domenica 21 ottobre 2007

Un fine settimana alternativo

Sotto tutti i punti di vista.
In primo luogo, sabato mattina ho dovuto sottrarre tempo allo studio per fare i mestieri, causa un serio problema familiare della donna di servizio, ed essendo io l'unico a non avere scuse per andare via di casa mi sono rimasti addosso.
Poi, sabato pomeriggio, perché non uscire a fare due passi, visto che Fabio - mio amico - per una volta non lavorava e si poteva anche prendersi un po' di libertà? E, per fare due passi, ci mettiamo in moto nel primo pomeriggio, destinazione Verona. Si dà, infatti, il caso, che Fabio sia un appassionato di hip hop italiano - per me una cosa veramente oscena, buono giusto per fare due risate ascoltando i testi un po' più originali («Hai un morto dentro il frigo? Io non t'invidio!») - e che la casa discografica più rappresentativa, che pubblicava un po' tutti prima che diventassero di moda i vari Fibra e soci, è la Vibrarecords di Verona. Da un annetto avrebbe anche aperto un negozio a Ferrara - questo rimane ancora meno raggiungibile, a dire il vero - ed uno a Milano, vicino a Porta Vittoria, ma è certo tutta un'altra cosa passare un sabato pomeriggio in una città d'arte o per la grigia periferia del centro di Milano (un giro di parole un po' involuto, perché non è che Porta Vittoria sia in periferia, però c'è un'aria di desolazione da finis terrae). La cosa curiosa dei punti vendita del Vibra è che i dischi sono sempre tenuti un po' in disparte, essendo senza dubbio la maggior fonte di fatturato quegli orrendi vestiti sformati da ghetto americano. A Verona, che resta la casa madre, i dischi - perlopiù vinili, ma abbiamo sempre comprato CD - sono tenuti in un basso scantinato, nel cui retrobottega hanno tutta l'aria di essere masterizzati. Non elenco cosa ha comprato, anche perché non lo so. Se esiste un DJ Graff, e questo tale ha prodotto un disco in Giappone, allora tra gli altri abbiamo comprato un suo disco.


Dopo gli acquisti abbiamo fatto un giro in città, giusto per stupirmi di come, pur essendo stato non più di tre quattro volte a Verona, riesca a girarla come se la conoscessi meglio delle mie tasche. Senza fare commenti sulla straripante presenza giapponese e sulle qualità di molte veronesi incrociate, ci sono delle fotografie - non so se riuscirò ad ottenerle - che mostrano come il nostro interesse fosse assorbito dall'arte. Abbiamo così un primo piano della Trattoria di Giovanni Rana - mi sono informato un attimo ed è proprio sua, se fossimo entrati a sbirciare avremmo visto un gigantesco ritratto del Nostro con le mani in pasta - e del negozio di Borsalino - quello di Milano in Galleria Vittorio Emanuele è più grande ma ha meno cappelli e più accessori modaioli - foto rubate ad un banchetto dei giovani della Liga Veneta che raccoglievano firme per una commissione d'inchiesta sul plebiscito del 1866 - meglio tardi che mai, mi viene da pensare, e credo di aver riso loro in faccia - ed una completa inchiesta fotografica sulle lattine di birra abbandonate agli angoli delle strade e sulle scritte sui muri che invitano a non bestemmiare.

Nonostante il clima di divertimento, verso le cinque ha iniziato a fischiare un bel vento gelido e abbiamo deciso di fare ritorno alle nostre calde casucce rosciatesi, arrivando in tempo per la cena di compleanno di mia sorella. Fatto questo, avrei probabilmente concluso il mio fine settimana, fosse stato per me, ma il sabato sera uno s'impone di uscire, e nel fare un salto in Oratorio ho incontrato Fabio e Geordie con cui siamo saliti in Selvino a bere qualcosa - perché salire fino a Selvino? Perché la strada è piena di bei tornanti e da quando l'hanno allargata dà ancora più soddisfazioni. (nell'immagine un colpo d'occhio su Rosciate, il mio paese, e Selvino con il suo altopiano, sopra Nembro)

Sono comunque rientrato presto, anche perché oggi c'era il piatto forte del fine settimana, cioè la Riunione di Famiglia dei Casati - o meglio, dei discendenti del bisnonno Giuseppe Casati, da cui i rami collaterali di Gnocchi e Donadoni. Se non altro non siamo dovuti salire fin dalle parti di Lecco, essendo la famiglia originaria di Cisano, perché quest'anno era stato organizzato dal ramo di Scanzo, quindi abbiamo celebrato la Messa alla cappella del noviziato delle suore, e poi siamo andati a pranzo all'agriturismo Francés sul monte. In queste occasioni si conosce sempre un parente che non si vede da molti anni. Oggi è stato il turno del mio cugino (di secondo grado, se ho fatto i conti giusti) e coetaneo Matteo Donadoni, del ramo di Presezzo. Quasi un clone del mio socio Claudio, conversazione leggera ma piacevole.

Poi, ben ripieni di cibo e moscatello, classico iter ad avos, cimitero di Caprino e nonni di Brembate Sopra. Infine rientro a casa, che in teoria doveva essere temporaneo perché stasera era in programma un'uscita con i colleghi dell'archeostage del Liceo - sono passati ormai un numero imprecisato d'anni, ma Perri si ostina a continuare ad organizzare -. Ma poi è saltata, ed a dire il vero sono contento: adesso dieci minuti finisco di fare due cose in Internet e vado a dormire il sonno dei giusti che hanno mangiato troppo.

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