mercoledì 31 ottobre 2007

Test ad associazioni implicita

Trovato il link sullo space di Sergiokar. Purtroppo adesso non ho tempo di trattarne approfonditamente, comunque ho fatto il test per il nazionalismo.
Ho una forte preferenza per l'Italia rispetto agli Stati Uniti.
C'era proprio bisogno di un test dell'università di Harvard per saperlo...

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Live from Bicocca

Non so fino a che punto questo post sia scritto legittimamente o no, perché stamattina dovevo andare (di nuovo!) alla biblioteca del dipartimento di Fisica della Statale ed adesso sono nel laboratorio di informatica della Bicocca. Scrivere nel proprio blog è legittimo oppure è una attività proibita? È proibito usare Messenger, è permesso consultare la propria mail. È anche vero che l'assistente, stamattina, è mio compagno di corso e potrebbe anche chiudere un occhio, casomai fosse vietato, ma non è che muoia dalla voglia di metterlo nell'imbarazzo di dover decidere.



Cosa ci sono tornato a fare alla biblioteca della Statale? Dopo aver espresso i dubbi al mio relatore in pectore sull'argomento della tesi, suffragati dagli articoli trovati l'altra settimana e dai testi sui modelli sigma non lineari che ho trovato qui in Bicocca, questi mi ha convocato venerdì mattina, insieme agli articoli trovati, per esaminarli. Peccato che io avessi sì trovato diversi articoli, ma ne avessi fotocopiato solo gli abstract della prima pagina e la bibliografia, perché altrimenti settimana scorsa venivo scemo e, soprattutto, perdevo il treno (che poi ho perso lo stesso, ma otèr). E mi è toccato di recuperarli in versione intera, visto che ormai sono pratico degli scaffali chiusi e del sistema d'archiviazione della Statale.


Poi sono venuto qui in laboratorio, perché ho trovato il modo di accedere via internet a molti degli articoli che, lamentavo in un post precedente, mi erano preclusi, accedendo sia da qui in università che da casa con il server proxy della Bicocca. Ed ora troverò qualcosa di "legittimo" da fare per ammazzare il tempo prima dell'ora di pranzo.

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martedì 30 ottobre 2007

Comitato Promotore Regionale Giovani Democratici

Non ho ancora capito bene come si possa infilare un contrario come me in organismi di questo genere (e, si noti, ho detto contrario, non indeciso come si ostina a dire mio padre) ma, almeno, il fatto che abbia la guardia alzata nei confronti di quelli della Sinistra Giovanile dovrebbe tornarmi utile. E così oggi, scappando senza dignità dalla prima lezione di elettronica analogica, sono andato nella sede lombarda del PD per questa riunione; tra l'altro senza ombrello, e sotto una bell'acqua autunnale. Primo contrordine, la riunione non è nella sede del PD ma in quella della Margherita, poco male visto che è semplicemente il piano sotto. È convenuto un bel gruppetto di persone, anche se a dire il vero l'impressione è di netta predominanza margheritina - non si capisce se perché loro hanno dato buca o noi siamo malfidenti ed invece di mandarne uno per provincia ne mandiamo, in media, un paio.
Qui si decide di fare istituire i comitati promotori provinciali entro un paio di settimane, ed il mio segretario provinciale dei giovani mi spiega, in un orecchio, che noi procedermo secondo il mai morto manuale Cencelli. C'è un po' di polemica da parte dei GdM di Brescia e di Bilieri della provincia di Milano che vorrebbero limitare il ruolo dei movimenti giovanili fondatori e riconoscere legittimità politica ai giovani eletti alle primarie, ma viene sopita. Anzi, il segretario regionale di SG promette che la spunteremo sugli eletti, alla prima assemblea - a parte che molte persone appartengono all'intersezione dei due insiemi, e quindi non dovrebbero dare problemi.
In effetti, a mio avviso, la legittimità degli organismi di Margherita e Sinistra Giovanile sarebbe anche di più di quella di persone elette con liste bloccate quasi unicamente perché infilate in quella posizione (e, come si è appurato, nella maggior parte dei casi con lo scopo di coinvolgerle). O, perlomeno, questo discorso dovrebbe valere per la quarantina di giovani in Assemblea Regionale e quel pugno che è eletto in assemblea nazionale.
Comunque, presa la decisione, le riunioni sono rinviate a dopo il ponte del primo novembre. Mi piace l'organizzazione della SG. Forse un po' staliniana, ma sempre meglio della disorganizzazione anarchica.
Nonstante questo, un paio di grane sono emerse e torneranno ad emergere, visto che non sono state affrontate. La SG di Bergamo e Brescia non vuole che il movimento giovanile del Partito Democratico abbia all'interno del nome la parola "democratico" - sappiamo bene che qui a Bergamo perderebbero dei pezzi, così facendo, e credo sarà simpatico metterli in difficoltà - ed inoltre teme di perdere appeal presso i liceali se la smetterà di scendere in piazza ad agitare bandiere rosse ed a fare altre comunisticate del genere. Bene. Premesso che tutta la faccenda andrà in malora, secondo me, credo di essermi messo in un osservatorio privilegiato per godermela.

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Vedetevela un po' voi, ma è un operatore...

Il commento del professore ha accelerato la mia intenzione di chiarire 'sta storia del differenziale. Ho trovato questa pagina che è forse un po' lunga ma ha il pregio di essere molto chiara.

http://www.arrigoamadori.com/lezioni/Miscellanea/IlDifferenziale.htm

Certo, possiamo vederla come Leibniz e considerare il differenziale un incremento infinitesimo, ma...

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lunedì 29 ottobre 2007

Il differenziale è un operatore?

Non ho tempo, e nemmeno ho sottomano la documentazione necessaria per approfondire la questione (un'altra di quelle che non fanno dormire la gente di notte...)
Tutto nasce dalla firma di uno che frequenta il forum degli utilizzatori di LaTeX (programma che serve per scrivere pubblicazioni di carattere scientifico), cioè

Ceterum censeo differentiale signum non esse operatorem


Poiché mi ha lasciato un po' basito il contenuto della frase, ho un po' approfondito la ricerca ed ho trovato un altro post dove spiegava cosa intendeva, e cioè che per lui il segno d che precede i differenziali (ad esempio i dx/dt delle derivate) non va scritto (come ho fatto io) in tondo, considerandoli quindi come un operatore sulle variabili x o t o altre, ma in corsivo (considerandoli quindi come un altro tipo di variabile). E lo ritiene con tanta convinzione da parafrasare Catone del ceterum censeo Carthago delenda esse.
Io ritengo di no, che sia un operatore. Lo chiarirò in seguito, ma io direi che il differenziale manda uno spazio nel suo spazio tangente; e tanto dovrebbe bastare per elevarlo al rango di operatore. Ma vedremo meglio in seguito.

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Indeterminabilitatis principium more geometrico demonstrato

Ormai ho rinunciato ad usare LaTeX con blogger perché, anche riuscendo a dare una parvenza decente alla versione html, metterla nel post la sballa tutta. Quindi mi arrangerò con i testi normali. Se dovrò usare qualche cosa strana (apici, pedici ecc) la spiego -al limite farà fede la sintassi TeX- Mi si perdoni la notazione non standard per i vettori di stato ma usare le braket (cioè i simboli di minore e maggiore) mi sballa tutto l'html e blogger impazzisce.

Il titolo in latino (che richiama Spinoza e la sua Ethica) ricorda che il principio verrà dimostrato prima in astratto, con semplici conti. Poi lo caleremo sulle grandezze fisiche, e lì forse ci vorrà un po' di fede perché altrimenti il discorso si allargherebbe troppo.


Le grandezze fisiche in meccanica quantistica si chiamano OSSERVABILI e sono considerate operatori (una sorta di matrici generalizzate, che si "mangiano" una funzione e "sputano fuori" una funzione modificata). Il principio di indeterminazione si dimostra per due osservabili qualsiasi A e B. Per prima cosa, definiamo il concetto di incertezza su un'operatore. Procediamo come in statistica (questo è lo scotto che dobbiamo pagare all'interpretazione di Copenaghen). Per prima cosa facciamo la media di un osservabile; consideriamo come misura dell'incertezza quella che in statistica è la varianza, cioè la media degli scarti quadratici; infatti, una grandezza misurata con nessuna incertezza risulta cadere sempre sulla media ed avere varianza nulla. Per fare calcoli di medie bisogna fare dei prodotti scalari, che dovrei indicare con dei bracket ma mi si perdonerà se uso le parentesi graffe, che in questa dimostrazione non danno adito ad ambiguità (non uso parentesi di Poisson, insomma).

Si ha che {A} e {B} sono la media degli osservabili A e B, e {(A-{A})^2} è la varianza, cioè l'incertezza (DeltaA)^2 per l'osservabile A. Lo stesso vale per B. Ora permettetemi di fare un cambio di variabili, chiamando "A = A - {A} e lo stesso per "B. È un po' come aver ricentrato la distribuzione degli osservabili attorno alla loro media. Prendiamo ora la combinazione lineare (e nuovo osservabile) "A -is"B, dove i è l'unità immaginaria che da ora in poi non scriverò in corsivo e s è un numero reale qualsiasi.

