sabato 31 maggio 2008

Lui

Con un po' di fiatone per questioni logistiche, ieri sono andato a vedere il film che attendevo da settimane. E, devo ammetterlo, anche se la forte attesa potrebbe avermi fatto sedere in poltrona già pregiudizialmente ben disposto, l'ho trovato tanto bello da farmi proprio piacere vederlo. (parentesi: è la prima volta che tutti i trailer pubblicizzano film deludenti a dir poco)

Tesi del film: Andreotti è cattivo, ma non cercava il potere per il potere, ad ogni costo. Piuttosto, usava tutti i mezzi, anche quelli malvagi, per portare avanti la sua idea di bene per il Paese; convinto che fosse una specie di missione per conto di Dio.
Tesi di per sé non molto originale, e nemmeno troppo forte. Soltanto, nonostante ci abbia regalato una delle frasi cult del film, Questo Dio lo sa, ed anch'io, mi sembra un po' fuorviante; essendo preminente la dimensione umana, rispetto a quella - sempre pericolosa - salvifica della politica; non solo nella mia testa, ma in tutta la tradizione democristiana, a cui il nostro Divo è tutto fuorché estraneo.

A parte questo, che alla fine si estrinseca in una sorta di sfogo solitario, il film cammina potente, attorno ad un protagonista che, in fondo, non fa nulla - eccetto cambiare discorso, e regalare una perla di cattiveria all'orribile Scalfari. Per dire, io l'avrei cacciato di casa a pedate, uno del genere. E in questo non fare nulla, non cambiare mai espressione, cambiare discorso e rispondere per battute si costruisce il personaggio: che è sostanzialmente una caricatura, perché nessuno può essere così, per nessun motivo: peccato!

Infine, la parte che mi ha divertito di più, e di cuore, è quella relativa alla (mancata) elezione alla Presidenza della Repubblica; avevo letto la critica, che si compiaceva della grottesca rappresentazione delle dinamiche interne alla corrente al partito ed al Parlamento. Il bello è che la rappresentazione non è così grottesca ed esagerata come può sembrare; anzi...
E per finire sì, mi associo a quelli che si sono chiesti cosa mai possono aver capito i giurati di Cannes di questo film. A meno che loro non abbiano soltanto apprezzato la poesia delle passeggiate di Andreotti, accompagnato da tre auto di scorta che sembrava sempre un corteo funebre.

A me il DVD!

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giovedì 29 maggio 2008

Elettronica

Qualcuno qui si aspetterebbe il resoconto dell'esame dell'altro ieri, ma come ha già compiutamente messo in luce la mia collegha nella chatbox qui a fianco, nessuno ha più voglia di scrivere o leggere di amplificatori o diodi o cose del genere. Quindi, si parla di quella che - nonostante l'opinione contraria di alcuni - è la musica.

Un breve excursus tra le meglio accolte delle novità dell'ultimo decennio sembra mettere in luce un miglioramento; ed io sono perplesso, perché è più probabile che, come in tutte le cose, sia solo una questione di moda. E che quello che adesso ci sembra più bello non sia altro che quello che domani ci sembrerà o ingenuo, o truzzo, o banale.

Intanto, nel dubbio, accontentiamoci di quello che oggi sembra andare meglio incontro ai nostri gusti.

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mercoledì 28 maggio 2008

Ritagliarsi tempo

Arrivo mercoledi', ma ormai abbiamo imparato che i primi due giorni della settimana sono i peggiori, questo semestre, e che quindi - salvo casi speciali - non c'e' modo di dedicare al fine settimana il tempo che scriverne richiede.

Questo in particolare, poi, stretto tra i compiti di meccanica e l'esame di laboratorio d'elettronica di ieri, per fare le cose come si doveva sarebbe dovuto essere speso soltanto su libri, dispense e calcoli. Invece, complici i doveri del vivere sociale che impongono di vedere gli amici della compagnia, si e' risolto come gli altri, tranne che per il senso di colpa crescente man mano che passavano le ore.

Dopo una settimana, terribile sotto ogni punto di vista eccetto che per l'ottimo ed insperato esito dell'esame di Fisica Nucleare, pesante a dir poco, venerdi' c'e' l'incontro in Oratorio per la formazione degli animatori del CRE. Benche' abbia ormai decisamente passato l'eta' per la formazione, in qualche modo bisogna pur passare, anche solo per fare un saluto, annusare che aria tira, ed eventualmente dileguarsi. Sulle prime sembrava che quest'ultima parte del progetto sarebbe stata difficile, perche' sono stato incastrato nel compito di allestire la mostra fotografica sul CRE dell'anno scorso, ma problemi tecnici con un hard disk esterno hanno fatto sfumare il programma e, dunque, insieme ad un paio di amici siamo passati in birreria per bere un bicchiere o due. Decidendo di lasciare, per una sera, la Kasteel che ormai stava diventando un'abitudine, passiamo su una birra rossa "dal sapore deciso e speziato", che a me piace parecchio ma a Fabio risulta troppo amara. La serata passa tranquilla, anche perche' per gli altri e' stato un giorno di lavoro o studio, e per me di montagna.

Avendo rinunciato all'invito per andare a Milano ad un'iniziativa del PD, posso dedicare tutto il sabato all'elettronica - ed a cercare di capire quei transistor che mi faranno dannare ancora per parecchio tempo - senza neanche bisogno di andare a Messa perche', essendo il giorno della processione del Corpus Domini, ci sarebbe stato il primo organista. Decidere cosa fare la sera, invece, e' stato un momento di passione. Avevo trovato il modo di evitare il senso di colpa, rispondendo positivamente a quella che, a tutta prima, mi era sembrata una balzana idea da parte della mia collega di laboratorio, e cioe' di unire gli alcolici all'elettronica, ma mi sono dovuto fermare contro la ferma ed immotivata inamovibilita' di mio fratello, che ritiene essere un suo diritto l'auto il sabato sera. Sono cosi' uscito con la mia consueta compagnia, salendo per prima cosa alla festa di Gavarno, ormai agli sgoccioli, per vedere gente e fare cose; peccato che, alla prima birra piccola, Fabio - che, come quasi sempre, preoccupato per i risvolti della sua salute, in settimana era riuscito a far impazzire i medici che l'avevano messo sotto antibiotici per una mano gonfia (e io, invece, farei una risonanza) - accusa balurdu' e, nonostante avesse dichiarato che quella era la sua serata, inizia ad insistere di portarlo a casa, e non erano nemmeno le dieci e mezza.
Dopo averlo inutilmente tentato di convincere che si sentiva male perche' aveva bevuto troppo poco, io ed Epo abbiamo deciso di essere piu' ragionevoli e di convenire che l'accoppiata alcol-antibiotici non e' foriera di buona salute; e lo abbiamo convinto ad andare al Jamaica, dove avrebbe potuto mangiare sana frutta, ed avremmo bevuto fuori da quelle pignatte il cocktail rigorosamente analcolico. Arrivati a Paladina, sulle prime siamo preoccupati per la gran folla che attende di entrare - era, infatti, molto prima del nostro orario abituale - ma, vedendoci solo in tre, un buco si trova subito e passiamo davanti ad almeno una ventina di liceali in assetto da cena di classe che ci squadrano feroci. Il posto a cui siamo accompagnati e', comprensibilmente, una specie di sotto-soppalco con lampadine dalla malata luce rossastra, ma la cosa ironica e' che siamo seduti accanto a mio cugino con la sua ragazza, che ci avevano salutati a Gavarno poco prima che ce ne andassimo. Va bene l'analcolico per i malati e gli autisti, ma io non mi posso esimere dal bere, e cosi' aggiungo al vino bevuto a Gavarno un rum - in quel locale non hanno whisky ne' gin, inconcepibile!, e poi mi unisco al succhiare fuori dal vaso quella specie di granita sciolta con frutta che e' la specialita'-franchising dei Jamaica. La sorpresa e' che la versione analcolica e' piu' buona, e di molto, di quella alcolica, che probabilmente lo e' resa tramite aggiunta di varechina fermentata - mentre qui si sentono bene i sapori dei vari frutti, ed e' anche meno appiccicaticcio. Dopo la solita, inutile trafila di quella cameriera mi ha guardato - no ha guardato me - no sono io che guardo lei che a volte riesce ad appassionare i miei soci, e dopo aver bevuto e mangiato due pignatte fruttate, avendo cosi' dato fondo ai nostri pseudodollarijamaicani-buoni sconto, abbiamo rumorosamente - io mi chiedo quelli che abitano nei dintorni come facciano - fatto ritorno all'auto e di li' a casa.

