Stamattina dovevo andare al CAAF della CISL per compilare la dichiarazione ISEEU - ma quante sigle in una frase sola...
Avevo segnato l'appuntamento alle nove meno cinque, ma quando sono arrivato era tutto chiuso ed ho letto sulla porta giovedì 9.30-12.00. Ero uscito mezz'ora prima del tempo. Dunque, essendo il patronato a pochi metri dalla parrocchiale di Scanzo, ho pensato di fare un salto all'Oratorio per trovare il curato: ieri sera c'era una riunione degli educatori a cui non ho partecipato - in teoria avevo una riunione del partito, in pratica sono rimasto a casa a dormire perché dopo dieci ore di università uno se lo merita - e volevo un po' sapere cosa si era detto.
Arrivo alla casa del curato, che è una villetta color verde marcio, molto anni Sessanta, costruita nel mezzo del giardino dell'oratorio, e don Alessandro mi scorge dal terrazzo della cucina. Mi invita a salire per prendere un caffè. "Salgo" i quattro gradini che separano il piano abitabile della villetta dal suolo (il progettista, a suo tempo, aveva pensato a delle stanze nel seminterrato e ad un'inutile torretta non abitabile, ma molto affascinante, col pavimento di vetro) e mi siedo al tavolo per fare due parole.
Ora, io non vado sempre d'accordo con il mio curato, più per temperamento che altro, ed anche domenica, dopo la Messa per gli adolescenti, avevamo avuto un piccolo battibecco. In queste occasioni, ci si aspetta che uno - io - si spieghi con il proprio "superiore" - cioè il curato. Invece è stato lui a spiegarsi. A dire quello che ha in mente per i giovani e gli adolescenti, ed a descrivere cosa cambierebbe della preghiera per i giovani (che gli avevo fatto capire essere troppo estrosa per i miei criteri) e i tentativi che vorrebbe fare per portare gli adolescenti a messa.
Tutto questo, mentre io ho parlato il meno possibile.
Il che mi ha messo a disagio, e lo sono ancora adesso a ripensarci.
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