Facciamo la norma quadra del vettore, che è il prodotto scalare del vettore con sé stesso. Per il prodotto scalare uso ancora le parentesi graffe, mentre la barra verticale () separa la parte antilineare sulla sinistra da quella lineare sulla destra (cioè {aAbB} = ba*{AB} dove a* è il complesso coniugato di A).

{"A-is"B"A-is"B}= {"A^2}+s^2{"B^2} +is{"B"A}-is{"A"B} = {"A^2}+s^2{"B^2} -s{i[A,B]},

avendo indicato con [A,B] il commutatore AB-BA.

Ora, per definizione di norma, essa è positiva. Mi accorgo poi dalla definizione di "A e "B che l{"A^2}=DeltaA^2. Inoltre, il commutatore assume importanza perché, in generale, il prodotto tra due operatori (come per le matrici) non è commutativo, mentre i numeri, come {A}, ne escono indenni. L'espressione scritta, quindi, deve soddisfare

(DeltaA^2)+s^2(DeltaB^2) -s{i[A,B]} >= 0. Questa è una forma quadratica in s, che è sempre maggiore o uguale a zero se il suo discriminante è minore o uguale a zero. Dalla formula nota fin dal liceo, questo implica b^2-4ac <=0, cioè

4(DeltaA^2)(DeltaB^2) - {i[A,B]}^2 >= 0.

Estraendo le radici, ho

DeltaA DeltaB >= 1/2{i[A,B]}, che è la forma generalizzata per l'indeterminazione.

Ora caliamoci nelle osservabili x e p (posizione e momento, che è direttamente proporzionale alla velocità). Il loro commutatore, che si può calcolare dalle definizioni degli operatori associati, vale [x,p]=-i(htagliato). Quindi, sostituendo, ho

Deltax, Deltap >= 1/2(htagliato), che è quello che volevasi dimostrare

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La morte

So di aver liquidato sbrigativamente la questione, ieri sera. E so che tra pochi minuti mi toccherà andare, come tutti, al capezzale del morto ed a trovarne la famiglia.
In queste occasioni, non so mai che dire o fare.
Perché, da un lato, vedo e capisco il dolore dei famigliari - come vedo e capisco il dolore della mia donna di servizio, che ha perso il padre dopo una malattia improvvisa la settimana scorsa. Ma dall'altro, ho l'impressione e la convinzione che questo dolore sia insensato.
Diciamo tutti che i morti stanno meglio dei vivi, e per chi crede questo è vero. Noi crediamo. Dovremmo quasi essere felici, anzi dobbiamo essere felici per i nostri cari che ora sono nella casa del Padre, la nostra dimora naturale - benché non automatica, altrimenti non avrebbe avuto senso la Redenzione.
Eppure tutti piangono. Io no, a dire il vero, ma non è che sia stato toccato da lutti molto profondi. Fortunatamente, certo. Se si esclude mio nonno Angelo, morto che non avevo ancora quattro anni e quindi sì - ricordo di aver pianto - ma non saprei se più per lui che era morto o perché si era spenta la fiaccola che avevo buttato nella fossa con l'intento che ardesse per sempre in lui il mio ricordo, i lutti successivi in famiglia hanno sempre riguardato parenti più o meno lontani, e tra gli amici ed i conoscenti qualche genitore di compagni di scuola o vecchi parroci e suore. Persone anche a cui ero affezionato, a volte, ma senza esagerare. Mai esagerare negli affetti.
E mi chiedo sempre di che piangano le persone che portano il lutto.
Non possono piangere per quello che li ha preceduti - a meno che piangano per invidia, e non mi sembra proprio il caso - piangono per se stessi. Su se stessi. Sui propri rimpianti e rimorsi, sul non aver avuto tempo di dire o fare qualcosa. Ma ora lui sa, è al cospetto di Dio. Con tutto l'amor che il morto può provare per i vivi, quanto deve sembrargli piccola la loro pena. Cosa sarà un dolore di giorni, di mesi, anche di anni, di fronte all'Eterno?
E noi, perché piangiamo? Ci sentiamo persi, fragili, deboli? Ma questo già lo sappiamo.
Non piangiamo sui morti; piangiamo, se dobbiamo, sui nostri peccati.

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domenica 28 ottobre 2007

Condoglianze

Mi associo al grave lutto e porgo le mie sentite condoglianze a mio cugino Davide ed alla sua famiglia per la perdita del caro nonno Giacomo.
Chiedo anche scusa per non essere andato alla veglia funebre con gli altri ragazzi e giovani ma di adolescenti che si piangono addosso gli uni gli altri non avevo proprio voglia.

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Maledetto HTML

Vorrei fare un post per finire di spiegare ben bene il principio di indeterminazione di Heisenberg, dopo quello accennato dell'altra settimana, ma ci sono troppe formule e mi sto scornando nell'usare i convertitori LaTeX-HTML.

Se uno tende a non avere fede nei passaggi, gli converrà ripassare i numeri complessi.

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Sabato al Benaco

Mi piacerebbe dichiarare chiusa la stagione dei soliti sabato sera. Probabilmente è troppo presto per dirlo, e in capo a quindici giorni sarò nuovamente chiuso in locali chiassosi ad ordinare whisky ed a farmi guardare male dalla cameriera che conosce solo birra e cocktail da donnetta.

Intanto, aggiungo alla serie dei sabato veramente interessanti quello di ieri. Era in programma già da un po', da quando io e Fabio siamo andati a BergamoScienza. Così, ieri, partiamo con l'intenzione di andare a vedere lo spettacolo La ragione la tenacia e l'amore messo in scena dal gruppo matematico-teatrale del Liceo Bagatta di Desenzano. Inutile dire che ne ero venuto a conoscenza frequentando i blog del cd. Olympus Bloggorum Desenzani; comunque ho cercato di recuperarne il testo per leggermi lo spettacolo, ma soggetto e sceneggiatura sono dei professori del liceo, e pertanto nessun altro ha in cartellone la rappresentazione.

Siamo partiti da casa nel pomeriggio, perché ieri era già una bella giornata qui a Rosciate, ed era facile immaginare che sarebbe stata ancora migliore sul Lago di Garda. Con un rapido viaggio d'andata raggiungiamo Salò, dove ci dedichiamo al passeggio sul lungo lago, avanti ed indietro, approffittando ogni tanto per fare foto belle o curiose (e che aspetto, in modo di poterle pubblicare da qualche parte). Dopo lungo passeggiare, mentre il sole calava dietro le colline moreniche su cui, tra l'altro, si stendono le piccole frazioni di San Felice, ci sediamo nel più classico dei bar per bere l'aperitivo. Bisogna dire che, pur non facendo affatto freddo, o non è costume prendere l'aperitivo, oppure tutti mangiano all'ora delle galline, perché già alle sei e mezza il paese si è svuotato ed anche ai tavolini dei vari bar non erano sedute più di quattro o cinque persone.

Aperitivo leggero, l'unica nota è che abbiamo mangiato quelle che sembravano essere abominevoli nocciole glassate, come stuzzichino.

Dopo l'aperitivo ci dirigiamo a San Felice, optando per la strada che costeggia il golfo di Salò fino a Portese e poi sale a tornanti fino alla frazione Cisano e raggiungendo poi il capoluogo comunale. Alle sette e qualcosa che erano non c'era in giro un'anima viva; fortunatamente abbiamo trovato una rusticissima trattoria aperta dove cenare. Baccalà, per me - non buono come quello alla vicentina, ma comunque dignitosissimo. Scena più divertente è quando ordiniamo da bere: mezzo litro di chiaretto (neanche tanto, a ben vedere). La signora ci chiede se vogliamo anche dell'acqua: noi la si fissa e, insieme, chiediamo «Acqua? E perché?». L'abbiamo un po' scioccata.

Dopo cena andiamo alle scuole medie per lo spettacolo, il vero motivo della nostra gita. Ci fanno aspettare un po' fuori, dando la colpa al regista che è un perfezionista. Poi ci accomodiamo; nel mezzo dell'atrio delle medie questi hanno realizzato un teatro con tanto di cavea. Noi sorridiamo all'idea di vedere i bambini correre fuori dalle aule al suono dell'intervallo e precipitare giù per i tre gradoni. Non ci sono moltissime persone, ma una cinquantina sì. Lo spettacolo inizia.

Si vede che ha l'impostazione di regia tipica del laboratorio teatrale. Devono fare un corso standard, questi insegnanti di recitazione, perché anche il gruppo teatrale del mio Lussana aveva lo stesso stile. Ma altri attori. E, soprattutto, altri autori. Perché gli attori sono stati bravi, alcuni fuori della norma. Ma chi ha scritto il testo merita veramente tanto di cappello.

Dopo lo spettacolo siamo andati a complimentarci ed anche, a dire il vero, a farmi riconoscere; ne sentivo il bisogno, anche perché ero un po' a disagio a scambiare opinioni con persone che non avevo mai incontrato. Adesso, almeno, penso mi verrà più naturale.

Prima di metterci sulla via del ritorno, ancora un po' di show alla macchinetta che vende latte crudo, e poi a casa. Scegliendo di non fare l'autostrada perché tanto in provincia di Brescia anche statali e provinciali sono molto rapide. Peccato non aver considerato che da Sarnico a Rosciate si era a Bergamo, con tutti i semafori che la cosa ha comportato.