Domenica mi sveglio con la certezza che sarei morto, a fare i compiti di meccanica che avevo trascurato per preparare gli esami, e non mi alzo dalla scrivania per tutto il giorno, eccetto che per la pausa-Messa. Devo senz'altro essermi perso qualcosa della parte teorica, perche' la maggior parte di quegli esercizi mi sembra assurda, cosi' come mi sembra assurda la richiesta di risolvere con i metodi di approssimazione quello che sono in grado di risolvere esattamente. Ovviamente, non ci penso nemmeno al tempo per copiare in bella gli esercizi. Per prima cosa, trovare un risultato. Si avvicina l'ora di cena, ed il mezzo impegno che mi ero preso di andare a cena a Gavarno, essendo la serata conclusiva della festa. Dopo aver tirato in la' piu' possibile, con gli amici di mio fratello alla porta che facevano fretta per essere portati su, mi sono risolto ad andare sapendo che mi mancava una meta' dell'ultimo esercizio; ed ho fatto bene, perche' altrimenti mi sarei perso la polenta con tomino all'aroma di tartufo, che ho mangiato come antipasto mentre aspettavo la pizza. Finito di mangiare, senza neanche aspettare il carrello dei dolci ed il litro di limoncello che, in questi casi, facciamo girare - si vede quanta fretta avessi - torno a casa per morire, definitivamente, schiacciato da compiti sicuramente sbagliati, ancora da copiare, sparsi in un'indicibile disordine tra fogli volanti, quaderni di altre materie, block notes che avevano tutt'altro scopo.

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martedì 27 maggio 2008

Proof

Come se mi avesse letto nel pensiero, oggi ad Istituzioni di Fisica Matematica l'affermazione del post precedente è stata dimostrata con ampia generalità, nell'ambito della teoria delle distribuzioni. (E dove sennò, visto che la delta è una distribuzione?)

E pensare che a volte mi chiedevo perché ho voluto infilarmi in un corso per matematici...

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domenica 25 maggio 2008

Claim

Lasciamoci alle spalle quel vecchio marciume della non differenziabilità ed osiamo l'inosabile.

Noi affermiamo che la derivata seconda di `|x|` esiste, ed è una delta di Dirac. Anzi, in particolare si ha
`{d^2|x|}/{dx^2}=2\delta(x)`

Siamo troppo presi dai compiti di meccanica per dimostrarlo. Dunque, se non è vero si produca un controesempio.

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Proposta

Io propongo ufficialmente questa meta per un'escursione da farsi venerdì prossimo. Adatta a tutti. (le foto sono prese come oggi, due anni fa)


I prati dell'Alpe Corte Bassa (1400 m)


Lago Branchino (1800m e rotti)

Al cospetto dell'Arera e della Corna Bianca

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venerdì 23 maggio 2008

Cornagera e Poieto

Questa gita in montagna era sulla mia agenda da tre settimane. Si decide, in accordo con i compagni d'università interessati, una data che vada bene a tutti; si passano due settimane, quasi, ad individuare un itinerario che ci metta ad un piano superiore rispetto ai bambini di dieci anni ma che non comporti eccessive sofferenze da parte di quanti sono meno esperti ed allenati. Poi arriva il maggio più piovoso a memoria d'uomo, ed ecco che quello che, fino a qualche giorno prima, era un'assodata certezza si tramuta in un terno al lotto.

Salta l'ascensione in Grignetta di domani con tutta la folla di colleghi, e fino all'ultimo rimane in dubbio anche quella di oggi. Poi le mie previsioni del tempo, cioè quelle su cui di solito faccio affidamento, ci hanno assicurato bel tempo almeno di mattina, e abbiamo deciso di andare lo stesso. Perdendo per strada le donne della compagnia, che non volevano bagnarsi. Inutile dire che non solo non ci siamo bagnati, ma a tratti abbiamo anche quasi preso il sole.

Ad ogni modo, come avrete intuito dal titolo, oggi siamo saliti sulla Cornagera e sul Poieto.

I due monti sono rilievi relativamente modesti (non superano i 1400 metri) che si elevano dall'altopiano di Selvino-Aviatico, nota zona di villeggiatura estiva per milanesi, ed infelice tentativo di sviluppo sciistico negli anni sessanta e settanta. Resistono milioni di seconde case di dubbio gusto pseudosvizzero ed impianti di risalita arrugginiti. Dopo essere passato, di primo mattino, a raccattare la mia compagnia alla stazione di Bergamo, siamo saliti a Selvino per la celebre strada delle curve scagazzo ed Osvaldo, anche se - da quando è stata ampliata per migliorare la sicurezza - molto meno fascinosa di una volta. Attraversiamo l'Altopiano e troviamo il parcheggio esattamente all'imbocco del sentiero, sui 900-1000 metri, che inizia a salire ripido in un bosco fitto e saturo d'umidità; al punto che un tale che lavorava in giardino, appurata la nostra meta, ci metteva in guardia del fatto che i sentieri erano bagnati. Non l'avremmo mai detto. Comunque, dopo un primo tratto quasi ripido ed abbastanza difficoltoso, perché il fango su tutto il sentiero rendeva problematico salire, nel giro di una ventina di minuti abbiamo raggiunto il margine del bosco, e tra una nube e l'altra abbiamo iniziato ad intravedere le pareti rocciose della Cornagera, ed a risalire - tenendoci sul bordo - un primo grosso accumulo di sassi e ghiaia precipitati dal monte. Guadagniamo quota girando attorno alla montagna, e dopo un po' imbocchiamo - il sentiero è spesso segnato - una valletta riparata dove le caratteristiche dell'ambiente si fanno quasi dolomitiche. Molto bello ed affascinante, specie quando il sole fa capolino tra le nubi, ma niente di impegnativo. Almeno finché non realizziamo compiutamente che, per raggiungere questa prima vetta - volendo, si potrebbe proseguire per il Poieto senza toccarla, ma già che non ci sono le donne possiamo osare - bisogna risalire questa "paretina" e per risalire si intende arrampicarsi. Arrivati in cima si scavalca la cresta e si prosegue verso sinistra - tornando, in un certo senso, sui nostri passi - dapprima appena sotto il filo di cresta, il che comporta un traverso non banalissimo, e poi proprio sopra, essendosi ormai allargata. Si prosegue in piano su un crestino erboso e ci si abbassa al famoso intaglio, dove convergono un paio di canalini che, previa qualche difficoltà alpinistica, probabilmente sarebbe bello usare per la salita al posto del nostro percorso. Da qui si è risale brevemente alla vetta, ornata da una croce in posizione un po' troppo ardita perché ci mettiamo a raggiungerla e da una statua della Madonna. Vista praticamente verticale su Aviatico, e di lontano su Selvino.

