Nessuno crede più alla storia de "usciamo a fare un giro". In compagnia conviviamo, sia pur tra alti e bassi, in cinque-sei ciascuno con un modo affatto originale e suo personale di intendere le attività per una sera del fine settimana. Poi, nella maggior parte delle occasioni, o si scende a compromessi o si rinuncia a qualcosa, a turno, per quieto vivere. Ma, in media, c'è sempre qualcuno più esigente che trascina gli altri anche in terreni per loro infidi e non frequentati. Di solito la faccenda si conclude con un retrogusto di rimpianti; a volte, come si dice, spacca.
Per venerdì, come si è già accennato nel post precedente, avevamo dato mandato a Claudio di organizzare una rimpatriata con alcune loro vecchie amiche dei tempi dell'Antares; sovra tutti, hortante Epo che da qualche mese a questa parte è in preda ad una sorta di furor per cui deve fare, sbrigare, conoscere, girare. Appuntamento all'analogo valligiano della Caféteria (o, almeno, questa è la spiegazione che ci siamo dati), il Bier Stube di Albino. Locale più in auge di quanto si possa pensare, perché troppo pieno per noi, che abbiamo dunque ripiegato sul Mississippi (vai tu a spiegar loro che saranno tre anni che si chiama Bikers), ad Alzano. Un bicchiere e due chiacchiere, e quando le ragazze venute dal nord sono tornate ai loro monti, noi abbiamo iniziato a girare a vuoto inutilmente in cerca di altro da fare. Era la serata dei (cattivi, dicono) imitatori di Ligabue. Di cui facciamo a meno, e dopo aver perso un'ora a girare per la provincia ce ne siamo tornati a casa.
Sabato, finalmente, è tornata la ragazza di Claudio, ed abbiamo quindi organizzato una serata collettiva (compagnia al gran completo, poi ci si stupisce che oggi nevica) al Jamaica di Paladina, ché era una settimana che ci passavamo e rinunciavamo ad entrare perché c'era troppa poca gente per gli standard di qualche anima in pena. Finalmente c'era gente, ed anche i soci erano in serata attiva, per cui si sono sprecati i commenti e le allusioni alla gioventù di passaggio (ed eravamo anche dotati di scacciapensieri superbamente suonato).
Finita la prima parte, abbiamo avuto l'ineludibile stimolo alle differenze, e siamo andati al bowling-sala giochi di Mozzo, per attendere ore in coda, visto che sembrava che tutto il locale fosse lì per giocare ai quiz touch-screen. Avendo ingannato il tempo giocando a calcetto, prendiamo possesso della postazione più scassata, che ci impedisce di salvare i record e, spesso, di portare fino in fondo una partita a causa delle difficoltà di risposta ai nostri tocchi (e che i nostri pugni non riescono ad ovviare). Si faceva tardi, e come è noto dopo l'una mi spengo, e non si accennava a finire di giocare. Eravamo passati, per un po', anche al Trivial Pursuit per farmi stare più vigile, ma non era durato. Con i due gettoni elargitimi da chi aveva cambiato un capitale pensando servissero per le differenze e si era poi trovato fregato ho trovato il mio scopo nella vita (o almeno in una sala giochi), e cioè sparare addosso alla gente (non leggete con quell'aria scettica: non sono mai stato un tipo da sala giochi, non l'avevo mai fatto). Dopo i miei due gettoni durati un'eternità (gioco troppo facile o io naturalmente dotato?) torno alla postazione, e vedo che tre ragazze (ragazze? in tre facevano Maga Magò, Amelia e Nocciola la Fattucchiera) hanno imprigionato con le loro arti (misteriose) i miei colleghi, ed uno in particolare, e di nuovo non si riusciva più ad andare via, e stavolta anche per un gioco più fastidioso ancora delle differenze, e cioè il mahjong. Finché Geordie e io abbiamo praticamente trascinato via i nostri colleghi. Per poi sentir loro dire ogni genere di critica tutt'altro che costruttiva sulle tre di cui sopra, ma intanto erano dentro che annegavano. E a letto come al solito tardissimo (non in senso assoluto, ma dopo l'una da quando io ero cioè virtualmente addormentato, e dovendo partire stamattina per mordere e fuggire Jesolo. Fatto. Gran neve a Vicenza, ed ora non male anche qui).
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