distributore automatico di libri. Una macchinetta, come si suol dire. Alcuni studenti le gettevano uno sguardo distratto, altri si fermavano a commentare la buona idea. Io ero semplicemente basito. Libri equiparati a generi di consumo. Il menu offriva Il diavolo veste Prada, svariati attorucoli di Zelig, l'ultimo best seller sanguinolento, se l'ho visto l'ho rimosso ma senz'altro c'era qualcosa di Moccia.
Dicono che gli italiani leggono poco. Se devono leggere queste schifezze, meglio non leggano del tutto.
2 commenti:
Se osservi attentamente non sono i libri ad essere equiparati a generi di largo consumo, ma solo certi libri, in particolare quelli presenti nella macchinette.
Il fatto che nelle macchinette si trovino questi è dovuto ad alcune qualità che si riscontrano solo in quei prodotti. I contenuti sono più o meno conosciuti a causa della pubblicità fatta (un trattato specialistico non ha pubblicità né una copertina che possa dichiararne la qualità delle fonti, dei contenuti eccetera), i libri devono avere un pubblico abbastanza vasto e il pubblico maggiore ha livelli d'istruzione e interessi piuttosto bassi, un prodotto uguale per molti ha un'unica categoria di prezzo e quindi richiede meno specificazioni sulla macchinetta (se andiamo su libri diversi, forse il numero complessivo di vendite sarebbe pari, ma richiederebbe più investimento nell'etichettatura, nella scelta del prezzo e quindi più finestrelle sulla macchinetta) e poi ci sono naturalmente altre cause. Mi sembra un'idea interessante questa delle macchinette. Si potrebbero trarre molte conclusioni sulla società.
Ma dov'eri oggi? A lezione non ti si è visto... turno di laboratorio al pomeriggio?
A proposito, domani e giovedì abbiamo 2 ore di tutoraggio di Meccanica oltre a Struttura.
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