lunedì 18 agosto 2008

Cronache dal Campo: Day 16 - 14 agosto

I padri, salutisti e sportivissimi, saranno una compagnia eccellente, ma danno qualche problema notturno; fondamentalmente per l'usanza di dormire con la porta del terrazzo aperta, anzi spalancata, che quindi ci si sveglia, sbattendo per il freddo, attorno alle sei. E, il bello dei giorni senza uscita, c'è quiete fino alle otto; tanta quiete, che quasi mi dispiace disturbare, ed infatti do la sveglia senza bussare (o meglio, bussando solo al Mulino perché là non si sono ancora fatte vive - e scoprendo così situazioni di gente che dorme in più d'uno nel medesimo letto). Se il conto dei giorni non m'inganna, questo dev'essere il cinquantesimo caffè nero - ed amaro - del Campo Estivo. I papà partono per l'ennesima impresa alpinistica, che quanto mai ho suggerito loro! (adesso non mi farò più sfuggire neppure un accenno al Giogo Lungo, perché altrimenti questi mi salgono via ghiacciaio, di notte e cammiando all'indietro), mentre noi ci dobbiamo occupare dell'attività, con il Piccolo Principe, la Volpe, amicizie ed affetti, e la mia solita parte di terza media che non perde occasione per degenerare, ed oggi decide in blocco di non essere molto produttiva, ma di concentrarsi piuttosto sulla liaison tra adolescenti, che questi lasciano correre senza tentativo di arginare, come se fossero più soddisfatti di essere al centro delle lusinghe che interessati ad arginare la - erronea - ricostruzione dei fatti che i ragazzi diffondono. Fatta presente la situazione ai miei superiori, ed ottenutone un sostanziale segno di disinteresse, decidiamo di lasciare la cosa a sé stessa (o nelle mani di chi di dovere, che si sperano buone).

Dopo pranzo, il programma prevede di andare, nonostante il tempo non caldissimo, al laghetto di Gais, ma problemi con gli autoservizi Ohenzollern ci costringono a scendere in due tronconi diversi, ed io parto con terza media al seguito. Non pensavo si potesse essere così nonne, a tredici quattordici anni, e camminare così piano, e fermarsi ogni due o tre passi, ed in sostanza dimostrare almeno sessant'anni; salvo poi dover recuperare, e passare a dimostrarne sei, chiedendo di fermarsi al parco giochi e passando i dieci minuti d'anticipo guadagnati nella discesa arrampicandosi sugli scivoli o sulle giostre, e fotografie testimoniano l'evento. Dopo essere arrivati al lago, ed essere stato illuminato a propostio dei costumi del nostro ragazzo anticonformista - sempre all'opposto, tanto da essere sceso per il bosco ripido in infradito, dopo non averle mai messe per tutti i giorni precedenti, solo perché era stato indicato di non metterle. Ancora, il gruppo di terza media si accampa in attesa degli altri. Direi che le ragazze, anche quelle che sembrerebbero meno inquadrabili nel gruppetto di terza media, hanno scelto quale dei due schieramenti supportare, e lo fanno capire abbastanza esplicitamente, ma forse sono gli altri che hanno in testa ancora solo il calcio, beati loro.

Arrivano poi gli altri, tra cui la vistosa dodicenne con bikini colo oro, due taglie più grandi affinché le caschi dappertutto, e quelle di terza che hanno ormai adocchiato i più vistosi di seconda; e si materializzano a sorpresa (a sorpresa solo per gli ignari, ma lo sono quasi tutti) direttamente dal campo adolescenti, Fabio e Fanto, subito a monopolizzare l'attenzione dei (e soprattutto delle) più grandi. Buffo, del giorno, è l'apprensione che si è diffusa, tra ieri ed oggi, a proposito di queste mie note (perché c'è un riconoscibilissimo quaderno su cui spesso appunto, e loro ignorano che in realtà sono cose vecchie, e credono che scriva quello che stanno facendo, dicendo o pensando). Intanto, si spera che i ragazzi abbiano imparato una lezione, utile per la vita, sulla differenza tra Stato e Nazione, in un violento alterco con preadolescenti locali, su dove ci trovassimo in realtà. Torniamo a casa, in attesa della messa; mentre don e genitori si sfogano sui metodi educativi, noi ci occupiamo di intrattenere colui che ho deciso essere il mio erede, che ad esempio ieri, dopo essersi ferito, si è medicato con carta igienica e spago, e non voleva assolutamente farsi mettere le mani addosso dagli adulti, perché era già a posto.

La messa-fac di oggi (cosa che, pronunciata, suona malissimo, ma è un semplice acronimo per facoltativa) è stata la meno frequentata di questo campo, e probabilmente anche del precedente; ma questo ha finalmente permesso al nostro scalcinato coretto a capella di intonare dei canti che sono stati cantati con dignità. Dopo cena (l'Ultima Cena!) è stato velocemente preparato tutto per il film che, per motivi d'età degli spettatori e - soprattutto - di tempo, è stato scelto essere El Cid, una specie di versione consolatoria della vera leggenda (non ch'io m'intenda di medioevo spagnolo, diciamo quella eternata dal vecchio film e dalla campagna di Age of Empires II); film che non ha riscosso unanimi consensi, specie da parte di qualche rumoreggiante animatore che, non so se perché io cominciassi a patire la stanchezza dopo sedici giorni di campo (ma non credo, perché più che altro ad infastidirmi è stata la spocchia, e non che a me sia piaciuto). Dopo il film, non so bene cosa abbiano fatto tutti. Quando sono uscito, stavano andando a coprirsi per il falò, dove io mi sono subito recato, più a dare assistenza morale ai papà che altro, e certo a portare ad uno di loro il pile affidatomi dalla figlia premurosa, o forse dalla oglie apprensiva. Dopo aver approntato questo espediente scout, ed averlo reso sufficientemente vivace, è arrivato il gruppo in silenzio, e nella lontana luce del fienile, le ombre delle gambe in silente movimento si moltiplicavano quali quelle di un esercito in marcia. Sono arrivati, e c'è stato un bel daffare per convincerli a non mettersi tutti sottovento, ad affumicare come e peggio dello specke delle pile frontali, è stato letto un altro, importante e suggestivo (e questo è quello che non mi piace del libro: che sia suggestivo, ma suggestivo di cosa, non è dato sapere) capitolo del Piccolo Principe; dopodiché, preghiera, e rientro al maso teoricamente in silenzio. Teoricamente per vari motivi, il principale dei quali che noi "grandi" ci siamo fermati al fuoco, perché era un peccato sprecare le braci, e gettare le croste del grana. E, per un attimo, pecchiamo di anacoluto, come diceva il mio prof del liceo: la peggior coppia di fidanzati che abbia mai visto; ché ha la precedenza l'Amica, il che può essere letto in due sensi, che non guasta mai. Comunque, ad un certo punto ci prende il sospetto, benché dal maso non arrivi punto rumore, che su si stia consumando casino, e in due rientriamo a riordinare (ma non nel senso di riassettare). Forse, con una dose overzelante di energia, reprimiamo quelli che vogliono dormire sul terrazzo, tanto piùche è bastato spegnere il fuoco perché iniziasse a piovere; ma, spostando la ritirata più in là, fino all'una meno un quarto tutto è relativamente tranquillo, o viene tranquillizzato.

E si dorme l'ultima notte al fresco (anzi, verso mattina decisamente al freddo, nonostante le doppie coperte) fino al mattino umido e nebbioso. Che, però, è un Altro Giorno.

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