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sabato 27 ottobre 2007

Il nostro semaforo

Non l'ho scritto mercoledì perché aspettavo di averne una dimostrazione completa, che è arrivata oggi in mattinata.
Ebbene sì, dopo tanta fatica, elettronica digitale è finita. Adesso ci aspetta quella analogica, ma passerà almeno un mese prima di rimetterci ai banconi del laboratorio. Mercoledì, in capo ad una ventina di minuti, il nostro semaforo intelligente funzionava, come si può edurre da questo filmato che, opportunamente girato da Perri, è stato inserito questa mattina su YouTube.
La voce fastidiosa che chiede di ricontrollare gli schemi ed il codice è la mia. Quella dell'adolescente esaltata è di Tarantino. La battuta greve è di Perri.

Abbiamo programmato il processore che comanda le luci e legge i sensori (i tasti che Tarantino preme in preda a convulsioni) in Assembler. Se qualcuno avesse interesse ai dettagli mi faccia sapere, che cerco il modo di farglieli avere. E i miei compagni non si lamentino per il diritto d'autore perché è abbastanza chiaro di chi è il codice.

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venerdì 26 ottobre 2007

Tana libera tutti

Solo un accenno al senatore Polito, noto battitore libero del PD, già direttore del Riformista - dico "battitore libero" perché è uno dei pochi a dire sempre pane al pane, anche quando non è politicamente corretto o va contro gli interessi della propria parte.

Sul Corriere on line di oggi c'è una sua dichiarazione che mi va di riportare qui (a proposito dei voti di ieri in Senato)

Altro che le sette puttane di cui parla Berlusconi, qui c'è uno sputtanamento generale.

Giusto così.

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giovedì 25 ottobre 2007

Meccanica quantistica

Non è un corso che amo, ma bisogna ammettere che sa stupire.
Oggi abbiamo dimostrato che il momento angolare è quantizzato. Dimostrato, come si dimostra un qualsiasi (insomma, è una questione un po' delicata, ma l'importante è il succo) teorema di algebra.
Sostanzialmente, trovando che gli autovalori dell'operatore non possono che essere numeri interi. Mi spiace di non poter entrare nei dettagli, o di farlo capire, ma penso che passerò buona parte di domani a digerirlo. Poi magari ne parlo.

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Scuola di sussidiarietà

La Fondazione per la Sussidiarietà, costola di CL (per certo, essendo il presidente Vittadini), organizza a Bergamo una scuola di formazione in merito.
E chissenefrega, o almeno era quello che pensavo fino all'altro ieri.
Per giochi di potere in cui non voglio entrare, il partito ha promesso che vi avrebbero partecipato quindici persone, ma evidentemente deve esserci stato un fuggi fuggi generalizzato, perché martedì è arrivato a casa mio padre che me l'ha praticamente imposto, dicendo che i dirigenti erano finiti (nel senso che tutti quelli che era stato possibile obbligare lo erano già stati) e che c'era bisogno di altre persone. Ed essendo io il più moderato dei giovani della Margherita, ed avendo altri già espresso il proprio rifiuto - ma questo al momento non lo sapevo ancora - avevano pensato a me, ed avrei dovuto considerare seriamente la possibilità di iscrivermi. Cioè dovevo farlo. Cioè l'ho fatto.
Non che l'impegno sia oberante, c'è meno di una sessione (una sera, o un pomeriggio) al mese, benché la cosa duri un anno. Così ieri sono andato all'incontro introduttivo, nella Sala Oggioni del Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo. Premesso che ci sono andato dopo otto ore di università e due e mezza di viaggio di ritorno, quando sono arrivato mi sono buttato sull'ultima poltrona accanto alla porta, in modo da poter scappare subito, e lì sono rimasto, abbastanza indifferente sia agli altri mandati dal partito, che non ho nemmeno visto con esclusione di uno solo, sia all'esibizione dei personaggi che frequentano solitamente questo tipo di convegni. A dire il vero, salvo lo svarione del presidente della Provincia (a cui va tutta la mia simpatia, soprattutto per queste sue debolezze) che ha confuso Pio IX con Pio XI, mi sarei addormentato subito se Vittadini non avesse quella fastidiosa voce nasale, tale da impedire il sonno. Poi ha parlato Bonanni leader CISL - e lui sì che lasciava dormire - e un professore di Padova che in dieci minuti scarsi ha illustrato il piano della scuola.
Sulla lezione di Vittadini ho da ridire.
Lasciamo perdere il cattivo pensiero che dietro la sussidiarietà (e cioè lasciare offrire ai privati i servizi che sono in grado di fornire, facendo intervenire lo stato solo quando necessario) ci sia il profitto - cosa peraltro chiaramente paventata e stigmatizzata, e con serie argomentazioni - e lasciamo perdere pure il continuo citare don Giussani che sarà stato quello che è stato ma a me continua a puzzare - alla fine della fiera è saltato fuori dal '68 -, per concentrarci sull mutamento di antropologia necessario per superare le difficoltà del welfare state, e cioè superare la concezione Hobbesiana dell'homo homini lupus per salvare la positività della persona umana, che può agire per il bene comune mentre lo statalismo ed il capitalismo ne prevedeno la primitiva natura egoistica.
Sarà che sono abituato a lezioni su cose non opinabili, e che il concetto stesso di opinabilità mi sta stretto, ma a questo punto volevo quasi intervenire a contestare.
Premetto che non è il cattolicesimo di Comunione e Liberazione a infastidirmi; anzi, se c'è una cosa da riconoscere loro è il coraggio della testimonianza - almeno a parole, ma chi è santo? - e pertanto riconosco valida argomentazione per provare la natura originariamente buona dell'uomo e delle sue pulsioni il fatto che sia stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Peccato che non basti; perché se bisogno della Redenzione è perché l'uomo non può salvarsi da solo, e quindi non è buono. Del resto, nessuno è buono tranne Dio (Mc 10,18)
Dunque non vedo come stupirsi se quello che spinge l'uomo è il proprio egosimo. Si danno, è vero, uomini che collaborano al bene comune, e si dà, comunque, il valore che ha al principio di sussidiarietà. Ma il pregiudizio di cattiveria è tutt'altro che sbagliato. Il legittimo sospetto che uno non metta su una scuola privata od una clinica od una banca per educare, aiutare o sostenere il prossimo c'è, ci deve essere. Per essere felicemente smentito, magari. Ma pretendere il contrario, di riscuotere approvazione e sussidi senza verifiche, beh, è un po' difficile.

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martedì 23 ottobre 2007

La circolazione del sapere

Post autobiografico travestito da polemica generale.
Va beh, prima di iniziare un paio di cose che c'entrano poco ma non ho voglia di cliccare 'nuovo post' un'altra volta, quindi verranno inserite qui senza ritegno.
La prima è che, con questo, arrivo al post n.100. Considerato che il blog non è decollato, ma almeno ha iniziato ad avere un po' di accessi da una settimana o poco più, direi che c'è ancora moltissimo da fare...ma per fare di più penso dovrò iniziare a far pubblicare pubblicità sui giornali; scherzi a parte, vedremo.
La seconda è che, oggi, nonostante siamo ancora in ballo con il semaforo intelligente, il laboratorio di elettronica ha portato a qualcosa di positivo, e comunque domani sarà finito.

Adesso iniziamo con le cose serie.
Ho iniziato le ricerche per la tesi (che non ho ancora deciso se fare o meno, ma intanto meglio non stare con le mani in mano). Ho preso A First Course in String Theory, di Burton Zwiebach -di cui tra l'altro si trovano molte pagine su GoogleBooks - visto che i modelli sigma non lineari dovrebbero centrare con problemi di supersimmetria, e quindi con le stringhe - ma non sono ancora arrivato così avanti, quindi non saprei - alla biblioteca della facoltà, e sono andato alla biblioteca di fisica della Statale (i nostri cugini) per le annate di Nuclear Physics. Gli articoli che credevamo (io e Magri) essere i capostipiti del filone di ricerca rimandano indietro, ed adesso sono in cerca di Zumino, Phys. Lett. 87B (1979) 203 - e per chi non lo sapesse, è con questo formato che vengono citati i lavori, e quindi bisogna anche ingegnarsi un poco a decifrarlo. Comunque, la polemica è che i cataloghi di tutte queste riviste specialistiche sono - mediamente - rintracciabili in Internet, e quasi sempre (a meno di casi particolari o annate particolarmente antiche) anche scaricabili. Il fatto è che questi servizi sono a pagamento. Io dico, è ovvio che nessuno sottrarrà la proprietà intellettuale a questi ricercatori, perché "non si fa", almeno nella ricerca di base. È altrettanto ovvio che, per le copie che vendono queste riviste, nessun ricercatore pubblica per i diritti sui propri articoli, ma perché così facendo il suo nome circola, lui guadagna citazioni e prestigio, e punti nelle graduatorie per i concorsi. Che queste riviste siano rivolte ad un pubblico ultra-specializzato, va da sè. Io stesso capisco una parola ogni venti, degli articoli che ho fotocopiato.
È quindi possibile che cinque pagine di un articolo del '79 costino 30$? Detesto andare in giro con pacchi di carta e preferirei mille volte avere i pdf che scendere nelle catacombe della statale a fotocopiare vecchi tomi polverosi...ma, nonostante sulle fotocopie mi facciano pagare pure l'IVA, alla statale (ladri!), e butti via ore ad andare in via Celoria (è la sede del Dipartimento di Fisica della Statale, praticamente un'istituzione, nel giro, tanto che Celoria è sinonimo di fisica, a Milano) che è molto meno servita dai mezzi che la Bicocca, comunque risparmio.
Bisognerebbe fare una seria politica di gratuità su queste riviste. Almeno sulle versioni informatiche. Almeno sulle annate vecchie di decenni. Insomma...qui si studia, mica si legge per divertimento!

