martedì 17 giugno 2008

Attacchi di fame

Abbiamo deciso che, la sera, mangio troppo poco. O, meglio, mangerò anche il giusto ma non in condizioni tali da farmi passare la fame. E, quando poi - nel dopo cena - sono libero di riempirmi, allora non ce n'è per nessuno. Così è stato questo fine settimana, altrimenti abbastanza grigio, e che verrà ricordato soprattutto per l'improbabile smacchinata di sabato sera (guidava l'Epo, ma non sarebbe cambiato di una virgola avessi guidato io).

Per cominciare, venerdì un surrettizio, alquanto improvvisato, praticamente senza preavviso, e chi più ne ha più ne metta incontro con gli animatori del CRE: in teoria per lavorare ciascun gruppo al proprio oratorio, in pratica con lungo fervorino del curato ed ancor più lungo discorso (in teoria organizzativo) della suora, per i fortunati di Scanzo.

Così è andata a finire che, prima di iniziare a lavorare nei gruppetti da qualche tempo individuati, ciascuno con i propri responsabili di quarta e quinta superiore, erano già venute le dieci e mezza - né, nonostante i ragazzi siano tutti in ferie - si può proseguire fino a chissà che ora. Anche per pietà del povero responsabile di cortile (che, abbiamo già spiegato, sta per "oratorio"), che almeno un paio di volte a settimana vuole uscire ed assumere alcolici. Pioggia battente, e quando Epo passa a prendermi, al solito (ormai dev'essere maledetto) dimentico il libretto del responsabile (con agenda, appunti, materiale per giochi ecc.) nella sua auto; arriviamo al Jam di Nembro, comunque, per scoprire nostro malgrado che, sebbene la qualità (non il servizio, sia chiaro) delle cameriere non sia peggiorato, il fatto che siano finite le scuole ha fatto invadere il locale come e peggio che i sabato, ed ha anche peggiorato la musica elettronica che mettono di solito, facendole assumere fastidiose sfumature tamarre. Dopo aver aspettato, in piedi al bancone, quasi venti minuti per ordinare, ho come al solito incrociato lo sguardo del proprietario (o del gestore, comunque del capo) del locale che subito si è fiondato a sciorinare le specialità che, ho l'impressione guardando i mesciòcc che di solito la clientela ordina, praticamente bevo solo io. E così è arrivato con un Laphroaig Quarter Cash, che sarebbe un Laphroaig invecchiato in botticelle per dare un maggiore aroma di legno (e che, a mio avviso, impreziosisce il whisky ma gli fa un po' perdere l'impressione di bere terra che tanto apprezzo nei torbati. Siamo poi scesi verso Bergamo, in teoria indecisi tra un locale o l'altro, ed in pratica guidati dalla fame, perché ci siamo fermati al Dessi a prendere un kebap; jet, che varrebbe a dire maxi, per me. Dopo averlo finito, a tempo di record nonostante (per dare un'idea del volume) dentro il pane - che non si riesce a chiudere - venga aggiunta una forchetta per mangiare la carne con più agio (sapete, poi, che io lo prendo solo carne e bianco), il colpo di genio della serata: un altro, benché normale e con pomodoro in aggiunta, il quale mi consegna - temporaneamente - il titolo di mangiatore di kebap della compagnia, essendo il precedente record un jet+mezzo normale. Ma, dopo il secondo, è venuta l'ora di andare a dormire (e l'ho fatto, senza troppi problemi di digestione; avevo proprio fame).

Il sabato è stata una giornata fiacca, chino come sono stato sui libri; e neanche la sera è stata poi 'sto gran che. Fabio ad un compleanno, Geordie irreperibile, e con Epo abbiamo pensato di andare a qualche festa in giro per la provincia, per godere dell'impagabile clima che sempre le accompagna. Un po' temerariamente siamo partiti per Zanica, dove si era in forse se la festa del PD fosse finita o meno, ed in effetti era finita. C'era, invece, una sedicente e tristissima Festa dell'Arcobaleno, ma non era assolutamente all'altezza delle attese; il che era un peccato, considerato anche il bel parco in cui si teneva, con palazzetto dello sport e tutto il resto.

Già che si era in zona, mi sono venuti alla mente antichi ricordi a proposito di un locale alla Basella di Urgnano, che era stato segnalato per il prezzo contenuto dei superalcolici, e - sperduti nella Bassa a cui am s'è mìa usacc - abbiamo raggiunto, dopo aver per un tratto perso le speranze, la piccola ed isolata frazione di Urgnano. Dove, invece del locale, abbiamo trovato la locale festa della famiglia, che invece sì che era una festa coi fiocchi! Per cominciare - languorino mio - un piatto di spiedini ed un litro di spuma nera, vintage con il suo amarognolo che quella GranSete, disponibile all'oratorio di Rosciate, non sa offrire. E poi un giro, dove un gruppo (locale, spero) si ostinava a cantare a suon di growl e scream non solo pezzi del genere - che non stavano malissimo - anche tutte le altre canzoni, decisamente violentandole. E c'era un chitarrista che se la tirava un casino suonando di spalle e facendo volteggiare a sproposito i lunghi capelli; ma anche una bambina di sei anni che gesticolava come fosse pratica di concerti, e degli esclusivi divanetti viola e rosa al riparo di alcuni gazebo. A parte questi dettagli, tutto contribuiva a creare un'aura vintage fantastica: le strutture tutto il contrario che prefabbricate, l'insegna in legno verniciato, addirittura la gara per il miglior salame e la partita scapoli-ammogliati. Se si aggiunge il curato (o il prete giovane del convento, non saprei) circondato da bambini che lo strattonavano da tutte le parti, e si toglie l'arredo urbano da addizionale IRPEF da brividi, si poteva quasi credere di essere al tempo di Peppone e don Camillo.

La nostra parentesi idilliaca si è dovuta interrompere, perché a mezzanotte meno un quarto eravamo virtualmente attesia al teatro Serassi di Villa d'Almè, al termine del saggio di danza di Susi, la ragazza di Claudio. Che è ulteriormente dimagrita. Contento di non dover assistere a tutto il saggio, essendomi bastata la fase finale (sono bravissimi tutti, ne sono certo, ma non fa per me), ci siamo trasferiti in un locale che doveva essere sulla Villa d'Almè-Dalmine, sulla destra, dopo l'Evolution, e che - chiaramente - era prima, ma questo l'abbiamo dedotto solo dopo aver raggiunto Dalmine e non averlo trovato. Un locale che altera le lunghezze d'onda, in quanto tutta l'illuminazione è rossa, tanto che viene il mal di testa, dopo un po'. Comunque, poco più di una mezz'oretta di conversazione civile ed un bicchiere di vino - Lugana passito IGT, niente di speciale, non lo consiglio - prima di tornare a casa. E la domenica studio, studio, studio.

1 commento:

Unknown ha detto...

un piatto di spiedini ed un litro di spuma nera .
La spuma nera!!!! Ma era la celeberrima "Spumador"? (Secondo me, molto più buona, eppur molto meno costosa, della cocacola).
[Una volta la stavo bevendo durante la pausa pranzo e un mio collega mi disse: "quand'ero piccolo con i miei amici compravamo una bottiglia di spuma e dopo ce la tiravamo addosso come si fa con lo champagne in Formula 1... adesso nel parcheggio c'è ancora la macchia della spuma..."]
l'arredo urbano da addizionale IRPEF da brividi ... ma potevi pensarla solo tu una cosa del genere...