sabato 5 gennaio 2008

Cronache del Campo /7

Era già sera, e fu mattina. Quinto giorno. Ed ultimo!


Sveglia presto, perché per essere intorno a mezzogiorno a Vicchio, nel Mugello, dobbiamo partire da Torricella di Magione entro le 9.30, dopo aver sistemato tutto. Ed il lavoro sarà duro. Il servizio della mia contrada non è uno di quelli lunghi, ma senz'altro di quelli pesanti, perché dobbiamo trasportare tutti i materiali non personali dalla casa fino ai pullman, che sono nel parcheggio. Ed i viveri portati, come al solito, si sono rivelati troppi, perché ce n'è ancora una montagna da riportare indietro. E poi c'è da pulire tutte le stanze e gli spazi comuni, e controllare che non rimanga indietro niente. Io sono ancora decisamente seccato per la notte, in primo luogo perché ho individuato la camera (e l'educatore responsabile, quindi) che al completo si era riversata a Gomorra (oltre ad alcuni altri sparsi), e che non aveva sorvegliato a dovere, ed in secondo luogo per un fatto personale riguardante la camera Gomorra, che ho già ampiamente esposto al curato ed alla suora e non ci tornerò sopra, lettori curiosi!. E quindi immaginate voi con che garbo ho risposto ad una di quelle delle camere quando sono venute a dire che avevano trovato in camera loro due magliette da uomo e non riuscivano a capire di chi fossero. Nonostante i molti servizi partiamo in un ritardo accettabile, intorno alle dieci meno un quarto; alcuni di noi, definitivamente malati, partono col furgone per fare ritorno direttamente a casa, mentre con gli altri ci dirigiamo a Barbiana, per quel don là.


Dovevamo fermarci a Vicchio, ma per qualche motivo non meglio identificato andiamo in pullman fino a dove è possibile spingersi, e ci fermiamo al parcheggio di un'osteria affacciata su un laghetto artificiale gelato, con toscana veracia detto Lago della Baldracca, dove il gentilissimo oste ci accoglie per il pranzo al sacco, rifacendosi sulle scorte di bibite che gli esauriamo. E sul Chianti che, era ora, con altri educatori consumiamo con conviviale moderazione.


Prima di salire a Barbiana, i nostri furbissimi adolescenti pensano di giocare un po' con il lago gelato, ed una, cui certamente va la palma della furbizia, ci finisce dentro con tutta la gamba, e va cambiata. Nonostante sulle prime nessuno di noi volesse credere a tanta stupidità. La salita per Barbiana è una passeggiata di quattro-cinque chilometri su una stradella che se fossi il CAI di Firenze mi vergognerei di aver cosparso di segnavia, ed alla fine arriviamo a queste due case con chiesina (veramente microscopica, faremo una fatica indicibile ad entrarci tutti) e canonica-famosa scuola popolare. Ascoltiamo prima un'interessante testimonianza di uno dei suoi primi allievi - interessante non perché non ne conoscessimo in anticipo il contenuto, avendo visto il giorno prima ampi spezzoni dello sceneggiato, ma perché così abbiamo toccato con mano il clima che ruota attorno alla controversa figura sacerdotale. Visita alla scuola, ed incredibile mangiata di freddo, poiché non ci si stava dentro tutti. E scuotere la testa per l'imprecisione dei grafici riguardanti la composizione del parlamento in epoca fascista. Come al solito, renderla più nera di quanto non fosse realmente. Più tardi, veloce messa in chiesa, anche perché ormai eravamo in condizione di non starci più dentro, e rapido passaggio dal cimitero, posto sul sentiero per il rientro.


Una discussione con la suora, perché è vero che è il don ad avere la mania di don Milani ed a vederlo come un esempio di vita sacerdotale, e su alcune cose si può anche concordare, ma la suora, al solito, vive o finge di vivere in un mondo rosa di buoni, e non vuole nemmeno concordare sul fatto che una così "grande" esperienza, sostanzialmente morta con lui e quindi sterile, che valore possa avere per il mondo di oggi? Se lui stesso non voleva che la sua scuola, che sarebbe stata decisamente interessante, continuasse dopo la sua morte, che uomo era - oltre a quel saccente megalomane che, possono girarla come vogliono, non smette di sembrarmi? E può dire quello che vuole sulla differenza tra il carisma del fondatore e quello della fondazione, ma per uno che non ha fondato niente mi sembra inadeguato.


Il viaggio di ritorno procede bene. Facciamo una sosta (che io avevo sconsigliato, ma meglio così) al Fini di Modena, e poi viaggiamo con il patema di questi cartelli luminosi che prevedono neve, ma nevicherà solo nella notte, una volta arrivati a casa.

Dopo aver scaricato i pullman nel parcheggio davanti all'oratorio di Scanzo, dopo aver dribblato saluti e baci, restiamo soli. Domenica prossimo incontro.


Il nostro pullman A, viaggio di ritorno.
NOTA: io non sto dormendo, ma ascolto la mia musica, tranquillo, finalmente

1 commento:

Juliet ha detto...

bella esperienza...strano però, sembrava stessi dormendo...