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lunedì 22 ottobre 2007

Che programmatore sei?

Quando uno non ha niente di meglio da fare, mette il suo nome su Google e vede cosa salta fuori. Avendo io provato diverse volte, con assoluta certezza affermo che le prime pagine sono quelle di un certo mio omonimo programmatore, sul cui blog c'è un rimando al test "Che programmatore sei", rintracciabile qui.
Ho fatto il test, benché non mi consideri un programmatore, avendo avuto spesso necessità di farlo, sia per impegni universitari che per passione - ed anzi, da adolescente era una cosa che mi assorbiva parecchio. Sono perciò risultato un DHSC
You're a Doer.
You are very quick at getting tasks done. You believe the outcome is the most important part of a task and the faster you can reach that outcome the better. After all, time is money.
You like coding at a High level.
The world is made up of objects and components, you should create your programs in the same way.
You work best in a Solo situation.
The best way to program is by yourself. There's no communication problems, you know every part of the code allowing you to write the best programs possible.
You are a Conservative programmer.
The less code you write, the less chance there is of it containing a bug. You write short and to the point code that gets the job done efficiently.

A dirla tutta, non credo ci fosse bisogno di un test per saperlo.

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domenica 21 ottobre 2007

Un fine settimana alternativo

Sotto tutti i punti di vista.
In primo luogo, sabato mattina ho dovuto sottrarre tempo allo studio per fare i mestieri, causa un serio problema familiare della donna di servizio, ed essendo io l'unico a non avere scuse per andare via di casa mi sono rimasti addosso.
Poi, sabato pomeriggio, perché non uscire a fare due passi, visto che Fabio - mio amico - per una volta non lavorava e si poteva anche prendersi un po' di libertà? E, per fare due passi, ci mettiamo in moto nel primo pomeriggio, destinazione Verona. Si dà, infatti, il caso, che Fabio sia un appassionato di hip hop italiano - per me una cosa veramente oscena, buono giusto per fare due risate ascoltando i testi un po' più originali («Hai un morto dentro il frigo? Io non t'invidio!») - e che la casa discografica più rappresentativa, che pubblicava un po' tutti prima che diventassero di moda i vari Fibra e soci, è la Vibrarecords di Verona. Da un annetto avrebbe anche aperto un negozio a Ferrara - questo rimane ancora meno raggiungibile, a dire il vero - ed uno a Milano, vicino a Porta Vittoria, ma è certo tutta un'altra cosa passare un sabato pomeriggio in una città d'arte o per la grigia periferia del centro di Milano (un giro di parole un po' involuto, perché non è che Porta Vittoria sia in periferia, però c'è un'aria di desolazione da finis terrae). La cosa curiosa dei punti vendita del Vibra è che i dischi sono sempre tenuti un po' in disparte, essendo senza dubbio la maggior fonte di fatturato quegli orrendi vestiti sformati da ghetto americano. A Verona, che resta la casa madre, i dischi - perlopiù vinili, ma abbiamo sempre comprato CD - sono tenuti in un basso scantinato, nel cui retrobottega hanno tutta l'aria di essere masterizzati. Non elenco cosa ha comprato, anche perché non lo so. Se esiste un DJ Graff, e questo tale ha prodotto un disco in Giappone, allora tra gli altri abbiamo comprato un suo disco.


Dopo gli acquisti abbiamo fatto un giro in città, giusto per stupirmi di come, pur essendo stato non più di tre quattro volte a Verona, riesca a girarla come se la conoscessi meglio delle mie tasche. Senza fare commenti sulla straripante presenza giapponese e sulle qualità di molte veronesi incrociate, ci sono delle fotografie - non so se riuscirò ad ottenerle - che mostrano come il nostro interesse fosse assorbito dall'arte. Abbiamo così un primo piano della Trattoria di Giovanni Rana - mi sono informato un attimo ed è proprio sua, se fossimo entrati a sbirciare avremmo visto un gigantesco ritratto del Nostro con le mani in pasta - e del negozio di Borsalino - quello di Milano in Galleria Vittorio Emanuele è più grande ma ha meno cappelli e più accessori modaioli - foto rubate ad un banchetto dei giovani della Liga Veneta che raccoglievano firme per una commissione d'inchiesta sul plebiscito del 1866 - meglio tardi che mai, mi viene da pensare, e credo di aver riso loro in faccia - ed una completa inchiesta fotografica sulle lattine di birra abbandonate agli angoli delle strade e sulle scritte sui muri che invitano a non bestemmiare.

Nonostante il clima di divertimento, verso le cinque ha iniziato a fischiare un bel vento gelido e abbiamo deciso di fare ritorno alle nostre calde casucce rosciatesi, arrivando in tempo per la cena di compleanno di mia sorella. Fatto questo, avrei probabilmente concluso il mio fine settimana, fosse stato per me, ma il sabato sera uno s'impone di uscire, e nel fare un salto in Oratorio ho incontrato Fabio e Geordie con cui siamo saliti in Selvino a bere qualcosa - perché salire fino a Selvino? Perché la strada è piena di bei tornanti e da quando l'hanno allargata dà ancora più soddisfazioni. (nell'immagine un colpo d'occhio su Rosciate, il mio paese, e Selvino con il suo altopiano, sopra Nembro)

Sono comunque rientrato presto, anche perché oggi c'era il piatto forte del fine settimana, cioè la Riunione di Famiglia dei Casati - o meglio, dei discendenti del bisnonno Giuseppe Casati, da cui i rami collaterali di Gnocchi e Donadoni. Se non altro non siamo dovuti salire fin dalle parti di Lecco, essendo la famiglia originaria di Cisano, perché quest'anno era stato organizzato dal ramo di Scanzo, quindi abbiamo celebrato la Messa alla cappella del noviziato delle suore, e poi siamo andati a pranzo all'agriturismo Francés sul monte. In queste occasioni si conosce sempre un parente che non si vede da molti anni. Oggi è stato il turno del mio cugino (di secondo grado, se ho fatto i conti giusti) e coetaneo Matteo Donadoni, del ramo di Presezzo. Quasi un clone del mio socio Claudio, conversazione leggera ma piacevole.

Poi, ben ripieni di cibo e moscatello, classico iter ad avos, cimitero di Caprino e nonni di Brembate Sopra. Infine rientro a casa, che in teoria doveva essere temporaneo perché stasera era in programma un'uscita con i colleghi dell'archeostage del Liceo - sono passati ormai un numero imprecisato d'anni, ma Perri si ostina a continuare ad organizzare -. Ma poi è saltata, ed a dire il vero sono contento: adesso dieci minuti finisco di fare due cose in Internet e vado a dormire il sonno dei giusti che hanno mangiato troppo.

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sabato 20 ottobre 2007

A voi, amanti della geometria differenziale!

Immagino che, dopo il titolo, nessuno clicchi su link.
Anche se penso ne valga la pena; è la dimostrazione costruttiva che è possibile invertire le facce interna ed esterna di una superficie sferica senza fare buchi o spigoli (cioè senza perdere la differenziabilità della superficie).

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venerdì 19 ottobre 2007

Statistiche

Ho imparato oggi - meglio tardi che mai - come utilizzare ShinyStat non solo per contare i visitatori, ma anche per soddisfare piccole ed inutili curiosità tipo: che cosa stavano cercando quelli che si sono imbattuti nel mio blog da Google.it?
Lo so, è proprio il modo per soddisfare curiosità inutili, come del resto la statistica in quanto tale (a proposito della quale sulle Scienze di questo mese c'è un articolo che ne critica gli interpreti inaccurati).
Vengo così a sapere che la più parte dei miei visitatori occasionali - considerando tali quelli che non stanno cercando me - hanno chiesto montagne. L'Arera, S.ta Maria di Leten, il rifugio Calvi, il Passo Cristallo, il monte Alben.
E gli altri Beppe Grillo - a cui dedico un solo post.
Intanto, per esempio, prima di trovare un riferimento a me cercando "Passo Cristallo" ci sono sei pagine. Possibile che uno non trovi prima quello che sta cercando? Ma questa è solo una riflessione per il gusto della polemica. In realtà non è che mi dispiace.