Torniamo sui nostri passi e scendiamo (senza troppa difficoltà, pensavamo peggio) a recuperare il sentiero per il Poieto, che ci presenta presto un bivio: sentiero standard o buco della Carolina? Inutile dire che scegliamo il secondo, che altro non è che un paio di strettissimi passaggi tra lisce pareti rocciose, nessun pericolo e tanto divertimento - e, dato il clima, umidità. Arrivati ad una selletta tra Cornagera e Poieto riprendiamo a salire, nuovamente nel bosco, fino ad arrivare in breve alla cima erbosa del Poieto, dominata dal vicino "rifugio" punto di arrivo degli impianti di risalita, e da una cappelletta votiva con bella vista sul versante della Val Seriana. Ci abbassiamo al rifugio e proseguiamo verso la Forca di Aviatico, che separa il Poieto dal Succhello, con un agevole e largo sentiero. Mentre la traccia continuerebbe in cresta, ad un certo punto scegliamo di abbassarci a sinistra, in un'umidissima faggeta esposta a nord, ed estremamente scivolosa, fino a raggiungere una più ampia carrareccia che, comunque, va nella direzione da noi voluta - e, cosa che non fa mai male, è un sentiero CAI.

Proseguiamo lungo questa stradetta in leggera discesa, finché non ci sembra che la discesa diventi - nei pressi di un gruppo di cascine in buono stato - un po' troppo in discesa, e ci sorge il dubbio di aver oltrepassato il passo, e di star scendendo verso la Val Vertova. Decidiamo così di tornare sui nostri passi per qualche minuto ed abbassarci in paese, ormai chiaramente visibile, percorrendo dei ripidi e rigogliosi ed umidissimi pascoli, punteggiati di cascine e stalle che raggiungiamo, una dopo l'altra, nella vana speranza di trovare un sentiero vero. Ovviamente, cinque minuti ancora di pazienza e saremmo arrivati alla Forca di Aviatico, come da programma, e saremmo scesi in paese su una mulattiera con tutti i carismi. Quando, finalmente, tocchiamo la strada, non ci resta che percorrere, praticamente in piano, tutto il paese di Aviatico per tornare all'auto e fare ritorno, abbondantemente prima di pranzo, alle nostre case. Senza aver preso neanche una goccia d'acqua. E godendoci la discesa lungo l'Aviatico-Orezzo-Gazzaniga, forse la strada di montagna più sportiva che conosca.

In conclusione, una passeggiata senz'altro breve, ma tutto sommato abbastanza intensa, se si considera che ancora adesso accuso un po' di stanchezza ai polpacci. Certamente alla portata di tutti, se si esclude la salita alla Cornagera che richiede un minimo di esperienza e di tecnica; specialmente quando i sentieri sono un po' più asciutti, il che renderebbe meno spiacevole camminare nel bosco. E la compagnia, cioè Ivan - che fa il capo scout - oltre ad essere ben preparata (al punto che quasi mi vergognavo di proporre un giro del genere, ma era stato pensato anche per le ragazze), mi ha anche suggerito un fantastico grande gioco di sopravvivenza da sottoporre agli adolescenti al prossimo Campo Estivo...preparatevi...

Come al solito, qui si possono trovare alcune foto della gita di oggi, che provano anche che è vero che c'erano occhiate di sole, e qui il file di GoogleEarth se vi interessasse ripercorrere virtualmente l'itinerario.

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giovedì 22 maggio 2008

Monti

Bisognerebbe mettere a fuoco il mio rapporto con la montagna.

Per certo, so che mi si fa iniziare a parlarne non finisco più; che come poche cose mi sa mettere entusiasmo; che, fosse per me, ci passerei ogni minuto, quelli liberi ed anche quelli occupati.

In più di un'occasione, mi ha messo in difficoltà con altre persone - un aneddoto in merito è entrato negli annali delle cose da non dire ad una ragazza, solo per citare l'esempio più eclatante - e una volta ha quasi preteso il mio tributo di sangue.

E, nonostante questo, e nonostante anche il tempo incerto che da un momento all'altro potrebbe rovesciarmi addosso il diluvio universale, domani impicco (per i non indigeni forse marino, bigio o faccio sega) l'università e vado a calcare qualche sentiero. E non da solo - almeno i miei saranno contenti.

Ora come ora, è la cosa che più mi tiene vivo. A parte la geometria differenziale, ma questa non è sempre un bel vivere.

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mercoledì 21 maggio 2008

Mi sento già vecchio

Sarà perché oggi sono così disposto indipendentemente dal fatto, fatto sta che queste cose, oltre a mettermi addosso una tristezza impressionante, mi fanno sentire più vecchio di quello che sono.

Perché, è vero, lo sapevamo che li avrebbero chiusi, complice la montagnarda testardaggine della SAT e gli scempi sciistici, ma su questi sentieri, l'estate scorsa, ho trascinato su e giù tutti gli adolescenti degli Oratori di Scanzorosciate. E ricordo, specialmente, l'ex rifugio Battisti affacciato sulla Val Lagarina. Poi ricordo anche che avevo previsto un'escursione ben più impegnativa e in posti più belli, e che questioni logistiche l'avevano poi fatta accantonare.

Ma è stata una giornata da cartolina, quel giorno d'agosto. Come si può evincere da questa vista con il lago di Garda, questa vista sulle Dolomiti di Brenta e da un gruppetto di noi in attesa della Messa. Ed adesso, niente più quei sentieri.

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Capire

A volte bisognerebbe rinunciare a farlo, punto;

perché spesso non basta che sia uno solo a volerlo.

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martedì 20 maggio 2008

Di banchetto in banchetto

Fortuna per me che non mi peso molto di frequente (anzi, che mi peso una volta ogni morte di Papa, tipo prima dell'estate e dopo l'estate), perché se mi fossi pesato prima di questo fine settimana e, poi, subito dopo, probabilmente mi sarebbe venuto un colpo

Infatti, può capitare, una volta ogni tanto, di fare un pasto abbondante, magari al ristorante, ma due in una settimana - e, tra l'altro, sabato e domenica sera - non è così comune.

Venerdì praticamente non c'è stato nulla, perché sono arrivato alle nove meno dieci a casa dall'università con tutto fuorché la voglia di uscire, fosse anche solo per fare un salto all'oratorio e salutare i giovani e gli adolescenti che facevano l'incontro in preparazione del CRE. E sabato non c'è stato nient'altro da fare che studiare - un salto alla stazione ecologica sotto la pioggia battente, a dire il vero - fino all'ora di cena. Quando è iniziata la serata.

Con una folta compagnia di compaesani, infatti, si festeggiava il compleanno di Luca detto Bignaga (ovvero albicocca, per qualche motivo che, ad oltre un decennio di distanza, non mi è ancora chiaro) che ha raggiunto sano e salvo i ventitré anni. Ai suoi compleanni è costume andare a cena, in qualche posto più o meno vagamente modaiolo. E non ne siamo stati esentati nemmeno quest'anno, scegliendo il doppio zero di Bolgare (non proprio vicinissimo a casa), una pizzeria ristorante talmente patinata da sembrare quasi finta - con tutto che si è mangiato benissimo, e bevuto non male, pur nei ristretti limiti di budget impostimi da Fabio. Mentre tutti si buttavano sulla pizza, i duri e puri della carne, ovvero noi uomini veri, si accaparravano costate e grigliate miste, bagnate con un dignitoso Nebbiolo (birra a noi?!). Ma il colpo di genio è arrivato dopo la carne, con la selezione di formaggi con miele e composte agrodolci; il formaggio, a dire il vero, non era speciale; ma con le varie marmellate è sempre un piacere. Dolce accompagnato da Brachetto (non siamo in pochi a ritenerlo un accostamento criminale, ma se piace alla maggioranza...) e caffè servito con abbondanza di dolcificanti vari. Pur non avendo nessuno avuto il coraggio di mandar giù dura e pura una bustina di aspartame, abbiamo fatto a gara allo spremersi il miele dalle bustine monodose direttamente in bocca, nonostante quel miele ci lasciasse tutti molto perplessi. Dopo cena, mentre la compagnia si trasferiva in parte per locali, puntando poi ad andare a ballare, in parte per taverne a rimanere alzati fino alle cinque a fare puzzle, io - crollato, mi alzo presto anche al sabato, mica come lor signori! - mi facevo depositare fuori casa, onde crollare addormentato poco dopo la mezzanotte.

