E già la seconda mattina il ritmo naturale delle cose, come se il giorno prima fosse stato una specie di Carnevale della Sveglia. In altre parole, siamo noi a svegliare loro e non viceversa. Derubandomi dell'incarico, le due adolescenti al seguito delle famiglie si occupano di passare nei piani e ricordare ai ragazzi che, oggi, avrebbero scoperto la differenza tra una passeggiata ed un'escursione, essendo che si sarebbe andati a Schöllberg Alm. Dopo colazione e distribuzione dei panini, messa in pericolo dall'inusitato ritardo del misterioso "Gnomo del Pane", ci incamminiamo verso Schwarzenbach Alm per prendere il sentiero - che ci aveva dato problemi già con gli adolescenti - che circonda tutto il Monte Lupo, ed entro un paio di tentativi la imbrocchiamo, e non capire come abbiamo fatto a non trovare l'imbocco la volta precedente. I ragazzi delle medie camminano in modo molto più compatto; nessuno corre avanti a chi guida la fila, e soprattutto nessuno osa fermarsi prima del più bello, al ponte di Stallila. A Schöllberg Alm è un'altra giornata di sole, minacciata invero da un terrificante temporale che, però, come è sceso dallo Schwarzenstein così ci è tornato, ed i ragazzi in quantità si sono buttati a fare il bagno nel torrente; sperando di avere abbastanza tachipirina per i giorni a venire.
Il rientro è rapido, e per l'unica volta nei due campi otteniamo che l'animatrice da sempre chiudifila tagli per prima il traguardo, almeno una volta, almeno da qualche parte.
Nuovamente le docce e, poiché sembra che sia stato neutralizzato il commando-guardoni del giorno prima, un paio di ragazzine deve correre ai ripari andando a fare la doccia nel bagno responsabili, e passando in discinto desabilles in mezzo a tutti ("Ma sotto ho l'intimo"). Prima della messa, dobbiamo anche registrare che - in mancanza di spazio, pare o, meglio, dicono - un due tre ragazzine debbono chiudersi in bagno con un manipolo di ragazzi, per raccontarsi i segreti, e chissà perché sono proprio quelle che segneresti a dito. Alla faccia dell'apparenza che inganna; ma qui, probabilmente, non c'è molto altro, dietro l'apparenza.
A Messa, o - meglio - nel fervorino preMessa, viene messa in luce la più peculiare delle divisioni tra i ragazzi, cioè quella tra Scanzesi e Sisaliani (cioè, tra giocatori della squadra di calcio del paese, la Sportiva, e quella dell'oratorio di Scanzo). E, sarà il differente modello umano di riferimento, con che allo Scanzo tengono solo quelli brillanti, ed i giocatori lo sanno, ma la mia simpatia va ai Sisaliani sempre in divisa, piuttosto che agli Scanzesi che si atteggiano a grandi campioni con assurdi vezzi, tipo il codino in fronte da chihuahua; pur dovendo scontare una giovanile militanza nella Sportiva - che mi hanno detto essere veniale, perché ai miei tempi la Sisal non c'era, e poi non sono di Scanzo, ma di Rosciate, e quindi non si capirebbe perché dovrei giocare nella squadra dell'oratorio del paese rivale. In effetti, c'era in cantiere una società sportiva Oratorio di Rosicate, ma è stato un progetto, per quanto covato da alcuni, presto abortito alla prova pratica. Nonostante la simpatia, è comunque naturale che non sarà questa a farci recedere in quanto a norme disciplinari, e ne combinano parecchie gli uni come gli altri.
Dopo cena, mentre noi adulti gustavamo lo strudel regalatoci dal panettiere che, sacco di pane dopo sacco di pane, si sta costruendo una villa alle Maldive, bisogna iniziare a trattenere i genitori che - preoccupati, alcuni a ragione altri con meno ragione - dell'igiene morale delle figlie, bevono il caffà con un occhio retroflesso, a cogliere quello che succede attorno a loro. Vorrei avere - anzi, no, vorrei essere - un padre così (con lo scialpinismo e tutto il resto). Dopo aver guardato l'impagabile Cappuccetto Rosso e gli Insoliti Sospetti, e le scene tagliate, tra le quali entrerà nella storia "Segui l'uovo. Le uova galleggiano sempre verso sud", il rientro a letto è stato ancora più pacifico del giorno precedente, salvo la cagnara della mia camera, dove padri madri figlie facevano a gara a chi si dava più sulla voce, tanto che il don, entrando e facendo il verso al trampoliere del film, se ne esce con "imbarazzo..." e si allontana. Noi (da intendere in senso maiestatis) scrolliamo le spalle, perché niente ci imbarazza, di queste cose, e tutto ci è noto; e ci divertiamo con l'oscura e ventilata minaccia (che poi non è una minaccia, ma è verità) di pubblicare queste noite, e si sa mai che sfugga, da qualche parte, un nome o criptiche iniziali, ma non abbastanza nascoste.
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