Consueto post di aggiornamento per chi avesse bisogno di seguire i miei spostamenti. So che il termine fine settimana è improprio, essendo ieri solo mercoledì, ma tutto considerato, e cioè che
1) oggi è festa;
2) venerdì e sabato sera sono via e quindi niente uscite con i soci;
mi è toccato (e ieri avrei proprio preferito stare a casa, dopo esser stato tutto il giorno in università) uscire di casa, andare all'oratorio, aspettare che tutti convenissero, prendere ed andare a consumare.
Quest'ultima cosa ci mette sempre in imbarazzo perché, pur avendo ormai sperimentato molti posti, non sappiamo mai dove andare. Così, praticamente guidando in linea retta verso est (io avevo proposto ovest, per una volta, ma non guidando non avevo l'ultima parola) ci siamo ritrovati a Grumello del Monte, prima di decidere che, a quel punto, tanto valeva arrivare a Sarnico (di cui ho parlato in uno dei miei primissimi post), sul basso lago d'Iseo. Sinceramente, pensavamo ci fosse un po' più di vita. Il curato è nostro amico, ma l'oratorio era sbarrato - e bande di adolescenti bivaccavano fuori dal cancello - mentre le viuzze del centro storico erano deserte e silenti. Sul lungolago si incrociavano, a volte, rari passanti che si spostavano tra uno e l'altro dei rari - tristissimi - bar aperti ed addobbati di zucche e mammiferi volanti vari. Gira che ti rigira, abbiamo trovato l'Enoteca Lantieri, in una corte del centro storico, che pur lasciandoci sulle prime un po' titubanti per l'impressione di posto che ci avrebbe pelato le tasche, abbiamo finito per scegliere. In realtà, una volta entrati, ci siamo trovati in un ambiente abbastanza famigliare, e di sicuro c'era più gente, che beveva o mangiava, di quanta non ce ne fosse per tutto il paese (eccetto un locale affollatissimo verso Predore, che non si capiva cosa avesse di speciale). Fabio non può sedersi in un locale senza ordinare da mangiare, ma io non posso senza ordinare da bere; la carta dei vini era molto assortita, ma ciò non toglie che non ci fosse un vino che non conoscessi e che conosca vini non presenti su quella carta. Avevo voglia di Recioto di Soave che ho bevuto in un dopo pasto in un locale assai elegante (quasi pretenzioso) di Coazze (VI), ma l'unico Recioto sulla carta era un più comune Valpolicella delle cantine di Negrar.
Trattasi di un vino rosso rubino molto profumato ed estremamente dolce, da dessert, prodotto con la parte più esterna dei grappoli (le "orecchie", donde recioto) che, essendo più esposta al sole, è più zuccherina, lasciata passire (almeno credo, il vino non aveva moltissimo del passito).
Mentre gustavamo i nostri preziosi calici, accompagnandoli con cioccolato amaro e cantucci - e Fabio abbinava una focaccia ai gamberetti e salsa rosa (abominevole accostamento), ci sorprendono don Loris e don Fabio, curato di Grumello, che avendo ricevuto la nostra telefonata e dovendo ancora cenare, causa ordinazioni diaconali a Bergamo cui avevano partecipato, hanno pensato di venire da Lantieri, anche perché era l'unico posto decente ed aperto dei dintorni. Chiacchieriamo per un po' e dovendoci bagnare la gola, essendo finito il vino, ordiniamo anche un paio di bicchieri di whisky torbato - non era Laphroaig e la torbatura era molto meno marcata.
Poi torniamo entro l'una - e già per me è tardi, non sono più giovane come una volta.
1) oggi è festa;
2) venerdì e sabato sera sono via e quindi niente uscite con i soci;
mi è toccato (e ieri avrei proprio preferito stare a casa, dopo esser stato tutto il giorno in università) uscire di casa, andare all'oratorio, aspettare che tutti convenissero, prendere ed andare a consumare.
Quest'ultima cosa ci mette sempre in imbarazzo perché, pur avendo ormai sperimentato molti posti, non sappiamo mai dove andare. Così, praticamente guidando in linea retta verso est (io avevo proposto ovest, per una volta, ma non guidando non avevo l'ultima parola) ci siamo ritrovati a Grumello del Monte, prima di decidere che, a quel punto, tanto valeva arrivare a Sarnico (di cui ho parlato in uno dei miei primissimi post), sul basso lago d'Iseo. Sinceramente, pensavamo ci fosse un po' più di vita. Il curato è nostro amico, ma l'oratorio era sbarrato - e bande di adolescenti bivaccavano fuori dal cancello - mentre le viuzze del centro storico erano deserte e silenti. Sul lungolago si incrociavano, a volte, rari passanti che si spostavano tra uno e l'altro dei rari - tristissimi - bar aperti ed addobbati di zucche e mammiferi volanti vari. Gira che ti rigira, abbiamo trovato l'Enoteca Lantieri, in una corte del centro storico, che pur lasciandoci sulle prime un po' titubanti per l'impressione di posto che ci avrebbe pelato le tasche, abbiamo finito per scegliere. In realtà, una volta entrati, ci siamo trovati in un ambiente abbastanza famigliare, e di sicuro c'era più gente, che beveva o mangiava, di quanta non ce ne fosse per tutto il paese (eccetto un locale affollatissimo verso Predore, che non si capiva cosa avesse di speciale). Fabio non può sedersi in un locale senza ordinare da mangiare, ma io non posso senza ordinare da bere; la carta dei vini era molto assortita, ma ciò non toglie che non ci fosse un vino che non conoscessi e che conosca vini non presenti su quella carta. Avevo voglia di Recioto di Soave che ho bevuto in un dopo pasto in un locale assai elegante (quasi pretenzioso) di Coazze (VI), ma l'unico Recioto sulla carta era un più comune Valpolicella delle cantine di Negrar.
Trattasi di un vino rosso rubino molto profumato ed estremamente dolce, da dessert, prodotto con la parte più esterna dei grappoli (le "orecchie", donde recioto) che, essendo più esposta al sole, è più zuccherina, lasciata passire (almeno credo, il vino non aveva moltissimo del passito).
Mentre gustavamo i nostri preziosi calici, accompagnandoli con cioccolato amaro e cantucci - e Fabio abbinava una focaccia ai gamberetti e salsa rosa (abominevole accostamento), ci sorprendono don Loris e don Fabio, curato di Grumello, che avendo ricevuto la nostra telefonata e dovendo ancora cenare, causa ordinazioni diaconali a Bergamo cui avevano partecipato, hanno pensato di venire da Lantieri, anche perché era l'unico posto decente ed aperto dei dintorni. Chiacchieriamo per un po' e dovendoci bagnare la gola, essendo finito il vino, ordiniamo anche un paio di bicchieri di whisky torbato - non era Laphroaig e la torbatura era molto meno marcata.
Poi torniamo entro l'una - e già per me è tardi, non sono più giovane come una volta.
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