Dopo le giuste ore di sonno, mi alzo la domenica per rimettermi a studiare, ma come sempre c'è da battagliare e destreggiarsi tra il proprio dovere di studente e quello di figlio incaricato di riassettare; con che si finisce sempre per studiare troppo poco. Tra l'altro, nel pomeriggio ci sarebbe stata la Cresima di mia sorella, e tra parenti che arrivavano, lunghissima messa, rinfresco e cena non ci sarebbe stato più modo di aprire i libri. Così, primo pomeriggio di panico. Più che per il mio non studio, per la tensione da parenti in arrivo, con la lucidatura compulsiva del servizio buono e mio fratello che scopre come sempre all'ultimo secondo, pur dovendo fare il padrino, che ci si deve vestire bene e che ha difficoltà con giacche e cravatte. Messa veramente lunghissima, concelebrata da tutto il collegio sacerdotale di Scanzorosciate (essendo stata fatta la Cresima a tutti i ragazzi delle cinque parrocchie in una volta sola), per una novantina di ragazzi di seconda media - e fate voi il conto dei tempi tra imposizione delle mani, crismazione e comunioni, con tutti i parenti che si assiepavano oltre l'inverosimile nella pur grande parrocchiale di Scanzo. Dopo la Messa, sempre sotto la pioggia battente, tutti i parenti si trasferiscono a casa per il rinfresco-aperitivo, e preferibilmente si installano sul divano - complice mio fratello - per vedere i risultati dell'ultima di campionato.

Sotto una pioggia sempre più intensa, più tardi, la carovana di auto si inerpica per i colli di Tribulina e Gavarno (un angolo di Toscana a due passi da Bergamo, come dice la pubblicità radiofonica) e poi scende nella valle di Cenate, onde risalire a Sant'Ambrogio di Cenate Sopra, per raggiungere, all'imbocco del sentiero per S.Maria del Misma, l'agriturismo dove era stata prenotata la cena. Saletta "adulti" e saletta "giovani", un'ottima ed abbondante cena, che magari insisteva un po' troppo sul formaggio di capra. Che, comunque, era ottimo, e che ha trovato la sua apoteosi dopo il secondo, accompagnato da stranissime ed ottime marmellate al radicchio ed amaretti, o alle pere e rosmarino. Ecco, con la controindicazione che è stato veramente troppo abbondante, specialmente per una sera, e che per tutto lunedì sono stato digiuno e, complessivamente, male. E, certo, meglio non indagare sui chili presi.

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Venia

Sì, chiedo venia per non aver seguito il blog come merita, in questi giorni, ma ho dovuto dare Introduzione alla Fisica Nucleare. Non che adesso le cose miglioreranno, perché martedì ho Elettronica e poi ho tempi sempre più stretti per la tesi.

Ma stasera farò un'eccezione allo studio e scriverò del fine settimana, tranquilli...

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domenica 18 maggio 2008

Amarissimo

Senz'altro l'unico amaro veramente amaro. A volte, anche troppo. Ma è il miglior digestivo di mia conoscenza. E poi ha anche un fan club di brianzoli...

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sabato 17 maggio 2008

Illusorietà dell'opinione

Alcune riflessioni indotte da una conversazione avuta questo pomeriggio

Sono fastidiose le regole del vivere civile; e no, non intendo che è fastidioso dover girare vestiti, o rispettare la precedenza agli incroci. Voglio dire che è fastidioso, perché sommamente falso, doversi adeguare ai topoi concettuali del politicamente corretto, del "la pensano tutti così", del "non dirlo nemmeno per scherzo". Non si pensi che mi sia messo alla tastiera per lodare i comportamenti antisociali, perché non sono il tipo; ma, per il quieto vivere, passano sottotraccia luoghi comuni travestiti da verità universali, e facciate ipocrite camuffate da uguaglianza e democrazia.

Prendiamo quello di cui voglio scrivere, il conflitto (perché non mi viene in mente nient'altro nome) tra verità e libertà; che porta all'impossibilità dell'errore.
Svilupperò questa argomentazione per mostrare come il primo porti alla seconda. Non ci sarà nemmeno bisogno di scrivere come la penso, poiché - a parte che ritengo il mio punto di vista sia universalmente, o quasi, noto - solo il porsi il problema ne dà un giudizio di merito.

Uno dice la sua. Un altro lo contraddice. Tipica situazione; capita tra colleghi, sul lavoro; in famiglia, o tra amici. Capita che quando uno si ostina ad avere ragione nascano degli attriti.

E allora, qual è la pensata? Che hanno tutti ragione; o meglio, che nessuno ha ragione, ma ciascuno ce l'ha dal proprio punto di vista (ecco, il punto di vista. Altro grande alibi dei giorni nostri). Quindi, l'unico ad avere torto è quello che sostiene, con più o meno convinzione, a minor o maggior diritto, che qualcun altro non ha ragione. Ed il politicamente corretto va contro la logica. Perché, non potendo aver tutti ragione quando si sostengono cose diverse, e non potendo sorgere il dubbio che sia sbagliato il metodo (il metodo, la democrazia, insomma, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo!), va da sé che la colpa deve essere della muffita logica aristotelica del tertium non datur.

Comunque, torniamo al filo del discorso. Accantonata la logica, spostiamo il fuoco dal poveretto ingiustamente accusato di avere torto. Costui opporrà alla verità del suo interlocutore la propria; assumerà l'aria dell'innocente bastonato, e si chiuderà, se proprio l'altro non si lasciasse ammorbidire, dietro il questa è la mia opinione, fine..

Ciascuno con il proprio punto di vista; ciascuno che non può sbagliare, perché ciascuno ha la sua verità. Ciascuno disposto a tacere al proprio compagno, al proprio vicino. Purché si possa sempre parlargli, e molto, alle spalle.

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venerdì 16 maggio 2008

Non finiremo mai!

E così oggi ho incontrato il dr. Stefanini, che avrebbe dovuto illuminare me ed il mio relatore sulla questione del rapporto tra i modelli Sigma e la teoria degli algebroidi che abbiamo sviluppato (non si lasci il lettore trarre in inganno dalla stubbezza della pagina di Wikipedia, visto che potrebbe capitargli di trovare qualcosa del genere se tentasse di approfondire).

Contrariamente al mio stile, cominciamo con le cose positive (che, se le premetto, significa sono davvero poca cosa): il dr. Stefanini è Faso spiccicato!

Le cose negative, al contrario, che lui mi ha parlato per quasi un'ora ed io ho capito soltanto una parola (in tre quarti d'ora), e tale parola era "simplettico". Inoltre, è ormai dato per certo che si debba studiare anche l'algebroide di Courant (io troverei molto elegante il modello sigma di varietà Poisson-quasiNijenhuis, per come si collega al resto della tesi, ma bisogna anche capire se ci posso capire qualcosa); che ho tempo fino a mercoledì per discutere con lui, perché poi parte e va a visitare un'altra università, ma in quei giorni ho l'esame di Fisica Nucleare; che, tra una cosa e l'altra, non sono riuscito a pranzare perché dovevo correre in questo laboratorio ad aprire.

Come sono solito dire, bene...

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giovedì 15 maggio 2008

Mi sono perso qualcosa!