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giovedì 18 ottobre 2007

Confessione al contrario

Stamattina dovevo andare al CAAF della CISL per compilare la dichiarazione ISEEU - ma quante sigle in una frase sola...
Avevo segnato l'appuntamento alle nove meno cinque, ma quando sono arrivato era tutto chiuso ed ho letto sulla porta giovedì 9.30-12.00. Ero uscito mezz'ora prima del tempo. Dunque, essendo il patronato a pochi metri dalla parrocchiale di Scanzo, ho pensato di fare un salto all'Oratorio per trovare il curato: ieri sera c'era una riunione degli educatori a cui non ho partecipato - in teoria avevo una riunione del partito, in pratica sono rimasto a casa a dormire perché dopo dieci ore di università uno se lo merita - e volevo un po' sapere cosa si era detto.
Arrivo alla casa del curato, che è una villetta color verde marcio, molto anni Sessanta, costruita nel mezzo del giardino dell'oratorio, e don Alessandro mi scorge dal terrazzo della cucina. Mi invita a salire per prendere un caffè. "Salgo" i quattro gradini che separano il piano abitabile della villetta dal suolo (il progettista, a suo tempo, aveva pensato a delle stanze nel seminterrato e ad un'inutile torretta non abitabile, ma molto affascinante, col pavimento di vetro) e mi siedo al tavolo per fare due parole.
Ora, io non vado sempre d'accordo con il mio curato, più per temperamento che altro, ed anche domenica, dopo la Messa per gli adolescenti, avevamo avuto un piccolo battibecco. In queste occasioni, ci si aspetta che uno - io - si spieghi con il proprio "superiore" - cioè il curato. Invece è stato lui a spiegarsi. A dire quello che ha in mente per i giovani e gli adolescenti, ed a descrivere cosa cambierebbe della preghiera per i giovani (che gli avevo fatto capire essere troppo estrosa per i miei criteri) e i tentativi che vorrebbe fare per portare gli adolescenti a messa.
Tutto questo, mentre io ho parlato il meno possibile.
Il che mi ha messo a disagio, e lo sono ancora adesso a ripensarci.

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mercoledì 17 ottobre 2007

Morte all'elettrolab!

Cosa postillavo ieri sera?
Già oggi sono esasperato. Non c'entra il gruppo, non c'entrano i colleghi, non c'entra neanche il laboratorio in sé.

È colpa di quel vecchietto bizzoso del professore, e della sua mania per i diagrammi a blocchi, ed il suo maledetto linguaggio Assembler. Ma non c'è linguaggio di programmazione, per quanto astruso, che mi abbia mai resistito. Vedremo.

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martedì 16 ottobre 2007

Elettrolab

come, nella neolingua di Orwelliana memoria, è stato siglato sui miei appunti il Laboratorio di Elettronica di quest'anno, che è iniziato oggi, da cui il post - prima di andare a letto che domani sono amò turna - cioè punto e a capo.

Dopo un po' di lezioni frontali, infatti, abbiamo incominciato a mettere le mani sui circuiti integrati - questa è la prima parte del corso, perché poi il capitolo sull'elettronica analogica deve essere più difficile e lo facciamo da novembre. Novità - gruppo da quattro persone. Oltre agli ormai soliti Perri e Tarantino, quest'anno ci si è aggiunto Ylias Ozkan - spero non legga e che quindi non si offenda, penso di aver sbagliato a scrivere il nome, anzi, non so neanche quale sia il nome e quale il cognome.

In effetti, non conoscendolo, c'era un po' di diffidenza. Ma, signori miei!, è un genio dei circuiti - perlomeno, ha una manualità tecnica infinitamente superiore alla mia, e che sovrasta decisamente anche quella dei miei colleghi, tanto da meritarsi il nome di sarto dei circuiti.


So che è una parola che non uso mai, ma oggi ero davvero contentissimo. Ci si prospetta un bel semestre - salvo smentita che potrebbe arrivare anche domattina.

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Tesi?

Ieri ho avuto il primo incontro con un professore della mia università per iniziare a sondare (la cautela è d'obbligo, e lo è ancora di più dopo che ho avuto il duro risveglio) le possibilità di individuare un argomento per la tesi del terzo anno ed il relatore.
Poiché mi considero un fisico un po' borderline con la matematica, la prima persona da cui mi sono recato è il prof. Magri, direttore del dipartimento di Matematica e noto (nel giro, credo) meccanico, di cui tra l'altro ho seguito due corsi negli anni scorsi e di cui apprezzo il modo di fare ed il campo di ricerca.
Allora, io vado nel suo studio - che essendo lui direttore di dipartimento è il più grande del piano - e lui arriva, con qualche minuto di ritardo, tutto trafelato e mi fa entrare.
Mi sbatte davanti al naso una pila di articoli di matematica dicendomi che, come teorico, potrebbe essere interessante studiare il rapporto tra un campo vitale della ricerca di fisica moderna (la teoria delle stringhe) e un ambito di ricerca della geometria contemporanea (le varietà di Kähler generalizzate). Il problema è che per me è arabo, e per lui "una sfida" - il che significa, credo, che non ne sa molto nemmeno lui.
Mi ha lasciato con del tempo per rifletterci, ed il compito di cercare le origini di questa connessione che dovrebbero risalire a degli articoli dei primi anni '80.
Mi sa che se domani ho un buco di tempo devo prendere un libro sulla teoria delle stringhe ed iniziare a scartabellare le annate del Journal of Nuclear Physics.
Vedremo.

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The day after

Ieri sono passato per formalità al partito, per recuperare un passaggio da mio padre, e sono rimasto invischiato fino alle ventitré e trenta, nel più teso clima da sconfitta elettorale che abbia mai visto.

Ohibò, ma non ha vinto Veltroni?
Ma la lista dei sinistri ha preso troppi voti, e pare che a Roma si siano accorti dei pasticci in cui la Margherita si stava cacciando quando era troppo tardi; come era stata bloccata la lista dei "volenterosi" rutelliani, avrebbero dovuto bloccare anche questa e tutto sarebbe andato via liscio.
Mi hanno messo al computer a calcolare l'attribuzione dei seggi, e poi - visto che non era buona - a fare simulazioni su tutte le possibili ripartizioni dei resti, finché non abbiamo trovato una clausola nel regolamento che ci ha dato un po' di fiato - anche se sono stati da conteggiare i voti comune per comune delle ultime elezioni, e la cosa ha di necessità portato via un mucchio di tempo. Poi abbiamo chiamato Fioroni per assicurargli (secondo me barando, ma otèr) dieci delegati Popolari all'assemblea costituente. Più realisticamente nove.
Questa mania plebiscitaria non mi piace, ma quando la politica inizia a macinare mi trovo proprio nel mio brodo. Ciò non toglie il problema politico, che non posso qui affrontare, ma inserirò un link ad una graziosa satira sul PD.

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lunedì 15 ottobre 2007

Sono democratico perciò decide Veltroni

Ho tolto il lutto perché domenica è passata, ma non che ci sia molto da ridere.
Anzi, un po' sì.
Il TGR di ieri a pranzo faceva vedere la coda fuori dal seggio di piazzale Cadorna ed intervistava la gente che andava a votare. «Ci voleva proprio!» commentava un vecchietto, lieto di alzare la mano al cenno dei suoi capi di Roma.
Sarà perché sono stato un po' addentro alle dinamiche di scrittura del regolamento, al percorso dai congressi comunali dei partiti fino all'accelerazione impressa quest'estate per mettere una falla al governo barcollante, alla formazione delle liste ed alla campagna elettorale - benché la mia unica parte attiva sia stata quella di tuonare contro il PD ai vari congressi e di fare di tutto per far girare i cinque minuti alla Sinistra Giovanile di Bergamo - ma non credevo proprio fosse così facile far credere al popolo che il proprio voto conti qualcosa (volevo titolare il post "Popolo bue", ma poi non volevo nemmeno essere offensivo nei confronti di chi ci ha creduto).
Intanto, a Bergamo (non sono ancora disponibili i risultati definitivi, in Lombardia e in Italia) la lista "Democratici lombardi" ha fatto registrare un sonoro fallimento, tallonata com'è da "eccetera eccetera Sinistra". Mio padre - dopo aver dovuto rivelare, su mia indiscrezione, il pasticcio delle liste a mia madre che si accingeva a votare - ha promesso che se avessero preso troppi voti i sinistri il PD sarebbe saltato. Per poi ritrattare.
Io aspetto i dati nazionali, ma se ha preso tanti voti la sinistra qui a Bergamo non oso pensare cosa sia successo in Emilia o in Toscana.

