domenica 31 agosto 2008

La festa di Epo

Durante uno dei passaggi cruciali che avrebbero portato, di lì ad una ventina di minuti, a terminare l'ultima delle relazioni di Calcolo, suona il cellulare. O meglio, più che suonare emette un paio di squittii, e si contorce un po' su sé stesso - il che implica sia arrivato un messaggio. Da Fabio, che già dovevo sentire per questioni inerenti la drum machine Fruity Loops; per propormi un regalo di compleanno per l'Epo che, come usanza, compiendoli in giorno feriale, cioè lunedì, festeggia il fine settimana più prossimo.

Avendo stabilito che ormai abbiamo una certa età, e abbiamo tutto quello che ci serve, ed anche di più, il messaggio recitava «Hai in mente qualcosa per il regalo? Io pensavo ad un hula hoop!». Siamo dunque partiti alla volta di un negozio di giocattoli, presto convertiti ad un cubo di Rubik, od alla maschera dell'incredibile Hulk. Ma presto, colori e disposizione sugli scaffali studiati per attirare i bambini ci avevano conquistato, ed in ogni corridoio che imboccavamo avevamo scelto un regalo diverso; fino allo spumante dei Gormiti. Poi, mentre costeggiavamo la negletta parete dei giochi in scatola, abbiamo avuto la nostra illuminazione. Era il regalo.

Il programma della festa, sabato sera, prevedeva anche una grigliata generalizzata, ché era del tempo che non si faceva - praticamente, ci eravamo fatti scappare tutta l'estate. Ma, essendo tornati da Parigi in settimana, i miei hanno ritenuto fosse prioritario invitare a cena nonni vari, e precettare tutti quanti almeno fino alle nove di sera. Sono arrivato là, al mitico portico, e pensavo di aver sbagliato festa, dalla folla che era convenuta. È il disagio del dopo-campo estivo, constatare che tutti sono amici di tutti, e che tutti invitano tutti a tutte le occasioni. È il concetto di Amisù; concetto che non abbiamo mai amato. E sarà ancora più disagio quando, tempo un mese-un mese e mezzo, quando riprenderà il cammino adolescenti, e tutto il tran tran, sarà come se non fosse successo niente. Intanto, godiamoci quello che ci tocca.

Quando arrivo il nostro regalo, avvolto da carta argento, troneggia tra gli altri: qualche busta di negozi di vestiti, una bottiglia di un celebre triple-sec...La combriccola ha già quasi finito di mangiare, ed anche se mi sono offerti gli ultimi cotechini la cena a casa mi ha già saziato, senza entusiasmarmi. Però un bicchiere di vino non si rifiuta. Considerato che erano settimane che non ci si vedeva tutti insieme, la conversazione non langue nemmeno un secondo, e dobbiamo essere sollecitati all'apertura dei regali ed alla torta, perché altrimenti saremmo andati avanti ancora a lungo dimenticandocene - e facendo così il gioco di chi, di nascosto, in un angolo faceva sparire una fetta di torta dopo l'altra.

Arriva il momento del nostro regalo; si scarta il primo strato di argento, e poi il secondo, ed emerge la...dama del bere, accompagnata da una bottiglia di grappa di Pinot, e da una di grappa ai mirtilli - onde riempire di due colori diversi i bicchieri. E mai regalo fu più azzeccato. Dopo le torte divorate e la bottiglia di spumante, per una delle rare volte non sparsa sul tavolo, ma quasi tutta finita nei bicchieri, si organizza immediatamente una partita. Lunghe discussioni per decidere se è il mangiatore od il mangiato a doversi bere il bicchierino, messe a tacere dalle istruzioni riportate sulla confezione, che bastava girare per leggere; benché il mio buonsenso suggerisca ancora il contrario; un tavolino spostato e messo all'aperto, ché dentro si moriva, ricoperto da un regolamentare tappeto rosso, e bicchierini riempiti. Basta un assaggio alle grappe per intuire che non è fattibile una partita uno contro uno, causa mancanza di tali incoscienti beoni; si procede, dunque, tre contro tre - il che comporta discussioni non sempre piacevoli, specie per i vicini che magari volevano dormire, ma tassi etilici sopportabili - e io scelgo, molto acutamente, la squadra che deve bere la grappa di mirtillo, non tanto per il gusto quanto per quei sette gradi in meno che, prima o poi, si sarebbero fatti sentire. Infatti, benché il gioco sia partito in equilibrio, l'abilità dei nostri avversari diminuisce più rapidamente della nostra, e riusciamo a vincere clamorosamente (credo di non aver mai vinto una partita di dama in vita mia, prima di ieri sera).

Finita la partita degli uomini, inizia quella delle donne - ma sarà che sono solo due per squadra, giocano malissimo ed alla fine siamo costretti a bere ancora noi, perché loro ad un certo punto si sono ammutinate. Bere che, va da sé, non rifiutiamo.

Finché, finite le partite, Fabio ci spiazza tutti con un candido ho sete... (di acqua, cosa credevamo?). Ad ogni modo, di rado una festa di compleanno è stata tanto aggregante. Solitamente o sono riti formali, che si passano un po' stancamente, o va a finire che salta fuori qualche magagna. Nel nostro caso, l'unica è stata la difficoltà a giocare con la scacchiera bagnata, che i bicchierini scivolavano via dalla propria posizione. E molte altre partite, ci si augura. Le bottiglie sono ancora piene per metà.

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