Uno cerca, con tutta la buona fede del mondo, una pagina di wikipedia che gli delinei la storia del linguaggio Assembly, e finisce ad una pagina che gli apre universi sconosciuti. La cosa grave è che la maggior parte di quello che c'è lì scritto, ed anche le pagine a cui si viene indirizzati, sono per me davvero sconosciuti. Come se, oltre gli standard sei film, ci fosse tutta una saga di cui nessuno ha mai sentito nominare. Insomma, ho letto dei figli di Ian Solo, o di guerre avvenute prima e dopo gli eventi dei film (che non è che si svolgano nell'arco di due settimane...)..ma...possibile che non ne sappia niente???

È un vero mistero, e bisognerà rimediare.

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mercoledì 14 maggio 2008

Per avere un'idea di come la penso

mi tocca anche citare Repubblica

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Nuove usanze

Mi sento un po' in colpa per essere arrivato così tardi a scrivere il post del fine settimana (ancora un po' e lo scrivevo settimana prossima) ma, visto e considerato che dovrei sentirmi in colpa anche perché adesso non sto studiando fisica nucleare, finendo la relazione di elettronica digitale che doveva essere finita da qualcun altro mesi fa, direi che i sensi di colpa si cancellano e posso scrivere quello che è successo.

Per cominciare, uno di quegli eventi che possono cambiare la vita, cioè una mezza rivoluzione dei locali frequentati. In effetti, incominciavamo ad incontrare un po' troppo spesso i nostri adolescenti-quasigiovani, al Jam di Nembro...

Venerdì, nonostante non sia arrivato a casa tardissimo dall'università, ho comunque raggiunto Rosciate troppo tardi per essere puntuale al primo pomeriggio di formazione per animatori del CRE - che, comunque, non avevo contribuito a preparare - e sono sceso all'Oratorio di Scanzo poco prima dell'ora della loro cena (giacché, tra una cosa e l'altra, avevo intenzione di cenare dopo la fine dell'incontro). In realtà, prigioniero dell'appetito, ho comunque saccheggiato il bar dell'oratorio riempiendomi di caramelle gommose, ma non abbastanza da togliermi la fame.
Come sempre, il termine nominale degli incontri non coincide con quello effettivo, né questo con l'ora a cui, effettivamente, ce ne andiamo, perché la gente ha un'esagerata esigenza di socializzazione, non ci vedessimo tre volte a settimana. Riusciti finalmente ad andarcene, passo da casa a prendere l'auto - ogni tanto mi tocca - ed andiamo, Fabio ed io (in realtà avevamo invitato mezzo oratorio, ma nessuno era della partita) all'Ein Mass di Torre, di nuovo, notando che il venerdì, prima dell'una, è molto più affollato del sabato all'una e mezza. Ci siamo seduti ed abbiamo ordinato ancora Kasteel, a questo punto, ma Fabio aveva molta sete e, oltre i miei 33cl, ha insistito per prendersene una bottiglia in tutto e per tutto simile a quelle degli spumanti - anzi, più alcolica - che ha fatto poi un'immensa fatica, nonostante il mio aiuto, a finire. Volevamo solo bere - nonostante avessi fame - ma per farci spostare su un tavolo più piccolo il proprietario ci ha offerto un dolce, che ha fatto rimontare l'appetito. Abbiamo così concluso la serata - fortunatamente Torre è vicinissima a Scanzorosciate - con patatine fritte e assurdi panini ai wurstel e crauti (assurdi in quanto poco ci piacciano, ed assurdi perché, sapendolo, li abbiamo presi lo stesso perché in cerca di sapori forti).

Sabato è stata una giornata un po' tormentata. In teoria volevo andare in montagna, ed ho provato ripetutamente a convincere qualcuno della mia compagnia a fare almeno una cammianta mattutina, ma in pratica - una volta alzato - mi sono messo alla scrivania a studiare (a fare meccanica, per essere precisi) e sarà per un'altra volta la montagna. Nel pomeriggio ci sono stati un po' di problemi e tentennamenti per la programmazione della serata, tant'è che prima di andare a messa avevo contattato i miei amici per la consueta serata (che non ci entusiasmava - per essere generosi-, a dire il vero, perché si paventata una festa similboliviana), ma dopo aver suonato (la messa è stata celebrata dal vescovo della diocesi di Nazarè) ed essere tornato a casa i progetti si sono fatti più fumosi, finché, poco prima che uscissi, per andare alla sagra di Gavarno e poi chissà dove, e dopo aver già lasciato l'auto a mio fratello, c'è stato un cambio di programma; così, verso le dieci e qualcosa, sono venuti a prendermi da Milano e siamo andati in cerca di un pub (ma non un bar, ci dev'essere una differenza che ignoro) nei dintorni. Nel frattempo, gli altri mangiavano e bevevano alla sagra, e poi si ritrasferivano all'Ein Mass per bere ancora la Kasteel. Io, al contrario, ero esortato a bere Tequila Bum Bum che mi era stata spacciata come alcolicissima e che invece a me è sembrata fuffa, e dopo ho optato per lo ZaffaWhisky, ovvero il Laphroaig di cui ho già parlato.

Domenica niente da segnalare, essendo ormai divenuta la giornata dedicata esclusivamente a finire i compiti di meccanica, a costo di non mettere il naso fuori casa. Cosa che, in realtà, non è avvenuta perché la sera c'è stata la messa per adolescenti e giovani alla Tribulina, con conseguente cena alla sagra di Gavarno, che è lì à ü tir dé s-ciòp; in realtà, mangiare salsiccia e taragna alla domenica sera non è una grandissima idea. E la signorina che vende i biglietti per la ruota si prende troppe confidenze (mai quante Fabio se ne prenda con lei, ma questo è un problema suo).

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lunedì 12 maggio 2008

Cercarsela

Ma se Travaglio e tutta la sua genia fossero un piano di Berlusconi? Perché bisogna essere lontani anni luce da un qualsiasi tipo di ragionevolezza politica, per fare certe cose e pretendere di avere ragione...

Non è neanche il caso di commentare più di tanto...aspettiamo i soliti inutili intellettuali benpensanti che girotonderanno in risposta all'ennesimo chiamatissimo editto bulgaro.

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O(1,3) e l'orologio


Così mi gioco la patente di matematica

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domenica 11 maggio 2008

Il film da vedere

Sto contando i giorni!

Lui è uno dei miei tre politici malvagi preferiti...e poi Sorrentino fa sempre bei film, comunque.

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sabato 10 maggio 2008

L'inferno vuoto

Capite perché vado matto per i gesuiti? (nonostante abbiano preso una brutta piega, con gli ultimi generali, e siano dei pitocchi e sul sito della Civiltà Cattolica non si possano leggere gli articoli)

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Un passo avanti e due indietro

Questa è l'impressione, considerando l'andamento della questione Giovani Democratici di queste ore. Abbiamo avuto una riunione del Comitato promotore questo giovedì, e qui sta il passo avanti: dopo il paio di mesi durante i quali siamo stati, ovviamente, distratti dalle elezioni, abbiamo ripreso il percorso per la costituzione del movimento giovanile in provincia di Bergamo.

Poi, ieri, arriva la notizia che il ministro-ombra per le Politiche Giovanili è Pina Picierno (nella foto), che conosciamo bene per essere stata il segretario nazionale dei Giovani della Margherita. Non riesco a capire come questa ragazza, di cui si può dire tutto fuorché che sia un politico di shpessore, riesca a scatenare in Internet - o, perlomeno, nei siti che leggo, tanti contrasti tra suoi fan sperticati e terribili detrattori. Ora, posto che in Lombardia è tutto fuorché amata (e no, non c'entra il fatto che sia campana), e che io ho avuto il piacere di un paio di sanguinosi battibecchi (ma, in fin dei conti, con chi non ho avuto il piacere?), bisogna pur riconoscerle l'abilità, quanto meno, di essersi attaccata ai gangli del potere e di saperlo usare. Chissà quanto la starà maledicendo De Mita, che prima l'ha cresciuta e poi si è fatto fregare il posto di capolista in Campania.

