La Fondazione per la Sussidiarietà, costola di CL (per certo, essendo il presidente Vittadini), organizza a Bergamo una scuola di formazione in merito.
E chissenefrega, o almeno era quello che pensavo fino all'altro ieri.
Per giochi di potere in cui non voglio entrare, il partito ha promesso che vi avrebbero partecipato quindici persone, ma evidentemente deve esserci stato un fuggi fuggi generalizzato, perché martedì è arrivato a casa mio padre che me l'ha praticamente imposto, dicendo che i dirigenti erano finiti (nel senso che tutti quelli che era stato possibile obbligare lo erano già stati) e che c'era bisogno di altre persone. Ed essendo io il più moderato dei giovani della Margherita, ed avendo altri già espresso il proprio rifiuto - ma questo al momento non lo sapevo ancora - avevano pensato a me, ed avrei dovuto considerare seriamente la possibilità di iscrivermi. Cioè dovevo farlo. Cioè l'ho fatto.
Non che l'impegno sia oberante, c'è meno di una sessione (una sera, o un pomeriggio) al mese, benché la cosa duri un anno. Così ieri sono andato all'incontro introduttivo, nella Sala Oggioni del Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo. Premesso che ci sono andato dopo otto ore di università e due e mezza di viaggio di ritorno, quando sono arrivato mi sono buttato sull'ultima poltrona accanto alla porta, in modo da poter scappare subito, e lì sono rimasto, abbastanza indifferente sia agli altri mandati dal partito, che non ho nemmeno visto con esclusione di uno solo, sia all'esibizione dei personaggi che frequentano solitamente questo tipo di convegni. A dire il vero, salvo lo svarione del presidente della Provincia (a cui va tutta la mia simpatia, soprattutto per queste sue debolezze) che ha confuso Pio IX con Pio XI, mi sarei addormentato subito se Vittadini non avesse quella fastidiosa voce nasale, tale da impedire il sonno. Poi ha parlato Bonanni leader CISL - e lui sì che lasciava dormire - e un professore di Padova che in dieci minuti scarsi ha illustrato il piano della scuola.
Sulla lezione di Vittadini ho da ridire.
Lasciamo perdere il cattivo pensiero che dietro la sussidiarietà (e cioè lasciare offrire ai privati i servizi che sono in grado di fornire, facendo intervenire lo stato solo quando necessario) ci sia il profitto - cosa peraltro chiaramente paventata e stigmatizzata, e con serie argomentazioni - e lasciamo perdere pure il continuo citare don Giussani che sarà stato quello che è stato ma a me continua a puzzare - alla fine della fiera è saltato fuori dal '68 -, per concentrarci sull mutamento di antropologia necessario per superare le difficoltà del welfare state, e cioè superare la concezione Hobbesiana dell'homo homini lupus per salvare la positività della persona umana, che può agire per il bene comune mentre lo statalismo ed il capitalismo ne prevedeno la primitiva natura egoistica.
E chissenefrega, o almeno era quello che pensavo fino all'altro ieri.
Per giochi di potere in cui non voglio entrare, il partito ha promesso che vi avrebbero partecipato quindici persone, ma evidentemente deve esserci stato un fuggi fuggi generalizzato, perché martedì è arrivato a casa mio padre che me l'ha praticamente imposto, dicendo che i dirigenti erano finiti (nel senso che tutti quelli che era stato possibile obbligare lo erano già stati) e che c'era bisogno di altre persone. Ed essendo io il più moderato dei giovani della Margherita, ed avendo altri già espresso il proprio rifiuto - ma questo al momento non lo sapevo ancora - avevano pensato a me, ed avrei dovuto considerare seriamente la possibilità di iscrivermi. Cioè dovevo farlo. Cioè l'ho fatto.
Non che l'impegno sia oberante, c'è meno di una sessione (una sera, o un pomeriggio) al mese, benché la cosa duri un anno. Così ieri sono andato all'incontro introduttivo, nella Sala Oggioni del Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo. Premesso che ci sono andato dopo otto ore di università e due e mezza di viaggio di ritorno, quando sono arrivato mi sono buttato sull'ultima poltrona accanto alla porta, in modo da poter scappare subito, e lì sono rimasto, abbastanza indifferente sia agli altri mandati dal partito, che non ho nemmeno visto con esclusione di uno solo, sia all'esibizione dei personaggi che frequentano solitamente questo tipo di convegni. A dire il vero, salvo lo svarione del presidente della Provincia (a cui va tutta la mia simpatia, soprattutto per queste sue debolezze) che ha confuso Pio IX con Pio XI, mi sarei addormentato subito se Vittadini non avesse quella fastidiosa voce nasale, tale da impedire il sonno. Poi ha parlato Bonanni leader CISL - e lui sì che lasciava dormire - e un professore di Padova che in dieci minuti scarsi ha illustrato il piano della scuola.
Sulla lezione di Vittadini ho da ridire.
Lasciamo perdere il cattivo pensiero che dietro la sussidiarietà (e cioè lasciare offrire ai privati i servizi che sono in grado di fornire, facendo intervenire lo stato solo quando necessario) ci sia il profitto - cosa peraltro chiaramente paventata e stigmatizzata, e con serie argomentazioni - e lasciamo perdere pure il continuo citare don Giussani che sarà stato quello che è stato ma a me continua a puzzare - alla fine della fiera è saltato fuori dal '68 -, per concentrarci sull mutamento di antropologia necessario per superare le difficoltà del welfare state, e cioè superare la concezione Hobbesiana dell'homo homini lupus per salvare la positività della persona umana, che può agire per il bene comune mentre lo statalismo ed il capitalismo ne prevedeno la primitiva natura egoistica.
Sarà che sono abituato a lezioni su cose non opinabili, e che il concetto stesso di opinabilità mi sta stretto, ma a questo punto volevo quasi intervenire a contestare.
Premetto che non è il cattolicesimo di Comunione e Liberazione a infastidirmi; anzi, se c'è una cosa da riconoscere loro è il coraggio della testimonianza - almeno a parole, ma chi è santo? - e pertanto riconosco valida argomentazione per provare la natura originariamente buona dell'uomo e delle sue pulsioni il fatto che sia stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Peccato che non basti; perché se bisogno della Redenzione è perché l'uomo non può salvarsi da solo, e quindi non è buono. Del resto, nessuno è buono tranne Dio (Mc 10,18)
Dunque non vedo come stupirsi se quello che spinge l'uomo è il proprio egosimo. Si danno, è vero, uomini che collaborano al bene comune, e si dà, comunque, il valore che ha al principio di sussidiarietà. Ma il pregiudizio di cattiveria è tutt'altro che sbagliato. Il legittimo sospetto che uno non metta su una scuola privata od una clinica od una banca per educare, aiutare o sostenere il prossimo c'è, ci deve essere. Per essere felicemente smentito, magari. Ma pretendere il contrario, di riscuotere approvazione e sussidi senza verifiche, beh, è un po' difficile.
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