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sabato 13 ottobre 2007

Primarie del Partito Democratico

Io sono contrario.
Ma questo, da sé, non vale molto. Non andrò a votare sebbene lo facciano tutta la mia famiglia ed i miei amici, nonostante il voto vada a mio cugino.
Non sono il Caldarola (da un lato) né il Dini (dall'altro) di turno, non sto uscendo dal partito di cui conservo la tessera nel portafogli. Non parteciperò, comunque, a questo fallimento. Dovessi andare a votare, certo voterei Veltroni. Non perché lo stimi (anzi, molto meglio Letta) ma perché, almeno, il voto a Veltroni è il voto di chi non crede a 'sta mania delle primarie, ma si adegua, crede (o lo fa credere) obbedisce e combatte. Io non credo, non obbedisco ma combatterò: remando contro. Primarie! Inutili a suo tempo con Prodi, che non ebbe più forza di quanta non ne avesse prima, o forse sì, ma quanto bastava solo per scrivere il programma, non certo per attuarlo, ed inutili domani. Da politico non professionista ma ormai abbastanza consumato (e per chi è scettico, ero presente anche al congresso che ha sciolto il Partito Popolare, quindi fatevi un po' di conti) capisco la valenza mediatica di una cosa del genere. Telegiornali che da una settimana a questa parte dedicano (quelli RAI, ma queste sono le regole di quando si è al governo, non sono mica uno che si scandalizza) cinque minuti ad edizione alla cosa, giornali riempiti di inserzioni a pagamento (e così sono felici anche gli editori) che dicono dove sono posti i vari seggi, campagna a tappetto in tutti i comuni di tutte le province di tutte le regioni d'Italia. E un piccolo esercito di militanti e volontari che riempirà le piazze, domani, come segno visibile del nuovo partito. Bella cosa, come ritorno d'immagine. Se avessimo pronti i cannoni a coriandoli per quando verrà eletto segretario Veltroni potremmo replicare l'atmosfera U.S.A. (da pronunciarsi rigorosamente iù - ès - ei), e non è detto che non lo faremo, è stato così sia al congresso della Margherita che a quello dei Circoli della Libertà che ho visto in televisione. Ma dal punto di vista politico la cosa è una grande delusione.
A suo tempo, aveva tenuto banco la polemica circa la "fusione fredda". Sarà ancora peggio, come l'acqua e l'olio, tutt'al più una temporanea emulsione.
Le città si sono riempite di manifesti con scritto "Sono democratico e decido io". Sono infatti libero di decidere tra quattro liste bloccate. Avete capito bene, proprio come nel cosiddetto "porcellum" calderoniano che tutti criticano aspramente. Inoltre, per aumentare la libertà degli elettori, le liste sono rigorosamente fatte alternando un uomo ed una donna (o viceversa: e precise trattative hanno individuato i collegi a capolista di genere maschile o femminile). Non solo. Ogni lista per l'assemblea nazionale è collegata ad un candidato segretario, e questo è abbastanza ineliminabile, ma anche ogni lista per l'assemblea regionale - a proposito, palesemente ASSURDO votarle insieme, perché o è un partito federale e sono le assemblee regionali ad esprimere quella nazionale, o è un partito centrale ed è l'assemblea nazionale a scegliere i segretari regionali - è collegata ad un candidato nazionale.
Inoltre, ciliegina sulla torta, a sostenere Veltroni ci sono due liste. Quella "Democratici Lombardi", istituzionale - come si dice - fatta bilanciando in modo millimetrico DS, Margerita e singole personalità di spicco, e quella dal lungo nome con dentro "Sinistra", massiccia iniezione di DS, che così sballeranno tutte le proporzioni e Veltroni vincerà comunque. E non ci si venga a dire che Letta e Bindi sono della Margherita, e quindi siamo avvantaggiati, perché quelle liste sono un ratatuja di personalità più disparate, di sicuro abbondantemente contaminate da tutti i partiti. Ed i vertici locali dei DS che sostengono con ambiguità entrambe le liste, ed in segreto insegnano di votare la loro. Perché tutti erano Mussiani ma hanno firmato la mozione Fassino per non essere emarginati, in primavera. Ed adesso vogliono la loro rivincita.
Io credo non se la prenderanno, e che prevarranno i Democratici. Ma sarebbe meglio vincessero. Ho sentito i nostri, e potrebbero far saltare il piatto. Come, uno si chiede, senza fare la figura di quelli che si tirano indietro? Forse nel modo più antico della Repubblica Italiana, facendo lo sgambetto ad un governo già barcollante. Per sbaglio. Per colpa dei dissidenti di Bordon. Per colpa di Turigliatto.
Mah.
Intanto, per tutto domani, il mio blog porta il lutto. Il plebiscito non è democrazia.

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Armonia innata

Sono di ritorno da una delle conferenze di Bergamoscienza, Fisica e musica, del prof. Frova.
Il prof. Frova è ordinario di Fisica Generale alla Sapienza, ed ha scritto il libro su cui ho preparato, a suo tempo, la parte di fisica della mia tesina di maturità, Fisica nella Musica, Zanichelli ed.
Quindi non potevo fare a meno di andare a sentirlo, anche perché di tutte le conferenze del Bergamoscienza vado ad una sola, di solito, e quest'anno l'unica di mio interesse era questa. La tesi di tutta l'opera musicologica del professore mi era già nota: che il concetto di consonanza ed armonia delle note non è un fatto culturale o convenzionale, come qualche musicista moderno ha sostenuto, ma dipende dalla natura dei suoni e dal modo in cui il nervo acustico ed il cervello li codificano ed elaborano. Così, in un cervello privo di educazione musicale, quale quello degli animali (su cui si sono eseguiti simpatici esperimenti in vivo) o dei bambini, apprezza solo gli intervalli più consonanti, quelli in cui il rapporto delle frequenze è dato da numeri interi piccoli (proportio sesquialtera, sesquitertia, ecc. in terminologia secentesca), e meno quelli dissonanti. Inoltre, e qui la polemica si fa più virulenta (ed io sono assolutamente d'accordo con lui, beninteso), le teorizzazioni della dodecafonia, della musica seriale ecc. sono sperimentazioni oggettivamente "brutte", che il pubblico non può recepire, perché prive delle strutture melodiche (intervalli consonanti contrapposti a dissonanti, cadenze e moduli ritmici) che il cervello elabora agevolmente - qui si dovrebbe entrare nei dettagli e non lo farò - e molto simili, dal punto di vista del segnale elettrico elaborato dal cervello, al rumore.
Io non voglio essere materialista, e come Pitagora sostengo che il senso dell'armonia è nei numeri che rappresentano le proporzioni, come se all'orecchio piacessero davvero le frazioni semplici, senza aver bisogno - ma non perché questo non sia vero, perché è inessenziale alla descrizione, anche se fondamentale al meccanismo - di ricorrere alla coincidenza delle armoniche superiori, come "fisicamente" si dovrebbe fare.
Musica è l'esercizio della mente che conta senza sapere di contare, Leibniz

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Del principio d'indeterminazione

Non mi si tacci di simpatia per la meccanica quantistica, o meglio per l'interpretazione di Copenaghen.
Però, se sciogliamo la formulazione fumosa del principio di indeterminazione, che ancora all'ultimo anno di Liceo insegnano (i professori di lettere - non per ingiungere loro di stare zitti, ma sarebbe sempre meglio sapere ciò di cui si parla) essere, insieme alla relatività (che ha intendimenti e risultati opposti) essere una delle basi della crisi delle certezze del primo Novecento, il principio è assolutamente accettabile, ed evidente - e non mi sembra che possa intaccare le certezze di chicchessia. La prima cosa da cui vorrei sgombrare il campo è che il principio sia dovuto alla misura, cioè all'idea, che sono certo viene ancora veicolata nelle scuole superiori (stavolta, più grave, dagli insegnanti di scienze), che l'osservazione di una particella ne perturbi le condizioni, e che quindi se vedo dov'è (posizione) le do una "botta" e non so più dove andrà a finire (velocità). Questo, che è comunque vero, non è la radice del principio - anche perché, converrete, non sarebbe poi questa cosa fondamentale.

Nota: cercherò di essere il più chiaro possibile, ma se uno non dovesse capire di cosa sto parlando, è bene che si dia un'occhiata alla meccanica delle onde e (se volesse una dimostrazione di quello che dico, che comunque qui non darò) all'analisi di Fourier.