Comunque, il passo indietro non è la sua nomina a ministro-ombra; ma la scompostissima reazione che la nomina ha provocato nel coordinamento nazionale dei Giovani Democratici. Infatti, confrontando il nostro sito semiufficiale, si osserverà - e, del resto, la notizia è stata rilanciata anche dal Corriere - che metà coordinamento ha ritenuto di dimettersi (in modo molto parisiano, devo dire) per protesta; qui si trova il documento ufficiale (l'ho scelto per l'abbondanza di simboli dell'exSG e perché la firma è inequivocabile).

Bene, qualcun altro ha rubato loro il giocattolo, e loro per protesta non ci vogliono più giocare. Problemi che, con noi a Bergamo ed in Lombardia, c'entrano ben poco, perché abbiamo sempre fatto da soli, anticipato i tempi, ed imparato che ad aspettare Roma si rimane fregati. Ora, però, che dobbiamo dare i tempi della costituzione del movimento, e ci aspettavamo di farlo in autunno e, comunque, entro il 31 dicembre, non è che con 'sta storia salta tutto? Che, per carità, un coordinamento nazionale senza SG non è che puzzi, ma va da sé che non riuscirebbe a lavorare, perché sarebbe ovunque ostacolato - ma tanto si ostacola da solo, a ben vedere...

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venerdì 9 maggio 2008

Carnevale della Matematica

Sì, stiamo tramando qualcosa.

Basta che i lettori si ricordino che a Carnevale, ogni scherzo vale.

Anche perché, altrimenti, mi ritirano la patente di matematica.

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giovedì 8 maggio 2008

Possibile metterci metà mattina?

Se a qualcuno interessasse, ecco qui un algoritmo per ricondurre un numero all'intervallo `(-a;a]` (lo pubblico solo perché a me a fatto penare più del previsto, probabilmente per via di errori delle mie verifiche a mano).

Un numero `x` qualsiasi può essere scritto come
`x=\alpha + m2a`
dove `m` è un numero intero, e `\alpha` non è divisibile per `2a`. Ora, noi vogliamo che, dato un valore di `x`, si ottenga un valore per `\alpha` compreso nell'intervallo desiderato.

Non possiamo, semplicemente, calcolare il resto di `x/{2a}`, perché ci accorgiamo facilmente che i valori assunti sarebbero compresi tra `0` e `2a`. Ci riconduciamo, allora, facilmente (dillo al C!), all'intervallo di nostro interesse, osservando che, se cambiamo `x\to x+b` ed al risultato finale sottraiamo `b`, l'intervallo è quello di nostro interesse e salviamo la consistenza dei risultati (ossia, i valori tra `-b` e `b` rimangono invariati).

Ora, potrei anche scrivere il procedimento matematico che ho descritto, ma visto che il nostro interesse è rivolto esclusivamente ad implementare questa operazione in un codice C, tanto vale scriverlo direttamente, ricordando che, quando si tratta di numeri non interi, la funzione che restituisce il resto è fmod(x,y). Pertanto, scriviamo 'sta funzione:

double alpha(double x, double a) {
return((fmod((x+a),2*a)-a);
}

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mercoledì 7 maggio 2008

Qualcosa contro cui indirizzare l'odio

Buone notizie per tutti coloro che aspettano solo il libro del giornalista-scandalista di turno per indirizzare la propria indignazione contro politici, sindacalisti, bidelli, spazzini o spezzini.

Repubblica, pubblicando i dati diffusi dal Ministero della Pubblica Istruzione, fa sapere che ci sono moltissimi studenti indietro di uno o più anni, e che ogni tre anni vengono bruciati otto miliardi di euro per sostenere il costo aggiuntivo dei ripetenti.

Quindi, delle due l'una: o eliminiamo dal sistema scolastico chi viene bocciato, mandandolo a lavorare la terra - con che potremmo mettere dei freni ai flussi di immigrati regolari, che si riversano a migliaia nel bracciantato agricolo - oppure facciamo rivalere la spesa sui professori, crudeli aguzzini che non hanno ancora capito che il fine della scuola è la promozione, sociale e pagellare, della persona. Da cui discende che la scuola, quando boccia invece di promuovere, viene meno ai suoi compiti, e la colpa è senz'altro degli insegnanti, in quanto il mio bambino studia tanto, se non capisce cosa ci può fare?.

Per ora, insieme alla diminuzione del numero dei parlamentari ed alla soppressione di province e comunità montane, inseriamo l'eliminazione della bocciatura nelle cose che farebbero diminuire la spesa pubblica. E guardiamo in cagnesco la casta di turno, che pretende ancora che dalla scuola si esca imparati.

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martedì 6 maggio 2008

La stagione delle sagre

Abbiamo dovuto aspettare la primavera avanzata perché l'aria iniziasse a sapere di qualcosa di diverso da pioggia e polveri sottili, perché abbiamo avuto un aprile freddo e piovoso. Ma, con questo mese, entriamo a pieno diritto nella stagione più amata dell'anno. Sensuale nel suo tepore e nelle brezze. Quella in cui non sono ammessi i malinconici; quella con il maggior numero di suicidi.
Non di questo si vuole parlare, comunque. Perché, insieme agli altri profumi, iniziano a riempire l'aria il fumo delle grigliate e l'aroma di grasso bruciato delle grigliate; perché inizia la stagione delle sagre. E, tra le prime, quella di S. Croce a Gavarno Vescovado, che ha caratterizzato il sabato del nostro fine settimana.

Il venerdì, come già ampiamente descritto, è stato dedicato alla montagna. Nonostante, complici i problemi di strada già accennati nel post, sia rientrato proprio per l'ora di cena, la stanchezza non è stata tale da impedirmi di passare un venerdì sera fuori casa, ancorché tranquillo. Sono infatti andato, insieme all'Epo - Fabio, per dire, era appena tornato da Torinoe non era il caso di invitarlo, dovendo riprendersi da due giorni via con l'oratorio - al solito Jam di Nembro, che per una volta, oltre a non essere così affollato da costringerci a sgomitare tra gli avventori (questo inconveniente abbiamo scoperto si evita non arrivando dopo le dieci meno un quarto), ci permetteva di ascoltare della musica interessante. Di solito, salvo le serate di live, il locale è il regno della commerciale - diciamo la verità, la musica è l'ultimo dei motivi per cui ci si va, ed il primo lo staff che serve ai tavoli, sempre notevole e con elevato ricambio; poi ce n'è altri, tipo la carta dei rhum - ma venerdì il dj, serissimo (quasi non beveva, e si sa che i dj bevono gratis), deliziava tutti quanti con dell'elettronica molto ricercata (e, infatti, c'erano un paio di ragazzini che cercavano di convincerlo a cambiare selezione, il che mi fa tornare alla mente quando, un otto anni fa, alle feste venivano a chiederci l'hardcore). Dopo la nostra modestissima consumazione (e la mia più modesta ancora, giacché guidavo) ci siamo spostati a Bergamo, con l'intento di entrare al Darachi, una sorta di posto similetnico, ma non era serata e non si riusciva quasi a metterci dentro il naso. Abbiamo ripiegato, allora, con mia gioia - ché da quando Fabio finge di stare a dieta non ero più andato - sul kebap del Dessi. E via, a casa presto.

