Questa gita in montagna era sulla mia agenda da tre settimane. Si decide, in accordo con i compagni d'università interessati, una data che vada bene a tutti; si passano due settimane, quasi, ad individuare un itinerario che ci metta ad un piano superiore rispetto ai bambini di dieci anni ma che non comporti eccessive sofferenze da parte di quanti sono meno esperti ed allenati. Poi arriva il maggio più piovoso a memoria d'uomo, ed ecco che quello che, fino a qualche giorno prima, era un'assodata certezza si tramuta in un terno al lotto.
Salta l'ascensione in Grignetta di domani con tutta la folla di colleghi, e fino all'ultimo rimane in dubbio anche quella di oggi. Poi le mie previsioni del tempo, cioè quelle su cui di solito faccio affidamento, ci hanno assicurato bel tempo almeno di mattina, e abbiamo deciso di andare lo stesso. Perdendo per strada le donne della compagnia, che non volevano bagnarsi. Inutile dire che non solo non ci siamo bagnati, ma a tratti abbiamo anche quasi preso il sole.
Ad ogni modo, come avrete intuito dal titolo, oggi siamo saliti sulla Cornagera e sul Poieto.
I due monti sono rilievi relativamente modesti (non superano i 1400 metri) che si elevano dall'altopiano di Selvino-Aviatico, nota zona di villeggiatura estiva per milanesi, ed infelice tentativo di sviluppo sciistico negli anni sessanta e settanta. Resistono milioni di seconde case di dubbio gusto pseudosvizzero ed impianti di risalita arrugginiti. Dopo essere passato, di primo mattino, a raccattare la mia compagnia alla stazione di Bergamo, siamo saliti a Selvino per la celebre strada delle curve scagazzo ed Osvaldo, anche se - da quando è stata ampliata per migliorare la sicurezza - molto meno fascinosa di una volta. Attraversiamo l'Altopiano e troviamo il parcheggio esattamente all'imbocco del sentiero, sui 900-1000 metri, che inizia a salire ripido in un bosco fitto e saturo d'umidità; al punto che un tale che lavorava in giardino, appurata la nostra meta, ci metteva in guardia del fatto che i sentieri erano bagnati. Non l'avremmo mai detto. Comunque, dopo un primo tratto quasi ripido ed abbastanza difficoltoso, perché il fango su tutto il sentiero rendeva problematico salire, nel giro di una ventina di minuti abbiamo raggiunto il margine del bosco, e tra una nube e l'altra abbiamo iniziato ad intravedere le pareti rocciose della Cornagera, ed a risalire - tenendoci sul bordo - un primo grosso accumulo di sassi e ghiaia precipitati dal monte. Guadagniamo quota girando attorno alla montagna, e dopo un po' imbocchiamo - il sentiero è spesso segnato - una valletta riparata dove le caratteristiche dell'ambiente si fanno quasi dolomitiche. Molto bello ed affascinante, specie quando il sole fa capolino tra le nubi, ma niente di impegnativo. Almeno finché non realizziamo compiutamente che, per raggiungere questa prima vetta - volendo, si potrebbe proseguire per il Poieto senza toccarla, ma già che non ci sono le donne possiamo osare - bisogna risalire questa "paretina" e per risalire si intende arrampicarsi. Arrivati in cima si scavalca la cresta e si prosegue verso sinistra - tornando, in un certo senso, sui nostri passi - dapprima appena sotto il filo di cresta, il che comporta un traverso non banalissimo, e poi proprio sopra, essendosi ormai allargata. Si prosegue in piano su un crestino erboso e ci si abbassa al famoso intaglio, dove convergono un paio di canalini che, previa qualche difficoltà alpinistica, probabilmente sarebbe bello usare per la salita al posto del nostro percorso. Da qui si è risale brevemente alla vetta, ornata da una croce in posizione un po' troppo ardita perché ci mettiamo a raggiungerla e da una statua della Madonna. Vista praticamente verticale su Aviatico, e di lontano su Selvino.
