venerdì 4 gennaio 2008

Cronache del Campo /3

E fu sera, e fu mattina. Terzo giorno. 31 dicembre.

Sveglia relativamente tardi, alle 8.00. Dopo l'esperienza di ieri avevo anticipato ulteriormente la mia personale; inutilmente, perché le due non si sono fatte vive. Così sono pronto prestissimo, mentre i corridoi del piano superiore sono ancora popolati da zombie che camminano ondeggiando. Ed esco dalla casa per fare due passi. E finalmente vedo il Lago. Già si era iniziato ad insinuare che questo fantomatico lago Trasimeno non esistesse, perché nessuno l'aveva mai visto. Appena arrivati era sera e non si vedeva nulla, il giorno prima al mattino c'era nebbia e la sera siamo tornati ancora che era buio. Finalmente oggi è una bella giornata di sole, senz'altro fredda, ma molto limpida. Ed il sole, da dietro le colline, si specchia sul lago.


Il tema della giornata di oggi è la Gioia. Sarà l'unico giorno in cui non ci muoviamo dalla casa. Il mattino passa tra i servizi ed un interessante momento di lavoro di gruppo; il pomeriggio sarà in buona parte libero, poi ci saranno due ore per preparare la serata, poi ancora un'ora per mettersi in tiro; alle 20.00 la Messa di chiusura dell'anno, nella chiesa annessa alla casa, a seguire cena e veglione.



Oggi il mio gruppo ha come servizio la cucina dopo pranzo, quindi al mattino non abbiamo da fare altro che pulire ciascuno la propria stanza. All'ora convenuta ci sparpagliamo per il lavoro. Non so con che animo qualche altro educatore li porta in giardino per la riflessione. Per quanto mi riguarda, fa troppo freddo. Rimaniamo in sala da pranzo, insieme ad altre due o tre contrade, a diversi angoli della stessa, per questo lavoro sulla gioia, finalizzato a trovarne una definizione condivisa ed una proposta per gli altri gruppi. Essendo in due educatori, ora, riusciamo a starci sopra meglio - certo, c'è chi parlerebbe in continuazione contenstando tutte le idee altrui e quello cui bisogna tirare fuori monosillabi con le tenaglie, ma nella nostra oretta e mezza si arriva, almeno, ad una conclusione. Dopo la condivisione, momento del pranzo. Ed il drammatico dopo pranzo.

Avvenne, cioè, che essendoci almeno tre ore, tre ore e mezza libere prima delle 17.00, i nostri adolescenti maschi avessero organizzato delle partite di calcio, nel cortile della casa. Ed un paio di quelli della mia squadra dovevano partecipare. Ma il turno di cucina è sempre molto lungo, specialmente se non si lavano i piatti come si deve e bisogna rifarli, e c'è voluto del bello e del brutto per trattenere i ragazzi che quasi piangevano perché non li si faceva giocare. Ovviamente hanno avuto tutto il tempo che volevano, dalle tre alle cinque.


Finito il servizio, inizia il tempo libero. Ah, che bello...Ci sono due ore per preparare i preliminari della cena. Infatti, gli animatori responsabili per la sera dell'ultimo eravamo Herbert (anche presidente dell'UPEE, pezzo grosso) ed io, e ci eravamo sostanzialmente divisi i momenti: precena e cena io, dopocena con annessa animazione lui. Ciascuno con reciproco sospetto dell'attività dell'altro. Mentre lui col suo computerino se ne sta in soggiorno a sentire un po' di balli per stasera, io mi faccio schemi su schemi per trovare il modo più razionale di disporre i tavoli per la cena, affinché ci stiamo tutti ed il colpo d'occhio non sia una caotica babele, prendo contatti (diciamo pure esaspero) le signore della cucina per capire il menu, il numero delle portate, se ci sono le tovaglie, dove sono i bicchieri, cosa si prepara per aperitivo, come mai non c'è più l'antipasto previsto...E così, dopo aver compilato almeno tre o quattro disposizioni alternative dei posti a tavola, dopo aver finalmente deciso che l'aperitivo non verrà servito in corridoio ma nel soggiorno, arrivano le 17, ora in cui tutti i ragazzi scendono (o rientrano, quelli che avevano ben pensato di fare un giro sul lungolago) per la distribuzione dei compiti. Con la difficoltà di dovere, allo stesso tempo, lavorare con la mia squadra per il nostro incarico (segnaposti ed assegnazione degli stessi) e supervisionare il lavoro di tutte le altre - tranne di quelle in cucina, che già devono lavorare anche in sala da pranzo - che così tarda ad essere sistemata. La cosa migliore del lavoro con la mia squadra è che ho finalmente imparato a fare le barchette di carta.


Per l'assegnazione dei posti, la mia mente contorta aveva partorito di far estrarre ad ogni adolescente un cartellino con un numero (pari per le ragazze, dispari per i maschi) preso dalla tabellina di un numero primo "complicato" (partendo dal 13, fino al 47). Prima dell'aperitivo, avrebbero dovuto ritrovarsi con tutti quelli della stessa tabellina; poi sarebbero entrati in sala da pranzo, accolti dagli educatori che avevano, al contrario, il posto assegnato in modo palese, avrebbero cercato il segnaposto che corrispondesse al proprio numero e si sarebbero ivi accomodati. In tal modo avremmo in un colpo solo evitato il formarsi dei soliti gruppetti di commensali ed ottenuto una disposizione di genere (opportunamente alternando numeri pari e dispari - essendo 41 le donne e 40 gli uomini) consona alle norme del galateo a tavola. Questa storia dei numeri primi manda un po' in panico, prima ancora dei ragazzi che lo scopriranno all'ultimo, la mia squadra che deve cimentarsi nella preparazione delle tabelline. E così, dopo aver preparato veramente alla svelta le barchette, si va nel panico per oltre un'ora nello scrivere i giusti numeri; si riescono a sbagliare le moltiplicazioni, poi ce ne deve essere uno che non ha svolto il proprio compito perché c'è tutta una tabellina mancante, ma non si capirà mai chi sia costui...poi si scopre all'ultimo che c'è anche un errore mio, e che ho dato disposizione di preparare meno segnaposti del necessario. Gli adolescenti fremono per andare a prepararsi alla gran serata, e rimaniamo io e gli altri educatori a fare le ultime cose; specialmente a sistemare ai tavoli i segnaposti. E continuo a girare per la sala da pranzo, sono stati apparecchiati più posti del dovuto, no - sono troppo pochi, e così salgo a prepararmi (e devo anche fare la doccia) che sono già le otto meno venti. Incubo.

2 commenti:

Daniel ha detto...

Mi hai proprio fatto venire voglia di fare un campo con gli adolescenti. Quest'estate abbandonerò quindi le medie e mi dedicherò a loro che sono un po' di meno.
Purtroppo sarà dura installare un collegamento a internet nella casa parrocchiale a Pieve di Bono (Trento) dato che si trova in montagna, ma avrebbe portato un sacco di visitatori sul blog parrocchiale. Vabbeh. Mi inventerò qualcosa. Posso sempre telegrafare a mia sorella e fare pubblicare i post "da valle".

Cassa ha detto...

NON FARE QUEST'ERRORE!
No, scherzo, ho fatto anch'io un paio di campi con le medie e gli adolescenti sono più interessanti. Però c'è il fattore Sodoma & Gomorra di cui tenere conto.