Sabato mattina, almeno finché non finiranno i corsi, sarà sempre dedicato allo studio, e così anche questa volta, nonostante abbia dovuto in un paio d'occasioni lasciare i libri perché richiesto in giardino - mio padre s'è messo in testa di potare a zero tutta la siepe che borda le ringhiere, ed ogni settimana ci si deve sorbire un paio di viaggi alla stazione ecologica a conferire il verde. Pomeriggio analogo, di libri e messa, mentre per quanto riguarda la serata mi era arrivato un messaggio che ci invitava tutti (tutti adolescenti ed educatori) alla sagra di S.Croce, essendo Gavarno V. una delle parrocchie di Scanzorosciate; così, incrociando dopo messa Fabio che si accingeva a portarvi la cugina ed a recarvisi a propria volta, ho sbolognato il mio Zipoli a mia madre e mi sono unito a lui. Arrivati al campo sportivo di Tribulina (non c'è più spazio per fare la sagra nell'Oratorio di Gavarno) abbiamo parcheggiato ed incontrato i più puntuali degli ospiti. Dopo una discussione, a proposito del fatto se fosse meglio mangiare pizza (come da programma) o cibo vero (come da acquolina), abbiamo ripiegato sull'anarchia, ed abbiamo fatto code diverse, atteso tempi diversi e - scandalo, qualcuno ha gridato in seguito - mangiato a tavoli diversi. Insieme a Fabio, abbiamo preso abbondanti libagioni alcoliche che, non ho capito bene per quale motivo, mi sono ritrovato a bere quasi da solo. Poco male; anche perché la pizza non era abbondantissima, e nell'alcool ci sono non poche calorie. Inoltre, superare la serata in compagnia di alcune adolescentine che proponevano assurdi eeehhh...giochi! senza aver ingerito qualcosa di etilico sarebbe stato impossibile. Dopo cena, intorno alle nove e mezza, siamo stati raggiunti da Epo, Geordie ed Emanuele, che si sono trattenuti un po' alla sagra, dopodiché, quando è venuta l'ora che i primi degli adolescenti se ne tornavano a casa, e la cucina chiudendo non ci permetteva più di continuare a rimpinzarci, ci siamo trasferiti altrove. Per prima cosa, al Bell's di Gorlago, posto sempre discretamente affollato ancorché non sia niente di speciale, dove Fabio - che, sfido, aveva lasciato a me tutto il vino - per dissetarsi ha pensato di bersi una lanterna; quando, ormai raggiunto il limite della sopportazione, ce ne siamo andati, invece di andare direttamente a casa, come io avrei votato, siamo andati ad un posto mai frequentato (per l'aspetto e l'ambiente che lascia un po' perplessi) che, per la cronaca, non si chiama "Ein Mab" ma "Ein Maß", dove - nell'enorme varietà di birre in bottiglia a disposizione, ho scovato la Kasteel bier di cui ho già parlato.

Domenica, al solito, non c'è stato niente di cui divertirsi. Fortunatamente sembrava che si sarebbero potuti sbrigare quasi velocemente i compiti di meccanica, ed in effetti all'ora di cena - caso più unico che raro - li avevo già copiati, ma le loro lunghe ore di lavoro le hanno comunque richieste. La sera, la preghiera per giovani - surrettiziamente trasformata in verifica del cammino dell'anno - mi ha portato fuori casa - cosa che, specie la domenica sera, detesto, ma passi; ormai l'anno è finito. Come al solito, terminata la preghiera non si riesce mai a venire via, perché le relazioni sono importanti, e bisogna sempre intrattenerle per almeno mezz'ora-tre quarti d'ora; e così, anche la domenica a casa dopo mezzanotte. Pronti per un'altra settimana

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lunedì 5 maggio 2008

68 + 40

Perché a fisica è sempre tutto tranquillo, ed altrove no?

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Non va

L'ho scritto su twitter, ma lo strumento è troppo effimero, e vale forse la pena di fissarlo più a lungo.

Oggi è stata una giornata no; e capissi, almeno, cosa c'è che non va. Non perché io voglia, e meno ancora possa, fare i miracoli. Ma anche in queste cose si misurano la vicinanza e la cura.

Perché da un lato è bello (proprio dal punto di vista estetico) essere distanti; ma dall'altro avverto che è male. Almeno, che oggi è male per me.

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No.

Su alcune questioni è ammesso il dibattito. Altrove, è forse concesso. Altre ancora, semplicemente, lo fuggono. Non potremmo mai dibattere sul theorema egregium e la geometria differenziale - non ci sono discorsi che tengano.

Così, se sulle questioni più vive e vere qualcuno obietta, non c'è arma retorica, non ci sono né spiegazioni né controesempi; non c'è da convincere nessuno che ha torto, o di avere ragione.

Se tu ti sbagli, il punto non è che non siamo d'accordo. Si darà il caso che ci sbagliamo in due, a volte. Ma mai che la ragione si possa mettere ai voti, o si possa arbitrariamente attribuire. Ed anche il termine ragione è una parola che trae in inganno - colpa dell'italiano; ché verità o falsità non sono questioni di ragionevolezza, di pensiero. Ma di realtà, di Essere.

Pertanto, alle tue obiezioni, non devo controbattere coi «Ma...». Ma dichiarare, semplice e convinto, «No.».

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domenica 4 maggio 2008

È raro, ma capita

di trovare birre che valeva veramente la pena di assaggiare.

Come questa Kasteelbier bruna (assurdo, sito in fiammingo occidentale) che ho scoperto ieri. Talmente maltosa che sembra di bere un biscotto.

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sabato 3 maggio 2008

Prima uscita della stagione

Finalmente, dopo mesi di rinvii dovuti - principalmente - ai compiti di meccanica, anche se con un grave ritardo rispetto alla media degli anni scorsi ho inaugurato la stagione escursionistica 2008. Le considerazioni in proposito all'elenco delle cime prealpine bergamasche da segnare sul mio ruolino di marcia sono dovute cadere, perché la presenza di compagnia mi ha fatto deviare sul lecchese. Considerato che tante sono le montagne tra Lecco e Como, e non ne ho calcata praticamente nessuna (ok, Resegone e Grignetta a parte), il cambio di meta è stato gradito; ma il problema è stato trovare qualcosa di un certo interesse e che non causasse la morte dei miei compagni di escursione, e la morte di croce mia. Abbiamo quindi, grazie alle indicazioni per milanesi di Passolento.it, per l'addentrarsi nella Val Monastero, percorsa dal torrente Zerbo che dalle pendici occidentali della Grignetta scende al lago di Como in comune di Abbadia Lariana, fino ad arrivare alla cascata, per poi salire fino a raggiungere i piani Resinelli, consueto punto di partenza per le ascensioni in Grigna.

Appuntamento a Lecco alle 8.15, per raccogliere la compagnia alla stazione ferroviaria. Un piccolo errore di valutazione sul fatto che era venerdì di ponte, ed io pensavo che la famigerata Briantea fosse un po' meno trafficata, unitamente a gente di nessuna fretta nel tratto tra Calolziocorte e Lecco, e sono arrivato quei dodici minuti in ritardo (che sarebbero stati dieci se il treno non fosse arrivato in anticipo, e che sono comunque meno di venti). Tra le altre cose, mi ero dimenticato di guardare su una mappa o altro straccio di indicazione stradale come si raggiungesse Abbadia da Lecco (è il paese subito dopo, in direzione Colico, ma tra superstrada, svincoli e zone a traffico limitato non era così immediato raccapezzarcisi), e pertanto le ho provate tutte per sbagliare strada e perdermi nella zona residenziale di Lecco; ciò nonostante, fatta colazione, alle nove eravamo pronti per calcare il sentiero.

