sabato 16 agosto 2008

Cronache dal Campo: Day 5 - 3 agosto

Dopo essersi coricati col Nervoso, aver dormito male di Nervoso, ed essersi alzati con il piede sbagliato, per il Nervoso della sera - e no, il nascondanno non c'entra - fortunatamente ci sono le torte a colazione che mettono di buon umore. E la mattina fredda e radiosa. Con qualche difficoltà scendono anche i ragazzi, e la nostra madame Bovary, e sale dal Mulino (ovvero, la dependance della casa) uno degli stakeholder della vicenda. Si decide di tenere il coltello dalla parte del manico, e di far raffreddare i bollenti spiriti, perché si sa cosa si dice della vendetta. E di mangiare altra torta.

Con la Messa domenicale delle nove, allungata dalla meditazione del giorno ("come mai una messa dura un'ora e mezza?"), introduciamo Socrate e l'attività odierna, che si svolgerà - però - a Brunico, praticamente la città, nel raggio di quaranta chilometri da qui. Prima a piedi e poi a staffetta-amisù scendiamo a Lutago, ed iniziamo a stipare autobus di linea - non essendo riusciti a contattare per tempo la locale ATB - fino a fondovalle. Caldo. Sole. Gente. Chi ce l'ha fare, di scendere? Ad ogni modo, la giornata è libera, fatto salvo il dovere di fare leggere interviste ai solari passanti altoatesini, in merito a "Esiste la Verità per te?" ed a "Dove la trovi?".

Nel frattempo, don suora Eriberto eccetera ed io cerchiamo un ristorante tipico, e finiamo in una sorta di locale sperimentale, dove fanno effetti speciali col ghiaccio secco, ed in una pasticceria minimal-house che vende paste mignon e piante in vaso, ed ha lo stesso arredatore che - nella mia testa - si è occupato del paradiso. E come in Paradiso ci sentivamo, dopo aver mangiato una mousse od un dolce al cioccolato, ma come in Purgatorio dopo averne mangiate quattro. Gli adolescenti, nel mentre, hanno deciso di dedicarsi alle due principali attrazioni della domenica brunichese: la sagra dei Vigili del Fuoco, con la sua birra ed i suoi crauti, ed il maestro Rigolin, sorta di poeta-santone-invasato vestito da nobile veneziano del Cinquecento, che declamava proprie poesie e dava insegnamenti spiccioli di filosofia monista.

Al rientro, duplice Odissea (o meglio, Triplice): salire da Lutago ad Innerbach, certo con la spola-amisù, ma dopo che una pattuglia di coraggiosi mi ha seguito per ripidi nascosti sentieri, più ripidi del preventivato per errore mio, sgomitare alla vasca di pietra per lavare un minimo di panni, perché questi fighetti se li lavano cotidie, ma noi dobbiamo fermarci ancora a lungo, dopo di loro, e spiegare e far capire il Grande Gioco Notturno, su Star Wars - La grande purga jedi, ad educatori che non l'avevano mai visto. Nuovo fervorino/predica/meditazione del don, che fa la rilettura dell'attività brunichese ed inaugura la prima predica ad personam della mia carriera di animatore, in merito ai fatti della notte. Quasi piangevo di commozione, o per altro. Forse il don ha ragione, ed inizio a pensarla come lui - o lui come me, molto più probabile.
Dopo quattro giorni, inizio ad averne piene le tasche della nostra sala da pranzo, ché fa ovunque freddo ma dentro è peggio di un forno crematorio, e pare che siamo solo in tre o quattro a patirlo.

Mentre calano le tenebre (qui basta che il sole giri dietro allo Schonberg che la temperatura precipita, ma il cielo rimane chiaro ancora per due ore) spiega, con tutt'altro che infinita pazienza, ai giovani alias Truppe d'Assalto Imperiali il gioco, mentre di sotto si cerca di far partire il proiettore, per l'intro del gioco. I ragazzi, dopo estenuanti spiegazioni ed un bigino "rosso: cattivo; blu: buono", sciamano alla ricerca di Yoda su Dagobah, mentre Darth Fener e l'esercito si preparano alla pugna. Quando usciamo ed andiamo all'attacco, tutti sono già forniti di scalpo, e pericolosamente vicini a Tatooine e ad Obi-Wan Kenobi. La nostra tattica, nonostante porti alcuni frutti al Lato Oscuro, non si rivela efficace, anche perché fare scalpi a terra, oltre ad essere non del tutto corretto (ma non è stato detto nel regolamento, ergo...), è molto più difficile per chi attacca che per chi difende. Mentre, scortato da Jedi coraggiosi ed alpinisti, Obi-Wan si infila attraverso le nostre linee, alcuni adolescenti ne approfittano per passeggiare, altri per farsi prendere dal panico da buio, molti per farsi coinvolgere con anima e corpo nel gioco. Alla fine vincono i buoni, disdetta!, e bisogna sopportare una serata di adolescenti eccitati dal gioco, e disorientati dalla ridisposizione delle camere dovuta all'arrivo dei penultimi ritardatatri. Adolescenti che, tutto sommato, più che dimostrarsi riluttanti a desistere dalle chiacchiere, non hanno fatto. Stasera stanchissimo, ed un po' imbarazzato per i comlimenti ricevuti a causa del gioco, è ancora minore la mia consueta poca pazienza.

Ma già mi rendo conto che questo blog è a corto di pettegolezzi. Sarà - forse - perché ormai quasi tutti conoscono quasi tutto di quasi tutti; o perché ho ancora, adesso mentre scrivo al campo, alcune armi da usare, e scrivere anche solo così, su carta, pur sapendo che, per chi legge, o le avrò già usate o non servirà più usarle, sembra di bruciarsele. Certo, ad un occhio inesperto sembra che io mi facia un sacco di fatti altrui. Il fatto che questi fatti altrui siano, di fatto, di adolescenti umorali che "cambiano gli elementi, le stagioni i presidenti", e che il Fatto del Giorno è già vecchio, e che sia nostro compito vegliare affinché we shall have peace, e che il fatto che io sappia non significhi che divulghi a caso, ma piuttosto che pieghi a mio vantaggio, ed in mancanza di ciò acché perditur, perché le amicizie che si sfaldano sono più interessanti di quelle che si formano, specie se antiche, sembra che non lo considerino. Se non fosse che questi adolescenti hanno la memoria corta, e fanno ratti la pace, anche se si sono vomitati addosso tutto l'odio possibile. E le amicizie si riformano...

E fu sera, e fu mattina. Nuvole minacciose al capo della valle di Schwarzbach, dove ci troviamo, e sole ovunque altrove.

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