Tutti hanno presente la funzione sin(t) - t è la variabile, a questo livello è indifferente scrivere x. Sappiamo che è continua e va "su e giù", come un'onda. Possiamo prenderla come modello di onda piana. La funzione varia tra -1 e 1 (non possono esserci valori di seno più alti di uno e più bassi di -1) ed è periodica; sappiamo che si ripete uguale dopo 2π. Possiamo scegliere di assegnarle un'ampiezza ed un periodo (con relativa frequenza) arbitraria, tramite opportuni parametri. y=Asin((2π/T)t). Si vede subito che questa nuova funzione varia tra +A e -A ed è periodica dopo un'intervallo di T sulle t (se non ci credete o non lo vedete al volo, verificate).
A questo punto, sapendo che la frequenza è l'inverso del periodo, introduciamo la grandezza (molto più comoda) ω tale che y=Asin(ωt). La pulsazione, come si chiama, è direttamente proporzionale alla frequenza. Ora, diamo per scontato che si sappia, da Einstein, che l'energia trasportata da un'onda è direttamente proporzionale alla sua frequenza. Si ha E=ħω. Con ħ ho indicato il fattore di proporzionalità rispetto alla pulsazione perché so già è quello, ma non ci sono motivi particolari per prediligerlo, andava bene una costante qualunque. L'energia trasportata da un'onda dipende dalla sua frequenza. La funzione che ho scritto, allora, ha un'energia arbitrariamente precisa, perché arbitrariamente precisa è la frequenza. Mi posso però chiedere dov'è questa energia (anzi, visto che la funzione è in t, sarebbe meglio quand'è) (per i fisici: so di non essere preciso, che la variabile coniugata all'energia è il tempo e non la posizione, e quindi dovrei parlare di impulso e non di energia, ma tanto sono proporzionali, no? per i non fisici: fate finta di non avere letto) e concluderei che non è da nessuna parte di preciso, perché la funzione seno è "uguale" (ci capiamo...) dappertutto, e quindi non posso localizzarla.
Esiste un modo di realizzare, a partire da un numero qualsiasi (anche infinito, anche infinito con la potenza del continuo) di funzioni goniometriche (seni e coseni, oppure esponenziali complesse che si fa prima - i non fisici trascurino queste ultime) una forma qualsiasi, e questa operazione si chiama Trasformata di Fourier. In soldoni, se io voglio avere un'onda limitata nello spazio e/o nel tempo, cosicché possa dire "è già qui", "non è ancora passata", devo sommare tante onde "standard", di cui abbiamo già visto la forma. Ogni onda con la sua frequenza e la sua ampiezza. Avremo così un risultato che è fatto di tante frequenze diverse, e quindi con tante energie diverse, per avere un'onda (meglio, un pacchetto d'onda) localizzata. Se, al limite, volessimo essere precisissimi, e avere un pacchetto arbitrariamente stretto, dovremmo usare infinite onde, con infinite energie, e non potremmo dire che energia è assegnata a questo pacchetto.
Questa, che è una conseguenza matematica che vale sulle onde, passa in meccanica quantistica quando ci si accorge che è possibile descrivere anche la materia come un'onda - dunque anche per i punti materiali vale qualcosa del genere, che se si vuole essere precisi su una delle due variabili coniugate (come si chiamano), cioè energia-tempo e impulso-posizione, si perde precisione sull'altra. Poi, va be', siamo in meccanica quantistica e quindi non ci sta male un acca tagliato, e quindi il principio ha la nota forma
E·t≥ħ p·x≥ħ
dove io non ho scritto, ma si intende, che E,t,p,x sono errore su E,t,p,x.
Qualcuno non dormirà stanotte, per questo?

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giovedì 11 ottobre 2007

Disputatio

Frammenti - ovviamente di parte - della discussione con il mio curato

Breve tratteggio del contesto: Riunione degli animatori del gruppo adolescenti per preparare l'incontro di venerdì. La suora spiega l'attività proposta con abuso dei termini bellissimo ed emozioni.

Nota: il tono del discorso di ieri era meno elevato ed il lessico meno specialistico perché si parlava a braccio (elemento 1) ed alla presenza di altri giovani che avrebbero dovuto capire anche senza aver studiato filosofia (elemento 2)

Io intervengo obiettando che va ridimensionato lo spazio che nel nostro vocabolario educativo riserviamo all'emozione. In primo luogo perché codesti adolescenti già vivono immersi in un brodo turbinante di emozioni atematiche, e la nostra attività educativa dovrebbe essere quella di far fare loro ordine trovando le ragioni di quello che provano, che possono sostituirsi senz'altro a quello che provano con il pregio di poter meglio dirigere la prassi. In secondo luogo perché, se non si può espellere l'emotività dal vissuto personale, di un adolescente come di un adulto, non si deve comunque fare l'errore di considerarla fondante.
Mi si obietta subito molto, sollevando la differenza tra emotività ed emotivismo. Ma che io sia fiero nemico dell'emotività quando dirige le scelte non è fatto nuovo, e ben poco può incidere l'obiezione sul mio discorso.
Allora il curato cala l'asse: se si esclude l'emotività, allora l'uomo si riduce a ragione, e la ragione non può spiegare il Vangelo, che è in tanti punti contraddittorio, e ci vuole l'emozione per credere. Il tentativo di esegesi biblica condotto su pure basi razionali ha condotto allo storicismo con le conseguenze che sappiamo; non ci si può pronunciare sull'esistenza di Dio su basi razionali. Al vedermi ventilare la minaccia di storicismo ho lasciato perdere, perché storicismo fa rima con eresia e sono l'ultimo a voler assumere l'abito dell'eresiarca, ed anche perché il mio ricorso alla teologia apofatica è stato bollato come escamotage.
Qui, dunque, vorrei chiarire alcune cose, in breve.
In primis, non è assolutamente vero che io riduco l'uomo alla sola dimensione razionale. Seguendo in questo Schopenhauer, la dimensione volitiva è paritetica a quella razionale. Ma volontà non va confusa con emotività. La seconda è un'affezione dello spirito, la prima è la forza dello spirito, quasi la sua vis vitalis.
In secundis, non si può credere su pura base razionale, ma nemmeno su base emozionale. Perché, per sua natura, l'emozione va e viene, la vita di fede è una sorta di battaglia tra la dimensione del proprio io fallibile e la Verità di quello che S. Paolo chiama l'uomo spirituale; un impegno ed una fatica, non un'emozione od una sensazione.

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mercoledì 10 ottobre 2007

Il contro-mondo

Va tanto di moda il termine blogosfera, che odio se non altro per quell'inutile o eufonica, per indicare lo spazio degli autori di blog con i loro prodotti.
Ad essere sincero, fino a pochi giorni fa ero totalmente estraneo a questo mondo, nel senso che io scrivevo praticamente solo per me e per quei due lettori fedeli e ignoravo del tutto il sentimento comunitario che scrivere blog e leggere quelli altrui comporta (o comporterebbe, stando ai teorici). Frequentavo certo alcuni blog - alcuni dei quali si trovano anche linkati qui a fianco - ma non avevo alcun interesse a farmi conoscere od a scambiare (ho scoperto che si fa anche questo) indirizzi per aumentare il proprio traffico.
Poi, per caso, mentre cercavo indicazioni su come inserire due sidebar alla pagina, onde renderla più flessibile ed elegante, mi sono imbattuto in tutto un gruppo di giovani autori, che immagino si conoscano di persona prima che telematicamente, essendo tutti quanti di Desenzano, che hanno avuto il potere di farmi toccare concretamente questa dimensione comunitaria. Da cui un maggiore interesse ad aggiornare il blog ed a intervenire su quelli altrui.

Con sentiti ringraziamenti a Chiara che segnala il mio Illa Diva. Per trovare gli altri desenzanesi, andate sul suo sito e cercate nei collegamenti, perché sono troppi per segnalarli qui. L'unico che, forse, merita la segnalazione indipendente è Daniel che ha l'aria di essere un po' il fondatore di tutto quanto.

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lunedì 8 ottobre 2007

Catechesi giovani

Con questa mania di oberarci d'impegni che ha il nostro curato (anzi, a rimarcare le distanze, il curato di Scanzo), quest'anno l'impegno che mi (ci) è piombato sulle spalle è particolarmente faticoso. Ma non scrivo per recriminare il fatto che è sadico far dedicare due-tre sere alla settimana (a seconda del programma) alla parrocchia, quando uno vorrebbe avere anche una vita propria e, soprattutto, ha altri impegni serali (vedasi quelli di partito, anche se in questo periodo è in fase di stanca perché si occupino gli altri di questa stupidata delle primarie). Il motivo per cui sono infastidito è il contenuto di tali incontri. Passi la sera a settimana per preparare gli incontro agli adolescenti, passi la sera a settimana per farlo, questo incontro agli adolescenti - che poi credo sia un po' troppo, o perlomeno ai miei tempi era una volta ogni quindici giorni - passi pure - ma su questo c'è qualcosa da dire - la preghiera mensile per i giovani. Ma le attività extra, specialmente quando travestite da incontri intellettual-culturali, proprio non mi vanno giù.
Non si pensi che io usi questo blog per sfogarmi in mancanza di confronto col curato. Figuriamoci! Già ad inizio estate gli ho fatto notare, con molta franchezza, che il suo atteggiarsi ad intellettual-chic non è intellettualmente (ironia) onesto, con la sua mania di confondere le cose di suo gusto con quelle intelligenti, o importanti. Ma non c'è stato verso.
E la preghiera di ieri sera è stata sulla solita falsariga. Riflettere su un'installazione di arte contemporanea (arte?!) realizzata filmando Zidane per tutta una partita, allo scopo di mettere in luce la solitudine esistenziale dell'Eroe...interessante (lo dico con sarcasmo). Si salva, e spicca per qualità, in tanta stranezza estrosa («se per riflettere siete più comodi sdraiati, o seduti in terra, occupate pure tutto lo spazio della chiesa») che getta fumo negli occhi perdendo di vista Chi siamo venuti a pregare, la Vocazione di Matteo del Caravaggio. Che corre il rischio di perdersi nel turbinare cromatico di un tale in braghe corte e sudore.
Questo avvicina i giovani? Io non credo. È alla loro portata? Lo vorrei almeno sperare, ma ho intercettato sguardi interrogativi più che convinti.
Per fortuna che c'è lo Spirito Santo.

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domenica 7 ottobre 2007

Argh!

Sono salito in cima alla Grignetta e non ho firmato il libro di vetta (che ho scoperto oggi esistere - ma avrei potuto scoprirlo prima!)

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Laphroaig - Ho trovato il mio whisky

Ieri sera, essendo tutti noi della compagnia poco in vena di bagordi - ed io, tra l'altro, dovevo camminare appoggiandomi all'ombrello - siamo andati a fare un salto al Gas Beer di Gazzaniga, un locale frequentato in via quasi esclusiva da valligiani senza troppe pretese, quindi abbastanza affollato ma molto tranquillo (niente di paragonabile alla Locanda, per dire, che invece è invasa da gonzi).

