sabato 17 maggio 2008

Illusorietà dell'opinione

Alcune riflessioni indotte da una conversazione avuta questo pomeriggio

Sono fastidiose le regole del vivere civile; e no, non intendo che è fastidioso dover girare vestiti, o rispettare la precedenza agli incroci. Voglio dire che è fastidioso, perché sommamente falso, doversi adeguare ai topoi concettuali del politicamente corretto, del "la pensano tutti così", del "non dirlo nemmeno per scherzo". Non si pensi che mi sia messo alla tastiera per lodare i comportamenti antisociali, perché non sono il tipo; ma, per il quieto vivere, passano sottotraccia luoghi comuni travestiti da verità universali, e facciate ipocrite camuffate da uguaglianza e democrazia.

Prendiamo quello di cui voglio scrivere, il conflitto (perché non mi viene in mente nient'altro nome) tra verità e libertà; che porta all'impossibilità dell'errore.
Svilupperò questa argomentazione per mostrare come il primo porti alla seconda. Non ci sarà nemmeno bisogno di scrivere come la penso, poiché - a parte che ritengo il mio punto di vista sia universalmente, o quasi, noto - solo il porsi il problema ne dà un giudizio di merito.

Uno dice la sua. Un altro lo contraddice. Tipica situazione; capita tra colleghi, sul lavoro; in famiglia, o tra amici. Capita che quando uno si ostina ad avere ragione nascano degli attriti.

E allora, qual è la pensata? Che hanno tutti ragione; o meglio, che nessuno ha ragione, ma ciascuno ce l'ha dal proprio punto di vista (ecco, il punto di vista. Altro grande alibi dei giorni nostri). Quindi, l'unico ad avere torto è quello che sostiene, con più o meno convinzione, a minor o maggior diritto, che qualcun altro non ha ragione. Ed il politicamente corretto va contro la logica. Perché, non potendo aver tutti ragione quando si sostengono cose diverse, e non potendo sorgere il dubbio che sia sbagliato il metodo (il metodo, la democrazia, insomma, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo!), va da sé che la colpa deve essere della muffita logica aristotelica del tertium non datur.

Comunque, torniamo al filo del discorso. Accantonata la logica, spostiamo il fuoco dal poveretto ingiustamente accusato di avere torto. Costui opporrà alla verità del suo interlocutore la propria; assumerà l'aria dell'innocente bastonato, e si chiuderà, se proprio l'altro non si lasciasse ammorbidire, dietro il questa è la mia opinione, fine..

Ciascuno con il proprio punto di vista; ciascuno che non può sbagliare, perché ciascuno ha la sua verità. Ciascuno disposto a tacere al proprio compagno, al proprio vicino. Purché si possa sempre parlargli, e molto, alle spalle.

Nessun commento: