sabato 16 agosto 2008

Cronache dal Campo: Day 2 - 31 luglio

Le nuvole basse, che alle sei imbiancavano di una morte innaturale le case, la valle ed il mondo (che, quando si è via per un campo scuola, sono la stessa cosa), si alzano lentamente, molto più lentamente degli adolescenti. È un rito che si eterna, il risveglio. I primi, ed i gruppi, ed i ritardatari, sono sempre i soliti. Chi si deve ingozzare di Pan di Stelle, e chi farebbe a meno anche di quella mezza tazza di caffè. Dopo colazione, il Campo entra nel vivo, nella stalla-stube-discoteca-cappellina, ed attacchiamo con Amo Sofia, con il libro di Gardener (che, ad ogni buon conto, non consiglio perché ok la filosofia, ma la trama è deludente) e con il primo dei filosofi, Talete di Mileto. Poi, prima uscita escursionistica del campo, intrapresa con tutta calma e preparata in fretta e furia, riciclando una di quelle in programma per le Medie. Si parte da casa, all'alba delle undici e dieci. Viene spacciata (da me) come leggera, e lo è - se confrontata con quelle dei prossimi giorni. I ragazzi non sono del parere, ma lo saranno di più, domani. Da Innerbach Hof, dove ci troviamo, si sale brevemente a Schwarzenbach Alm, malga-posto di ristoro in vista della nostra casa, e lì pieghiamo a destra per costeggiare le pendici boscose del Monte Lupo, ma i primi metri già scatenano una mezza rivolta, perché un alpeggio pare interrompa il sentiero originario, e per aggirarlo si scende ripidi nel bosco umido. Poi si riprende a mezza costa, in pseudopiano.

In meno di mezz'ora il gruppo si sfalda drammaticamente, e quindi faccio passare la parola d'ordine della tappa intermedia, da seguire sulle indicazioni saltuariamente poste all'incrocio di sentieri (che, stranamente, per chi è usato come me ai segnavia CAI, dicono tutto fuorché i tempi di percorrenza), che è Rotbach Alm, all'imbocco della Rotbachtal, nella quale saremmo saliti. Poiché un agguerrito gruppetto di testa ci stava staccando, e poiché decine di adolescenti ed educatori procedevano alle mie spalle, ho lasciato indietro delle sorte di cartelli umani per il sentiero, ad un bivio che mi era parso piuttosto insidioso per il segnavia poco visibile, coperto dall'erba alta dei prati da sfalcio, e mi sono lanciato all'inseguimento dei primi. Alle mie spalle, intanto, si consumava il dramma della giornata. Mentre noi, diretti a Schöllberg Alm, costeggiamo il torrente con una salita a tratti impegnativa, e ad altri tratti non meno ripida, ma resa amena dalle spumeggianti cascate del Rio Rosso (Rotbach, appunto) ad un bivio, che a mio avviso - e di tutti quelli che mi precedevano un po' alla cieca - era ovvio, essendoci una pletora di cartelli indicatori, che praticamente non mancavano di indicare i sassi, il grosso del gruppo si incaglia, non sapendo scegliere tra 23 e 23A, e dicendo che non era chiaro dove si sarebbe dovuti arrivare, e che - avendo un informatore fedigrafo seminato falsità e panico, e mancavano trentacinque minuti - ci sarebbero volute più di due ore, e che moriremo tutti, e che maledetto Casati!, per fortuna che era leggera, e perdiamo i cinque o sei pantofolai, che ben altro che calci si sarebbero meritati, accampati su un ponte a scavalcare il torrente. Con gli altri si arriva a Schöllberg, purtroppo - o per fortuna - aperta solo nei fine settimana, e ci si ferma per pranzo; e per fortuna che tutti vogliono - vanitosi - prendere il sole, ché nessuno mi contende il metro quadrato di ombra. Dopo pranzo, con i responsabili saliamo alla vicina Daimer Alm, che invece è aperta, a mangiare strudel e bere birra cruda.

Nel ritorno scelgiamo la strada bianca, molto più agevole, per recuperare i nostri figli perduti ed essere tranquilli in caso della pioggia che sembrava prepararsi. E poi, dopo Rotbachalm, su strada asfaltata, tre tornanti in discesa e poi una placida traversata in piano; fermatici ad aspettare ed indirizzare gli ultimi, scegliamo di tagliare per recuperare gli altri, e così facendo lasciamo indietro un gruppetto che non sa nemmeno contare i tornanti, e fa avanti ed indietro tre volte prima di decidersi a chiamarci ed a farsi individuare. Al termine, tesi per l'attesa, si sfogano - anche con troppa violenza verbale - le recriminazioni per l'andata, e facciamo (il don, ma io avevo preparato il terreno, credo) sciogliere in lacrime una delle più giovani (e brave, temo) delle nostre adolescenti. Docce e merenda, amorevolmente approntata dalla Signora, ed una messa facoltativa, con i canti da coro di voci bianche, che - visto che non canta quasi nessuno - vengono trasformate, da me e pochi altri, in cose baritonali.

Cena, lunghissima e fracassona, ma forse è colpa del soffitto basso, e serata semilibera - abbiamo proposto un film, ed è passato, dopo acceso dibattito, l'ottimo Le vite degli Altri, che mi commuove - quasi - come sempre. Ed, ancora, la notte - ancora più tranquilla della precedente, bene bene. Ed una mattina e chiara e luminosa e fredda, ed un caffè nero.

Qui il file di GoogleEarth con il percorso della passeggiata.

Nessun commento: