Questa riflessione mi è stata, per così dire, indotta dalla suora l'altra sera, dopo la preparazione dell'incontro per gli adolescenti. Si cercava di tirar fuori dal Vangelo del giovane ricco qualcosa che potesse ricondursi al percorso che facciamo con la nostra quarta; abbiamo avuto uno scambio di idee sul forzare il testo evangelico per fargli dire quello che vogliamo (insomma, va bene interpretare, ma se Marco ha scritto A e non B non voleva leggessimo B). Poi, nella mia perorazione, ho citato la dimensione anagogica dell'interpretazione (ricollegandomi brevemente all'epistemologia secondo i medioevali) - e va beh, era abbastanza chiaro che gli altri catechisti diffilmente mi sarebbero venuti dietro, ma pensavo proprio che la suora non sarebbe rimasta spiazzata, tanto più che è laureata in lettere ed insegna. Con il suo solito suoresco sdilinquirsi in ringraziamenti perché era stata una serata arricchente, si dice felice di aver imparato qualcosa da me. Io osservo che, in quanto a lettere, io non ho titolo d'insegnarle; si fosse parlato di derivate, sarebbe stato un altro discorso, certo.
Ma questo mi fa venire in mente come, nella vita, sia più importante conoscere la letteratura e la filosofia, della matematica e della fisica. Perché, diciamoci la verità: matematica e scienza ci servirebbero per capire il mondo, ma quello funziona anche senza capirlo. Letteratura e filosofia servono a capire gli uomini. E, per vivere in mezzo agli altri, questo è molto più importante, direi fondamentale. È quindi bene che, specie nell'adolescenza, quando la personalità si forma, sia dato da riflettere più sulla dimensione umana. Poi, per carità, ormai io sono passato fuori da questa fase e non mi appassiona più molto, e se leggo un libro senza formule rimango spiazzato; ma credo sia bene che i giovani conoscano un commentatore in più di Dante che un teorema in più di geometria. O che vedano più poesia nei versi di Montale che nei Principia di Newton (benché io trovi molto più densi di significato, belli ed importanti i secondi)
5 commenti:
il sapere non predilige nessun argomento...la scienza e l'uomo sono essenziali l'uno all'altro per la sopravvivenza reciproca..
i miei studi liceali spaziavano tra scienza e filosofia e spesso li fondevano...tutto forma un uomo... se le scienze umanistiche sviluppano un lato umano per il pensiero, e le scienze matematiche sviluppano la logica dell'agire bene..non credi che siano entrambe essenziali?
forse la differenza è che mentre la scienza va imparata, le materie umanistiche, come ad esempio la filosofia, non vanno imparate ma assorbite.
Sì, sono d'accordo che a formare un uomo è tutto il corpus dei saperi. Ma qui si puntava più in basso.
Non a cosa serve per fare l'Uomo, ma cosa serve all'uomo per orientarsi in mezzo agli altri uomini.
Uhm... non so... alla fine uno a vivere impara cmq vivendo...
Invece l'uso ardito e disinvolto della parola, tipico di letterati e filosofi, crea una vera e propria destrutturazione mentale con la quale riusciamo a convincerci senza batter ciglio che Marco intendeva dire B anche se aveva scritto A.
Leggere Montale, se proprio non Dante, è una cosa che possiamo fare anche da soli e in qualsiasi periodo della nostra vita.
Al contrario, imparare a muoversi in un mondo pieno di convenzioni arbitrarie e di vincoli necessari e contingenti, imparando a distinguere l'arbitrarietà delle nostre lenti dallo zoccolo duro della realtà... imparare il linguaggio della logica e della geometria... questo bisogna farlo il più presto possibile o si rimarrà mutilati per il resto della propria vita.
E Croce e Gentile si dividono una grossa fetta di responsabilità per la mutilazione di questo Paese.
Comunque non mi pare che la suora sia laureata in lettere...
E com'è che la lasciano insegnare alle medie?
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