Per prima cosa, vabbé, visto che questo è l'unico locale della zona che ha in selezione il Southern Comfort che piace a Tarantino, ho fatto la cazzata di provarlo. Liquore ben strutturato ma nauseantemente dolciastro...leggo infatti oggi, su Wikipedia, che è fatto miscelando whiskey, brandy alla pesca ed aromi di arancia, vaniglia e cannella. Oltre a tutto ciò, anche abbastanza leggerino.

Allora, per togliermi il sapore, chiedo al barista di servirmi un whisky vero, che mi stupisca (insomma, non il solito zio Jack che sarà anche buono). Quello mi fa che avrei potuto provare un whisky "torbato", cioè con il malto affumicato alla torba. E mi serve questo Laphroaig. Lo bevi e sulle prime ne senti il sapore deciso, ma subito dopo vieni invaso dal retrogusto di fumo che non ti lascia anche dopo diverso tempo che l'hai finito...insomma, ieri sono tornato a casa con la bocca che sapeva ancora di fumo. Non ho indagato se ho bevuto quello di 10 anni o quello di 15, ma da qualche parte deve esserci una foto della bottiglia. Il barista mi ha anche detto che non si trova in tutti i supermercati, ma non è così raro.

Una serata non buttata, per una volta. Ed oggi proverò la Becherovka che mi sono fatto portare dalla Cecoslovacchia. Speriamo bene.

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sabato 6 ottobre 2007

La cresta Cermenati o Della Noia

Gita che parte in salita, quella di quest'oggi. Non tanto per il percorso (non sono ancora salito su monti o a passi iniziando in discesa) ma per gli ostacoli esterni; in primo luogo mio padre che fa pesare un assurdo diritto di veto sulla meta della mia uscita. Niente Direttissima alla Grigna meridionale, perché da piccolo l'ha fatta e l'avevano sgridato che non aveva l'imbragatura ed il set da ferrata. Io non ce l'ho, dunque non ci posso andare; senza approfondire il fatto che lui di anni ne doveva avere una decina, io ventuno con un'esperienza molte volte superiore alla sua di adesso, chissà quand'era infante. Ma non basta questo a farmi desistere; anche perché, al limite lo assicuravo, facevo un'altra strada, appunto la Cermenati. Il secondo problema è di tipo meteorologico, ed è molto più serio. Per il pomeriggio sono previsti temporali e già alle prime luci dell'alba il cielo era velato di nubi compatte (verso monte, verso piano era sereno ma non che mi servisse). Allora decido di fare prima possibile, non mangiare via e fare il tipico "mordi e fuggi" alla cima.


Grigna Meridionale

Vado ai Piani Resinelli, sopra Ballabio (LC), ed in una decina di minuti su strada chiusa al traffico e mulattiera raggiungo il rifugio Porta del CAI di Milano (in uno stato pietoso, a dire il vero), da dove parte la salita vera e propria. Il tempo non promette nulla di buono. Nessun tipo di vista della Grignetta, solo un muro di nuvole che parte poco oltre il limite del bosco. Si incomincia attraversando il bosco Giulia, subito alle spalle del rifugio, e risalendo in poco tempo (direi...10') oltre il limite del bosco iniziando a risalire l'ampio spallone erboso noto come Cresta Cermenati. Le guide non la raccomandano particolarmente, se non in invernale, per la sua monotonia, e me ne accorgo molto presto. Il sentiero, se così lo vogliamo chiamare, è una pietraia calcarea che si fa strada tra i prati, ripidi ed a volte ripidissimi, senza una traccia chiaramente individuabile, ma anche senza grandi difficoltà, almeno in salita, per cui si va su senza farsi troppi problemi. Presto sono avvolto dalle nubi, il che abbassa drasticamente la visibilità, ridotta a qualche metro avanti e qualche metro indietro. Ai lati, essendo su una cresta, ancorché spesso ampia, solo un muro lattiginoso ed impenetrabile. Va avanti così per diverso tempo; la salita non è mai faticosa ma nemmeno che ci sia da ridere e scherzare. Le rarissime persone che incontro, in discesa, sono annunciate da un rumore di sassi smossi ed appaiono come fantasmi materializzandosi all'improvviso davanti a me. E va avanti così, senza novità di rilievo, per un'ora abbondante, ogni passo uguale all'altro e con l'impressione di essere sempre nello stesso posto. Il sentiero è segnato pochissimo. Solo nel primo tratto, che la mia mappa chiama i Geroni, ci sono dei bolli blu che indicano la via più semplice, poi bisogna arrangiarsi. Si lascia a destra la traccia per la cresta Sinigaglia, e si sta bene attenti a non andare troppo a sinistra, pena buttarsi nel canalone Caimi. Poi, dopo aver incontrato un paio di fasce di pioggia forte, si arriva in vista dei contrafforti rocciosi della vetta, dove si incrocia il sentiero Cecilia e si intravede almeno qualcuna delle guglie che rendono famoso il profilo della Grignetta. L'ultimo tratto è più impegnativo e dura circa un quarto d'ora; si arriva in vetta superando una paretina un po' scoscesa aiutandosi eventualmente con una catena. Ma, orrore! Cosa sia successo qui in cima non voglio immaginarlo, ma è completamente ricoperta da bagole di capra, o di camoscio, e quindi i pochi passi di arrampicata si fanno su terreno scivoloso e anche un po' disgustoso, specie quando si è costretti ad usare le mani. Ma ormai sono su, appena oltre le nuvole. Questo, anche se affascinante, rovina decisamente il panorama, perché l'unica cosa che si vede nei dintorni è la vicina (ma sarebbero comunque due ore e mezza) vetta del Grignone. Qui in vetta c'è la bizzarra costruzione del bivacco Ferrario, una piccola croce, un paio di colleghi escursionisti ed uno stormo di corvi.


La discesa è più delicata della salita, specie nel primo tratto e da quando il mio ginocchio inizia a dolere...ora non dà più segnali, inizia a far male di brutto ex abrupto. Comunque ci metto più o meno il tempo della salita, nonostante la visibilità non sia migliorata e decidere dove scendere sia meno immediato che salire sempre dritti, prenda comunque acqua abbondante e sia impossibilitato a superare con pregevoli gesti atletici i salti del sentiero, per via appunto del ginocchio. Il tempo, a valle, è peggiorato, infatti le nuvole hanno invaso il bosco Giulia conferendogli un'atmosfera da "I fratelli Grimm e l'incantevole strega", ed un crocchio di adolescenti milanesi che pensa ai rifugi si vada per giocare a calcio, come quelli che hanno invaso la terrazza del rifugio Porta, mi restituiscono il contatto con la "civiltà".


Nel complesso, a parte il male e l'acqua, posso almeno fregiarmi di un'altra vetta. Mi secca che non sia stato qualcosa di più "eroico", ma penso che farò in tempo l'estate prossima, dopo aver superato il corso di escursionismo avanzato ed essermi fatto comprare il set da ferrata. Così saranno tutti contenti (tranne mia madre, ma ormai ci ho fatto il callo).


Anche se credo che tutti conoscano l'itinerario di oggi, ho comunque fatto il file di Google Maps per vederlo.

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venerdì 5 ottobre 2007

Dentro la routine

Pensavo ci volesse meno per abituarcisi, ma già con oggi posso dire di aver centrato l'obiettivo di adattarmi agli assurdi orari di questo anno accademico.
Visto che sono un tipo abitudinario, mi sono adagiato in quattro giorni nei nuovi orari, ritagliandomi anche del tempo libero (miracolo! peccato che sia in una posizione inutile), con una divisione della giornata che vale la pena di spiegare. È noto che il problema è dato dalle lezioni nel pomeriggio e dalla mia ostinazione a fare il pendolare (non che sia un fenomeno raro, intendiamoci) con le tre ore e mezza di viaggio che la cosa comporta.
Pertanto la mia giornata-tipo sarà così scandita:
  • 7.30-8.00 : sveglia e colazione
  • 8.00-10.00 (allargabile se il caso) : studio
  • 10.00-11.00 : tempo libero
  • 11.00-11.20 : pranzo (nota dolente)
  • 11.25 : autobus sotto casa
  • 11.55 : treno per Carnate
  • 12.35 : treno per Milano Greco Pirelli
  • 13.00 : arrivo all'università
  • 13.30-17.30 : lezione (a volte anche 18.30)
  • 17.50-19.30 (variabile in base a ritardi) : strada a ritroso
  • 20.00-20.30 : cena
  • 20.30-23.00 : o riposo davanti al televisore, o riunione fuori casa
  • 23.00 : a letto

Questo, almeno, finché lo studio non diventa più pesante, o i laboratori riempiranno anche le mattine.

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martedì 2 ottobre 2007

Solidarietà al Myanmar

Questo blog (o meglio, il suo autore) sarebbe anche stanco dei democratici a corrente alternata e della solidarietà a termine.


Pertanto, esprime solidarietà alla giunta militare dello stato sovrano del Myanmar...

...ed associa, ovviamente, alla solidarietà tutti coloro che il Tribunale della Storia ha condannato, condanna e condannerà (con l'eccezione di Previti che è una mezza tacca).

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