Questa è la cifra del fine settimana. Un po' per mia volontà, un po' perché spinto dalle circostanze, ho praticamente passato sabato e domenica seduto a qualche tavolo, fosse esso quello di questa o quella festa di paese, oppure di uno o dell'altro ristorante. E pensare che proprio venerdì mi era stato fatto notare che è il caso di una mia maggiore sobrietà alimentare. Ma i fatti sono contro di me, evidentemente.
Venerdì, nonostante la battente pioggia che rendeva sconsigliabile mettere il naso fuori di casa, corsa contro il tempo per arrivare in tempo al lontanissimo multisala e contro l'acceleratore per non dare troppo fondo alla riserva di benzina - ché il tempo non era sufficiente per fermarsi a far benzina. Del film s'è già detto ed il fare benzina poco prima di rientrare mi ha anche permesso di calcolare con precisione la distanza: quaranta chilometri.
Sabato, dopo il pranzo lunghissimo in agriturismo e la cena, frugale ma fino ad un certo punto, alla festa dello spor di Scanzo, si è profilata una serata decisamente insolita, ma necessaria alle relazioni sociali, mie e dei miei soci. Anzi, fosse stato per me avrei marcato visita per dare loro più agio, ma così non è stato, e quindi sono andato con gli altri in Città Alta; causa parcheggio introvabile, si è saliti dalla Scaletta del Paradiso, che non è certo una delle più insidiose e ripide, ma che certo deve essere un tormento fare in ballerine e minigonna. Problema non mio, ad ogni modo, che sono arrivato in cima al tempo stesso corroborato e seccato, perché se avessi saputo prima che l'intento era passare da Porta S. Alessandro, avrei fatto tenere la sinistra al bivio risparmiando a tutti un pezzo di strada.
Non c'è che dire, Città Alta il sabato sera è proprio il regno dell'adoloscenza che, per quanto possa essere di piacevole aspetto, mette sempre un po' a disagio. Dopo la vasca d'obbligo, ci siamo infilati, non so bene per ispirazione di chi, nel museo ed ex convento di San Francesco, sapendo che al Chiostro ci doveva essere una specie di locale; tant'è che in molti facevano la nostra strada e si infilavano nel museo. Seguendoli, di cortile in cortile e scendendo alcune scalette, ci siamo ritrovati nel centro di quella che, con definzione un po' orignale, è stata definita una via di mezzo tra un ritrovo della club culture ed una sagra di paese, perché l'atmosfera da locale trendy faceva il paio con l'essere all'aperto, avere una terrazza ed un rigoglioso giardino con boschetto dalla non limpidissima fama. Tra l'altro, l'essere a Bergamo ha causato anche degli effetti collaterali, come incontrare due compagne dei tempi del liceo; a causa di una delle quali sono stato anche in imbarazzo per metà sera, perché uno dei miei amici non riusciva proprio a fare a meno di fissarla in continuazione, adducendo la scusa che anche lei, a volte, rispondeva agli sguardi. Dopo c'è stata la strada a ritroso, con la discesa per questa scaletta buia, lungo la quale, per la prima volta della stagione, ma anche come non mi capitava da tempo e come mai avrei pensato fosse possibile a Bergamo, siamo stati accompagnati da i timidi lampeggiare delle lucciole; una delle quali ho anche preso in mano, e portato in giro a mo' di torcia.
Domenica giornata di lavoro, o quasi, a Cisano a dare l'acqua alle viti, a trascinare tra i filari il cavo che si bagna presto di fango velenoso (velenoso perché l'acqua da cui fermato è in realtà una miscela di pesticidi ed altre schifezze), ed a guidare il trattore su e giù per i viottoli. Ed a fare due passi alla cappella degli Alpini sulla Corna di Bisone, come da bambino; ed a leggere gli albi della serie di Ken Parker. Originali, tutta la serie completa (solo la prima, non gli emuli moderni). Mica bruscolini. E la cena ad un'altra festa. Ed oggi in montagna.
Un bel fine settimana, tutto sommato. Mi sa che da domani bisognerà tornare a studiare...
1 commento:
Non ti fermerai alla prima serie di Ken Parker, eh? Anche le successive storie sono bellissime.
Posta un commento