Al mattino, evidentemente, tutto tace. Anch'io. Prima che rivolga la parola a qualcuno passano quarantacinque minuti, e tali parole sono mi raccomando, svegliate solo chi merita, e di fatto la sala da pranzo si riempie solo o quasi di ragazze, ma purtroppo anche i fautori della rivolta si svelgiano entro il tempo massimo (col senno di poi, avremmo potuto anticipare la sveglia, senza dirlo). Il programma mattuttino è abbastanza frenetico, perché pende su di noi la spada di Damocle dei ragazzi delle medie il cui arrivo è atteso entro metà mattina, per il cambio della guardia. Nella veloce pulizia delle camere, emergono relitti del tempo che fu. Derrate bastanti a sfamare una persona per una settimana, le marmellatine, scomparse dalla dispensa da giorni, sono rinvenute negli angoli reconditi delle camere, da sotto i letti e - quasi - nelle vaschette dei water.
Io - un po' meno diligentemente degli altri, ma del resto dovrò solo cambiare di camera - sistemo le mie cose e le porto dabbasso, giusto in tempo perché mi venisse chiesto cosa stessi facendo, e mi fosse detto di riportare tutto di sopra, prima che qualcuno caricasse la mia roba per sbaglio, nella camera di fronte alla mia. Ed intanto c'è da preparare la riflessione-summa, e vedere di prendere un po' di misure per il rito dei saluti; che, con il fatto che quest'anno il campo adolescenti è durato dieci giorni, sono stati molto meno strazianti del solito, e questo non è un male. Dopo la lunga messa conclusiva, con condivisione che, di fatto, è coincisa con l'intervento da parte di tutti o quasi, il pranzo a base di pasta fredda e la lunga attesa di quelli delle medie, del dolore e della partenza. Cosa devo dire, io, del Campo Ado?
A parte la rabbia, a parte il poco sono, a parte alcune fugaci preoccupazioni non degne di me, la mia verità sul campo va ricercata nella mia Conclusione, nella terza fila delle interpretazioni. Che penso, non per sfiducia, che ben pochi riescano ad intravedere.
Ma il tempo è giunto, ed inizia il Campo Medie. I miei soci, come si dice, scendono, e rimangono alcuni adolescenti ed un paio di giovani. E si dirige il traffico dei borsoni, e si iniziano a prendere le misure del campo da calcio. Ai ragazzi delle medie serve per giocare, ed alle ragazze serve per guardare i ragazzi, come in una sorta di Non ci resta che piangere, ma alla rovescia. Si sistemano le camere, e si ripetono in sedicesimo le polemiche sulle dimensioni, e le ragazze protestano per il Mulino, lezione di sobrietà che abbiamo deciso di impartire loro. Ed usciamo per la prima passeggiata, che mira ad attirarmi gli strali di queste mamme iperprotettive, che ci accompagnano ed hanno insieme il compito, arduo ed ingrato, delle moderacasati. Fortuna che ci sono i padri, ma di questi parleremo compiutamente in un'altra occasione. Per ora limitiamoci alla cena, abbastanza parca e sembra essere un caso unico, ed all'inizio delle attività. Ed alla prima notte, che li vede ipereccitati ma non cattivi, rumorosi ma non maliziosi, ed infine placidamente addormentati. Ma per poco, perché l'indomani si svegliano alle 6.30, un'ora e mezza prima di quanto fissato. Ed io dormirò tranquillo per la prima volta, in camera con don, i padri ed il piccolo Paganoni, sulle prime eccitatissimo o - con le sue parole - quanto sono felice!, e presto moderato perché, pur invitato ad essere meno felice, saltando sul letto a castello prende una botta in testa che ne basterebbe la metà, e si placa.
Nessun commento:
Posta un commento