Torniamo sui nostri passi e scendiamo (senza troppa difficoltà, pensavamo peggio) a recuperare il sentiero per il Poieto, che ci presenta presto un bivio: sentiero standard o buco della Carolina? Inutile dire che scegliamo il secondo, che altro non è che un paio di strettissimi passaggi tra lisce pareti rocciose, nessun pericolo e tanto divertimento - e, dato il clima, umidità. Arrivati ad una selletta tra Cornagera e Poieto riprendiamo a salire, nuovamente nel bosco, fino ad arrivare in breve alla cima erbosa del Poieto, dominata dal vicino "rifugio" punto di arrivo degli impianti di risalita, e da una cappelletta votiva con bella vista sul versante della Val Seriana. Ci abbassiamo al rifugio e proseguiamo verso la Forca di Aviatico, che separa il Poieto dal Succhello, con un agevole e largo sentiero. Mentre la traccia continuerebbe in cresta, ad un certo punto scegliamo di abbassarci a sinistra, in un'umidissima faggeta esposta a nord, ed estremamente scivolosa, fino a raggiungere una più ampia carrareccia che, comunque, va nella direzione da noi voluta - e, cosa che non fa mai male, è un sentiero CAI.
Proseguiamo lungo questa stradetta in leggera discesa, finché non ci sembra che la discesa diventi - nei pressi di un gruppo di cascine in buono stato - un po' troppo in discesa, e ci sorge il dubbio di aver oltrepassato il passo, e di star scendendo verso la Val Vertova. Decidiamo così di tornare sui nostri passi per qualche minuto ed abbassarci in paese, ormai chiaramente visibile, percorrendo dei ripidi e rigogliosi ed umidissimi pascoli, punteggiati di cascine e stalle che raggiungiamo, una dopo l'altra, nella vana speranza di trovare un sentiero vero. Ovviamente, cinque minuti ancora di pazienza e saremmo arrivati alla Forca di Aviatico, come da programma, e saremmo scesi in paese su una mulattiera con tutti i carismi. Quando, finalmente, tocchiamo la strada, non ci resta che percorrere, praticamente in piano, tutto il paese di Aviatico per tornare all'auto e fare ritorno, abbondantemente prima di pranzo, alle nostre case. Senza aver preso neanche una goccia d'acqua. E godendoci la discesa lungo l'Aviatico-Orezzo-Gazzaniga, forse la strada di montagna più sportiva che conosca.
In conclusione, una passeggiata senz'altro breve, ma tutto sommato abbastanza intensa, se si considera che ancora adesso accuso un po' di stanchezza ai polpacci. Certamente alla portata di tutti, se si esclude la salita alla Cornagera che richiede un minimo di esperienza e di tecnica; specialmente quando i sentieri sono un po' più asciutti, il che renderebbe meno spiacevole camminare nel bosco. E la compagnia, cioè Ivan - che fa il capo scout - oltre ad essere ben preparata (al punto che quasi mi vergognavo di proporre un giro del genere, ma era stato pensato anche per le ragazze), mi ha anche suggerito un fantastico grande gioco di sopravvivenza da sottoporre agli adolescenti al prossimo Campo Estivo...preparatevi...
Come al solito, qui si possono trovare alcune foto della gita di oggi, che provano anche che è vero che c'erano occhiate di sole, e qui il file di GoogleEarth se vi interessasse ripercorrere virtualmente l'itinerario.
4 commenti:
gran bel posto.
relazione molto precisa, ma la paretina non è quela della foto!
erano si e no 5 metri, non gigioniamo troppo :)
Ivan
A naso direi che noi siamo saliti sulla destra di questa foto. Il fatto è che mi sembrava strano, avendo fotografato praticamente tutto, aver lasciato fuori la paretina.
Dunque avevo deciso di spacciarla per questa...mi hai scoperto...:)
In realtà la gita con i colleghi è stata spostata al 2 giugno che io sappia, ma si era un po' in forse per motivi climato-universitari. (anche perchè più in la del 2 diventerebbe di impiccio per esami & co.)
Ciao
Cristian
Se mi fate saltare anche il due prendo Chiesa per un orecchio e lo trascino su per la Direttissima senza imbrago!
E tu sai che sarei capace di farlo.
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