lunedì 2 giugno 2008

Rifugio Olmo

Se perfino morto un Papa, se ne fa un altro, figuratevi cosa si fa quando salta una gita in montagna. Se ne fa un'altra. E così, accantonata la Grignetta, con un gruppuscolo di irriducibili montanari ci siamo trovati questa mattina a Rosciate, pronti per una meta alternativa. Anzi, pronti con una rosa di mete alternative. Considerato l'intento di non passare tutta la giornata calcando sentieri, ed il cielo velato, ci risolviamo su una meta di media lunghezza e di medio impegno, il rifugio Olmo (1819 m) del CAI di Clusone, alle pendici occidentali della Presolana.

L'attacco del sentiero è a Rusio, piccolo ed amenissimo borgo montano in comune di Castione, nei pressi di un apparentemente piccolo punto di ristoro - che scopriremo enorme, almeno a giudicare dal numero di auto parcheggiate al nostro ritorno - al di là del torrente che scende dalla Valle dei Mulini. Qui, un'ampia mulattiera agevolmente percorribile con fuoristrada sale, dapprima placidamente poi con sempre maggiore ripidità e costanza, nel bosco di mezza montagna, punteggiato dai mille e più cartelli segnaletici disposti da tutti i possibili enti montani, e più; al punto che è straniante avere tra le mani una cartina che segna un sentiero, e doversi fermare a leggere le indicazioni agli incroci come e peggio che alla periferia di qualche grande città.

Dopo tre quarti d'ora di salita senza requie si esce dal bosco, e tra gli arbusti appare, finalmente, il profilo della Presolana nella cui direzione iniziamo a puntare decisamente. Poco dopo un dosso il sentiero, finalmente, smette di tirare come un maledetto e procede, invece, in falsopiano lambendo alcune malghe, in questa stagione così acerba ancora vuote. Quando ormai sembra che ci si stia tranquillamente dirigendo verso il passo non più così lontano, i segnavia - traditori - lasciano la mulattiera e si innalzano in un pascolo, per un sentiero che, in caso di pioggia, ha tutta l'aria di apparire come un fiume in piena. Fortunatamente, pochi minuti dopo il sentiero torna ad assumere un andamento subpianeggiante, tagliando a mezza costa il pendio, innalzandosi con gradualità sempre più alto sopra questa conca di pascoli, e puntando in maniera sempre più convinta verso il passo Olone, che raggiunge dopo un ultimo strappo, dopo due ore dalla partenza. Superato il Passo il sentiero si butta, ripido, sulla destra, ed in pochi minuti raggiunge il poggio, a dire il vero abbastanza sacrificato, su cui sorge il rifugio Olmo.

Sono da poco passate le undici e un quarto, ma lo sforzo fatto si fa sentire e consumiamo un pranzo anticipato. Mentre pranziamo, notiamo come le marmotte - appena svegliate dal letargo - siano estremamente minute rispetto a quelle che sono abituato ad incontrare in stagione inoltrata, ed anche o temerarie per la fame o intontite per il risveglio, perché non mi era mai capitato di riuscire ad avvicinarle tanto. Intanto, il tempo volge al peggio, mentre un gruppo di escursionisti che abbiamo trovato al rifugio ci umilia, giungendo in meno di venti minuti in vetta al Pizzo Olone, affrontanto e superando la cresta in cinque minuti scarsi.

Avvicinandosi i vapori con una manovra a tenaglia, da dietro il passo di Polzone alle nostre spalle e salendo dalla Valzurio di fronte a noi, ci ributtiamo gli zaini sulle spalle ed affrontiamo la brevissima ma intensa risalita al passo Olone. Inzia poi una lunga discesa, che a sprazzi ci vede bagnati dalla pioggia che ci insegue, scendendo dalla Presolana, finché non inizia a piovere con una certa convinzione non appena torniamo sulla mulattiera. Il tempo ci convince a non tentare percorsi alternativi, ma non appena andiamo oltre il punto di non ritorno, ovviamente, smette di piovere e ritorna l'afa che ci aveva fatto amorevole compagnia anche nelle prime ore dell'andata.

Raggiunto il torrente, decidiamo (decido, a dire il vero) per una svolta avventurosa - necessaria dopo aver ascoltato l'assurda trama del nuovo Indiana Jones - che si conclude con un mezzo bagno, dopo aver mal calcolato la larghezza di uno dei bracci in cui l'acqua si divideva.

Come sempre, è stato realizzato un file di GoogleEarth con il percorso affrontato, e qui sono state pubblicate alcune delle foto di oggi.

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