Bisognerebbe costruire un monumento alle signore, le cuoche e le mamme; ed anche ai due papà che sono scesi a Campo Tures alle quattro e mezza, per prendere il pane per i pranzi al sacco e per prepararli. Forse con troppa efficienza, dato che tutto era pronto alle sei meno un quarto. Solita trafila di camminata all'autobus, per salire a Casere onde raggiungere, di nuovo, il rifugio Brigata Tridentina ed i suoi simpaticissimi (si fa per dire) gestori. A differenza dell'altra volta, quando la partenza era rimasta in forse fino all'ultimo ma poi - almeno per il tratto in salita - era uscito il sole, e comunque era una giornata limpida; stavolta, invece, pur non avendo piovuto neanche nella nottata, e quindi essendo certa da sempre la partenza, la nebbia non s'alzava, e fin da subito s'intuiva che la visibilità, oltre gli zoccoli glaciali di Lahner Alm e del rifugio, sarebbe stata pessima. Ed il freddo, come al solito, mette le ali ai piedi nei primi chilometri; finché il misto di freddo e sudore costringe a coprirsi, ed il fatto che, così camminando, il mio gruppo di testa avesse seminato tutti gli altri, mi fa fermare, affidare la testa del gruppo ad uno degli adolescenti, e doveva scontare il fatto di non esserci arrivato la settimana prima, ad attendere il gruppo di mezzo, per portarlo su lungo la Scala Tortuosa.
Quando arriviamo allo scollinamento, quello che dovrebbe essere il rifugio è una sagoma indistinta in una nebbia indistinta; né tale nebbia accennerà a sollevarsi, finché rimaniamo in quota; solo, nei momenti fortunati, si vedrà il fondovalle. È un po' buffo indicare monti, passi, ghiacciai e mostrare una pagina bianca. Sommando il freddo, le condizioni meteorologiche che rendevano inutile la salita in Austria, e l'innata simpatia e disponibilità dei gestori austriaci del rifugio, subito dopo pranzo siamo scesi, e più o meno atleticamente abbiamo raggiunta la chiesa all'imbocco del sentiero, dove ho sperimentato per qualche quarto d'ora la vita del pastore, cioè steso sotto una pianta a sonnechiare ed a guardare che i ragazzi non cadano nel torrente (che, a dire il vero, sarebbe stato abbastanza inevitabile: al limite, ad avvisare che erano caduti). Ecco, direi che è la cosa più simile al buon tempo che abbia fatto in questi giorni. Ma, mentre gruppetti sciamavano verso il bar sull'altra sponda del ruscello, per comprare il gelato e tornare coi sottobicchieri della birra, onde farsi belli finché qualcuno non avesse scoperto il trucco, si consuma la tragedia della giornata; tragedia retorica, come Shakespeare chiamò il suo Giulio Cesare, frutto ultimo e visibile (perché alcune piangono) della guerra sottotraccia tra società sportive, ciascuna con il suo giro di amicizie ed il proprio harem (benché alle ragazze faccia anche comodo stare in mezzo, contese da cavalieri serventi). Tragedia che si trascinerà, con tuonante discorso alla Savonarola del don dal pulpito (uno dei migliori di sempre, tra l'altro) ed anche con un mezzo tentativo di sciopero della fame. Ma, sarà il mio guardo distaccato o il mio cuore di basalto, sarà la verità delle calde, la faccenda mi scivola abbastanza addosso; ed è più divertente assistere alle schermaglie dei pochi adolescenti che, ad esempio, sotto lo sguardo radar dei genitori, che però sono attenti solo ad alcune cose e meno ad altre, fanno strage, indipendentemente dal fatto che siano feroci ultras 'tècabega o miti scout I puffi sanno, di microrane appena mutate, escogitando sempre nuovi supplizi, in competizione con gli sterminatori della lettura di Ezechiele, che ho la ventura di proclamare. Dopo essermi avvicinato ad una di terza media che ascoltava un iPod vintage (concetto in sé contraddittorio, ma i testimoni possono confermare che rende l'idea), per farmi un po' un'infarinatura dei gusti di questi giovani...per rimanere sconvolto, perché si andava dalla colonna sonora di High School Musical alla suite "Un americano a Parigi" di Gershwin, dalla deteriore commerciale anni '90 ai pilastri del rock classico. Tutta colpa, senz'altro, dei 60 GB di disco che spinge a caricare senza pensarci più di tanto; per quanto riguarda il gusto, con il tempo si farà, credo.
Tornati a casa, con tutta la trafila di autobus a ritroso, troviamo la rediviva (e, stavolta, si spera definitivamente) Arianna, che da quando è iniziato il campo ha passato più tempo a letto che tra noi. Dopo la messa, cui si è già accennato, è venuto il momento della cena che - nonostante la fame post camminata - non ha riscosso molto successo, anche in seguito al tentativo di digiuno di solidarietà; e, dopo i servizi, preghiera e "messa a letto" dei ragazzi, con meno decisione del solito, ché già in tanti sono crollati.
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