Punto di partenza è Linzanico, frazione a 320 metri di Abbadia Lariana, ex sede comunale, con tanto di targa in onore del podestà. Dalla piazza del microscopico paesello sale una pista agrosilvopastorale dal fondo di ciottoli sconnessi - ed alquanto scivolosa, posto che l'esposizione è ad ovest e, quindi, il mattino è in ombra - che sale, con un paio di strappetti non drammatici, ma comunque sufficienti a carburare le gambe di prima mattina, fino alla confluenza con il sentiero dell'Alta Via delle Grigne, in questo tratto molto ben tracciato, che scende a sinistra verso Crebbio e, alla nostra destra, si inoltra in Val Monastero. La passeggiata prosegue in falso piano, lungo un sentiero facile ma, di quando in quando, invaso dal fango, fino ad avvicinarsi - come il rumore delle acque indica - al corso del torrente Zerbo, che risaliamo agevolmente. Ad un certo punto il sentiero principale scenderebbe sulla destra ad attraversare, su ponte di cemento, il torrente, ma noi proseguiamo, su un sentiero stretto ma non infido, fino a scendere lungo il torrente ed a raggiungere, in ambiente sempre più saturo di umidità, fresco come se ci fosse l'aria condizionata e rumoroso, la cascata prima meta della nostra passeggiata (500 m, 1h dalla partenza). Qualche foto di rito, anche perché fa veramente fresco e ci si sbròfa tutti di acqua, e torniamo sui nostri passi per varcare il torrente. Il sentiero si impenna subito perché deve guadagnare 450 metri di quota prima di Campelli, e presto incrociamo il segnavia 4 della Comunità Montana del Lario Orientale (non ci si faccia trarre in inganno, non incontriamo nessun segnavia. Solo, è evidente che il nostro sentiero, discretamente tracciato e saltuariamente segnalato come Alta Via delle Grigne, incrocia una strada cementata che, previo conforto della cartina, non può che essere il sentiero n.4. Lasciamo l'Alta Via, da cui abbiamo in programma di scendere, e ci inerpichiamo per la strada, che si rivela subito estremamente ripida e particolarmente noiosa, perché di tornante in tornante guadagna quota in un bosco che lascia poco spazio a panorami. Dopo un'ora di salita faticosa e di imprecazioni raggiungiamo le prime case del borgo di Campelli (949 m), da cui si apre una vista (meravigliosa se non fosse ostacolata da inutili pali del telefono) sul Lago, la Grignetta e le altre cime dei dintorni.

Dopo una mezz'ora abbondante di ristoro riprendiamo a salire, decidendo di optare per il sentiero e di snobbare la strada asfaltata (con la recondita ed illusa speranza di ricongiungerci presto). Il sentiero sale in un bosco di betulle che alterna tratti invasi da foglie morte - nel tentativo di seguire la strada più logica, arriveremo a sprofondarci fino al ginocchio - a tratti di rara bellezza che ce lo fanno battezzare il bosco degli elfi, finché - persa completamente ogni traccia di sentiero, in quanto tutto il bosco era estremamente agevole - sbuchiamo nella radura a me nota (grazie alla presbiopia, sicuramente) come Prato della Neve e che, ad un più attento esame della mappa, si chiama Prato della Nave (1100 m, 30' da Campelli). La mappa si ostina a darci su un sentiero che, per noi, è completamente invisibile, e ci orientiamo in leggera salita andando a naso e seguendo ciecamente la bussola. Qualcuno stava ormai perdendo le speranze, e vaneggiava di enormi cani neri e di briganti, quando, oltre le cime degli alberi, il mostruoso condominio dei Piani Resinelli ci apparve indicandoci, al tempo stesso, la direzione giusta (quella che era già mezz'ora che seguivamo) e che entro pochi minuti avremmo raggiunto la civiltà, od almeno le sue vestigia. Raggiungiamo, infatti, il piazzale delle miniere ed il rifugio SEL (1277 m, quasi 1h da Campelli), dove ci aspetta un lauto pranzo a base di pizzoccheri e polenta taragna.

Dopo aver abbondantemente mangiato e bevuto (ma avremmo potuto bere di più) ed esserci affrontati in una partita a scopa dalle assurde regole milanes-brianzole, che non stavano né in cielo né in terra - tant'è che ho presto raccolto la solidarietà dei miei amici di Bergamo - abbiamo iniziato la discesa, con l'intento di percorrere tutto il tratto dell'Alta Via delle Grigne dai Piani Resinelli ad Abbadia. Così facendo, invece di scendere a Campelli, saremmo rimasti in quota fino ad arrivare al Forcellino del Coltignone, per poi scendere sulla nostra destra; peccato che, raggiunto il belvedere (1287 m, 20' dal rifugio SEL)a strapiombo sul lago che avevamo previsto, non se ne sia trovata traccia (probabilmente per colpa mia, avremmo potuto provare a seguire le indicazioni per il sentiero dei Tecétt in cerca dei bolli rossoblu sempre più rari e sbiaditi) e si sia dovuti tornare sui propri passi, per scendere dalla stessa via dell'andata (anzi, preferendo la strada fino a Campelli piuttosto che il peregrinare alla cieca nel bosco).

Fare a ritroso la strada dell'andata ci ha permesso di mettere nella giusta luce la assurda pendenza della strada cementata, e l'assurda pianeggianteria della val Monastero. Mentre, da una parte, si scendeva celermente, dall'altra alla mia compagnia sono iniziati ad insorgere un'infinità numerabile di dolori; alcuni ovvi, altri comprensibili per via degli scarponi nuovi, altri inspiegabili o, comunque, spiegabili con difficoltà. Ma, alla fine, accompagnati dai complimenti dei villeggianti della domenica che passeggiavano poco sopra il paese e non potevano capacitarsi che si potesse arrivare fino ai Piani Resinelli, abbiamo raggiunto l'auto a Linzanico ed abbiamo fatto rientro nel caldissimo e rumorosissimo mondo vero. E se qualcuno avesse veramente saputo la strada saremmo anche arrivati a casa senza passare dalla Villa Reale di Monza.

Per una più multimediale analisi dell'escursione, segnalo una selezione di foto (mie) dell'escursione ed il file di GoogleEarth per vedere il percorso e le tappe principali. Inoltre, ricordo a chi di dovere che è atteso il post dell'ospite.
E, settimana prossima, altro giro!

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Spigolature

dal Caterpillar (Giornalino del Liceo Mascheroni) 04/08:
l'unico che catalizza la figa è lo Scotti, grazie alla sua gnocchezza assurda

Ma si può scrivere una cosa del genere alla pagina 6?

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giovedì 1 maggio 2008

Ieri sera niente computer

...echissenefrega!, per rifare il verso al tormentone di Cochi e Renato in Nebbia in Val Padana, che a suo tempo mi piacque assai (qui la non abbastanza apprezzata sigla). Però, così facendo, ho visto la televisione dopo settimane; certo, ci sarebbe Sky, e mentirei dicendo che non ho, con la coda dell'occhio, seguito uno dei film che trasmettevano - con la coda dell'occhio, nel senso che saprei raccontarne la trama, ma non molto di più: perché la mia attenzione è stata subito calamitata dall'atmosfera anni '60 di Stasera niente MTV (a cui, scopertamente, fa riferimento il titolo del post), condotto da Ambra Angiolini.

Uno dice: cosa mai di buono può venire da...Ambra Angiolini, che per me e per tutti è ferma alla ragazzetta svampita che conduceva Non è la RAI? In realtà, quegli stralci di critica che avevo intercettato dopo la prima puntata, passata settimana scorsa e da me bellamente ignorata, non ne parlavano male. E basta poco per, al di là dell'intento promozionale che sempre anima gli addetti ai lavori, riconoscere che qualcosa di interessante deve pur essere.

A me, per esempio, ha fatto morire l'angolo dell'eterosessuale e la campagna per l'impoverimento del vocabolario, e la Premiata Forneria Marconi, che non conoscevo se non di nome e che, specie nei brani strumentali, si è dimostrata veramente degna di nota.

Tutto bene, allora? Troppo facile. A dire il vero, non ho visto - né ho in programma di farlo nel medio periodo - Saturno contro di Ozpetek, ma se l'Angiolini recita come in televisione, allora dev'essere un film assai imbarazzante.

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