Non finirò mai di scrivere quello che mi è rimasto indietro in questi giorni; ed anzi, benché io non debba farlo, avendo ancora molto da studiare, in primo luogo mi dispiace lasciare indietro cose da dire, e non aggiornare per diversi giorni il blog, in secondo luogo già i ricordi si annebbiano - anche per motivi non direttamente dipendenti dalla mia età, ma si capirà poi - e se non scrivo oggi sarei certo che, dopo nove mesi, per la prima volta trascurerei un fine settimana.
Il venerdì è stata una serata un po' schizofrenica - oltre, ma ormai non c'è più bisogno di dirlo, che decisamente bagnata - perché, terminata la formazione per gli animatori del Centro Estivo, c'era la meditazione finale, ma al tempo stesso c'era la necessità di affinare gli ultimi dettagli in vista della conferenza del PD dell'indomani, e quindi con un occhio al celebrante e l'altro al telefonino che vibrava nella tasca. Fortunatamente, il doppio impegno è durato poco, perché le cose si sono sistemate, ed abbiamo potuto seguire con sufficiente attenzione la seconda parte della funzione. La cosa che meno capisco, e meno sopporto, di queste attività oratoriane di vario tipo, è l'impossibilità di andarsene una volta che tutto è finito, ma la necessità - più dei miei amici che mia - di salutare tutti una volta, e poi un'altra, e poi un'altra ancora finché non sono gli altri a cacciarti, ormai esasperati. Ce ne siamo andati, alla fine, all'Ein Mass a bere birra; scoprendo che quando dice gradevole dolcezza significa birra insulsa, e per fortuna che c'è sempre la Kasteel.
Sabato mattina, contrariamente al solito buon senso che imporrebbe di stare a casa a studiare, sono stato impegnato col partito. E, contrariamente agli impegni presi in mattinata, la mia assenza da casa si è protratta per buona parte del pomeriggio, ed al rientro sono dovuto correre a suonare Messa per l'arrivo imprevisto del vescovo rosciatese con il coro e l'organista impegnati a Negrone per l'arrivo previsto del vescovo di Bergamo. La sera, cena alla festa di Scanzo, dove si è sfruttato il contenutissimo costo del litro di vino; e, sebbene fossimo i soliti tre, la serata ha preso una buona piega, senz'altro favorita dal bianco, e quando Geordie ci ha chiamato abbiamo deciso di tornare a visitare il Chiostro di S. Francesco, ma le due gocce di pioggia che cadevano avevano fatto perdere di molto l'appeal nei confronti del locale all'aperto, e quindi c'era poca gente. Ed il barman, nostro compaesano ed amico, ha potuto versarci indisturbato la sua acquaragia (ok, Long Island Ice Tea) bevuta molto volentieri. Tanto non guidavo io.
Domenica con un poco di cerchio alla testa, tutta finalizzata alla serata d'oratorio: messa, cena, e poi si presumeva basta, ma in realtà concerto (si inaugurava l'oratorio di Negrone) di vari gruppi locali, in un crescendo di capacità tecniche. In particolare, mi hanno stupito quelli che l'anno scorso erano il mio Gruppo Giochi, che ha imparato molto in un anno (specie il bassista, che se legge saluto). E, per ultimi, il gruppo di Tribulina dal nome impronunciabile, che suona musica che per quanto mi riguarda è orribile, ma che ha un bassista che veramente fa paura. Paura. Anche questa sera, innumerevoli ed interminabili saluti. Ed uno del pubblico che, passando, mi fa i complimenti per come ho suonato. Il punto è che io non ho suonato. Neanche per sbaglio, e nemmeno ho tenuto il tempo, che so, tamburellando con la mano. Misteri. Devo capire a chi somiglio.
1 commento:
Sei un "genere" più che un "tipo".
E per somigliare ad altri, ti assicuro, non credo tu abbia problemi :-D
(Long Island... bleah...)
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